Ghiaccio nero
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Ghiaccio nero

  1. 400 pagine
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Per Harry Bosch, detective della Polizia di Los Angeles, la notte di Natale è una notte come tante, da trascorrere a casa, da solo, con la speranza che, almeno per una sera, Hollywood decida di non mostrarsi per la fogna che veramente è. Speranza vana.
Mentre un incendio divampa sulla collina di Hollywood rischiando di minacciare anche la casa di Bosch, il radioricevitore trasmette un messaggio in codice. Un suicidio in un motel di periferia. Un caso come tanti, se il morto non fosse un poliziotto. Cal Moore si è sparato alla testa con un fucile a doppia canna. Il biglietto d'addio sembra non lasciare spazio ai dubbi. Ma Bosch non è convinto. Quell'uomo si era rivolto a lui: un incontro informale, in un bar, un paio d'ore passate a bere birra e whisky con quello sbirro cinico e cupo, per tanti aspetti simile a lui.
Seguendo il filo di un'indagine personale, Bosch scopre che Cal Moore aveva messo insieme un dossier sul traffico di una nuova micidiale droga e su una vera guerra per la conquista del mercato. Ma scopre anche qualcosa di oscuro e misterioso nel passato di Cal, qualcosa che forse lo ha ucciso.

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Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858502778

1

IL FUMO SALIVA dal Cahuenga Pass e si appiattiva sotto una corrente di aria fresca che spirava più in alto. Dal punto in cui Harry Bosch si trovava, il fumo sembrava un’incudine grigia che si levasse da terra. Nel sole del tardo pomeriggio, la massa grigia si colorava di rosa alla sommità dove i raggi riuscivano a passare, e degradava al nero alla base, dove un incendio di sterpaglie risaliva il fianco della collina sul lato est del canyon. Sintonizzò il suo radioricevitore sulla frequenza delle chiamate di soccorso civile della Contea di Los Angeles e rimase in ascolto, mentre i capi delle squadre antincendio riferivano a un posto di comando che in una strada nove case erano già andate distrutte e presto sarebbe toccato a quelle nella strada accanto. L’incendio si spostava verso le colline del Griffith Park, dove avrebbe potuto impazzare per ore prima di essere domato. Harry sentiva la disperazione nelle voci degli uomini alla radio.
Bosch osservò la squadriglia di elicotteri che attraversavano la cortina di fumo, sganciando i loro carichi di acqua sopra le case e gli alberi che bruciavano. Gli riportarono alla mente i lanci nel Vietnam. Il baccano. Il beccheggiare incerto del velivolo sovraccarico. Vedeva l’acqua precipitare attraverso i tetti in fiamme e il vapore levarsi immediatamente.
Distolse lo sguardo dall’incendio e lo abbassò sui cespugli secchi che ricoprivano il fianco della collina, attorniando i piloni che sostenevano la sua casa sul versante ovest del passo. Vide margherite e fiori selvatici nella macchia polverosa. Ma non vide il coyote che nelle ultime settimane aveva notato andarsene a caccia lungo il ruscello che scorreva sotto la casa. Ogni tanto gli aveva gettato qualche pezzo di pollo, ma l’animale non aveva mai accettato il cibo mentre Bosch guardava. Solo dopo che lui era rientrato in casa, il coyote strisciava allo scoperto e accettava le offerte. Harry lo aveva battezzato “Timido”. A volte, a notte tarda, sentiva il suo ululato echeggiare verso il passo.
Tornò a guardare l’incendio proprio nel momento in cui ci fu una forte esplosione e una palla di fumo nero si sollevò roteando all’interno dell’incudine grigia. Ci furono scambi concitati alla radio e un caposquadra riferì che il serbatoio di propano di un barbecue era saltato in aria.
Harry rimase a guardare il fumo più scuro che si dissipava nella grande nuvola grigia, poi sintonizzò di nuovo il radioricevitore sulla frequenza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Era di turno. In servizio il giorno di Natale. Ascoltò per mezzo minuto, ma sentì solo il consueto traffico radio. Sembrava un Natale tranquillo a Hollywood.
