Viaggio a Medjugorje
eBook - ePub

Viaggio a Medjugorje

30 anni con la Regina della Pace

  1. 392 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Viaggio a Medjugorje

30 anni con la Regina della Pace

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Per Paolo Brosio Medjugorje significa trasformazione interiore, profonda rinascita nella fede. Dal primo pellegrinaggio compiuto in Bosnia-Erzegovina all'inizio del 2009 la sua vita è radicalmente cambiata. Lo ha raccontato nei due primi libri, bestseller internazionali che hanno superato le 400.000 copie: A un passo dal baratro e Profumo di lavanda. Paolo è instancabile. Tiene centinaia di incontri in parrocchie, santuari e associazioni in ogni parte d'Italia, partecipa a dibattiti televisivi in programmi RAI e Mediaset e continua ad accompagnare pellegrini desiderosi di vivere l'incontro con la Madonna. Con i viaggi a Medjugorje continua a raccogliere fondi per il progetto "Nonni e Nipoti", l'orfanotrofio di suor Kornelya in fase di ultimazione, e per il progetto "Bravi ma Poveri", borse di studio a studenti meritevoli che i frati francescani destinano a giovani della Bosnia-Erzegovina. Medjugorje ha un significato tutto particolare in questo 2011, anno in cui si celebra il trentesimo anniversario dall'inizio delle apparizioni della "Gospa". Paolo non poteva mancare all'appuntamento e, con la verve giornalistica che lo caratterizza, racconta i principali avvenimenti di un pellegrinaggio straordinario da Forte dei Marmi a Medjugorje. L'incontro in Italia con il vescovo di Loreto, la visita a padre Jozo in un'isoletta croata, l'incontro con i veggenti sono solo alcuni degli episodi che si intrecciano alle testimonianze di conversioni e guarigioni miracolose, al ricordo delle celebrazioni dell'anniversario - il 25 giugno - fino alla partecipazione al Festival dei Giovani di agosto. Ma non è tutto: Paolo racconta il miracolo di guarigione fisica di un muratore pugliese paralizzato alle gambe e la scoperta, grazie a quattro giornalisti croati, di alcuni documenti segreti della polizia comunista che, nei primi anni delle apparizioni, minacciò il vescovo e i francescani. È un diario di viaggio vibrante di speranza, quella speranza che fa dire a Paolo che "Medjugorje è il "paese delle meraviglie"".

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Viaggio a Medjugorje di Paolo Brosio in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Theology & Religion e Religion. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858505779
Categoria
Religion

