Profumo di lavanda
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Profumo di lavanda

Medjugorje, la storia continua

  1. 322 pagine
  2. Italian
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Profumo di lavanda

Medjugorje, la storia continua

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A Medjugorje la vita di Paolo Brosio ha avuto una svolta inaspettata e sconvolgente. Sulla collina delle apparizioni, dalla cui sommità si scorgono sterminate distese di lavanda, la Madonna ha abbracciato la sua esistenza, facendogli vivere l'esperienza della conversione, della misericordia e della tenerezza di Dio. Ricco di gioia per questa rinascita interiore, il celebre giornalista e conduttore televisivo - dopo una vita disordinata di droga, alcol e sfrenatezze - ha sentito forte il desiderio di narrare l'incontro con Dio e con la Regina della Pace e di condividere l'esperienza di sentirsi amato dal Cielo. Ha cominciato così a tenere incontri pubblici, a fare presentazioni del suo libro A un passo dal baratro - che in poche settimane è diventato un bestseller da 200.000 copie - a invitare amici, conoscenti, lettori e semplici fedeli a seguirlo a Medjugorje in pellegrinaggio. Da quest'intensa attività è nata una ricca trama di nuovi amici, di incontri, di segni e di miracoli che, ancora una volta, Paolo ha voluto raccontare ai suoi moltissimi lettori: per lui è stata una grazia della Madre di Dio, capace di guarire le ferite di ogni cuore trafitto.

