Il miracolo della conversione
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Il miracolo della conversione

  1. 182 pagine
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Il miracolo della conversione

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Dio concede molti miracoli e guarigioni di carattere fisico, affinché gli uomini vengano scossi dal loro torpore spirituale e si aprano alla grazia della fede. Tuttavia, il miracolo di una persona che si converte ha una forza di persuasione ancora più grande. Le persone che cambiano vita - che passano dall'incredulità alla fede e che lasciano la via larga del mondo per intraprendere quella stretta del Vangelo - sono uno degli eventi più straordinari che possano accadere sulla terra. Per padre Livio sono il segno che Dio c'è e che è infaticabile nel cercare chi è immerso nelle tenebre della menzogna e della morte. Le persone che scelgono definitivamente il bene, rifiutando per sempre il male, rivelano l'opera di Dio che agisce in modo efficace anche se nascosto. Nella conversione l'uomo ha a che fare con Dio. La sofferenza e la gioia, il timore e la fiducia si mescolano nelle acque agitate del cuore. Chi si converte sperimenta, sul piano soprannaturale, il travaglio doloroso del parto e la gioia di una nuova nascita. Un viaggio affascinante nel mistero dell'anima.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788858506707

1

FÈRMATI

Caro amico, la vita è un mistero inafferrabile per chi non ha la luce della fede. Uno si trova a esistere, senza essere stato interpellato. Come d’altra parte sarebbe stato possibile? Il fatto di esistere o di non esistere non è dipeso da te. Chi dunque lo ha deciso al tuo posto? Chi ti ha voluto nella tua identità irripetibile? Chi ha stabilito il come, il quando e il dove della tua entrata sulla scena del mondo? È un rompicapo che non hai la capacità di risolvere. Ma intanto la vita procede, inarrestabile. Chi potrebbe trattenere in mano un solo istante? La macchina del tempo è sempre in moto. L’uomo è rosicchiato dalla morte fin dal primo istante in cui è concepito. Nei primi anni del tuo cammino guardavi avanti, come se il futuro fosse un oceano sconfinato nel quale navigare a piacimento. La tua vita era piena di speranze. Non ti precludevi nessuna possibilità. Poi ti sei reso conto che le illusioni svaniscono e che le disillusioni si moltiplicano. Le onde ti hanno sballottato qua e là e tu hai cercato di stare a galla come hai potuto. Non ti aspettavi che vivere fosse così difficile e così denso di incognite. Man mano che procedevi, hai perso la tua luce interiore. Non hai più una bussola che ti indica la direzione. Vai avanti, ma non sai neppure tu verso dove. Procedi spinto dalla forza di inerzia dei giorni che si succedono e che si ripetono, abbreviando il tempo che hai a disposizione. Invano cerchi di tornare indietro o di frenare la corsa. Ti sei chiesto che cosa ti aspetta nella tenebra che si addensa davanti ai tuoi occhi?
Comprendi anche tu che è una follia procedere su una strada di cui non conosci lo sbocco. All’inizio, trovandola ampia e affollata, pensavi che fosse un percorso agevole. Man mano che procedevi, le tue sicurezze hanno incominciato a vacillare. Lungo il ciglio hai visto moltiplicarsi i cadaveri di chi ti precedeva e che tu cercavi di sopravanzare. Il paesaggio si faceva sempre più aspro e inospitale, come le propaggini riarse del deserto. Prima il timore, poi l’angoscia e infine una cupa disperazione ti hanno paralizzato il cuore. Ti sei chiesto: “Dove sto andando?”. A ogni tornante guardavi avanti cercando una meta che avesse una parvenza di sicurezza. Ti è sorto il dubbio che ci fosse uno sbocco. E se si trattasse di una strada senza uscita? Se il tuo destino fosse quello di correre fino all’esaurimento e poi stramazzare per terra come quelli che hai lasciato alle spalle? Se all’improvviso si aprisse davanti a te un abisso tenebroso dove precipitare? Forse hai già incominciato a scivolare lungo la china. Che fare? Fermarti, aggrappandoti a un qualsiasi appiglio, o lasciarti andare? In questo caso che sarà della tua vita? Ti eri illuso di tenerla in mano e ora ti sta sfuggendo via, come se qualcuno si riprendesse quello che ti aveva dato.