Guardò l’orologio e rientrò in casa con il radioricevitore. Estrasse la teglia dal forno e fece scivolare su un piatto il suo cenone natalizio, un petto di pollo arrosto. Poi aprì una confezione di riso e piselli cotti al vapore e ne vuotò una dose generosa accanto al pollo. Portò il piatto sul tavolo della sala da pranzo, dove c’era già in attesa un bicchiere di vino rosso accanto ai tre biglietti arrivati per posta nel corso della settimana ma che lui aveva lasciato ancora chiusi. Sul lettore CD girava l’arrangiamento che Coltrane aveva fatto di Song of the Underground Railroad.
Mentre mangiava aprì i tre biglietti, li osservò brevemente e pensò ai rispettivi mittenti. Era il rituale di un uomo solo, lo sapeva bene, ma la cosa non lo infastidiva. Aveva passato ben più di un Natale da solo.
Il primo biglietto era di un suo vecchio collega andato in pensione con i soldi di un libro e di un film, ritirandosi giù a Ensenada. Il messaggio era lo stesso di tutti i biglietti di Anderson: «Harry, quando ti decidi a venire qui?». Anche il secondo biglietto giungeva dal Messico, dalla guida con la quale l’estate prima Harry aveva vissuto, pescato e fatto pratica di spagnolo per sei settimane a Bahia San Felipe. Bosch si stava riprendendo da una brutta ferita di pallottola alla spalla. Il sole e l’aria marina avevano collaborato alla guarigione. Anche Jorge Barrera, nel suo biglietto d’auguri scritto in spagnolo, invitava Bosch a tornare laggiù.
L’ultimo biglietto, Bosch lo aprì lentamente, intuendo da chi venisse prima ancora di vedere la firma. Il timbro postale diceva Tehachapi. Quindi lo sapeva già. Era stampato a mano sulla carta giallastra prodotta dall’impianto di riciclaggio del carcere, e la scena della Natività era leggermente sbavata. Proveniva da una donna con la quale Bosch aveva trascorso una sola notte, ma alla quale aveva pensato per più notti di quante riuscisse a ricordare. Anche lei voleva che lui andasse a farle visita. Ma sapevano entrambi che lui non lo avrebbe mai fatto.
Bosch bevve un sorso di vino e accese una sigaretta. Adesso Coltrane era nel pieno di Spiritual, la registrazione dal vivo effettuata al Village Vanguard di New York quando Harry era solo un bambino. Ma poi il radioricevitore, ancora acceso a basso volume sul tavolino accanto al televisore, attirò la sua attenzione. Le radio della polizia formavano da così tanto tempo il sottofondo sonoro della sua vita che ormai poteva ignorarne il brusio, concentrarsi sul suono di un sassofono e riuscire comunque a distinguere le parole e i codici che gli risultavano insoliti. Quello che udì fu una voce che diceva: «Uno K Dodici, Staff Due chiede i tuoi venti».
Bosch si alzò e si avvicinò al radioricevitore come se guardarlo più da vicino rendesse più chiara la ricezione. Aspettò per dieci secondi che qualcuno rispondesse alla richiesta. Poi i secondi diventarono venti.
«Staff Due, il posto è il motel Hideaway, Western a sud della Franklin. Camera sette. Uh, Staff Due dovrebbe portare una maschera.»
Bosch aspettò ma non ci fu altro. La località comunicata, sulla Western a sud della Franklin, si trovava all’interno della circoscrizione della Divisione Hollywood. Uno K Dodici era il codice radio di un agente investigativo della Omicidi di Parker Center, il quartier generale della polizia in centro. La DRO, Divisione Rapine-Omicidi. E Staff Due era il codice di un Aiuto Capo di polizia. C’erano soltanto tre AC nel Dipartimento, e Bosch era indeciso su quale fosse Staff Due. Ma questo aveva poca importanza. Il problema era un altro… Che genere di caso poteva aver coinvolto uno dei pezzi più grossi dell’intero Dipartimento la sera di Natale?
E c’era un’altra domanda che frullava nella testa di Harry. Se la DRO di Parker Center era già stata informata del caso, perché lui – l’agente investigativo di turno alla Divisione Hollywood – non era stato avvertito per primo? Andò in cucina, gettò il piatto nel lavello, compose il numero della stazione sulla Wilcox e si fece passare il responsabile del servizio di guardia. Gli rispose un tenente di nome Kleinman. Bosch non lo conosceva. Era uno nuovo, trasferito di fresco dalla Divisione Foothill.
