Musica dura
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Musica dura

  1. 448 pagine
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Informazioni sul libro

Sulle colline di Hollywood, in fondo a una strada sterrata viene ritrovata una Rolls. Nel baule il cadavere di Tony Aliso, produttore cinematografico di quart'ordine, un uomo ambiguo la cui morte turba ben poco gli animi. Tutto fa pensare che si tratti di un delitto di mafia, le modalità dell'omicidio, la posizione del corpo, il portafogli ancora nella tasca della vittima. Ma Harry Bosch, detective della polizia di Los Angeles, sa che le apparenze spesso ingannano.
Mentre la sua vita privata va in pezzi, le indagini lo costringono a spostarsi da Hollywood a Las Vegas, la grande Disneyland del deserto, tra casinò e squillo di lusso, giocatori disperati e criminali astuti, tra piste che si intrecciano e finiscono fatalmente in un vicolo cieco.
Travolto da una girandola di sentimenti che gli scavano il cuore, Bosch sa che dovrà spingersi al di là di ogni evidenza, di ogni certezza...

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Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858502792

1

HIERONYMUS BOSCH COMINCIÒ a sentire la musica mentre guidava lungo il Mulholland Drive verso il Cahuenga Pass. Gli arrivava a sequenze brevi, ovattate dal traffico dell’Hollywood Freeway, strumenti a corde e fiati che echeggiavano fra le colline brune, riarse dal solleone estivo. Non riusciva a identificarla. Sapeva soltanto che si stava avvicinando alla sua fonte.
Rallentò quando vide le macchine ferme lungo una stradina di ghiaia: due berline dell’investigativa e un’auto di pattuglia. Bosch parcheggiò in coda la sua Caprice e scese. Appoggiato al cofano dell’auto di pattuglia c’era un agente in uniforme. Fra lo specchietto laterale e un cartello sul lato opposto della stradina era stato teso il nastro giallo usato per delimitare le scene di un crimine – quello che a Los Angeles si consuma all’ingrosso. La scritta sul cartello diceva:
CONTROLLO INCENDI VIGILI DEL FUOCO DI LOS ANGELES
STRADA DI SERVIZIO DISTRETTO MONTANO
VIETATO L’ACCESSO – VIETATO FUMARE!
Vedendolo arrivare, l’agente, un tipo massiccio con la carnagione arrossata dal sole e ispidi capelli biondi, si raddrizzò. La prima cosa che Bosch notò di lui, oltre alla mole, fu il manganello. Era fissato con un anello alla cintura e aveva l’estremità inferiore logorata, con la vernice nera raschiata via fino a rivelare l’alluminio sottostante. Gli agenti che combattevano per le strade erano orgogliosi dei loro manganelli vissuti, li portavano in giro come un’insegna, un avvertimento per niente velato. Quello sbirro era uno spaccateste, senza dubbio. Si chiamava Powers, come diceva la piastrina sopra il taschino. Powers osservò Bosch attraverso i Rayban, inutili, visto che era tardi e ormai le lenti a specchio riflettevano solo un cielo pieno di nubi color arancio bruciato. Era uno di quei tramonti che a Bosch ricordavano gli incendi con cui alcuni anni prima le sommosse avevano riempito l’aria.
«Harry Bosch!» disse Powers con una punta di sorpresa. «Da quando sei tornato in sella?»
Bosch lo osservò un attimo prima di rispondere. Non lo conosceva, ma di sicuro Powers conosceva lui, probabilmente tutti gli agenti della Divisione Hollywood conoscevano la sua storia.
«Da adesso» disse.
Non accennò a stringergli la mano. Non si facevano cose simili sulla scena di un delitto.
«Il primo caso, eh?»
Bosch si accese una sigaretta. Era un’aperta violazione delle norme del dipartimento, ma la cosa non lo preoccupava affatto.
«Qualcosa del genere.» Cambiò argomento. «Chi c’è sul posto?»
«Jerry Edgar e quella nuova della Pacific, la sua sorellina di latte.»
