Debito di sangue
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Debito di sangue

  1. 464 pagine
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Debito di sangue

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Informazioni sul libro

Terry McCaleb lavorava per l'FBI, era considerato uno dei più bravi a tracciare i profili dei peggiori criminali, un esperto lucido e distaccato. Ma il trapianto cardiaco ha interrotto la sua carriera. Convalescente, ora è costretto a una vita tranquilla e ha un solo desiderio: restaurare la barca che era stata di suo padre, attraccata nel porto di Los Angeles. Non può correre, non può guidare, non può fare nulla. E non capisce perché quella donna salita sulla sua barca senza alcun invito sia così ostinata nel chiedere il suo aiuto.
Sua sorella Gloria è stata uccisa in un minimarket di periferia, apparentemente senza alcuna ragione: nessuna ombra nel suo passato, nessuna giustificazione per un gesto tanto efferato. E per quanto i soccorsi siano giunti rapidissimi, per lei non cè stato nulla da fare. Non capisce perché proprio lui dovrebbe indagare su un caso che la polizia ha già deciso di archiviare come l'ennesima rapina finita male.
Ma nonostante le sue condizioni di salute ancora precarie, non riesce a tirarsi indietro. Perché con quella donna McCaleb ben presto scopre di avere un debito di sangue.

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Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858502754

