Mio fratello il Papa
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Mio fratello il Papa

  1. 272 pagine
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Mio fratello il Papa

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Uniti fin dall'infanzia, i fratelli Georg e Joseph Ratzinger diventarono sacerdoti nella stessa data. Ancora oggi trascorrono insieme le vacanze e si sentono al telefono quasi ogni giorno. Nel racconto di una vita vissuta pressoché in simbiosi, Georg - da sempre il confidente più vicino a papa Benedetto XVI - tratteggia il volto del pontefice senza tralasciare i particolari più intimi, commoventi e privati: le serate trascorse a suonare il pianoforte e a guardare il Commissario Rex, le passioni giovanili mai abbandonate per la lettura, i gatti e le passeggiate nei boschi. Sono rievocati gli anni spensierati dell'infanzia nell'Alta Baviera, l'educazione religiosa ricevuta dai genitori e la precoce consapevolezza della fede. I due fratelli, arruolati nelle forze armate, affrontano poi il duro periodo del regime nazista, costretti a una forzata militanza nella Hitler Jugend, la Gioventù Hitleriana. Finita la guerra, Georg si dedica alla musica, mentre Joseph si consacra agli studi di teologia e, dopo aver ottenuto il dottorato e l'abilitazione all'insegnamento, diventa vescovo, cardinale e infine prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in Vaticano, su espressa volontà di Giovanni Paolo II. Una rapidissima ascesa, che lo porterà al soglio pontificio nel 2005. Georg ricorda come, pur avendo già fatto progetti per la pensione, il fratello Joseph abbia accolto ancora una volta questo gravoso incarico in spirito di serena obbedienza. Un ritratto affettuoso, preciso nei dettagli, che non tralascia episodi lievi e che svela un Benedetto XVI mai raccontato.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788858506356

1

RADICI

Noi tre fratelli siamo nati tutti nei dintorni di Altötting, dove sorge il celebre santuario della Madonna Nera, ma non nello stesso paese. Mia sorella Maria (data di nascita: 7 dicembre 1921) e io (15 gennaio 1924) siamo venuti alla luce a Pleiskirchen, mentre mio fratello Joseph, il Santo Padre (16 aprile 1927), è nato a Marktl am Inn. Essendo agente di polizia, nostro padre veniva trasferito spesso, com’era normale in quel periodo.
Qualche volta siamo andati in pellegrinaggio, con tutta la famiglia, in quella piccola e meravigliosa chiesa dal passato lungo e importante che risale all’epoca carolingia. In realtà non eravamo spinti da motivi storici, ma dall’intenso valore spirituale del luogo. Nostro padre apparteneva infatti alla Congregazione mariana maschile, una confraternita che ha sede in quella città e si dedica completamente all’adorazione dell’Immacolata. Proprio per questo amava andare lì e ci portava sempre con sé. Quelle visite fanno parte dei ricordi più belli della nostra infanzia. L’atmosfera così pregna della presenza divina grazie alle preghiere incessanti dei fedeli ha sempre affascinato molto mio fratello e me: essere cresciuti respirando quel clima ha avuto un ruolo importante nella nostra vita e nella nostra formazione. Potevamo sempre confidare a Maria le nostre paure e i nostri bisogni e sebbene questi fossero di poco conto durante l’infanzia, ci sentivamo sempre protetti da lei.
Non abbiamo mai parlato del periodo precedente al matrimonio dei nostri genitori, quindi non sapevo che anche i miei nonni si fossero sposati ad Absam, in un luogo consacrato alla Madre di Dio. È bello sapere, però, che anche le loro nozze sono state celebrate con la sua benedizione.
La famiglia della mamma era originaria del Tirolo, i suoi genitori erano panettieri. Il padre, svevo bavarese di nome Isidor Rieger, era nato a Welden (il 22 marzo 1860), che suppongo sia un bel paesino. I suoi nonni possedevano un mulino nei pressi di Bressanone, in Alto Adige (che all’epoca apparteneva ancora all’Austria), che poi fu travolto da un’inondazione della Rienza. In seguito a questo episodio tutta la famiglia emigrò in Baviera. Per il resto della sua vita mia nonna provò nostalgia della terra natale. Quando era malata e prossima alla morte ripeteva sempre: «Guarirei, se solo potessi avere un po’ d’acqua di casa»: era convinta che l’acqua del Tirolo fosse completamente diversa da quella del luogo in cui si era trasferita. Credeva anche che per il bestiame fosse meglio «il fieno tirolese che può essere contenuto in una pipa» piuttosto di una carriola di quello bavarese. Era davvero una grande patriota1.
