Vaticano Massone
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Vaticano Massone

Un patto segreto e una finta inimicizia

  1. 546 pagine
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Vaticano Massone

Un patto segreto e una finta inimicizia

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Massoneria e Chiesa. Massoneria e finanza. Massoneria e Vatileaks. Massoneria e dittatura argentina. Massoneria e gesuiti. Massoneria e papa Francesco. I legami, il più delle volte occulti e segreti, tra Chiesa e massoneria sono tribolati e controversi, ma pur tra alterne vicende, sempre solidi. Ciò che da più parti si suggerisce e ventila è che dietro ai più recenti e rivoluzionari avvenimenti vaticani a partire dalle dimissioni di papa Benedetto XVI, ci sia la mano delle logge. E nei corridoi dei Sacri Palazzi si mormora che persino l'elezione del nuovo papa sia opera loro. Dopo un papato di chiusura come quello di Ratzinger, è probabile che siano molti tra gli affiliati a sperare di rinverdire grazie al gesuita Bergoglio le antiche simpatie tra Compagnia di Gesù e massoni. Basata su documenti scottanti - su tutti uno scambio epistolare inedito tra la Santa Sede e i vertici della massoneria - su interviste esclusive a personaggi chiave, come Licio Gelli, e su scrupolose ricostruzioni, un'inchiesta eclatante sugli intrecci molto stretti tra Chiesa, massoneria, politica, mafia, finanza. Un'indagine rigorosa che rende imperiosa una domanda: riuscirà il nuovo papa, lambito da sospetti sui contatti (o almeno rumorosi silenzi) con la dittatura argentina, a sua volta fortemente massonica, a rinnovare davvero un'istituzione sulle soglie dell'anarchia?