1

MCCALEB LA VIDE prima che lei vedesse lui. Stava tornando lungo il pontile principale, passando accanto alle barche dei miliardari, quando vide la donna sulla poppa del The Following Sea. Erano le dieci e mezzo di un sabato mattina e il tiepido sussurro della primavera aveva condotto parecchia gente fino agli ormeggi di San Pedro. McCaleb stava completando la passeggiata che faceva ogni mattina… tutto il giro di Cabrillo Marina, giù fino alla punta rocciosa del molo e poi indietro. Arrivato a quest’ultimo tratto di solito cominciava a sentirsi il fiato corto. Questa volta però, avvicinandosi alla sua barca, rallentò l’andatura prima del solito. La sua prima impressione fu di fastidio… quella donna era salita sulla sua barca senza essere invitata. Ma quando fu più vicino, accantonò quella sensazione e si domandò chi fosse e cosa volesse.
Non era vestita per andare in barca. Portava un vestitino estivo di cotone che le arrivava a metà coscia. La brezza che saliva dall’acqua minacciava di sollevarglielo e lei teneva una mano sul fianco per impedirlo. McCaleb non le vedeva i piedi, ma dalle curve tese dei muscoli nelle gambe abbronzate intuì che non portava scarpe di tela adatte a un giro in barca. Aveva scarpe con i tacchi. La prima impressione di McCaleb fu che avesse intenzione di fare colpo su qualcuno.
Lui, invece, non era vestito per fare colpo su nessuno. Indossava un vecchio paio di jeans pieni di buchi, perché logorati dall’uso, non perché fossero di moda. Portava una maglietta del torneo Catalina Gold Cup di qualche estate prima. Sia i jeans che la maglietta erano costellati di macchie… per lo più di sangue di pesce, alcune di sangue suo, di resina poliuretanica e di olio lubrificante. Gli erano serviti sia per pescare che per lavorare. Aveva contato di dedicare il fine settimana a lavorare e si era vestito di conseguenza.
Cominciò a pensare di più al proprio aspetto quando si avvicinò e poté vedere meglio la donna. Si tolse gli auricolari dalle orecchie e spense il lettore portatile di CD interrompendo a metà Howlin’ Wolf che cantava I Ain’t Superstitious.
«Posso esserle utile?» chiese, prima di salire sulla sua barca.
La sua voce sembrò cogliere di sorpresa la donna, facendole distogliere bruscamente gli occhi dalla porta scorrevole che conduceva sottocoperta. McCaleb pensò che doveva aver bussato sul vetro e ora stesse aspettando, convinta che lui fosse là dentro.
«Cerco Terrell McCaleb.»
Era una bella donna sulla trentina, di una buona decina d’anni più giovane di McCaleb. In lei c’era qualcosa di familiare, anche se lui non riusciva a capire esattamente cosa. Uno di quei classici déjà vu. E mentre si interrogava su questa familiarità, la sensazione scomparve bruscamente e lui capì di essersi sbagliato, che non conosceva affatto quella donna. Ricordava bene i volti. E il suo era troppo carino per dimenticarlo.
Aveva pronunciato male il suo cognome, dicendo Mc-Calab invece di Mc-Caileb. Inoltre aveva menzionato il nome di battesimo che solo i giornalisti avevano citato. Fu allora che cominciò a capire. Seppe cosa l’aveva portata sulla sua barca. Un’altra anima sperduta approdata nel posto sbagliato.
«McCaleb la corresse lui. Terry McCaleb
«Mi scusi. Pensavo, ehm, che fosse sottocoperta. Non sapevo se potevo salire a bordo e bussare.»
«Ma lo ha fatto lo stesso.»
Lei ignorò il rimprovero e continuò. Sembrava aver imparato a memoria ciò che doveva dire.
«Ho bisogno di parlarle.»
«Be’, al momento sono piuttosto occupato.»
Le indicò il portello aperto della sentina, dentro il quale lei aveva avuto la fortuna di non cadere, e gli attrezzi sparsi su uno straccio, vicino al quadro di poppa.
«È quasi un’ora che giro qui intorno, cercando questa barca» disse lei. «Non ci vorrà molto. Mi chiamo Graciela Rivers e volevo…»
«Senta, signorina Rivers» disse lui, sollevando le mani per interromperla. «Sono davvero… Ha letto di me sul giornale, non è così?»
Lei annuì.
«Bene, prima che inizi la sua storia, devo avvertirla che lei non è la prima persona a essere arrivata fin qui, o ad avere trovato il mio numero per telefonarmi. E voglio dirle quello che ho già detto a tutti gli altri. Non sto cercando un lavoro. Quindi, se lei vuole assumermi o farsi aiutare in qualche modo, mi dispiace, ma non posso farlo. Non sto cercando questo genere di lavoro.»
La donna rimase in silenzio e lui provò una punta di comprensione per lei, come era già capitato per tutti gli altri arrivati prima di lei.
«Senta, conosco un paio di investigatori privati che posso raccomandarle. Gente in gamba che lavora sodo e non la spolperà.»
Si diresse a poppa, raccolse gli occhiali scuri che aveva dimenticato di prendere per la passeggiata e li infilò, segnalando la fine della conversazione. Ma quel gesto e le sue parole non fecero presa sulla donna.
«L’articolo diceva che lei era in gamba. Che non sopportava l’idea che qualcuno la facesse franca.»
McCaleb infilò le mani in tasca e alzò le spalle.
«Deve tenere a mente una cosa. Non ero mai solo. Avevo dei partner, avevo le squadre scientifiche, avevo l’intero Bureau alle spalle. Non è la stessa cosa che lavorare per conto proprio. C’è una bella differenza. Probabilmente non potrei aiutarla nemmeno se volessi.»
Lei annuì, e lui pensò di averla finalmente convinta e che la questione fosse chiusa. Cominciò a pensare alla valvola di un motore, che aveva progettato di riparare durante il fine settimana.
Ma si era sbagliato sulla donna.
«Io credo che sarebbe in grado di aiutarmi» disse lei. «E di aiutare anche se stesso.»
«Non ho bisogno di soldi. Me la cavo bene.»
«Non sto parlando di soldi.»
Lui la fissò per un attimo prima di ribattere.