Capitolo 1

VIAGGIO A MEDJUGORJE

DA FORTE DEI MARMI AL PORTO DI ANCONA
Il mattino della partenza e il gatto Sushi
Guardo l’ora sul comodino. Cerco di alzarmi ma sono sopraffatto dalla stanchezza: sono le 5 del mattino… era ormai qualche giorno che rimandavo la partenza per la Bosnia-Erzegovina.
Fra le coperte del piumino leggero, color celeste carta da zucchero, spunta il muso da tigrotto siberiano di Sushi [foto 1], il mio gattone americano razza Maine Coon, undici chili e mezzo di peli e muscoli, regalo di una fidanzata che mai più ho rivisto e che ha segnato un periodo matto e scellerato della mia vita, diviso fra lavoro, sport e divertimento sfrenato.
Faccio fatica a svegliarmi perché sono sfinito dai continui trasferimenti: fra appuntamenti televisivi e testimonianze in giro per l’Italia, per presentare i libri che raccontano la mia storia e l’incontro con Dio, non mi sono più fermato dal 2 febbraio 2009, giorno del primo viaggio a Medjugorje e soprattutto momento cruciale della conversione.
Ovunque mi sono ritrovato – da Trento a Trapani, da Roma a Milano – mai più ho abbandonato l’abitudine, il forte desiderio di alzarmi presto la mattina e pregare ringraziando il Signore di avermi dato vita, salute e la possibilità, in un momento di grande difficoltà della mia esistenza, di aprire il cuore a Gesù.
Questo mi ha permesso di riconciliarmi con Lui attraverso l’incontro fulminante con la Santa Vergine e con la Chiesa, grandissima intermediaria fra terra e cielo.
Per me la Chiesa è una parrocchia, anche la più sperduta, qualunque fosse e ovunque mi trovassi in quel momento, sospeso fra Nord e Sud Italia. Non cerco grandi cattedrali o chiese famose. Cerco un parroco, anche il più semplice e sconosciuto d’Italia. Lì ci sono Gesù e Sua Madre pronti ad ascoltarci: basta aprire a loro la porta del nostro cuore. Ma per farlo occorre desiderare ardentemente questo incontro. Capire che sono fondamentali per la nostra esistenza, per sopravvivere alle tempeste e alle contrarietà della vita.
Nella confusione del lavoro, con i ritmi della professione nella televisione, i programmi Rai e Mediaset, le testimonianze di fronte a migliaia di persone, gli incontri e i dibattiti culturali o religiosi – sia quelli organizzati dalla casa editrice Piemme sia quelli avviati dalla mia Simona, la preziosa collaboratrice dell’associazione onlus Olimpiadi del Cuore – sono stato risucchiato in un vortice di appuntamenti e compresso in un rumore assordante di critiche o lodi, di osanna e contrasti, forti e accesi come conseguenza di uno scontro di mentalità e di logiche umane profondamente diverse, sempre sospese fra la razionalità e la fede, fra la cultura relativistica della nostra società materialistica e quella che invece si aggrappa disperatamente ai valori cristiani. Valori che sono, oggi, negati anche in un paese come il nostro ricco di santi, di chiese antiche e di un retaggio storico religioso che affonda le radici sino ai primi martiri cristiani. Ma quali di questi valori ancora si salvano?
Tutte queste riflessioni balenavano nella mia mente all’alba del 16 giugno, un giovedì, a Forte dei Marmi, la famosa località balneare dove vivo, il giorno in cui decisi di partire per la Bosnia-Erzegovina e di rimanerci fino alla fine del mese. In quelle prime ore mattutine nella mente, nei pensieri e nelle orazioni a fior di labbra mi metto in contatto con Dio perché soltanto grazie al silenzio, alla preghiera e alla santa messa del primo mattino, sono riuscito a mantenere, fra mille difficoltà, gli impegni con Dio.
Quelle ore che dedico alla preghiera mattutina, alla confessione in chiesa nella mia parrocchia o altrove, purché dinnanzi al Santissimo, e poi alla celebrazione eucaristica, mi hanno salvato dai rischi di una vita tumultuosa fra le luci e la ribalta della popolarità e dai suoni accecanti del mondo materiale, proprio quel mondo in cui ho maturato grandi successi ma anche vertiginose cadute. Tutto questo perché non avevo Dio nel cuore. È Lui che ti insegna e ti dà i mezzi per affrontare gli insuccessi, le amarezze, le difficoltà e i drammi della vita ed è sempre Lui che ti dà il metro per vivere con giustezza i trionfi della professione e della popolarità.
Una popolarità che è andata via via aumentando anche rispetto al confronto con quella della mia “prima vita”, quando, ancora lontano da Dio, ero sempre in televisione fra mille programmi e rifuggivo da qualunque esperienza spirituale.
Anche quel mattino del 16 giugno 2011, all’alba, ho sentito forte, fortissimo il desiderio di pregare e, come ogni giorno, ringraziare con tanta devozione Dio per avermi messo al mondo, Gesù per la salvezza che mi ha donato con il sacrificio della sua vita, lo Spirito Santo per la santificazione e cioè la possibilità di cambiare il cuore e capire quale strada intraprendere per seguire il progetto che Dio ha previsto per me.
