IL RAGAZZO NON RIUSCIVA a vedere niente al buio ma non gli importava. L’esperienza e la lunga pratica gli assicuravano che il risultato finale sarebbe stato ottimo. Era bello. Il getto fluido, il movimento regolare del braccio, la rotazione del polso. Bastava non staccare mai il dito dal pulsante. Senza scatti. Perfetto.
Udiva il sibilo dell’aria che usciva e sentiva la pallina ruotare sotto il dito. Erano sensazioni confortanti. L’odore gli ricordò il calzino che teneva in tasca e pensò di dargli una sniffata. Magari dopo, decise. Ora non voleva fermarsi, non prima di aver terminato il disegno con un unico spruzzo ininterrotto.
Ma a un tratto si bloccò – quando il rombo di un motore sovrastò il sibilo della bomboletta spray. Si guardò attorno ma non vide che il riflesso argenteo della luna sul bacino artificiale e la luce fioca proveniente dalla lampadina sopra la porta della cabina di pompaggio, a metà della diga.
Non si era ingannato. Il rumore si stava avvicinando. Gli sembrò quello di un camion e credette di udire lo stridio dei pneumatici sulla ghiaia della strada che portava al bacino. Erano quasi le tre del mattino e stava arrivando qualcuno. Perché? Il ragazzo si alzò e scagliò la bomboletta spray nell’acqua. Mancò il bersaglio e la udì cadere tra gli sterpi. Estrasse il calzino dalla tasca e decise di farsi una sniffata veloce. Affondò il naso e inspirò profondamente i vapori di vernice. Si dondolò sui talloni, sbattendo le palpebre. Buttò il calzino oltre la ringhiera.
Poi raddrizzò la motocicletta e la spinse al di là della strada, verso l’erba alta, il sottobosco e gli alti pini ai piedi della collina. Era un buon nascondiglio, pensò. Da lì avrebbe potuto vedere chi arrivava. Il rombo del motore si fece più intenso. Gli sembrò vicinissimo ma si stupì di non scorgere i fari. Strano, ma era troppo tardi per scappare. Adagiò la moto tra le erbacce scure e arrestò con la mano la ruota anteriore che continuava a girare. Poi si accoccolò a terra e attese.
Harry Bosch udì l’elicottero girare in tondo nell’oscurità. Perché non atterrava? Perché non veniva a soccorrerlo? Harry avanzava in un tunnel buio e fumoso e le pile si stavano scaricando. Il fascio di luce della torcia elettrica era sempre più fioco. Aveva bisogno di aiuto. Doveva muoversi più velocemente. Doveva raggiungere la fine del tunnel prima che la luce si esaurisse completamente. Udì l’elicottero passare ancora una volta. Perché non atterrava? Dov’erano i soccorsi che aspettava? Quando il ronzio delle pale si affievolì, fu assalito dal panico e prese ad avanzare rapidamente strisciando sulle ginocchia ferite e sanguinanti, tenendo con una mano la torcia e puntellandosi a terra con l’altra per mantenere l’equilibrio. Non si guardò alle spalle perché sapeva che il nemico era dietro di lui nella foschia nera. Invisibile ma presente. E sempre più vicino.
Quando suonò il telefono in cucina, Bosch si svegliò di soprassalto. Contò gli squilli, domandandosi se ne avesse già mancati un paio e se la segreteria telefonica fosse inserita.
Non lo era. Non rispose e dopo otto squilli il telefono tacque. Si strofinò gli occhi e si guardò attorno. Era di nuovo stravaccato sulla poltrona del salotto, la comoda poltrona reclinabile che costituiva il pezzo forte del suo modesto arredamento. La considerava il suo posto di guardia benché fosse impreciso chiamarla così visto che ci dormiva spesso anche quando non era di turno.
La luce mattutina penetrava dalla fessura tra le tende proiettandosi sul pavimento di legno chiaro. Osservò il pulviscolo galleggiare pigramente nel raggio di luce presso la porta a vetri scorrevole. La lampada sul tavolo di fianco alla poltrona era accesa e la televisione, con il volume al minimo, trasmetteva uno dei soliti programmi religiosi della domenica mattina. Sul tavolo presso la poltrona c’erano i suoi compagni di insonnia: un mazzo di carte da gioco, alcune riviste e dei gialli tascabili – questi ultimi appena sfogliati e presto abbandonati. C’erano anche un pacchetto di sigarette accartocciato e tre bottiglie di birra vuote di marche diverse. Bosch era perfettamente vestito, compresa la cravatta, stropicciata e fissata alla camicia bianca da un fermaglio in argento con il numero 187.