Mia madre, Maria Ratzinger nata Peintner, venne alla luce l’8 gennaio 1884 a Mühlbach, vicino a Oberaudorf (nel distretto di Rosenheim), nell’estremo sud-est della Baviera, dove fu anche battezzata. È la stessa città in cui è cresciuto Bastian Schweinsteiger, il famoso calciatore. In seguito frequentò la scuola elementare a Rimsting, sul lago Chiem. Come accennato, i suoi genitori erano panettieri e ogni mattina, prima delle lezioni, i bambini dovevano occuparsi delle consegne a domicilio. I clienti volevano ricevere a casa le rosette appena sfornate e il pane per la colazione. Studiò per sette anni e poi trovò diverse occupazioni come domestica. Iniziò mettendosi al servizio di un musicista, primo violino a Salisburgo, che si chiamava Zinke, era ceco e si esercitava ogni giorno diligentemente. Grazie a lui è venuta in contatto con la musica. Purtroppo, però, il suo datore di lavoro veniva pagato molto poco, per sopravvivere era obbligato a tenere moltissimi concerti e di conseguenza il salario di mia madre era misero. Fu poi assunta in una panetteria di Kufstein e in seguito trovò un posto nell’Hessen, presso un certo generale Zech che viveva ad Hanau. Infine si recò a Monaco: all’Hotel Neuwittelsbach cercavano una cuoca addetta alla pasticceria, ruolo per cui era particolarmente dotata. Quando incontrò mio padre, quindi, nella sua vita aveva già vissuto una serie di esperienze diverse.
Durante la nostra infanzia, il suo calore e la sua cordialità compensarono la severità di papà. Era perennemente di buon umore e amichevole con tutti; mentre lavava i piatti amava cantare inni dedicati a Maria. Soprattutto, però, era una donna molto pratica e in gamba, in grado di arrangiarsi, una vera e propria tuttofare: cuciva, faceva il sapone ed era capace di organizzare un pranzo gustoso anche partendo dagli ingredienti più semplici. Come ho accennato, era bravissima nella preparazione di dolci deliziosi che ancora oggi sono tra i piatti preferiti di mio fratello e me. I suoi Dampfnudel alla bavarese, ricoperti da una spessa crosta e accompagnati da una salsa a base di vaniglia, erano squisiti. Apprezzavamo molto anche il suo strudel di mele. Come sanno tutte le brave massaie, la ricetta prevede che l’impasto sia sottile, quasi trasparente; si sollevano gli angoli e si inserisce la farcia, le fette di mela, l’uva passa e tante altre cose buone. Se realizzato in questo modo, il risultato è davvero ottimo. Ricordo poi i Pfannkuchen, che ha sempre servito con il «Ribisl», come lei chiamava il ribes, un vecchio nome tirolese che in Baviera quasi non si conosceva. Infine, non posso naturalmente dimenticare le sue Kaiserschmarren, semplicemente magnifiche.
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Maria Peintner, la madre di
Joseph e Georg Ratzinger, in
giovane età.
Per il resto vivevamo abbastanza semplicemente. Siamo cresciuti molto parsimoniosi, perché lo stipendio di un semplice agente di polizia non ci consentiva certo di fare grandi cose. Nostro padre si impegnava molto per far bastare il denaro che avevamo a disposizione. Per i nostri genitori era comunque molto importante che fossimo sempre in ordine. Fortunatamente nostra madre diede un grande contributo al bilancio familiare, coltivando le verdure nel nostro orto. Durante i mesi estivi non avevamo bisogno di acquistare ortaggi, perché lei seminava e raccoglieva insalata, cavoli rapa e carote. Amava molto anche il giardinaggio, a cui si dedicava con grande passione: i fiori la rendevano felice.