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Informazioni

Anno
2010
ISBN
9788858502273

Capitolo 1

LA PROFEZIA DI IRONÌ

La TAC, le ricadute e il risotto di Livorno
«Tu dovevi morire. Eri condannato da due tumori. Uno al fegato e un altro ai polmoni, ma Dio ha revocato la condanna e ti ha restituito la vita, guarendoti le ferite
Ho avvertito subito un senso di nausea. Mi girava la testa e ho avuto tanta paura, paura di morire, di non vedere più i miei amici, mia madre, di non riuscire a portare a termine ciò che sentivo di fare ancora nella vita con tanto entusiasmo.
Ero troppo giovane per morire così, tra atroci sofferenze di una malattia terribile come questa, la stessa che ha stroncato mio padre, morto sotto i miei occhi impotenti dopo più di quaranta giorni di agonia. Ucciso da un tumore al fegato.
Ecco, vedete: quando sentite squillare il campanello dell’ultima chiamata della vita, tutto sembra avvenire troppo presto, maledettamente in fretta.
Ero incredulo di fronte a ciò che mi stava dicendo uno dei più potenti intercessori di grazie per conto di Dio: Ironì Spuldaro, 44 anni, brasiliano dello stato del Paranà.
Mi trovavo a Rimini, era venerdì 1° maggio del 2009 e stavo partecipando, sul palco principale, sotto i grandi capannoni della Fiera, alla XXXII Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, davanti a trentamila persone che stavano ancora pregando e cantando, dopo tre ore passate a invocare lo Spirito, intonando canti di guarigione insieme a questo grandissimo figlio prescelto da Dio.
Un figlio che veniva da tanto lontano e, senza conoscermi, mi rivolgeva la parola guardandomi dritto negli occhi e sbattendomi in faccia una verità atroce con la risoluzione immediata per una malattia drammatica che, altrimenti, sarebbe stata incurabile: gli amici del Rinnovamento, e tra tutti l’avvocato Piergiorgio Merlo di Brescia, mi avevano preannunciato che l’incontro con questo carismatico sarebbe stato sconvolgente. Non pensavo fino a tal punto.
Prima di spiegarvi che cosa significa quella frase lanciata come un sasso nello stagno della mia vita, cerchiamo di capire chi è Spuldaro.
Ironì è nato il 23 gennaio 1966 a Chopinzinho ma oggi è residente con la famiglia a Guarapuava; è sposato con Roziclèia ed è padre di due figli: Lucas e Gabriel.
È un importante ministro laico del culto cattolico, poiché da ventidue anni fa parte del Movimento Carismatico del Brasile ed è attualmente membro del Comitato Nazionale di Servizio del RCCB (Rinnovamento Carismatico Cattolico Brasiliano); è inoltre coordinatore della Conferenza Nazionale dei Vescovi Cattolici Brasiliani.
Ironì esercita il ministero di predicatore in Brasile, in tutti gli stati del Sud America, del Centro America, in Messico, negli Stati Uniti, in Canada e si trova spesso in Europa. A volte la sua presenza è richiesta anche in Estremo Oriente.
Mi pare di avere ancora in mente le parole che mi avevano bisbigliato nell’orecchio Salvatore Martinez e Marcella Reni, rispettivamente presidente e direttore generale del Rinnovamento nello Spirito Santo, poco prima che Ironì cominciasse la sua preghiera d’invocazione per le guarigioni: «Tra qualche minuto vedrai la potenza dello Spirito Santo operare tra i fedeli».
Rimasi a bocca aperta e, come ho ampiamente descritto nell’ultimo capitolo del libro A un passo dal baratro, Ironì Spuldaro, dopo aver a lungo pregato, cantato e ballato insieme ai pellegrini sulle note di varie canzoni a tema, alternando lo schieramento dei fedeli seduti a destra del capannone a quello di sinistra, a un tratto, di colpo, ha cessato di parlare raccontando, o meglio facendo la cronaca, di ciò che Gesù stava compiendo in quel momento: una pioggia di grazie, miracoli di guarigione fisica, psichica e anche tante conversioni o liberazioni spirituali per le persone afflitte dal male. Ciechi che ritrovano la vista, malati che guariscono, ragazzi in carrozzella che camminano, sordi che riacquistano l’udito. Una cosa mai vista prima, una cosa, per me, che aveva dell’incredibile.
Una specie di animatore, come Fiorello quando lavorava nei Club Mediterranèe, però spirituale. Qui a Rimini, infatti, Ironì aveva il compito di curare l’anima dal peccato e dal male che colpisce fisico e psiche.
Lo schema è sempre rigorosamente lo stesso: Gesù che agisce e sempre Ironì che racconta ciò che vede mentre il Signore è all’opera.
Terminato questo spazio per la preghiera di guarigione, il carismatico brasiliano si siede nelle poltroncine della tribuna d’onore dopo aver abbracciato affettuosamente il cardinale Hummes, già arcivescovo di San Paolo, e tutti gli altri vescovi e sacerdoti presenti, mentre la gente, ancora festante, cantava inni al Signore in segno di ringraziamento per le guarigioni dispensate sotto gli occhi di una folla immensa.
Fin qui tutto bene, sennonché Ironì decide di sedersi proprio accanto al sottoscritto e, subito dopo la messa, si rivolge a Milagros, l’interprete, e le dice in portoghese: «A este homen diga a ele que quando sair daqui devo referir a uma coisa importante sobre a sua vida» (“Dì a quest’uomo che quando usciamo di qui gli devo dire una cosa importante sulla sua vita.” N.d.A.).
Con queste parole ho praticamente concluso il primo libro, lasciando tutti con la curiosità di attendere l’uscita di Profumo di lavanda, per andare a fondo alle analisi mediche e capire esattamente che cosa fosse successo dentro di me, in questi ultimi anni.
Ed eccoci, finalmente, al racconto di tutto ciò che è successo nell’arco di un anno e qualche mese.