Caro amico, non procedere su una strada senza sbocchi. Non avanzare nel fitto di una tenebra che nasconde insidie mortali. La vita è un’occasione unica, che puoi vivere una sola volta. Non puoi stracciarla come un pezzo di carta inutile. Fèrmati, intanto che sei in tempo, prima che il precipizio ti inghiottisca.
La strada che avevi intrapreso con tanta baldanza è «la via spaziosa che porta alla perdizione» (Matteo 7,13). Forse te lo avevano detto, ma non ci avevi creduto. Man mano che andavi avanti si era affacciato più di un dubbio, ma l’avevi prontamente rimosso. Ora te ne sei convinto per esperienza personale. Pensavi che tutto ti fosse permesso e che ogni fame avesse un cibo appropriato. All’inizio ti sembrava tutto facile e che ogni desiderio potesse essere soddisfatto. Ti muovevi a tuo agio nella fiera delle vanità punteggiata dalle sue false luci. Cercavi la felicità ma senza mai trovarla. Ogni volta che l’afferravi, ti svaniva fra le dita, impalpabile, inafferrabile. Le acque torbide dell’inquietudine, della delusione e dell’angoscia hanno incominciato ad assediarti, crescendo ogni giorno, fino a sommergerti. Da tempo non dormi più il sonno del giusto. Quando è stata l’ultima notte in cui ti sei addormentato in pace con te stesso? Senti il peso della vita trascorsa che ti opprime. Quante battaglie perdute, quante ferite sanguinanti, quanti morsi dati e ricevuti. Il Male, questa entità misteriosa ma onnipresente, ti preme sulle spalle, ti corrode dal di dentro, ti toglie la gioia di vivere. Eppure ogni giorno ti alzi di nuovo e ripeti i riti sempre uguali delle cose che passano, delle vanità che illudono, delle parole che ingannano. Vai avanti come un condannato a morte. Forse hai perso la speranza. Forse pensi davvero che non avrai una nuova possibilità.
La via della perdizione è quella della rovina della vita. Molti sono quelli che la percorrono. Pensavi di essere in buona compagnia. Poi hai scoperto che ognuno è solo, acquattato nel suo oscuro limite. Al termine di questo orribile percorso vi è un baratro, dal quale nessuno può uscire, una volta che vi sia precipitato. Non mancano quelli che, come sonnambuli, la percorrono fino alla fine, nonostante i segnali di allarme che hanno avvertito. Non hanno voluto fermarsi per rendersi conto di dove andavano a finire. Morta la speranza, hanno deciso di morire essi stessi. Ma di quale morte si tratta? Si sono lasciati divorare dal Male. Errore fatale, senza rimedio. Nella vita si possono fare innumerevoli errori, ma solo questo è veramente mortale. Tu lo devi assolutamente evitare. Se avverti che sei sulla strada sbagliata, non fare un passo oltre. Ogni passo che facessi in più, comprometterebbe la situazione. Non seguire le zanzare impazzite che corrono verso il fuoco nel quale bruceranno. Fèrmati e incomincia a riflettere. Questo solo fatto significa che in te si è accesa di nuovo la luce fioca di una sapienza che avevi perduto. L’uomo saggio prende in considerazione di poter sbagliare e di aver sbagliato. Questo piccolo atto di umiltà potrebbe essere l’inizio della tua salvezza.
Lascia pure che gli altri continuino il loro forsennato cammino. Tu fèrmati e guardati intorno. Dopo tanto correre dove sei finito? È in quella terra arida e desolata che volevi dirigerti? Non ti sorge il dubbio di aver sbagliato strada? Che cosa farebbe una persona saggia? C’è una sola cosa da fare, caro amico. Quando uno dubita che la strada sia giusta, si ferma. Se ha la certezza dell’errore commesso, torna indietro. Molti non lo fanno perché ormai sono completamente accecati. Il loro cuore si è indurito e non lascia filtrare il minimo raggio di luce. In gioco c’è la vita, il suo valore, il suo destino eterno. Non rimuovere l’invito a fermarti. È una questione di vita o di morte.