Portò la mano alla cintura, e lentamente la spostò di lato, nella zona renale. Attese. Quando scattò il segnale del cercapersone, spense immediatamente il fastidioso cicalino. Staccò l’apparecchio dalla cintura e guardò il numero. Non si stupì. Si alzò, si stirò, fece schioccare le giunture del collo. Poi andò in cucina. Il telefono era sul ripiano. Prima di comporre il numero scrisse «domenica ore 8.53» su un taccuino che teneva nella tasca della giacca. Dopo due squilli una voce rispose: «Polizia di Los Angeles, Divisione Hollywood. Sono l’agente Pelch, posso esserle utile?».
«Qualcuno potrebbe crepare nel tempo che impieghi a recitare questa tiritera» disse Bosch. «Passami il sergente di guardia.»
Mentre aspettava, Bosch trovò un pacchetto intatto di sigarette in un armadietto della cucina e si fumò la prima della giornata. Sciacquò un bicchiere impolverato, lo riempì di acqua del rubinetto e prese due aspirine da un contenitore di plastica. Stava deglutendo la seconda quando il sergente Crowley finalmente rispose al telefono.
«Non dirmi che eri andato in chiesa. Ho chiamato a casa. Nessuna risposta.»
«Vai al sodo, Crowley.»
«So che ieri sera eri in giro per quella faccenda della TV. Ma ci servi ancora. Tu e il tuo partner. Per tutto il week-end. Ti tocca un cadavere a Lake Hollywood. Dentro una tubatura, sulla strada della diga Mulholland. La conosci?»
«Sì. C’è altro?»
«Una pattuglia è già sul posto. Il medico legale e la Scientifica sono stati avvertiti. I miei uomini non sanno di che si tratta, sanno solo che c’è un morto. Si trova a circa nove metri dall’imboccatura. Sono entrati ma non vogliono avvicinarsi per non far casino, nel caso che davvero si tratti di un delitto. Hanno contattato il tuo partner ma non si è ancora fatto vivo. E non risponde al telefono. Ho pensato che forse eravate insieme. Poi mi sono detto che no, non è il tuo tipo. E tu non sei il suo.»
«Lo rintraccio io. Se non sono andati fino in fondo come fanno a sapere che è un cadavere e non qualcuno che usa il condotto per dormirci?»
«Beh, sono andati avanti un po’ e hanno toccato il corpo con un bastone. È rigido come un cazzo la prima notte di nozze.»
«Si preoccupano di non incasinare la scena del delitto ma intanto punzecchiano il cadavere con un bastone. Magnifico. Questi ragazzi imparano qualcosa prima di venire da noi o cosa?»
«Senti, Bosch, quando ci arriva una chiamata dobbiamo andare a controllare, okay? O vuoi che tutte le volte che ci chiamano per segnalarci un cadavere passiamo subito la palla a voi della Omicidi? Dareste i numeri nel giro di una settimana.»
Bosch schiacciò la cicca nel lavello di acciaio e guardò fuori dalla finestra. Ai piedi della collina un tram per turisti avanzava tra gli enormi studi cinematografici beige di Universal City. Un intero lato dell’isolato era dipinto di azzurro cielo con nuvolette bianche, per essere usato come fondale delle scene in esterni quando il cielo di Los Angeles diventava troppo fosco per il cinema.
«Chi vi ha avvertito?» disse Bosch.
«Telefonata anonima al 911. Stanotte, poco dopo le quattro. Il centralino dice che la chiamata proveniva da un telefono pubblico sul Boulevard. Qualcuno che andava a fottere in giro e ha trovato quella roba nel condotto. Non ha lasciato il nome. Ha detto solo che c’era un cadavere. Nient’altro. Hanno la registrazione al centro comunicazioni.»
Bosch cominciava ad arrabbiarsi. Prese il flacone dell’aspirina e se lo infilò in tasca. Pensando alla telefonata delle quattro aprì il frigorifero. Non ci trovò nulla di interessante. Guardò l’orologio.
«Crowley, se la denuncia è arrivata alle quattro perché mi chiami solo adesso? Sono passate cinque ore.»
«Senti, Bosch, avevamo solo una telefonata anonima. Ecco tutto. Il centralino ha detto che era un ragazzo. Non mi andava di mandare uno dei miei a infilarsi nel condotto in piena notte senza saperne di più. Poteva essere uno scherzo. Un’imboscata. Poteva essere niente, cristo santo. Ho aspettato che facesse chiaro e che qui il lavoro calasse. Poi, alla fine del turno, ho mandato qualcuno dei miei a controllare. A proposito, io adesso smonto. Ho aspettato solo di sentire cosa riferivano e poi ho chiamato te. Vuoi altro?»
A Bosch venne voglia di fargli notare che alle otto, dentro il condotto, avrebbe fatto buio esattamente come alle quattro, ma decise di lasciar perdere.
«Allora?» ripeté Crowley.
A Bosch non venne in mente nulla, ma Crowley non aveva finito.