Secondo Ironì, durante il tempo dell’eucaristia di quella Santa Messa a Rimini, si sarebbe verificata su di me una situazione soprannaturale.
Il carismatico brasiliano descrisse alla signorina Milagros, che traduceva in tempo reale dal portoghese all’italiano, tutto ciò che aveva visto nel giro di quei sette, otto minuti, il tempo necessario a distribuire le ostie sante sul palco e, subito dopo, la comunione.
Ironì fu molto chiaro, sintetico e mi disse che, mentre ero inginocchiato, Gesù Cristo, sceso dall’alto, si era chinato su di me e con la grazia e la potenza della Sua divina misericordia aveva riversato l’acqua dal Suo costato e il sangue delle piaghe e delle Sue ferite sul mio corpo, sanando due mali incurabili che di lì a pochissimi anni mi avrebbero ucciso.
Milagros e la signora Beatriz Vargas, vicepresidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo in Brasile erano accanto a Ironì, che continuò: «Questo signore è stato graziato da Gesù, perché il suo destino era già segnato dalla malattia, un cancro che nessuno sarebbe riuscito a fermare. Il male lo aveva attaccato al fegato e al polmone.
Ora lui diventerà testimone vivente della grazia del Signore operata dentro il suo corpo malato.
La sentenza di morte era già scritta nel Cielo per la sua vita, per tutto ciò che lui aveva fatto e per il male che lui stesso si era provocato.
Egli deve fare immediatamente degli accertamenti clinici. Deve fare le lastre per verificare ciò che gli ho detto, perché i medici gli diranno che hanno trovato delle cicatrici in questi organi. Questo è sicuro perché il Signore me lo ha fatto vedere e io, su questa visione chiara e lineare, non ho alcun dubbio.
In quest’uomo oggi è stato operato un grande miracolo di guarigione fisica, perché il Signore lo ha scelto come testimone della Sua grande opera di misericordia.
Ma non è tutto. C’è dell’altro. Avvertilo che stasera saprò comunicargli anche le parole di profezia che ho avuto in dono per lui da Dio. Per adesso gli posso già annunciare la prima parola, quella di Geremia».
Ed ecco la prima parola di Dio che Ironì ha avuto come dono di profezia:
Geremia 1, 4-10
Oracoli contro Giuda e Gerusalemme, al tempo di Giosia. Vocazione di Geremia.
4Mi fu rivolta la parola del Signore: 5«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». 6Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane». 7Ma il Signore mi disse: «Non dire: sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. 8Non temerli, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. 9Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. 10Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare».
Quando Milagros smette di tradurre le parole di Spuldaro, mi sento a pezzi e ho la stessa sensazione di uno che si è infilato in una lavatrice con il programma “centrifuga” in acqua bollente: sudo ma ho freddo, mi gira la testa e mi sento in pericolo; anzi, no: scampato pericolo. Mi sento incerto se vivere nell’incubo della malattia, ritenendola ancora in atto, oppure affidarmi completamente a quest’uomo di Dio dalla fede forte e dai carismi talmente potenti da annunciare i miracoli di Dio in diretta.
E io, i miracoli, li ho visti per davvero con i miei occhi insieme ad altre trentamila persone. E allora perché temo per la mia salute? Ma non ero già stato salvato dalla Madonna dal precipizio morale?
E allora di quante prove abbiamo ancora bisogno per affidarci completamente? Sono proprio le prove della vita che ci mettono in gara, che ci temprano quando esiste una difficoltà.
Altrimenti, se non ci fossero i momenti di tempesta, provocati nel 99 per cento dei casi dai comportamenti sbagliati nostri o delle persone che ci stanno vicino, la nostra fede sarebbe sempre molto teorica e poco reale. Una fede da libro, una fede da chiacchiere davanti alla gente, una fede senza la tempra del dolore.
E allora mi ricordo le riflessioni che sono volate nella mia mente di fronte al volto serioso e allo sguardo sereno ma severo di Ironì Spuldaro nel momento in cui mi diceva queste cose. Pensavo tra me e dicevo: «Ho trovato la fede, la sbandiero a tutti con gioia e ne sono veramente convinto e allora che problemi ci sono? Ironì parla con Dio e Dio gli dice che mi ha guarito e quindi devo essere felice. Io non sapevo nulla di questa malattia in atto. Io non sapevo nulla di Ironì Spuldaro. Ironì non sapeva nulla di me e non mi aveva mai incontrato prima, e lui stesso era da poco atterrato in Italia dal Brasile».
Ma noi siamo come san Tommaso e gli altri apostoli prima della discesa dello Spirito Santo. Tanta fede ma di quella umana, che di fronte alle difficoltà vere diventa fragile e così sfuma nelle paure e nelle angosce della vita che sono le prove più dure, quelle che fanno subito vacillare tutti i buoni propositi.
Tuttavia mi rendo conto, leggendo attentamente questi versetti di Geremia, che Dio mi ha dato la forza di parlare e di scrivere, davanti all’opinione pubblica, dei miei fatti più privati.
Prima ho provato il disgusto per il peccato, la nausea per ciò che mi stavo facendo in continuazione. Usavo la trasgressione per fuggire dalla realtà che nei fatti mi era ostile: la morte di mio padre, le liti violente nella famiglia con le persone più care, la fuga della donna più amata di sempre con una separazione traumatica che mi ha schiacciato il cuore e l’anima.