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Informazioni

PARTE PRIMA

LO SCONTRO IN VATICANO,
I SOLDI, IL POTERE

1

La posta in gioco

Logge massoniche, gesuiti e altri poteri in lotta
L’elezione di un gesuita, padre Jorge Mario Bergoglio, al soglio di Pietro rappresenta un fatto epocale.
La vittoria in conclave del primo papa gesuita della storia è avvenuta dopo un gigantesco scontro di potere, le cui proporzioni non sono ancora state comprese. Il pendolo della storia si è spostato, compiendo un’oscillazione amplissima, che muta gli equilibri della più antica istituzione del mondo. Dopo un periodo lungo 35 anni, iniziato nel 1978 con la salita al soglio di papa Wojtyla e proseguito senza soluzione di continuità con il papato di Ratzinger, tutto sembra cambiare, portando un vento nuovo nelle oscure stanze della curia ma anche nella comunità cattolica mondiale e nel più ampio teatro della geopolitica, della quale il Vaticano è un importantissimo attore.
Che significato profondo ha la salita del gesuita Bergoglio al soglio papale? Quali conseguenze saranno prodotte da una svolta che è stata salutata con gioia dai fedeli, ma che è stata valutata troppo superficialmente?
Quali forze hanno ribaltato l’esito apparentemente scritto di un conclave che sembrava assegnare il papato a figure molto distanti da quella di Bergoglio e persino antagoniste, come nel caso del cardinale Angelo Scola, esponente di Comunione e Liberazione?
L’opinione pubblica ha iniziato a percepire che dietro allo scontro interno, senza precedenti, c’è molto di più: una lotta tra fazioni che si contendono il futuro stesso della Chiesa di Roma. Si avverte la presenza di un oscuro disegno, di un “livello” molto più alto di confronto: e i nodi da sciogliere, per capire quanto accade, sono tanti.
Più di un indizio è emerso. Nel corso del lavoro della commissione cardinalizia, l’unica autorizzata a indagare sui porporati coinvolti nella scottante fuga di documenti papali, una parola ha fatto sussultare e fremere persino le foglie dei curatissimi giardini vaticani: “massoneria”.
Dopo l’avvio dell’inchiesta penale che ha portato all’arresto di Paolo Gabriele, l’aiutante di camera di Benedetto XVI, accusato di essere “il corvo”, papa Ratzinger, oggi “emerito”, ha più volte chiamato a rapporto i tre cardinali della commissione da lui incaricata di fare piena luce sul caso Vatileaks.
Per un insieme di ragioni, i poteri di tale commissione erano enormi. Poiché i cardinali incaricati erano tutti “emeriti”, cioè liberi da incarichi pastorali o di curia e quindi con molto tempo a disposizione per indagare, ed essendo ultraottantenni e quindi slegati dal conclave, erano, o perlomeno dovevano essere, super partes. Il mandato pontificio li rendeva in grado di operare in estrema libertà, per cui potevano “scavalcare” gerarchie e procedere in un fitto calendario di audizioni e accertamenti che si sono svolti parallelamente all’indagine dei magistrati e della gendarmeria vaticani.
È così che il capo commissione, lo spagnolo Julian Herranz, giurista dell’Opus Dei, lo slovacco Jozef Tomko, ex prefetto di Propaganda Fide, e l’italiano Salvatore De Giorgi, ex arcivescovo di Palermo, hanno relazionato direttamente al pontefice, nella terza Loggia dove hanno sede l’appartamento papale e la Segreteria di stato. Una relazione sconvolgente, a quanto è dato sapere; talmente forte da essere stata determinante nella scelta di Ratzinger di dimettersi. Ratzinger l’ha fatto leggere solo al suo successore, papa Bergoglio. Ma non è escluso che sia stato determinante nel bloccare in conclave la candidatura di Scola e di altri candidati appoggiati da potenti gruppi integralisti.