Inoltre nostra madre ha sempre lavorato molto a maglia. Confezionava lei stessa berretti, pullover, calze, sciarpe, guanti e tutto quello che indossavamo in inverno. Doveva solo comprare la lana, ma la sua attività alleggeriva di molto le spese necessarie per la vita quotidiana. Un tempo non c’era l’abitudine di comprare indumenti confezionati, almeno in campagna. Avevamo comunque sempre due paia di guanti tra cui scegliere: le manopole che lasciavano libero solo il pollice e quelli con le dita. Per mio padre e per noi tutte le sue doti hanno rappresentato davvero una grande fortuna.
Ho conosciuto entrambe le mie nonne. Quella materna, Maria Rieger-Peintner, è morta nel 1930. Fino a quella data ha vissuto a Rimsting. Una volta le ho fatto visita con la mamma. Mi hanno raccontato che era un po’ acida e aveva un bel caratterino.
Di quella paterna (Katharina Ratzinger, nata Schmid, 1851-1937) so soltanto che era una donnina molto anziana con un fazzoletto nero in testa. Purtroppo non ho altri ricordi di lei. L’ho vista una sola volta, in occasione del suo ottantesimo compleanno (nel 1931). Fu organizzata una grande festa con tutti i parenti nei pressi del Danubio, ad Altenmarkt, credo. Esiste anche una foto di gruppo, che lo studioso ed ex consigliere ministeriale Johann Nußbaum di Rimsting ha pubblicato nel libro dedicato alle origini della nostra famiglia2. L’originale appartiene ai parenti di Anton Messerer di Rickering, vicino a Schwanenkirchen, dove è nato anche mio padre: il loro nonno era un suo fratello.
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Tutta la famiglia Ratzinger riunita in occasione dell’ottantesimo compleanno della nonna paterna, Katharina, nel cortile della casa di Rickering. In basso a sinistra, seduto, Georg (7), in basso a destra Joseph (4); in piedi, vestita di chiaro, Maria (9); in alto a destra, in piedi, i genitori Joseph e Maria Ratzinger. A sinistra in alto lo zio Anton e davanti a lui, seduto, lo zio sacerdote H.H. Alois Ratzinger.
Proveniva dallo stesso luogo anche il mio prozio, il dottor Georg Ratzinger, sacerdote e politico che fu eletto deputato del Reichstag. Papà, che era suo nipote, ci parlava molto spesso di lui e della sua opera principale, Geschichte der kirchlichen Armenpflege3, che era anche il testo della sua tesi. L’aveva scritta su incitamento del noto storico della Chiesa Ignaz von Döllinger. Nel libro dimostrava che la grande opera assistenziale gestita dal clero era terminata nel Medioevo, con la Riforma. Era anche l’autore di altri libri, come Die Volkswirtschaft in ihren sittlichen Grundlagen4, dove trattava del legame tra teoria economica ed etica cristiana, ponendo in primo piano la questione sociale. Si era anche distinto come nemico del lavoro infantile. Attualmente uno studioso di Trier, Karl-Heinz Gorges, sta lavorando a una sua monografia. Devo citare anche lo storiografo Tobias Appl di Ratisbona, che ha conseguito il dottorato presso la cattedra di storia locale e ha pubblicato alcuni testi su di lui. Durante un convegno organizzato nel 2008 nella mia città ha presentato una relazione sulla vita e l’opera del mio prozio.
Il dottor Georg Ratzinger (1844-1899), iscritto al partito patriottico bavarese, fu dal 1875 al 1877 membro della Camera dei deputati del consiglio regionale e dal 1877 al 1878 fece parte del Reichstag. Dal 1893 al 1899 venne nuovamente eletto nel Landtag, prima affiliato al partito Bayerischer Bauernbund, poi, dal 1894 come indipendente. Come tale esercitò nuovamente l’attività di parlamentare dal 1898 fino alla morte, avvenuta un anno dopo.