«Forse si tratta semplicemente di un tossico che se ne è sparata troppa, Harry. Non un vero 187. Capita tutti i giorni. Se ben ricordi ne abbiamo tirato fuori uno da quello stesso condotto l’anno scorso… Ma no, non puoi ricordartene, è stato prima che tu venissi a Hollywood… Comunque, un tizio si ficca dentro quella tubatura – c’è sempre qualche vagabondo che ci va a dormire – è un tossico ma se ne spara troppa e ci resta. Quella volta non l’abbiamo trovato così in fretta, e col sole che ci picchiava sopra si è cotto a puntino là dentro. Un tacchino arrosto, ecco che cos’era, ma il profumo non era appetitoso.»
Crowley rise della sua battuta. Bosch no. Il sergente proseguì.
«Quando l’abbiamo tirato fuori, aveva ancora la spada nel braccio. Sarà successo lo stesso anche stavolta. Un caso senza storia, di quelli che non interessano a nessuno. Se ci vai adesso, a mezzogiorno sei a casa, fai un sonnellino e magari riesci ancora a guardarti i Dodgers. E il prossimo week-end toccherà a qualcun altro divertirsi, mentre tu potrai andartene a spasso. Per tre giorni di fila, la settimana prossima c’è il ponte del Memorial Day. Quindi fammi questo favore. Vai a vedere di cosa si tratta.»
Bosch rimase un attimo in silenzio: qualcosa non quadrava. «Crowley, che cosa vuol dire che l’altro non l’avete trovato così in fretta? Cosa ti fa credere che questo l’abbiamo trovato presto?»
«I ragazzi dicono che il corpo puzza solo di piscio. Deve essere fresco.»
«Di’ ai tuoi ragazzi che arriverò tra un quarto d’ora. Digli anche di piantarla di giocherellare con il cadavere.»
«Loro…»
Sapendo che Crowley stava per lanciarsi in una tirata in difesa dei suoi uomini, Bosch riattaccò. Accese un’altra sigaretta e andò a ritirare il Times davanti alla porta. Spiegò sul tavolo della cucina i sei chili di giornale domenicale pensando a quanti alberi erano stati sacrificati per produrlo. Trovò il supplemento immobiliare e lo sfogliò finché scorse il grosso annuncio delle Valley Pride Properties. Seguì col dito un elenco di nomi di agenzie e si fermò in corrispondenza di un indirizzo seguito dall’indicazione CHIEDERE DI JERRY. Compose il numero.
«Valley Pride Properties, desidera?»
«Jerry Edgar, per favore.»
Trascorse qualche secondo e Bosch udì un paio di clic prima che il suo partner prendesse la linea.
«Sono Jerry, in che posso esserle utile?»
«Jed, abbiamo appena ricevuto una chiamata. Alla diga Mulholland. Hai il cercapersone staccato.»
«Merda» commentò Edgar senza aggiungere altro. A Bosch sembrò quasi di sentirlo pensare: proprio oggi che ho appuntamento con tre potenziali clienti. Immaginò il suo partner all’altro capo del filo, con indosso un abito da novecento dollari e un cipiglio da bancarotta imminente. «Di cosa si tratta?»
Bosch gli riferì il poco che sapeva.
«Se vuoi che me la sbrighi da solo, per me va bene» disse Bosch. «Il capo la metterà giù dura, ma io posso coprirti. Gli dirò che tu ti occupi della faccenda della televisione e io del cadavere nel tubo.»
«Sì, so che lo faresti, ma non importa, arrivo. Dammi solo il tempo di trovare qualcuno che mi pari il culo.»
Si accordarono di trovarsi sul posto e Bosch riattaccò. Accese la segreteria telefonica, prese due pacchetti di sigarette dall’armadietto e li infilò nella tasca della giacca sportiva. Da un altro armadietto tirò fuori la fondina di nylon della sua Smith & Wesson 9mm – rifinitura satinata, acciaio inossidabile, caricatore da otto colpi XTP. Gli venne in mente la pubblicità che aveva visto su una rivista della polizia. Extreme Terminal Performance. Una pallottola capace di espandersi fino a una volta e mezza il suo diametro e di raggiungere il bersaglio in profondità causando ferite irreparabili. Era la verità. L’anno precedente Bosch aveva ucciso un uomo al primo colpo, da una distanza di sei metri. Il proiettile era entrato sotto l’ascella destra ed era uscito sotto il capezzolo sinistro, fracassando il cuore e i polmoni. Gli XTP scavavano nel corpo gallerie di morte. Agganciò la fondina alla cintura dal lato destro per poter estrarre la pistola con la mano sinistra.
Andò in bagno e si lavò i denti senza dentifricio: l’aveva finito e si era dimenticato di comprarlo. Si passò un pettine bagnato tra i capelli e fissò a lungo i suoi occhi nello specchio, occhi di quarantenne, orlati di rosso. Poi si studiò i capelli grigi, che sbucavano sempre più ...