Il faldone è stato blindato nella cassaforte di una stanza nella seconda Loggia del palazzo apostolico. È il dossier dei veleni, dei miasmi della curia, dei segreti che in Vaticano non restano mai tali. A redigerlo, sotto il controllo dei tre cardinali detective, è stato padre Luigi Martignani, un frate cappuccino, già minutante della Segreteria di stato che ha fatto da segretario ai tre alti prelati. Giochi di potere, sesso, denaro: tutto è confluito in quel rapporto, che dovrà orientare l’azione di Bergoglio nella riforma della curia. Non c’è solo la violazione del sesto e settimo comandamento (non commettere atti impuri e non rubare), con tutto quello che ciò comporta in termini di credibilità per la Chiesa (a partire dallo Ior). Le piaghe della Chiesa sono molto profonde. Quali sono le “radici” di questi mali? Come ha ricordato l’ex vaticanista di «Repubblica» Marco Politi (oggi analista de «Il Fatto Quotidiano» e autore di Joseph Ratzinger. Crisi di un papato) in un’intervista a Pierluigi Mele di Rainews, «Noi sappiamo, proprio in base ai documenti di “Vatileaks”, che nel Vaticano ci sono fenomeni di corruzione, che c’è un grande problema nell’opacità della banca vaticana, che ci sono lotte di cardinali, che c’è stato un grande malumore nei confronti del segretario di stato Bertone. Tutto questo deriva in parte anche dalla mancanza di forze di Benedetto XVI, che è un grande predicatore, ma non ha il talento dell’uomo di governo e ha fatto l’errore di prendersi come braccio destro anche una persona che ha una formazione soprattutto teorica, come il cardinale Tarcisio Bertone e non viene dall’esperienza diplomatica e non conosceva la macchina vaticana e non aveva esperienza dell’apparato vaticano. Ovviamente se andiamo alle radici profonde di questi mali sono in una mancanza di coerenza: perché da un lato il messaggio della chiesa è molto alto e dall’altro – come ha denunciato lo stesso papa Ratzinger – ci sono carrierismi, divisioni, egoismi, interessi personali e quindi, da un lato, troppo spesso vediamo prelati coinvolti in affari di denaro e negli ultimi anni l’opinione pubblica è diventata estremamente esigente contro quelli che sono gli scandali e abusi sessuali, che per decenni sono stati nascosti dalla Chiesa».
Soffermiamoci ancora un attimo sul lavoro dei tre cardinali, perché la vicenda è collegata al tema delle forze che occultamente operano in Vaticano. I mesi di lavoro alla ricerca del responsabile del continuo esodo di documenti riservati al di fuori delle mura leonine sono stati cadenzati da un ritmo serrato: ad allarmare – metaforicamente – non è stata la “perdita d’acqua”, bensì l’idea della falla nelle mura del castello di una delle ultime monarchie assolute del pianeta. Oltre al danno, la beffa: non solo la fuga di notizie e la sottrazione di documenti custoditi sulla scrivania di uno degli uomini più potenti del mondo, non solo il fermo di uno dei fedelissimi del papa, il maggiordomo del pontefice accusato di essere uno dei cosiddetti corvi, ma anche l’ombra della massoneria, il “nemico” per antonomasia, pericoloso come il comunismo, statutariamente condannato da secoli perché accusato di cospirare contro la Chiesa per distruggerla.
Nel corso di uno dei tanti interrogatori della tarda primavera 2012, un laico di cittadinanza italiana, un dipendente della Segreteria di stato, ha inquadrato la propria partecipazione alla fuga di notizie in uno scenario ancora più inquietante di quanto già non avesse suggerito la vicenda del maggiordomo-corvo.
Le dichiarazioni del dipendente laico, rese quasi in lacrime, hanno aperto uno squarcio sui mandanti, delineando un retroterra misterioso: «Mi sono messo al servizio di una Loggia massonica che opera dentro il Vaticano e della quale fanno parte anche dei cardinali. Scopo della nostra azione, portata avanti nella convinzione di fare il bene della Chiesa, è quello di mettere fine all’attuale situazione di anarchia che mette a rischio la cristianità»1. Qual è l’obiettivo immediato? Colpire il cardinale Tarcisio Bertone, alla guida della Segreteria di stato dal 2006, «per arrivare alla sua sostituzione»2.
Dietro la confessione filtrata dalle mura leonine a fine maggio 2012, rivelatrice delle intenzioni di tagliare fuori dal governo della Chiesa il cardinale Bertone, c’è davvero una Loggia massonica avvinghiata al cuore del Vaticano?
È in atto un evidente scontro di potere. Nel conflitto è emerso che nessuna stanza dei bottoni è inviolabile. Tuttavia i misteri restano, come rimangono oscuri sia il burattinaio sia la regia. E il processo a Paolo Gabriele ha fatto emergere che tra le migliaia di pagine di documenti sequestrati il 25 maggio 2012 nell’abitazione del maggiordomo papale Paolo Gabriele «moltissime riguardavano la massoneria e i servizi segreti», come hanno dichiarato in aula il 2 ottobre 2012 gli agenti della gendarmeria che hanno effettuato le perquisizioni.