E poi, l’Ave Maria.
La preghiera a me più cara, recitata con tutto il sentimento più profondo per Lei, la mia amata Madre Celeste: la Madonna.
Tutto questo accade quel giovedì di giugno mentre, come sempre, stringo forte fra le mani il crocefisso di legno marrone con un Gesù in ferro battuto, lucido, argentato e vivo nella sua sofferenza, un regalo di don Roberto, rettore del seminario minore di Roma.
Sono questi i momenti più belli della mia giornata, quelli scanditi dalla preghiera silenziosa recitata da solo, perché soltanto nel silenzio riesco ad ascoltare ciò che Dio mi vuole suggerire. Solo in questi momenti sono riuscito a regalare alla mia vita istanti di straordinaria spiritualità.
Dunque, quella mattina di giugno, nel silenzio della preghiera, decisi di dare il via a un progetto al quale tenevo tanto da mesi.
Partire da Forte dei Marmi, raggiungere le Marche, restare un paio di giorni a Loreto, visitare, pregare e fare la comunione nella Santa Casa di Nazareth, custodita nell’imponente basilica e, da lì, imbarcarmi da Ancona per raggiungere la Croazia al porto di Spalato.
Avevo un’idea ripetuta e ossessiva di questo viaggio.
Come se qualcuno o qualcosa avesse deciso di farmelo fare e, tutte le volte che lo rimandavo per realizzare altri progetti, tornava a galla prepotentemente il desiderio di fare questo tragitto: dalla Santa Casa di Nazareth a Medjugorje dove, da trent’anni, appare la Madonna – la Gospa, come la chiamano laggiù – attraversando il territorio della Croazia e poi quello della Erzegovina, fino alla sperduta e famosa chiesa di san Giacomo, stretta fra la collina delle apparizioni, il Podbrdo, e la Montagna della Croce, il Krizevac. Una chiesa che è stata scelta da Dio e dalla Madonna ed eletta Parrocchia dell’Umanità, per diffondere i messaggi di salvezza nel mondo.
Perché proprio nel 2011? Molto semplice. Tutti oggi lo sanno: Medjugorje compie trent’anni, proprio in questo 24 e 25 giugno 2011.
Medjugorje è esplosa mediaticamente nel nostro paese un paio di anni fa, diciamo nel 2009. Per 29 anni, prima di questo periodo, milioni di italiani sono andati laggiù per dissetare la propria anima a questa straordinaria sorgente viva di spiritualità. E lì ci sono state guarigioni fisiche, psichiche e morali, conversioni di cuori, tantissime, e altrettante vocazioni per intraprendere la vita sacerdotale e religiosa.
Un mistero, questo, ancor più inspiegabile del miracolo per una malattia fisica. Per anni tanti pellegrini italiani hanno percorso quel tragitto fra mille difficoltà: negli anni Ottanta, una spietata dittatura comunista sotto il regime di Tito; all’inizio degli anni Novanta hanno fatto poi i conti con la tragedia della guerra civile, il sanguinoso conflitto fra croati cattolici, musulmani di Sarajevo e serbo bosniaci di religione ortodossa che, guidati e organizzati militarmente dai serbi di Belgrado, hanno scatenato una guerra senza limiti e senza rispetto umano per mantenere salda la configurazione della ex Iugoslavia, che si stava sfaldando, dando vita ai nuovi stati di Serbia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e, già a quel tempo, alle autonomie indipendentiste del Kosovo, regione popolata dai serbi e dai musulmani, presenti in gran numero e in parte provenienti dall’Albania e dalla Macedonia.
Dunque, un cocktail esplosivo di razze ed etnie diverse appartenenti a differenti religioni sempre in conflitto fra loro da secoli, in tutto il mondo, e tutte compresse in questo caso nella stessa area geografica, come una polveriera pronta a esplodere, tenuta sotto controllo da uno spietato e feroce regime comunista.
Gli italiani, insieme a tutti gli altri pellegrini europei, e a quelli provenienti da ogni continente del pianeta, hanno raggiunto fra mille ostacoli la meta agognata: la collina delle apparizioni, il Podbrdo, e Bijakovici, la piccola frazione del comune di Citluk dove sono praticamente nati tutti i veggenti.
Una data importante per la Madonna, un luogo fondamentale per la salvezza del genere umano, una località che oggi, duemila anni dopo la nascita, la passione e la morte di Cristo in Palestina, rappresenta il centro di spiritualità più importante del mondo dove vive ed è presente fra noi la Madre di Cristo. Tutto questo è Medjugorje.
E allora mi sono detto: perché non rendere omaggio a quei pellegrini che si sono recati laggiù credendo subito e affidandosi a quei messaggi straordinariamente evangelici che ci dettano le regole della nostra vita per essere fedeli a Gesù Cristo? Perché non dare la giusta rilevanza a quei fedeli e al loro cammino che ha cambiato misteriosamente percorso senza spiegazioni logiche?
Perché non raccontare con dovizia di particolari i primi tragitti percorsi dagli italiani negli anni Ottanta, quando ancora non esisteva l’autostrada, e che andavano laggiù, a Medjugorje, affrontando i pericoli di una dittatura spietata e poi di una guerra civile, perché sapevano di poter rigenerare in quel luogo la loro vita spezzata dalle ferite di un’esistenza sbagliata?