«Che cosa succede?» chiese Bosch. «Alla radio ho sentito di un cadavere fra la Western e la Franklin, ma nessuno mi ha ancora detto niente. E questo è buffo, perché oggi sono di turno.»
«Non stare a preoccuparti» disse Kleinman. «I cappelloni hanno già sistemato tutto.»
Kleinman doveva essere uno della vecchia guardia, pensò Bosch. Erano anni che non sentiva quell’espressione. I membri della DRO portavano pagliette negli anni Quaranta e ampie lobbie di feltro grigio nei Cinquanta. Anche se in seguito i cappelli erano passati di moda e adesso gli agenti in uniforme chiamavano “elegantoni” i detective della DRO, non “cappelloni”, gli sbirri speciali della Omicidi erano rimasti sulla breccia. Pensavano ancora di essere la crema, il meglio del meglio. Bosch aveva odiato quell’arroganza anche quando era uno di loro. Lavorare a Hollywood, la fogna della città, aveva un solo lato positivo. Là nessuno si dava arie. Era lavoro di polizia, puro e semplice.
«Per cos’era la chiamata?» chiese Bosch.
Kleinman esitò qualche secondo, poi disse: «Abbiamo trovato un corpo in una stanza di motel sulla Franklin. Sembra un suicidio. Ma del caso si occuperà la DRO… Cioè, se ne stanno già occupando. Noi siamo tagliati fuori. Ordini dall’alto, Bosch».
Bosch non disse niente. Rifletté un attimo. La Divisione Rapine-Omicidi che si scomodava per un suicidio la sera di Natale. Non aveva molto senso… Poi in un lampo capì.
Calexico Moore.
«A quando risale la morte?» domandò. « Li ho sentiti dire a Staff Due di portarsi una maschera.»
«Oh, come cadavere è maturo. Hanno detto che la testa avrebbe potuto mettere i germogli. Il guaio è che di testa non ne è rimasta molta. Sembra che abbia succhiato entrambe le canne di una doppietta. Almeno, questo è ciò che sento sulla frequenza della DRO.»
Il radioricevitore di Bosch non prendeva la frequenza della DRO. Per questo non aveva sentito le prime chiamate radio sul caso. Gli elegantoni dovevano aver cambiato frequenza solo per comunicare l’indirizzo all’autista di Staff Due. Era su tutte le furie, ma riuscì a mantenere la voce calma. Voleva spremere quanto più possibile da Kleinman.
«È Moore, non è vero?»
«Sembrerebbe di sì» disse Kleinman. «Il suo distintivo era sul cassettone. Insieme al portafoglio. Ma come ho detto, nessuno riuscirà a identificare a vista il corpo. Quindi non c’è niente di sicuro.»
«Come hanno fatto a trovarlo?»
«Senti, Bosch, io qui ho da fare, capisci cosa intendo dire? Questa faccenda non ti riguarda. Se ne occupa la DRO.»
«No, ti sbagli, amico. Mi riguarda eccome. Per prima cosa avresti dovuto avvertire me. Voglio sapere in che modo sono andate le cose per capire perché non lo hai fatto.»
«Va bene, Bosch, è andata così. Il padrone di quel cesso ci telefona per dire che ha un cadavere nel bagno della camera sette. Mandiamo là una macchina e loro ci richiamano per confermare che il cadavere c’è sul serio. Però hanno chiamato per telefono, niente radio, perché hanno visto il distintivo e il portafoglio sul cassettone e sapevano che era Moore. O almeno, pensavano che fosse lui. Staremo a vedere. Comunque, ho chiamato il capitano Grupa a casa e lui ha chiamato l’Aiuto Capo. I cappelloni sono stati informati e tu no. Le cose stanno così. Quindi, se vuoi incazzarti con qualcuno, prenditela con Grupa o magari con l’AC, non con me. Io sono pulito.»
Bosch non disse niente. Sapeva che a volte, quando se ne stava zitto, la persona dalla quale voleva informazioni prima o poi riempiva il silenzio.
«Adesso non è più affar nostro» disse Kleinman. «Merda, laggiù ci sono già le televisioni e il Times. E il Daily News. Tutti pensano che sia Moore. È un gran casino. Non è bastato l’incendio sulle colline a tenerli alla larga. Sono tutti là fuori allineati lungo la Western. Ho dovuto mandare un’altra macchina per tenere sotto controllo i giornalisti. Quindi, Bosch, dovresti essere contento di non trovarti immischiato. È Natale, Cristo santo.»
