IL SENSO DEL TERRITORIO
Gli animali si ritraggono d’istinto quando cerchiamo di avvicinarci troppo, quando cioè tentiamo inconsapevolmente di varcare il loro territorio personale.
Si spostano un po’ più in là, per poi fermarsi nuovamente, non appena la distanza tra noi e loro si è ristabilita.
Anche noi abbiamo bisogno di uno spazio personale, di un nostro territorio, nel quale ci sentiamo protetti e che difendiamo dall’intrusione degli altri.
Si tratta di uno spazio ideale, ben definito, che include un’area più o meno vasta attorno al nostro corpo.
Anche la dimensione “tempo” fa parte del nostro territorio personale: se qualcuno ci fa perdere tempo inutilmente ci sentiamo invasi, perché sentiamo che quella persona sta occupando uno spazio/tempo che non le appartiene.
L’ampiezza del nostro spazio personale
L’ampiezza dello spazio personale di cui abbiamo bisogno può variare molto, perché dipende:
– dalla razza cui apparteniamo;
– dall’ambiente in cui siamo vissuti;
– dalla classe sociale di appartenenza.
Fattori razziali
I giapponesi, ad esempio, hanno imparato a vivere, da diverse generazioni, in uno spazio personale molto ristretto, a causa della sovrappopolazione delle loro città. Mentre noi occidentali riteniamo che lo spazio sia solo un vuoto che ci divide dagli altri, per loro esiste una realtà quasi palpabile in questo spazio. E così, anche se normalmente stanno molto vicini gli uni agli altri, riescono a mantenere nei contatti ravvicinati dei precisi confini.
Anche gli arabi si mantengono in pubblico a una distanza molto esigua e nei luoghi affollati non hanno problemi se i loro corpi si sfiorano, si toccano, si urtano; invece le loro case sono spesso molto ampie e con grandi spazi vuoti. Per l’arabo non esistono confini fisici: il confine è interno; se vuole chiudersi in se stesso lo fa semplicemente abbassando gli occhi e non guardando più gli altri. Questo è il modo di esprimere il bisogno di privacy e nessuno andrà a disturbarlo, anche se lo toccherà fisicamente.
Da un po’ di anni nel nostro paese siamo venuti sempre più in contatto con popolazioni di diverse etnie. Uno degli approcci più frequenti che possiamo avere con una persona di razza araba è al semaforo, quando ci chiede di lavarci il parabrezza della nostra auto.
Conoscendo quanto appena detto, se desideriamo instaurare un dialogo o solo accettare l’offerta, sarà sufficiente alzare gli occhi verso l’uomo in piedi accanto al nostro finestrino e questi incomincerà a lavarci il vetro. Gesti di diniego eseguiti con la mano o parole del tipo “no, grazie” non saranno presi in considerazione. Per non essere disturbati basterà non alzare gli occhi e restare assorti: la nostra privacy sarà rispettata e il nostro vetro resterà sporco.
Noi europei abbiamo un senso dello spazio vitale più ampio rispetto ad altre popolazioni. Per noi è sgradevole essere toccati quando si è in mezzo alla gente e nelle conversazioni manteniamo sempre una determinata distanza. Se poi abbiamo bisogno di privacy, ci rintaniamo in una stanza e chiudiamo la porta alle nostre spalle.
Quando due persone di nazioni diverse s’incontrano, possono quindi nascere dei malintesi sgradevoli per entrambe. Proviamo a immaginare il balletto che verrebbe a crearsi, ad esempio, tra un europeo e un giapponese che stessero parlando. L’europeo mantiene una certa distanza, ma il giapponese, ritenendosi troppo lontano, si avvicina ai limiti del proprio spazio vitale; allora il primo, sentendo invasa la sua zona personale, fa un piccolo passo indietro; l’altro allora avanza per recuperare la posizione. Entrambi sono a disagio: il primo pensa che l’altro è troppo invadente; il secondo che l’europeo è troppo freddo e vuole mantenere le distanze.
Lo stesso balletto si può comunque verificare anche tra due persone, non solo della stessa razza, ma anche di ambiente e classe sociale simile, giacché il nostro spazio vitale è soggettivo e dipende da molti fattori.
Fattori ambientali
Anche l’ambiente in cui si è cresciuti può influenzare il nostro comportamento in termini di bisogno di spazio. Le persone cresciute in città in piccoli appartamenti, abituate a recarsi al lavoro stipate nei mezzi pubblici, hanno man mano ridotto il loro spazio personale e quindi si sentono a loro agio anche relativamente vicini alle altre persone.
Tendono, invece, a mantenere una distanza maggiore le une dalle altre le persone cresciute in campagna o in montagna, dove gli spazi sono ampi e dove spesso tra una casa e l’altra ci sono parecchi chilometri.