Con questo libro ho cercato di rendere omaggio a quei mitici italiani che andavano in Bosnia sulle tracce della Madonna oppure per portare aiuti umanitari alle popolazioni povere e sofferenti schiacciate dalle atrocità di un conflitto bestiale. Come quei tre poveri ragazzi della Caritas di Brescia, che ci hanno rimesso la pelle per portare viveri, rifornimenti, coperte e medicine in una zona pericolosissima controllata dai musulmani. Una vicenda, questa, che racconterò in una tappa obbligatoria per tutti: la visita al santuario di Siroki Brijeg, il tempio dove i frati francescani si sono immolati in nome di Cristo alla furia bestiale dei partigiani di Tito.
A ben vedere, leggendo le cronache del tempo, e parlando con le prime guide italiane, non c’erano solo i pericoli oggettivi di attraversare un paese stretto dapprima sotto il morso di una dittatura feroce e poi sotto le bombe della guerra, dal 1991 sino alla fine del 1995. Una guerra che ha provocato centinaia di migliaia di morti, feriti e mutilati e soprattutto il più alto numero di donne stuprate nella storia del Novecento.
C’era anche un altro pericolo, più sottile, più latente ma non meno insidioso: il pericolo della derisione, di essere presi per pazzi a fare tutti quei chilometri per andare in un posto dove l’unica cosa certa che si poteva vedere materialmente erano sassi, rovi, spine, terra rossa, campi di tabacco e vigneti per la produzione di un buon vinello da tavola.
Altro non c’era per i materialisti e gli scettici italiani ed europei. Tanta povertà, tanta miseria e tanto dolore e sofferenza perché Croazia e Bosnia-Erzegovina hanno dovuto affrontare prima per quattro secoli una feroce dominazione turca, poi il supplizio del comunismo e infine la sanguinosa guerra civile che non ha rispettato i più elementari diritti dell’umanità.
E, come se questo non bastasse, i nostri pellegrini e quelli provenienti da tutti gli altri paesi del mondo – in particolare inglesi, americani, irlandesi, polacchi, tedeschi e gli altri ancora da tutti i continenti da Oriente a Occidente – hanno dovuto sopportare l’atteggiamento di una parte della Chiesa, per fortuna non dominante: tanti vescovi e cardinali, tanti sacerdoti, al di là di quella obiettiva e necessaria prudenza, non hanno neanche oggi – di fronte a inspiegabili conversioni e a numerose vocazioni, innegabile valanga di frutti dovuti a guarigioni e confessioni straordinarie – assunto un atteggiamento misericordioso nei riguardi di una sorgente di spiritualità così feconda e mai vista prima sulla faccia della terra. E questo nonostante un papa come Wojtyla – beato da pochi mesi per volere di un grande papa come Benedetto XVI ma santo per spinta popolare da tutto il mondo – avesse più volte ribadito, dinnanzi ad autorevoli testimoni, autorità, ambasciatori, cardinali, vescovi e laici dotati di straordinari carismi, che Medjugorje è il più grande centro spirituale esistente sulla terra.
E, allora, il mio pensiero va a loro, ai pellegrini della mia nazione, che si sono sentiti clandestini nella terra di Dio, derisi al rientro dalla loro straordinaria esperienza spirituale in Bosnia poiché tanti in Italia e nel mondo non credevano e non credono tuttora a quella eccezionale vicenda dei sei ragazzi che parlano, toccano, abbracciano e vedono la Beata Vergine Maria.
È facile per me oggi andare a Medjugorje poiché tutti, non solo i credenti ma soprattutto tanti scettici e atei, si sono recati laggiù e hanno cambiato la loro vita. Ed è facile ancora oggi andare per me a Medjugorje perché non ci sono più le bombe, i cecchini della guerra civile. E ancor prima i soprusi della UDBA (la polizia segreta della dittatura comunista iugoslava che era addetta alla sicurezza dello stato) le cui restrizioni e vessazioni nei confronti dei primi pellegrini erano all’ordine del giorno.
Ancor più facile è arrivare oggi a Medjugorje e alloggiare in hotel o in pansion con aria condizionata, televisore, acqua corrente fredda e calda e magari avere la possibilità di gustare il pesce della Dalmazia ritenuto uno dei più prelibati del Mediterraneo. Fate mente locale e ripensate a quella Medjugorje dei primi anni Ottanta, quando non c’erano neppure le più modeste pensioni di oggi e quei pellegrini che sfidavano tutto e tutti si sentivano felici in mezzo a un mare di difficoltà poiché trovavano sempre un cuore generoso che li ospitava. Pensate un po’ a che cosa poteva accadere con i controlli, le vessazioni e le intimidazioni della polizia segreta dell’epoca e a quanto è successo, dal dopoguerra in poi, al popolo di Erzegovina che professava con forza e tenacia la fede cattolica. Per altro verso tanti malati, tante persone sofferenti si sono arrampicate sui sentieri della collina del Podbrdo e della Montagna della Croce. Hanno trovato sollievo alle sofferenze del loro cuore e del loro animo e molti addirittura hanno ricevuto una guarigione fisica inspiegabile agli occhi della scienza medica che, incredula, continua a mostrarsi stupita di fronte alla grandezza di Dio, che scaturisce dai grandi centri di spiritualità di Lourdes, Fatima e Medjugorje.