«Kizmin Rider.»
«Può darsi.»
Bosch non fece commenti. Sapeva cosa c’era dietro il tono sprezzante dell’agente in uniforme. Il fatto che lui sapesse che Kizmin Rider era un’investigatrice maledettamente in gamba non aveva alcuna importanza. Anche se glielo avesse spiegato, per Powers non sarebbe cambiato nulla. Era convinto che se lui portava ancora la divisa blu invece del distintivo dorato di detective era solo perché era un maschio, bianco per di più. Secondo lui, per ottenere una promozione dovevi essere donna o appartenere a una minoranza.
Powers interpretò il silenzio di Bosch come disaccordo e proseguì.
«Mi hanno detto di lasciar passare Emmy e Sid quando arriveranno. Credo che ormai abbiano finito la perlustrazione.»
Bosch impiegò un secondo per rendersi conto che Powers si stava riferendo al patologo legale e al tecnico della scientifica. Aveva pronunciato quei nomi come se fossero quelli di una coppietta invitata a un picnic.
Si spostò verso l’asfalto, lasciò cadere la sigaretta fumata per metà e la spense con cura sotto una scarpa. Non sarebbe stato bello far scoppiare un incendio durante il primo caso che lo vedeva di ritorno alla omicidi.
«Scenderò a piedi» disse. «E il tenente Billets?»
«Non è ancora arrivata.»
Bosch andò alla sua macchina e infilò un braccio dal finestrino aperto per prendere la valigetta. Poi tornò da Powers.
«L’hai trovato tu?»
«Già.»
Era molto fiero di sé.
«Come hai aperto?»
«Tengo sempre un passe-partout in macchina. Ho aperto la portiera, poi ho fatto scattare la serratura del bagagliaio.»
«Perché?»
«L’odore. Ovvio.»
«Hai usato i guanti?»
«No. Non ne avevo.»
«Cos’hai toccato?»
Powers rifletté per un attimo.
«La maniglia della portiera, lo sblocco del bagagliaio… nient’altro, direi.»
«Edgar o Rider hanno già steso un verbale? Hai scritto qualcosa?»
«Non ancora.»
Bosch annuì.
«Senti, Powers, lo so che sei molto orgoglioso di ciò che hai fatto, ma la prossima volta non aprire la macchina, okay? Tutti vogliono essere detective, ma non tutti lo sono. È così che le scene dei crimini vanno a puttane. Dovresti saperlo.»
Bosch vide il volto dell’agente diventare paonazzo mentre la pelle intorno alla mascella si tendeva.
«Senti tu, Bosch,» sbottò, «quello che so è che se avessi segnalato un veicolo sospetto che puzzava terribilmente di carogna voialtri avreste detto “Cosa cazzo ne sa Powers?” e lo avreste lasciato lì a marcire sotto il sole finché non ci sarebbe rimasto più niente della vostra fottuta scena del crimine!»
«Può darsi, però, vedi, in quel caso sarebbe stata una cazzata nostra. E invece così la cazzata l’hai fatta tu, prima ancora che noi cominciassimo.»
Powers tacque, furibondo. Bosch aspettò qualche istante, pronto a proseguire la discussione, poi decise di lasciar perdere.
«Adesso puoi alzare il nastro, per favore?»
Powers si mosse. Doveva essere sui trentacinque e aveva l’andatura sciolta e spavalda di un veterano della strada. A Los Angeles quell’andatura si acquistava in fretta, come in Vietnam. L’agente sollevò il nastro giallo e mentre Bosch ci passava sotto, disse: «Non perderti».
«Bella battuta, Powers. Mi hai quasi fatto ridere.»
La stradina era stretta, costeggiata su entrambi i lati da fitte macchie di arbusti che arrivavano fino al petto di Bosch. Sulla ghiaia c’erano rifiuti e vetri rotti, la risposta dei trasgressori al cartello di divieto d’accesso. Bosch sapeva che quel posto era uno dei ritrovi notturni preferiti dagli adolescenti della città.