Era considerato uno scrittore dalla forte tendenza polemica. Al culmine del Kulturkampf, la battaglia culturale condotta dal cancelliere Bismarck contro la Germania cattolica, le sue opere vennero sequestrate e subì una carcerazione preventiva. Fu per un certo periodo capo redattore del «Fränkisches Volksblatt», giornale di Würzburg. È annoverato tra i pionieri dell’emergente pubblicistica religiosa. In quanto allievo conservatore di Döllinger, risultava sospetto sia al governo che alle cerchie religiose fedeli allo stato e di conseguenza non poté intraprendere una carriera accademica come storico della Chiesa, ma si dedicò alla politica. Si definiva «ostile all’impero germanico» e «clerical-sociale». Criticò l’ambizione della Prussia a diventare una grande potenza dominatrice. Riteneva che il militarismo pesasse soprattutto sulle spalle dei contribuenti, operai e contadini, e rispondesse al desiderio di monopolio dei grandi capitalisti. Già nel 1895 intuì che quelle tendenze avrebbero portato a una guerra mondiale. Era convinto che solo una riorganizzazione dello stato in base ai princìpi della dottrina sociale avrebbe scongiurato quella ipotesi. Nell’arco della sua vita molti avversari tentarono di calunniarlo. Oggi la sua reputazione di riformatore cattolico è offuscata dall’accusa di essere l’autore di due opere antisemite, pubblicate con gli pseudonimi di «Dottor Robert Waldhausen» e «Dottor Gottfried Wolf».
Nostro padre ci parlava del nostro prozio, ma non riuscimmo ad avere molte informazioni sul suo conto. Eravamo semplicemente felici di sapere che tra i nostri avi ci fosse stato un personaggio famoso che aveva svolto un ruolo di una certa importanza. Tuttavia, nella decisione di diventare sacerdoti, per noi il suo esempio non fu rilevante. In famiglia non conoscevamo la sua opinione riguardo agli ebrei e non leggemmo mai i libri che aveva scritto, che oltretutto non riportavano nemmeno il suo nome.
In base all’albero genealogico esposto nel museo della casa natale del Santo Padre a Marktl am Inn, i Ratzinger appartenevano a un’antica famiglia contadina. È possibile risalire fino al 1600, quando un certo Georg Räzinger, agricoltore di Ratzing, nella zona di Passau, viene citato per la prima volta nei registri parrocchiali. In realtà è possibile andare ancora più indietro nel tempo. Come ha dimostrato lo storico Herber Wurster nel convegno su Georg Ratzinger, gli avi del Papa derivano da un certo Razi che alla fine del X secolo viveva a Sandbach. Come accennato nella cronaca del 940-970, era al servizio della Chiesa e aveva fondato il borgo di Ratzing, che si trova a un chilometro dal paese in cui abitava. Uno dei suoi successori, di nome Dietricus de Rezinge, è nominato negli atti del monastero di Vornbach intorno al 1173-1200. Nel 1258 un certo Hainrich Razinger faceva parte del tribunale dell’odierna Passau: da ciò si deduce che fosse un «servitore efficiente e di rango elevato dei vescovi principi» di quella città.
Evidentemente un tempo gli antenati di Benedetto XVI erano benestanti; infatti nel 1318 compare un certo Otto Ratzinger, in qualità di cittadino e proprietario di una casa nello stesso luogo. Come riferisce Wurster, uno di questi due Ratzinger dev’essere stato il fondatore del secondo Ratzing nel comune di Freinberg, nell’Innviertel (oggi Austria superiore), dove risulta che abbia acquistato del terreno e una fattoria. Quella tenuta, chiamata inizialmente «Recing» e in seguito «Rätzinger am untern Freinberg» viene menzionata per la prima volta nel 1304 in un documento del capitolo del duomo. Sulla base della proprietà si è formato il ramo contadino di questa futura famiglia borghese, la cui esistenza è documentata senza lacune a partire dal XVII secolo. Dal 1801 le apparteneva anche il possedimento di Rickering, dove nacque il nonno di Benedetto XVI.
Anche papà è originario di Rickering, un borgo che fa parte della parrocchia di Schwanenkirchen. La sorella maggiore si chiamava Anna ed era nata prima del matrimonio. Mio padre, Joseph Ratzinger, era il secondogenito. Non ebbe un’infanzia molto facile, in quanto, essendo il maschio più vecchio, dovette cominciare molto presto a lavorare nella fattoria. Svolgeva attività faticose e pesanti. Frequentò la scuola elementare, dove lavorava un cappellano di nome Rosenberg che ebbe un ruolo importante nella sua vita ed esercitò una profonda influenza su di lui. Il suo insegnamento in ambito religioso, condotto con profonda convinzione, era molto apprezzato. Inoltre aveva un maestro, il signor Weber, che accettava nel coro della chiesa allievi anche molto giovani, coinvolgendoli in messe cantate a sette o otto voci, a cui partecipava anche mio padre. Ci ha poi raccontato di aver cantato fin da bambino sotto la sua direzione. Si era appassionato molto presto alla musica sacra che, a quanto sembra, ha svolto un ruolo importante nella vita spirituale di quella comunità.