Inoltre, nell’abitazione del “corvo”, situata in via Egidio, vicino all’«Osservatore Romano», sono stati rinvenuti manuali e documentazioni di intelligence con istruzioni su tecniche di pedinamento e di intercettazioni ambientali, oltre a numerose carte su modalità di spionaggio e di rilevazione di tracce.
Tra le carte sequestrate figuravano anche dossier sulla P3 e sulla P4, oltre a documenti che testimoniavano una sorta di ossessione per la figura di Luigi Bisignani, oggetto di decine di carte. A ciò si aggiunge una vera e propria attività di dossieraggio su questioni spinose: il caso Boffo, le procedure interne di funzionamento della gendarmeria vaticana e la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Nomi pesanti
C’è poi da considerare la rete dei confidenti dell’ex maggiordomo di Benedetto XVI: nomi di cardinali influenti, come il vicario papale per la Città del Vaticano monsignor Angelo Comastri e l’ex vicecamerlengo Paolo Sardi, indicati come appartenenti a una Loggia massonica interna; vescovi come Francesco Cavina (ora alla diocesi di Carpi, ma in precedenza alla Segreteria di stato), e persone in passato molto vicine a papa Ratzinger, come l’ex segretaria Ingrid Stampa.
Queste erano alcune tra le persone con cui Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo papale condannato per il furto di documenti riservati, aveva contatti e scambiava confidenze su problemi riguardanti la Santa Sede, secondo quanto è emerso dall’interrogatorio reso il 6 giugno 2012 da Gabriele al giudice istruttore Piero Antonio Bonnet e reso pubblico il 2 ottobre 2012 nella seconda udienza del processo.
Nell’aula del tribunale d’Oltretevere il promotore di giustizia Nicola Picardi ha chiesto conto a Gabriele di quanto detto nell’interrogatorio sul fatto di essersi sentito «suggestionato» dalla «situazione ambientale» parlando di vicende che costituivano «scandalo per la fede» e delle «confidenze che scambiava con il cardinale Comastri, con monsignor Cavina, con il cardinale Sardi», che aveva definito «una specie di guida spirituale», «e con Ingrid Stampa».
Il magistrato gli ha anche chiesto se c’era solo “suggestione” o anche “collaborazione”. Gabriele ha però risposto di non riconoscersi in tale «ricostruzione», frutto di una «estrema sintesi di un discorso molto più ampio» sulla motivazione che l’aveva spinto a fare quello che ha fatto. Ha ricordato che i suoi rapporti con i prelati partivano dai primi tempi del suo lavoro in Vaticano, in particolare alla Segreteria di stato, dove quello con monsignor Sardi era stato un «primo approccio» con una persona poi da lui individuata come «un punto di riferimento».
«Poi negli anni» ha aggiunto «le cose sono cambiate e ora ritengo di non poterlo più definire come una guida spirituale.»
L’ex maggiordomo ha contestato che si potesse usare la parola “suggestione” in relazione alle persone citate nel processo, e tanto meno che si potesse parlare di “collaborazione”. «Anche perché dovrei fare altri nomi» ha aggiunto sibillino. E anche quando in istruttoria gli era stato chiesto con quante persone parlava, la risposta era: «Dovrei dire un numero enorme di persone».
È interessante osservare che, oltre a monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Santo Padre, il 2 ottobre 2012 ha testimoniato al processo contro Paolo Gabriele anche la ciellina Cristina Cernetti, una delle Memores Domini che svolgono servizio presso l’appartamento del papa. Tra i testimoni sono comparsi anche i gendarmi Giuseppe Pesce, Gianluca Gauzzi Broccoletti, Costanzo Alessandrini. La testimonianza di quest’ultimo non era stata raccolta nell’ambito dell’inchiesta istruttoria, così come quella di altri quattro testimoni che sono stati ascoltati nell’udienza del 3 ottobre 2012: Luca Cintia, Stefano de Santis, Silvano Carli e Luca Bassetti. «Facevo le fotocopie dei documenti durante l’orario di lavoro, con la fotocopiatrice in dotazione all’ufficio» ha affermato Paolo Gabriele, lanciando sottili messaggi in codice. Gabriele, infatti, parlando delle circostanze in cui si è appropriato dei documenti riservati del pontefice, ha spiegato che aveva una postazione all’interno dell’ufficio dei due segretari del papa, ognuno dei quali dispone di una scrivania. «Essendo il mio movimento all’interno della stanza libero e non avendo un fine malvagio» ha puntualizzato «ho fotocopiato anche in presenza di altri nell’orario in cui la mia presenza era prevista.»