2

RIENTRA IN TE STESSO

Che cosa significa fermarsi quando si incomincia a dubitare di essere sulla strada giusta? Significa rientrare in se stessi e prendere in esame la propria vita. Caro amico, la vita è un’occasione unica che ti è concessa una sola volta. Non cadere nell’inganno di chi prospetta una infinita possibilità di esistenze, durante le quali potresti realizzare ciò che non sei riuscito a fare in quella che stai vivendo. L’uomo è un abile ingannatore di se stesso e cerca di consolarsi con delle illusioni che non gli giovano a nulla. Ti è stata donata una sola esistenza da spendere ed è qui e ora che devi giocare le tue carte. Se ti realizzi, lo è per sempre. Se fallisci, sappi che si tratta di una rovina eterna. La vita che hai non è tua, ma ti è stata affidata. Tuttavia tu ne sei responsabile. È un talento che devi investire, un seme che devi far fruttificare. Se ti rendi conto che stai sperperando tempo ed energie perché hai preso una strada sbagliata, non esitare a fermarti. La posta in gioco è infatti la più alta possibile.
Hai incominciato a sentire diversi campanelli di allarme, intorno a te e soprattutto dentro di te. L’inquietudine, la delusione, la paura e l’angoscia si fanno largo ogni giorno di più negli anfratti del tuo cuore. Avverti che la tua esistenza va verso la rovina. Più rimandi l’appuntamento con te stesso e più la situazione si aggrava. Prendi coraggio e mettiti in questione. Ti ricordo che nella visione cristiana della vita tutto può essere deciso negli ultimi istanti. Puoi riscattare in poco tempo tutto quello che hai dissipato in precedenza. La storia del cristianesimo è popolata da una moltitudine di convertiti, molti dei quali negli ultimi istanti. Il primo a entrare con Gesù in paradiso non è forse stato un malfattore pentito? Aveva dissipato la sua esistenza su un cammino di perdizione. Nell’ultima ora, quando tutto sembrava perduto, la situazione si è radicalmente capovolta. Non dire mai a te stesso che non sei più in tempo. In un giorno, in un’ora, in pochi minuti la tua situazione esistenziale può essere ribaltata e passare dalla morte alla resurrezione.
Hai deciso di fermarti, di guardare in faccia la tua vita. Saggia decisione la tua. Chi infatti si potrebbe occupare di te e del tuo destino se non tu stesso? Trascorriamo il nostro tempo dedicandoci a risolvere gli infiniti problemi del vivere. Siamo macchine perennemente al lavoro. Ci preoccupiamo di essere efficienti ed entriamo in crisi quando non lo siamo. Rimandiamo sempre a una prossima occasione una verifica sul senso del nostro vivere. Se hai deciso di occuparti finalmente di te stesso, sappi che hai preso una decisione di cui non ti pentirai. A che ti giova proseguire su una strada il cui sbocco ti inquieta? Ma, ora che ti sei fermato, che fare? Dove guardare? A chi chiedere? Dove dirigersi? Ci sono molti che proseguono un cammino come degli automi, senza speranza, solo perché non vedono alternative. Ebbene, caro amico, dopo che ti sei fermato, fai una cosa semplice, alla portata di chiunque e straordinariamente efficace: rientra in te stesso. Vorrei dirti: scopri te stesso, il tuo mondo interiore, di cui avverti l’esistenza, ma che non ha mai veramente visitato. Hai avuto troppa fretta di buttarti nell’arena del mondo, ma hai dimenticato te stesso, quello che tu sei in quelle profondità che neppure sospetti. Te lo consiglia sant’Agostino, un grande convertito, che in un momento di grazia ha deciso di imprimere una svolta radicale alla sua vita. Egli dice a te quello che lui stesso ha fatto: «Rientra in te stesso. Nel tuo intimo abita la verità».