Dunque, il 16 giugno 2011, all’alba, dopo la preghiera mattutina, decido di dare il via a questo progetto tanto importante per la mia crescita professionale e spirituale e per rendere, come vi ho già detto, omaggio a chi Medjugorje l’ha scoperta prima di me in quegli anni duri, difficili e persino spietati.
E noi, in questo libro, lo ricorderemo affinché nella memoria di tutti, e soprattutto dei più giovani, non si cancelli il sacrificio della vita che qualcuno ha donato con un atto di amore per aiutare quelle popolazioni stremate dalla guerra. Infine, lo voglio sottolineare ancora una volta, dedico questo percorso alla mia adorata Gospa per aver regalato all’umanità trent’anni di apparizioni, presenza fisica e grazia spirituale.
E veniamo allora a questo percorso che rivivremo fra emozioni, sentimenti, ricordi e notizie di posti e di luoghi la cui memoria rischia di perdersi nel tempo. Venti giorni da Loreto a Medjugorje, a cavallo del trentesimo anno delle apparizioni, attraverso l’Adriatico e con il traghetto veloce della SNAV, chiacchierando a bordo con i pellegrini italiani e poi insieme ad Alberto Ronconi, una guida marchigiana che dal 1985 porta migliaia di fedeli a venerare la Madonna, attraversando la terra croata e l’Erzegovina.
Questo, in sintesi, il tracciato del percorso che ho effettuato insieme ai miei collaboratori dell’associazione onlus Olimpiadi del Cuore e ai colleghi della televisione di Mediaset per Rete 4 e di RealLife tv di Maurizio Rasio, un importante produttore romano.
Una monovolume piena come un uovo
Partenza da Forte dei Marmi, provincia di Lucca, a bordo della nostra Fiat Scudo 2.4 Turbo Diesel [foto 2] carica come non mai di attrezzature fotografiche, telecamere digitali, valigie piene di abbigliamento e scarpe da trekking, abiti leggeri per giornate assolate ma anche impermeabili tascabili tipo campeggio per fronteggiare i rovesci e i temporali che, frequentemente, si alternano a giornate di sole e di cielo azzurro in quella terra benedetta. La prima parte del viaggio l’ho vissuta in compagnia di Simona – nata il 2 ottobre, guarda caso, festa degli angeli custodi – una persona speciale che, da ormai due anni, mi segue ovunque con una dedizione e una passione particolare per la preghiera e la fede mariana che trascina tutto il mio gruppo.
Simona è una bella ragazza, figlia di una famiglia di gente perbene, grandi lavoratori, proprietari del Bracchetto Vetta [foto 3], un bel campeggio nel paradiso delle Cinque Terre, in provincia di La Spezia, nel territorio del comune di Carrodano, a due passi dal mare di Levanto e ad appena un chilometro e mezzo dal casello autostradale di Carrodano-Levanto della A12 Genova-Livorno. Come ho già ricordato nel primo libro (A un passo dal baratro, pp. 212 e 213) questo camping si trova sotto il santuario mariano della Madonna di Roverano e anche questo è, a mio modesto giudizio, un segno della presenza della Vergine in tutte le mie scelte di vita e di lavoro, a partire da quel fatidico 2 febbraio 2009.
Mi ha incuriosito la storia di questo santuario e, prima di cominciare a raccontarvi lo straordinario viaggio attraverso la Croazia e la Bosnia, vi voglio parlare della Madonna di Roverano e della famiglia di Simona, perché ritengo che sia giusto andare a scavare nella vita delle persone che mi aiutano a scrivere e a raccontare queste storie bellissime. Il santuario di Roverano sovrasta il campeggio di Simona, del fratello Danilo, della mamma Rosalba e di Paolo, 66 anni, ex sindaco di Carrodano, gran lavoratore e vero e proprio artefice di questa attività fra mare e monti che non conosce soste durante tutto l’anno.
Per la verità, Paolo Amabene, pur vivendo sotto il santuario della Madonna di Roverano per anni, è stato un ottimo amministratore della giunta di sinistra di questo comune della Val di Vara, ma sempre poco incline alla fede e alla devozione mariana. Infatti, quando c’è una celebrazione importante, il rettore del santuario di solito guida la recita del rosario con un grosso megafono creando un poco di sco...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Ai miei cari lettori, pellegrini e amici sacerdoti…
  5. 1. Viaggio a Medjugorje
  6. 2. I miracoli di Medjugorje
  7. 3. La Madonna e i campioni dello sport
  8. 4. L’isola francescana e il Festival dei Giovani a Medjugorje
  9. Il capitolo delle ultime notizie. Il miracolo di Gioia del Colle e i documenti top secret della polizia comunista su Medjugorje
  10. Informazioni utili
  11. IMMAGINI