Ma questo non gli bastava. Bosch avrebbe dovuto essere informato per primo, e poi sarebbe spettato a lui decidere se convocare la DRO. Qualcuno lo aveva cancellato di peso dalla procedura e questo gli bruciava parecchio. Salutò Kleinman e accese un’altra sigaretta. Tirò fuori la pistola dall’armadietto sopra il lavello e l’agganciò alla cintura dei jeans. Poi infilò una giacca sportiva marrone chiaro sopra la maglietta verde dell’esercito che indossava.
Ormai fuori era buio e dalla vetrata della veranda si vedeva il fronte dell’incendio sull’altro versante del passo. Ardeva sfolgorante contro il profilo nero della collina. Era come un sogghigno diabolico che si avvicinasse alla cresta.
Dall’oscurità sotto la casa udì il coyote che ululava alla luna o all’incendio. O magari soltanto a se stesso, pensò Bosch.

2

LUNGO IL TRAGITTO dalle colline a Hollywood, Bosch non incontrò quasi anima viva finché non raggiunse il Boulevard. Lì, sui marciapiedi, si raccoglieva il solito campionario di varia umanità, vagabondi, ragazzi scappati di casa, prostitute… Ne vide addirittura una con un berretto rosso da Babbo Natale. Gli affari sono affari, anche la notte di Natale. C’erano donne accuratamente truccate, sedute sulle panchine alle fermate degli autobus, che in realtà non erano donne e non aspettavano neppure l’autobus. Le luci e i festoni natalizi appesi lungo il Boulevard a ogni incrocio aggiungevano un tocco surreale al bagliore dei neon e alla sporcizia. Come una puttana con troppo belletto, pensò…
Ma non era lo spettacolo del Boulevard a deprimere Bosch. Era Cal Moore. Bosch se lo aspettava da quasi una settimana, dal momento in cui aveva sentito che Moore non si era presentato all’appello. Per gli sbirri della Divisione Hollywood la questione non era tanto stabilire se Moore fosse morto. Si trattava solo di vedere quanto ci sarebbe voluto perché il suo cadavere saltasse fuori.
Moore era stato un sergente a capo dell’unità stradale antidroga della Divisione. Era un lavoro notturno e la sua unità batteva esclusivamente il Boulevard. Alla Divisione sapevano che Moore si era separato dalla moglie e che l’aveva rimpiazzata col whisky. Bosch lo aveva scoperto di persona l’unica volta che aveva trascorso un po’ di tempo con l’uomo della Narcotici. Aveva anche intuito che doveva esserci qualcos’altro a tormentarlo, oltre ai problemi coniugali e ai primi sintomi di un esaurimento nervoso. Moore aveva accennato fumosamente alla Affari Interni e a un’indagine personale.
Sommando il tutto, si otteneva una massiccia dose di depressione natalizia. Non appena Bosch aveva sentito che stavano iniziando le ricerche di Cal Moore, aveva capito. Quell’uomo era morto.
Lo avevano capito anche tutti gli altri membri del Dipartimento, anche se nessuno lo aveva mai detto a voce alta. Nemmeno i media ci avevano fatto caso. Sulle prime il Dipartimento aveva condotto le indagini in sordina. Domande discrete intorno all’appartamento di Moore a Los Feliz. Qualche giro di elicottero sulle colline del Griffith Park. Ma poi un reporter televisivo aveva avuto l’imbeccata, e anche tutte le altre stazioni e i giornali si erano messi a seguire la storia. I media avevano iniziato a riferire scrupolosamente i progressi nelle ricerche dello sbirro scomparso, la foto di Moore era stata appiccicata sul tabellone dei comunicati nella sala stampa di Parker Center, e i pezzi grossi del Dipartimento avevano diffuso le consuete richieste di collaborazione pubblica. Un vero melodramma. O almeno, un buon video; ricerche a cavallo, ricerche dall’aria, il capo della polizia che mostrava la foto del bel sergente un po’ tenebroso e dall’aria seria. Ma nessuno aveva mai lasciato intendere ch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Ghiaccio nero
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Capitolo 31
  35. Capitolo 32
  36. Capitolo 33
  37. Capitolo 34
  38. Copyright