Pensavi che il mondo fosse quello che vedi e nel quale sei immerso. In quell’arena impietosa cercavi invano di realizzarti. Lì inseguivi felicità sfuggenti come chimere. Prendi coscienza che esiste un universo affascinante e misterioso, che è situato dentro di te. Se vuoi dare un senso alla tua vita è in questa dimensione di te stesso che devi incominciare a scavare. Tu nel tuo intimo sei un abisso insondabile di luce, un mistero che non riesci a scandagliare. Va’ in profondità, al di là della giungla dei pensieri, dei sentimenti, dei desideri e delle passioni che si affollano alla superficie. Rimuovi le sedimentazioni che si sono depositate, impedendoti di essere presente a te stesso. Vai alla radice del tuo io, liberandolo delle zavorre che lo soffocano ogni giorno di più. C’è un fondo in ogni uomo, che mistici di ogni religione hanno intravisto, dove ognuno scopre la sua misteriosa identità, la sorgente inesauribile di vita che lo fa esistere. Tu devi arrivare alla radice di te stesso, per scoprire chi sei veramente e qual è il destino che ti attende. Non troverai mai la strada della vita, se non compi questo viaggio, alla ricerca del punto focale che accende la luce misteriosa del tuo io. La scoperta dell’universo interiore rappresenta una svolta fondamentale nella vita. Scopri una dimensione dell’essere che non cesserà mai di affascinarti. Ti rendi conto di avere un’anima che avevi sepolto sotto la coltre dell’effimero. Anzi comprendi che tu stesso sei quell’anima che avevi perduto, perché ti eri lasciato divorare dalle fami del tuo io egoistico.
Rientra in te stesso e scopri la parte migliore di te, la tua anima spirituale e immortale. Allora ti renderai conto che in ogni uomo non c’è solo una componente terrestre, che viene dalla polvere e alla polvere ritorna. Ti eri identificato con quella ed eri in balìa delle sue insaziabili avidità. Ora la tua situazione è radicalmente cambiata. Hai scoperto nel tuo intimo un tesoro prezioso, irriducibile alla materia con la quale ti eri identificato. È una scintilla divina che ti illumina e che suscita in te fremiti di eternità, di bellezza e di verità. L’orizzonte finito, entro il quale sperperavi la vita, svela il suo limite angusto. Guardi al mondo esterno e, pur nella sua vastità, ti appare soffocante. La tua anima va al di là, alla ricerca di un “Assoluto” che non conosce, ma dal quale si sente attirata. Le luci del mondo ti appaiono false, le sue felicità illusorie, le sue ricchezze zavorra, i suoi tesori spazzatura. Senti sussurrare agli orecchi del cuore una parola ascoltata distrattamente e alla quale non avevi dato peso: Dio. Ora, forse per la prima volta, non ti sembra un soffio di voce, privo di consistenza. La tua anima freme all’udirla, come se la conoscesse da sempre, come se fosse impressa nelle sue fibre. Pensavi che Dio fosse morto, travolto dalle conquiste dell’uomo evoluto. Ma ecco che, sotto le macerie del tuo io, la sua luce si fa strada, la sua voce si fa udire, il suo mistero si fa presente.
Caro amico, questo è un momento decisivo della tua vita. Non lasciartelo rubare dalle tenebre dell’inconsistenza e dell’inganno. Tienilo stretto nel forziere del cuore come una perla preziosa. Hai trovato ciò che cercavi da sempre senza saperlo.