Mentre scendeva, il volume della musica aumentava, ma ancora non riusciva a identificarla. Dopo circa quattrocento metri arrivò a una piazzuola, sempre di ghiaia, dove parcheggiavano i mezzi dei pompieri in caso di incendio sulle colline circostanti. Oggi quella era la scena di un crimine. Sul lato opposto dello spiazzo Bosch vide una Rolls Royce bianca Silver Cloud e, accanto all’auto, i suoi due partner, Rider ed Edgar. Rider stava tracciando uno schizzo mentre Edgar si dava da fare con un metro a nastro e gridava le misure. Quando vide Bosch gli fece un cenno di saluto con una mano rivestita da un guanto di lattice, lasciando riavvolgere il metro nella custodia.
«Harry! Ma dov’eri?»
«A verniciare. Ho dovuto darmi una pulita, cambiarmi e mettere via tutta la roba» rispose lui avvicinandosi.
Si fermò sul bordo della piazzuola e vide il panorama aprirsi sotto di lui. Erano in cima a un costone che sporgeva dietro l’Hollywood Bowl. Il guscio rotondo dell’auditorium all’aperto non distava più di quattrocento metri. Ecco da dove veniva la musica! Bosch guardò dall’alto le diciottomila persone sedute sulle gradinate dalla parte opposta del canyon, venute per il concerto di fine stagione della Los Angeles Philharmonic. Era il week-end del Labor Day, si stavano godendo una delle ultime domeniche estive.
«Gesù» disse a voce alta, rendendosi conto del problema; poi, rivolgendosi a Edgar e Rider che lo avevano raggiunto: «Che cos’abbiamo?».
«Un cadavere nel bagagliaio. Maschio, bianco, ferite d’arma da fuoco. Per il momento non c’è altro. Abbiamo preferito tenere chiuso il baule, però abbiamo messo in moto tutti quanti.»
Bosch si diresse verso la Rolls, girando intorno ai resti carbonizzati di un vecchio fuoco, probabilmente un bivacco notturno. Gli altri due lo seguirono.
«Avete esaminato la zona?» chiese mentre si accostava all’auto.
«Sì,» rispose Edgar, «ma a parte qualche perdita sotto la macchina, non c’è altro. La scena più pulita che abbia visto negli ultimi tempi.»
Jerry Edgar era a casa quando l’avevano convocato, e adesso indossava un paio di jeans e una T-shirt bianca. Davanti, in alto a sinistra c’era il disegno di un distintivo con la scritta LAPD HOMICIDE e mentre passava accanto a Harry, questi notò la frase sul retro: LA NOSTRA GIORNATA INIZIA QUANDO LA VOSTRA FINISCE. La maglietta bianca, molto aderente, contrastava con la pelle scura di Edgar e, mentre lui si muoveva con grazia verso la Rolls, metteva in risalto la forte muscolatura del torace. Harry si accorgeva per la prima volta che il suo partner era un autentico atleta, senz’altro si allenava regolarmente. Erano ormai sei anni che lavoravano insieme, con qualche intervallo, ma non si erano mai frequentati molto fuori dell’orario di lavoro.
Strano che non indossasse uno dei suoi immacolati completi Nordstrom. Bosch pensava di conoscerne il motivo: con la tenuta sportiva era sicuro di evitare il lavoro sporco, cioè la notifica ai familiari della vittima.
Avvicinandosi all’auto, rallentarono automaticamente l’andatura, come se l’orrore che si nascondeva là dentro potesse rivelarsi contagioso. Il bagagliaio della Rolls era rivolto a sud e quindi perfettamente visibile dagli spettatori che occupavano le gradinate più alte del Bowl sull’altro lato del canyon. Bosch rifletté di nuovo sulla loro situazione.
«Allora, avete intenzione di tirare fuori il cadavere davanti a tutta quella gente con bottiglie di vino e panini?» chiese. «Che effetto pensate farà la scena in TV stasera?»
«Be’,» rispose Edgar sorridendo e facendo l’occhiolino, «a dire la verità, Harry, pensavamo di lasciare a te la decisione. Visto che il capo sei tu…»
«Oh, certo» disse sarcastico Bosch. «Il capo sono io.»
Bosch doveva ancora abituarsi all’idea di essere un caposq...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Musica dura
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Copyright