Fattori sociali
Anche la diversa classe sociale può generare distinzioni. “Spazio significa potere”; quindi, di più spazio dispongo intorno a me, e più sono potente.
Le case dei ricchi sono grandi, hanno un gran terreno attorno e una recinzione che tiene lontani gli estranei.
La reggia ne è l’esempio più alto: di fronte al re ci si tiene a una debita distanza e le uniche persone che possono avvicinarsi a lui sono quelle che egli considera non-persone, i domestici, ad esempio.
Una persona potente si sposta anche in un’automobile molto grande e tutta per sé; una famiglia di città in un’utilitaria trasporta, oltre ai figli, la zia e il canarino.
C’È UNO SPAZIO PER OGNI PERSONA
Negli anni Sessanta, l’antropologo americano Edward Hall, dopo aver a lungo studiato il comportamento territoriale degli animali e aver rapportato questo alle modalità di interazione degli esseri umani, ha elaborato una nuova disciplina, alla quale ha dato il nome di “prossemica”.
Come dice la parola stessa (dal latino proximus = “vicinissimo”, “prossimo”), la prossemica si occupa del modo in cui l’uomo usa lo spazio attorno a sé, di come reagisce ad esso, e di come, usandolo, può comunicare certi messaggi in linguaggio non verbale.
Hall può essere considerato uno dei primi studiosi ad aver scoperto che lo spazio attorno all’uomo non è vuoto, ma diviso in precise zone, o bolle, invisibili e concentriche, entro le quali l’uomo si muove e nelle quali fa penetrare gli altri, con un preciso rapporto: più aumenta l’intimità, più diminuisce la superficie della zona occupata.
Quattro sono le aree in cui, normalmente, possiamo agire:
– una zona intima;
– una personale;
– una sociale;
– una pubblica.
Zona intima
La zona intima si estende all’incirca da 20 a 50 cm, distanza fino alla quale possiamo arrivare con le mani, se si tengono i gomiti vicino al corpo. È la distanza che si mantiene con le persone con le quali si è in confidenza, gli amici più cari, i nostri familiari.
Siamo così vicini che è possibile il contatto fisico e l’abbraccio; dell’altra persona non solo si sentono le parole, che saranno pronunciate a un tono di voce più basso, ma è possibile avvertirne l’odore e osservare le variazioni del respiro o del colore della pelle, ad esempio l’impallidire o l’arrossire. I volti sono così vicini che si può cogliere ogni minima espressione ed emozione (fig. 1).
Fig. 1
Per eccesso di cordialità sarebbe meglio evitare di avvicinarci troppo a una persona che non è ancora diventata intima, magari prendendola sottobraccio. La sua reazione di irrigidimento può farci capire immediatamente che abbiamo voluto spostare il rapporto a un livello più personale e abbiamo invaso, senza chiedere il permesso o esservi stati invitati, lo spazio altrui.
Se vogliamo che la gente sia a proprio agio in nostra compagnia, cerchiamo di mantenere le giuste distanze. Più lasciamo avvicinare una persona, più il nostro rapporto diventa intimo.
L’entrare di una donna nella zona ravvicinata di un uomo viene sentito invece come tentativo di seduzione. Ci sono persone che per loro natura, avendo di base grande insicurezza e bisogno di affetto, cercano sempre e con chiunque di spostare il rapporto in questo spazio intimo; costoro non si possono lamentare poi se vengono costantemente fraintese.
Qual è il rapporto tra due persone che si avvicinano per scambiarsi un bacio? Se i loro corpi restano relativamente lontani e solo le guance si avvicinano, il bacio è formale, niente di più di un saluto o di un augurio; quanto più i loro fianchi si avvicinano, tanto più stretto è invece il loro legame affettivo.
Vedremo in seguito come si reagisce al disagio per l’invasione collettiva della zona intima, per esempio quando ci si trova in luoghi affollati o sui mezzi pubblici.
Zona personale
La zona personale si estende da 50 fino a poco più di 120 cm, cioè lo spazio corrispondente al nostro braccio disteso, fino al limite di ciò che possiamo toccare e afferrare. Quando due conoscenti si incontrano per strada e si fermano a parlare, di solito si tengono a questa distanza (fig. 2).
Fig. 2
Si fanno entrare in questa zona, infatti, le persone con le quali abbiamo rapporti di conoscenza, con le quali ci stringiamo la mano e avviamo conversazioni di cortesia, a una festa o a una riunione.
A questa distanza il tono della voce è sempre moderato, si colgono ancora le variazioni del respiro e i cambiamenti del colorito della pelle, mentre le espressioni del viso assumono molta importanza.
Questa è la z...