3

ASCOLTA

Quando una persona rientra in se stessa, compie un passo fondamentale, che può decidere dell’intera sua vita. Scopre una parte di se stessa, la più autentica e la più profonda, che aveva sistematicamente ignorato o, peggio ancora, volutamente emarginato. Dio stesso, nella sua sollecitudine per la salvezza di ogni anima, non di rado interviene per favorire questi momenti di grazia. A volte può essere una grande gioia, ma più spesso è l’appuntamento con le difficoltà della vita, con le sofferenze fisiche e morali, o con situazioni estreme, dalle quali non si intravede una via di uscita. Il mondo esterno è un tritacarne inesorabile, che prima o poi ti costringe a prendere le distanze per riflettere. Se hai la saggezza e la forza di staccarti dai suoi ingranaggi e rientri in te stesso, scopri nuovi orizzonti pieni di speranza. Dentro di sé l’uomo è portatore di un mondo sconfinato, che chiede di essere esplorato e conosciuto. È il mondo dello spirito, che fa parte del suo stesso essere. È quella dimensione della vita che troppi ignorano e che perciò sciupano trascinati, via dalle cose che passano.
Come fare per rientrare in se stessi? È forse indispensabile una disciplina particolare, che richiede fatica e applicazione, come ci suggeriscono le religioni orientali? Oggi non pochi seguono questa strada, ma alla fine si ritrovano sempre nella prigione angusta del proprio io. Tu segui la via evangelica, quella che consiglia Gesù. Raccogliti in un luogo solitario, nel silenzio di una chiesa, nella pace della natura, o persino nella tua cameretta, e incomincia a pregare. Intendo alludere a quella preghiera semplice, che affiora spontanea sulle labbra del cuore e che compie il miracolo di farti uscire dalla tua prigione esistenziale e di renderti attento alla presenza di Dio. «Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Matteo 6,6). Forse non ti aspettavi che trovare Dio fosse in fondo così facile e così accessibile a tutti.
Probabilmente non esiste nessun uomo che, nella sua vita, non abbia mai pregato. La preghiera è un’esigenza della natura umana, come il mangiare e il respirare. Non dirmi che non sai pregare. Ti basta pronunciare il nome di Dio perché la preghiera sgorghi come una sorgente d’acqua pura nel centro del tuo cuore. Ti suggerisco per prima cosa la preghiera di ascolto. Dio parla all’uomo, in innumerevoli modi, ma in particolare si fa sentire nell’intimo di ognuno. Chissà quante volte ti ha chiamato, ti ha sussurrato, ti ha incoraggiato, ti ha ammonito, ma tu non te ne sei accorto, perché la sua voce era coperta dal frastuono di altre voci. Impara ad ascoltare la voce di Dio dentro di te. È un esercizio di discernimento nel quale ti devi affinare, perché nulla è più importante della sua parola, che sostiene e illumina nel cammino della vita. Non sempre Dio ti parla direttamente. Il più delle volte lo fa indirettamente e tu lo cogli nell’ascolto di quelle voci sommesse che si agitano nel tuo intimo.