«Non capisco cosa voglia dire» disse, iniettando una sfumatura di esasperazione nella voce. «Ma non posso aiutarla. Non ho più un distintivo e non sono un investigatore privato. Per me sarebbe illegale agire in questa veste o accettare denaro senza una licenza dello Stato. Se ha letto gli articoli sui giornali saprà cosa mi è successo. In teoria non posso nemmeno guidare un’auto.»
Le indicò il parcheggio dietro la passerella e la fila di ormeggi.
«Vede quell’auto? È la mia. Se ne starà ferma là fino a quando il dottore mi darà il permesso di guidare nuovamente. Che genere di investigatore sarei? Dovrei prendere l’autobus.»
Lei ignorò la sua protesta e continuò semplicemente a fissarlo con un’espressione risoluta, che cominciava a dargli sui nervi. Non sapeva più come comportarsi per far scendere quella donna dalla sua barca.
«Vado a prenderle quei nomi.»
Le girò intorno e aprì la porta scorrevole. Dopo essere entrato, la richiuse dietro di sé. Aveva bisogno di quella separazione. Cominciò ad aprire i cassetti sotto il tavolo nautico, cercando la sua agenda. Non la usava da tempo e non sapeva più dove l’avesse cacciata. Guardò in direzione della porta: osservò la donna spostarsi a poppa e appoggiarsi al parapetto mentre aspettava.
Sul vetro della porta c’era una pellicola riflettente. Lei non poteva sapere che lui la stava osservando. Quella strana sensazione di familiarità si rifece viva e lui cercò di inquadrare il suo viso. La trovava molto bella. Occhi scuri leggermente a mandorla, malinconici, che parevano nascondere segreti. McCaleb era certo che l’avrebbe ricordata facilmente se l’avesse incontrata o anche solo osservata in passato. Ma non gli venne in mente nulla. Abbassò gli occhi sulle sue mani, cercando un anello. Niente. Aveva intuito giusto sulle scarpe. Portava un paio di sandali con cinque centimetri di tacchi di sughero. Le unghie dei piedi erano laccate di rosa e spiccavano contro la pelle abbronzata. Chissà se andava sempre in giro così, o se quella tenuta serviva solo a invogliarlo ad accettare l’incarico.
Trovò l’agenda nel secondo cassetto e cercò rapidamente i nomi di Jack Lavelle e Tom Kimball. Trascrisse i nomi e i numeri di telefono su un vecchio volantino e aprì la porta. Lei stava aprendo la borsa quando lui uscì. McCaleb le porse il foglio.
«Ecco qui due nomi. Lavelle è un poliziotto di Los Angeles in pensione e Kimball era un agente del Bureau. Ho lavorato con entrambi, sono uomini in gamba. Ne scelga uno e lo chiami. Gli dica che ha avuto il suo nome da me. Lui si occuperà del suo problema.»
Lei non prese il foglio con i nomi. Tirò invece fuori una foto dalla borsa e gliela porse a sua volta. McCaleb la prese automaticamente. Si rese subito conto che era stato un errore. Ora aveva in mano la foto di una donna sorridente, che osservava un bambino spegnere candeline su una torta di compleanno. McCaleb contò sette candeline. All’inizio pensò che fosse una foto di Graciela Rivers più giovane di qualche anno. Ma poi capì che non era lei. La donna nella foto aveva un viso più tondo e labbra più sottili. E non era altrettanto bella. Anche se entrambe avevano occhi di un castano scuro, quelli della donna nella foto non avevano la stessa intensità degli occhi che ora lo stavano fissando.
«Sua sorella?»
«Sì. E suo figlio.»
«Quale dei due?»
«Come?»
«Quale dei due è morto?»
La domanda fu il suo secondo errore, servì solo a coinvolgerlo di più. Subito dopo averlo chiesto, capì che avrebbe invece dovuto insistere per darle i nomi degli investigatori e farla finita una volta per tutte.
«Mia sorella. Gloria Torres. La chiamavamo Glory. Quello è suo figlio, Raymond.»
Lui annuì e le restituì la foto, ma lei non la prese. McCaleb sapeva che ora lei voleva dargli spiegazioni su cosa fosse successo. Ma lui, finalmente, era deciso a pigiare sul freno.
«Guardi, non funzionerà» le disse. «So cosa sta cercando di fare. Con me non funziona.»
«Intende dire che non sa cosa sia la comprensione?»
Lui esitò, mentre una vampata di rabbia gli ribolliva in gola.
«So cos’è la comprensione. Se ha letto i giornali, sa cosa mi è successo. Il mio problema, anzi, è sempre stata la comprensione.»
Deglutì la rabbia e cercò di spazzare via ogni impulso aggressivo. Sapeva che lei era divorata da frustrazioni spaventose. McCaleb aveva conosciuto centinaia di persone come lei. Persone che si erano viste strappare i loro cari senza una ragione. Nessun arresto, nessuna condanna, nessuna conclusione. Alcuni ne uscivano come zombie, la loro vita cambiata in modo irreparabile. Anime sperdute. Adesso Graciela Rivers era una di loro. Doveva esserlo, altrimenti non sarebbe venuta a cercarlo. E McCaleb sapeva che, qualunque cosa gli avesse detto, quella donna non meritava di subire anche le sue frustrazioni.
«Stia a sentire» disse. «Non posso proprio farlo. Mi dispiace.»
Le posò una mano sul braccio, per guidarla verso il gradino del pontile. La sua pelle era calda. Sentì i muscoli forti sotto la morbidezza. Le porse di nuovo la foto, ma di nuovo lei rifiutò di prenderla.
«La guardi ancora. Per favore. Solo un’altra volta, poi la lascerò in pace. Mi dica se riesce a sentire qualcosa.»
Lui scrollò debolmente la testa e fece un gesto vago con la mano, come per dire che per lui non faceva alcuna differenza.
«Ero un agente FBI, non un sensitivo.»
Tuttavia acconsentì a guardare di nuovo la foto. La donna e il bambino sembravano felici. Stavano festeggiando. Sette candeline. McCaleb ricordò che i suoi geni...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Debito di sangue
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Capitolo 31
  35. Capitolo 32
  36. Capitolo 33
  37. Capitolo 34
  38. Capitolo 35
  39. Capitolo 36
  40. Capitolo 37
  41. Capitolo 38
  42. Capitolo 39
  43. Capitolo 40
  44. Capitolo 41
  45. Capitolo 42
  46. Capitolo 43
  47. Capitolo 44
  48. Capitolo 45
  49. Capitolo 46
  50. Capitolo 47
  51. Ringraziamenti
  52. Copyright