In quel periodo nacque il suo amore per le sette note. Si era anche comprato una cetra e aveva preso alcune lezioni, ma per il resto aveva imparato tutto da autodidatta. Aveva una scatola piena di spartiti che teneva sulla credenza della cucina, proprio vicino allo strumento. Spesso di sera lo prendeva per suonare e cantare con noi. Eravamo felici di riunirci intorno a lui, che prima eseguiva una marcia allegra e poi alcune canzoni dell’epoca. Queste ultime oggi non sarebbero apprezzate, erano un po’ lacrimose e sentimentali, ma allora ci facevano commuovere. Comunque era sempre bello ascoltarlo e certamente fu lui a spingermi sulla via che intrapresi in seguito. Per il resto papà era un uomo severo, ma anche molto equo. Ci indicava ciò che era giusto, ma non ci trattò mai male senza motivo: ci rimproverava soltanto se ce lo meritavamo. Pur essendo una persona di riguardo era molto alla mano e amichevole con tutti. Portava i baffi a tortiglione, com’era di moda allora, e vestiva sempre in modo impeccabile. Nelle occasioni speciali la mamma puliva a fondo l’elmetto, la sciabola e il cinturone della sua uniforme con il Sidol (un detergente), perché voleva che fosse tutto scintillante.
Terminata la scuola elementare, mio padre frequentò le lezioni nei giorni festivi, come facevano tutti gli ex allievi che avevano già un lavoro e dovevano occuparsi della fattoria con la famiglia. I corsi si svolgevano sempre di domenica e, sebbene fossero previste anche altre materie, la religione era quella principale.
Il 20 ottobre 1897, a vent’anni, dovette entrare nella caserma di Passau, dove diventò un soldato di gran lunga migliore di quanto lo siamo stati mio fratello e io. Fu nominato sottufficiale, portò anche lo Schützenschnur5: era un ottimo tiratore e i suoi superiori gli avevano attribuito questa onorificenza. Non conservava un brutto ricordo del servizio militare, mentre devo ammettere che a noi non era piaciuto affatto far parte dell’esercito. Invece lui ripensava molto volentieri a quel periodo. Rimase in servizio per due anni nello stesso luogo, nel 16° reggimento bavarese di fanteria reale, e altri tre in riserva, poi si ritirò da sottufficiale. Ci ha raccontato alcuni aneddoti relativi a quell’esperienza. C’era un certo Hazy che era davvero molto vanitoso. Quando il comandante diceva «Sottotenente Hazy!», non si girava nemmeno, se lo chiamava di nuovo così non reagiva in nessun modo. Quando però sentiva «Sottotenente von Hazy!» rispondeva con un fragoroso «Sissignore, comandante Hauptmann!». Dopo il servizio militare papà tornò a casa. Presto però si rese conto che sarebbe stato il fratello minore Anton, e non lui, a ereditare la cascina paterna. Quale fosse la ragione non ce lo spiegò mai. Fu costretto a riorganizzare la sua vita e si informò per capire in che settore avrebbe potuto sfruttare al meglio la sua formazione. Gli spiegarono che c’erano due possibilità: la ge...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Introduzione - di Michael Hesemann
  5. 1. Radici
  6. 2. Marktl (1925-1929)
  7. 3. Tittmoning (1929-1932)
  8. 4. Aschau (1932-1937)
  9. 5. Traunstein (1937-1946)
  10. 6. Frisinga e Fürstenried (1946-1951)
  11. 7. Professore (1951-1977)
  12. 8. Cardinale (1977-2005)
  13. 9. Papa (dal 2005 a oggi)
  14. Invece di un epilogo: 60 anni di sacerdozio (2011)
  15. Ringraziamenti
  16. Bibliografia
  17. Iconografia
  18. Immagini