Quali voci senti salire dal fondo del tuo cuore? Incomincia a discernere le voci dell’amarezza e cerca di capire che cosa Dio ti vuole dire attraverso di loro. In te c’è l’amarezza delle disillusioni e dei fallimenti che non avevi messo nel preventivo della vita. Ti eri incamminato su una strada punteggiata da false luci, che ti hanno tratto in inganno. Le illusioni si sono dissolte ogni volta che credevi di tenerle in pugno. Nulla di ciò che hai cercato nell’arena del mondo ti ha fatto felice. Chi, facendo il bilancio degli anni che ha vissuto, può dirsi soddisfatto di ciò che ha realizzato? Chi non ha avuto la grazia di incontrare Dio, che cosa si trova in mano? Ti ricordi la parabola di Gesù riguardo a quell’uomo ricco, i cui granai erano ricolmi e prospettava a se stesso un avvenire felice? Mentre si cullava nelle sue illusioni, Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?» (Luca 12,20).
All’amarezza di aver sciupato la vita, si aggiungono l’angoscia del tempo che passa e il timore della morte che si avvicina. È un pensiero che si presenta puntuale ogni volta che ti alzi al mattino e che ti guardi allo specchio, ogni volta che una stagione passa o ogni volta che una persona cara lascia questo mondo. Il tempo scorre inesorabile e tu hai già incominciato a guardare al futuro con sgomento. Tuttavia ciò che ti tormenta di più è il peso del male che ti assedia e ti soffoca. Senti il suo veleno che ti paralizza, fino a renderti schiavo. Hai imparato a tue spese che il male fa male e che lascia i segni della devastazione. Senti dentro di te un’inquietudine e un rimorso insopprimibili, nonostante i tuoi tentativi per soffocarli. Caro amico, le voci dell’amarezza, che avverti salire dal profondo della tua anima, non sono necessariamente distruttive. Dio ti parla anche per mezzo loro. Ti mette in guardia dalla strada che stai percorrendo, ammonendoti che è la via della rovina. Ti apre gli occhi sul veleno del peccato, dolce al palato, ma portatore di morte. Ti scuote dall’inerzia con cui ti sei lasciato incatenare e ti chiama alla libertà. Ti svela l’inganno di una vita senza di lui e ti porge la sua mano amica. Ti assicuro che la pedagogia divina è un capolavoro di rispetto e di tenerezza.
Se saprai ascoltare con attenzione, potrai sentire anche altre voci, che salgono da profondità insondabili, ma che tuttavia fanno parte di te. Sono i desideri più profondi del tuo cuore, che avevi sepolto sotto uno strato spesso di detriti, ma che tuttavia stanno riaffiorando. Senti in te il desiderio di luce, che ti aiuti a comprendere il mistero del tuo essere, della sua origine e del suo destino. Senti il desiderio di pulizia, perché avverti di essere sporco, tanto che sei diventato insopportabile a te stesso. Senti il desiderio di pace, con te stesso innanzitutto, perché sei interiormente dilaniato e proietti sugli altri il tuo travaglio interiore. Senti il desiderio di amore, perché hai sperimentato che ogni uomo è inganno e che non vi è una felicità vera senza un amore autentico. Senti il desiderio di eternità, perché sarebbe assurdo il dramma della vita, con le sue cadute, ma anche con le sue grandezze, se tutto finisse con un pugno di polvere.
Caro amico, lascia che amarezze e desideri salgano alla superficie e mettiti in ascolto. Non rigettarli un’altra volta, come spesso hai fatto in passato. Permetti che ti parlino e ti istruiscano. Sappi che Dio ti parla attraverso di loro e ti dispone ad ascoltare la sua voce dolce e soave.