Gabriele si interessava ossessivamente di massoneria: sapeva tutto delle gesta del faccendiere Luigi Bisignani, dalla maxi tangente Enimont transitata per lo Ior allo scandalo della Loggia P4. E poi aveva accumulato una corposa documentazione sulla massoneria internazionale, oltre a un’impressionante mole di manuali da apprendista agente segreto. Nella sua casa a Borgo Pio gli agenti della gendarmeria vaticana hanno trovato un archivio degno di Pio Pompa, il collaboratore del Sismi che il generale Nicolò Pollari chiamava «il mio orecchio».
Numerosi anche i dossier su singole congregazioni, su movimenti ecclesiali e organizzazioni religiose che si fronteggiano nella guerra sotterranea fuori e dentro le Mura Leonine. Segno che Gabriele riteneva di dover indagare su questi fenomeni o di dover prendere posizione nell’ambito di questa guerra, sconosciuta all’opinione pubblica.
Tra i documenti portati via dall’abitazione dell’ex maggiordomo di Benedetto XVI, quelli che hanno sorpreso di più la gendarmeria vaticana, guidata dal comandante Domenico Giani – ex agente dei servizi segreti italiani e stretto collaboratore di super spie come Pollari e Mancini – sono i faldoni dell’inchiesta della procura di Napoli sulla presunta P4 di Luigi Bisignani.
Al maggiordomo infedele, Bisignani e la massoneria interessavano davvero tanto. Gabriele si era studiato tutti gli atti delle ultime inchieste; aveva sottolineato i legami vaticani; si era documentato autonomamente su chi potessero essere i porporati in rapporto con quel sessantenne che da giovane faceva la rassegna stampa per Giulio Andreotti. Gli inquirenti hanno poi trovato anche molte carte sulle Logge massoniche e sulle diverse “obbedienze” dei grembiulini. Non era l’unico ad avere questa “passione”, in Vaticano, poiché come abbiamo visto uno dei funzionari vaticani torchiati all’inizio delle indagini ammise in lacrime di essere «al servizio di una Loggia massonica della quale fanno parte anche dei cardinali».
Tra le carte di Gabriele sono poi spuntati documenti e annotazioni riguardanti Comunione e Liberazione, i Legionari di Cristo, i Neocatecumenali e l’Opus Dei. Oltre a un dossier sul caso di Dino Boffo, l’ex direttore di «Avvenire». Ma la parte più sorprendente dell’archivio riguarda manuali di spionaggio per eseguire intercettazioni, hackeraggio informatico e pedinamenti.
Gli investigatori di Sua Santità si sono chiesti se l’ex cameriere lavorasse per i servizi segreti esteri; il fatto che Giani provenga dai Servizi italiani e che – come approfondiremo in seguito – esistano rapporti forti, istituzionali e non, tra i servizi segreti italiani e quelli vaticani autorizza più di un sospetto.
Nelle testimonianze rese il 3 ottobre 2012, nella terza udienza processuale, dai membri della gendarmeria Stefano De Santis, Silvano Carli, Luca Bassetti e Luca Cintia è stato spiegato che i documenti rilevanti per le indagini, cioè originali e fotocopie di documenti firmati dal papa o diretti a lui da cardinali e anche «uomini politici», alcuni «riservatissimi» perché trovati con la scritta «distruggere», erano «più di un migliaio», e «molti di più» di quelli pubblicati da Gianluigi Nuzzi nel libro Sua Santità.
Molte anche le carte relative «al caso Calvi, lo Ior, l’Aif, Berlusconi» hanno elencato i gendarmi, e poi anche «cristianesimo e yoga, cristianesimo e altre religioni, yoga e buddismo». Altre ricerche riguardavano «come nasco...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Vaticano Massone
  3. Introduzione. Lo scopo dell’inchiesta
  4. Parte Prima - LO SCONTRO IN VATICANO, I SOLDI, IL POTERE
  5. Parte Seconda - LA POSIZIONE DELLE MASSONERIE UFFICIALI NEI CONFRONTI DELLA CHIESA
  6. Parte Terza - LA CONNESSIONE INTERNAZIONALE
  7. Conclusioni
  8. ALLEGATI
  9. IL CARTEGGIO INEDITO TRA SANTA SEDE E MASSONERIA
  10. Copyright