4

GUARDATI COME SEI

C’è un domanda che più volte si è affacciata alla tua mente, ma che forse hai rimosso frettolosamente. Riguarda te stesso, la verità della tua persona. Ti sei mai chiesto chi sei? «E io chi sono?» si chiedeva il pastore errante di leopardiana memoria. Ma la domanda rimane senza riposta, perché senza Dio l’uomo non ha la chiave per dischiudere il mistero. Tuttavia è fondamentale che, lungo il cammino della vita, uno si chieda veramente chi è, al di là della rappresentazione di comodo che si è costruito. Che cosa pensi di te stesso? Chi ritieni di essere? Come ti collochi nei confronti di Dio? Come ti rapporti con i tuoi simili? Hai bisogno di metterti a fuoco e di guardarti con realismo. Guai se nella vita evitassimo questi momenti di verità. Sappi che sono poche le persone che hanno il coraggio di guardarsi come sono. Ci vuole coraggio, ma si tratta di una virtù piuttosto rara. I più amano farsi una rappresentazione di sé che non trova riscontro nella realtà. L’uomo infatti è un astuto ingannatore di se stesso e Gesù con sottile ironia osserva che ha la pretesa di togliere la pagliuzza nell’occhio degli altri, ma non vede la trave che è nel suo. Infatti siamo ben decisi a giustificare le nostre nequizie e ci assolviamo persino dei più gravi delitti, mentre siamo pronti a scandalizzarci quando qualcosa non va negli altri. La rappresentazione di noi stessi è quella celeberrima del Fariseo: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano» (Luca 18,10).
La presunzione di essere giusti, accompagnata dal disprezzo degli altri, è un macigno insormontabile sulla via della conversione. «Medico, cura te stesso» (Luca 4,23) è l’esortazione fatta propria da Gesù. Hai bisogno di vederti come sei, cioè come Dio ti vede. Ti sei costruito un’immagine della tua persona, in modo tale che gli altri, oltre che tu stesso, potessero ammirarla. Ti sei domandato se è veritiera? Si tratta di un punto delicato, perché altrimenti non si spiegherebbero le parole di fuoco di Gesù contro il farisaismo di ogni tempo. Il Maestro divino, mite e umile di cuore, traboccante di bontà per i peccatori allo sbando, usa toni da brivido nei confronti di coloro che vanno in giro in maschera, dando di sé una rappresentazione falsa e ingannatrice: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi, all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità... Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna?» (Matteo 23, 27-28. 33). Gesù non ce l’ha con i peccatori. Anzi, è venuto per espiare i loro peccati. Il suo sdegno si riversa su coloro che recitano la commedia della virtù, mentre sono una sentina di vizi.
Ti assicuro, caro amico, che riconoscersi peccatori è un sollievo. Ci vuole un atto di umiltà, che è l’inizio della saggezza. L’umiltà è uno spillo che sgonfia il tuo io compiaciuto di se stesso. Ti dà fastidio ammettere che anche tu sei come tutti gli altri e forse anche peggio? Ti secca riconoscere che persone che tu guardi dall’alto in basso, sono più avanti di te sulla via di Dio? Il peccato è una malattia che, come le malattie del corpo, non risparmia nessuno. «Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno» si lamenta il salmista (Salmo 6,28). Gli fa eco l’apostolo Paolo, grande peccatore convertito: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3,23). Togliti la maschera e guardati allo specchio. Posa lo sguardo sulle tue ferite spirituali con la stessa attenzione con cui esamineresti que...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Presentazione
  5. 1. Fèrmati
  6. 2. Rientra In Te Stesso
  7. 3. Ascolta
  8. 4. Guardati come Sei
  9. 5. Intèrrogati
  10. 6. Apri il tuo cuore
  11. 7. Una luce ti illumina
  12. 8. Una voce ti chiama
  13. 9. Un amore ti abbraccia
  14. 10. Scopri l’inganno
  15. 11. Scuoti te stesso
  16. 12. Piega le ginocchia
  17. 13. Invoca aiuto
  18. 14. Confida nella misericordia
  19. 15. Spezza le catene
  20. 16. Rinuncia a Satana
  21. 17. Affèrrati alla croce
  22. 18. Làvati nel sangue
  23. 19. Rientra nell’ovile
  24. 20. La gioia del perdono
  25. 21. Il dono della pace
  26. 22. Sei una nuova creatura
  27. 23. Grazie Gesù!
  28. 24. Riprendi il cammino
  29. 25. Concèntrati sul cuore
  30. 26. Deciditi per la santità
  31. 27. Sii docile allo Spirito
  32. 28. Gesù è sempre con te
  33. 29. Affìdati a Maria
  34. 30. Prega incessantemente
  35. 31. “Rumina” la parola
  36. 32. Cìbati dell’Eucaristia
  37. 33. Testimonia con la vita
  38. 34. Non cedere allo scoraggiamento
  39. 35. Persevera fino alla fine
  40. 36. L’abbraccio di Gesù