E poi, il rimorso della coscienza che mi suggeriva continuamente le mie colpe e cioè di non essere mai stato un buon marito, di non essere mai stato un bravo padre, perché non ho saputo dare un figlio a mia moglie e perché non le ho mai dato la serenità con i miei comportamenti irrazionali, al di fuori del lavoro.
Dio, nel versetto 8, mi ha dato la forza e il coraggio di parlare di queste piaghe sociali, facendo riferimento alla mia vita con efficacia, senza comunicare nozioni generali ma specificando bene la situazione concreta che riflette tantissimi casi simili nella società di oggi, dilaniata dalle separazioni e dai divorzi che hanno messo in ginocchio la famiglia, l’istituzione basilare della società civile insieme alla cellula della Chiesa che è la parrocchia. E oggi posso dire, dopo aver fatto decine di testimonianze in giro per l’Italia che, là dove funzionano bene la parrocchia e soprattutto l’oratorio per i giovani, il quartiere è più sano di altri.
Non sono io a dire che famiglia e parrocchia sono basilari nella società: lo dice da trent’anni consecutivi la Madonna di Medjugorje nei messaggi che lascia ogni giorno ai veggenti per l’umanità.
La gravità del disagio giovanile si ritrova spesso nella tragedia della droga, della cocaina, dell’ecstasi e degli stupefacenti sintetici che girano a fiumi nei locali, nelle scuole, nelle case private, nelle piazze delle città, nelle feste, nei rave party, dove poi accadono tragedie inenarrabili come quella di Duisburg, in Germania, con morti e feriti.
Come fermare queste situazioni drammatiche?
Cominciando dalla famiglia, cominciando dai genitori che mettono al mondo figli che devono proteggere con l’istruzione e la preghiera comunitaria, ossia la preghiera praticata in casa, costruendo un piccolo altarino e pregando il rosario e la coroncina della divina misericordia tutti insieme: i grandi con i piccoli, i nonni con i nipoti, i genitori con i figli.
Senza lo scudo spirituale della preghiera la famiglia è in balia degli attacchi del Maligno, che si materializzano con le tentazioni, i tradimenti, il sesso, il piacere e il divertimento sfrenato, il benessere oltre misura.
Io l’ho capito tardi, dopo una vita con obiettivi falsi, idoli materiali che sono crollati quando ho sbattuto la faccia violentemente contro il muro del dolore della mia esistenza che si è materializzato davanti a me, all’improvviso, quando ho raggiunto il giro di boa dei cinquant’anni.
Questo dolore mi ha piegato in due e mi ha fatto passare dalla disperazione all’impotenza di risolvere i problemi con la testa, con la ragione.
Da qui ho scoperto l’incapacità di aggiustare le storture della vita, le deviazioni della mia mente, schiacciata dalla difficoltà.
Quando ero per terra ho scoperto l’umiltà, un sentimento di semplicità che mi ha fatto arrivare lontano fino a chiedere aiuto alla Madonna, perché non ce la facevo più.
Al versetto 9 si dice: «Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: “Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca”».
E così ho scoperto, grazie a Ironì, per quale motivo ho avuto la sensibilità, l’intelligenza, la capacità di trasmettere emozioni a duecentomila persone che hanno comprato un libro nel quale avevo trovato il coraggio di comunicare la vita vera, quella che non vede nessuno e nessuno può sapere. Oggi lo so, cari amici lettori, Dio ha volto lo sguardo su di me e mi ha suggerito tutto attraverso lo Spirito Santo.
Non ero io quello che parlava e scriveva A un passo dal baratro: era il Signore che si serviva di me per lanciare messaggi di speranza a tutti, poiché, dopo il dolore e le difficoltà, c’è sempre la gioia della resurrezione.
Anche voi potete essere strumenti di Dio, perché ognuno nella sua persona può esserne servo fedele, mettendo a disposizione i suoi carismi, ma per farlo dovete aprire una fenditura del vostro cuore, altrimenti lo Spirito non può entrare, perché Dio, pur essendo onnipotente, ci ama talmente tanto da concederci la libertà di decidere il nostro destino.
È questo il dono del libero arbitrio: essere artefici della propria vita, perché, se lo vogliamo, Lui ci può guidare e farci già vivere in terra così come vivremo accanto al Padre in Cielo.
Ecco, fin qui tutto bene. Sono assolutamente certo che questi concetti siano dettati dallo Spirito, non è farina del mio sacco. Ma rimane un dubbio umano, che s’insinua dentro di me e fa a pugni con la fiducia assoluta nella fede: perché proprio io? Io che vengo da un mondo diverso, lontano anni luce dalla riflessione spirituale; un mondo che affonda le sue radici in una vita materiale, che si nutre del consenso della gente, che si basa sull’immagine, sui contratti televisivi, sul successo personale delle copertine dei giornali, degli speciali della tv e in genere sull’affermazione del proprio “Io”. Perché Ironì parla di me per bocca di Dio dicendomi che sarò profeta delle nazioni? Che cosa c’entro io con le nazioni e con il dono della profezia, cioè di saper trasmettere la parola di Dio a tutti? Ma vi rendete conto? Perché non un’altra persona più preparata di me, meno fragile di quanto lo sia io in questo momento, per resistere alle pressioni e alle tentazioni? Tutte domande che potrebbero rimanere per sempre senza risposte se non fosse entrato nel mio cuore e nella mia seconda vita un elemento nuovo che ha finito per rivoluzionarmi l’esistenza: lo Spirito. Quello Spirito alimentato dalla preghiera del cuore, quella prima preghiera spontanea che mi ha portato sollievo quando stavo morendo, spegnendomi fisicamente e spiritualmente, sovrastato e schiacciato dal dolore. Solo lo Spirito Santo, solo Lui può spiegare la metamorfosi e chiarire il perché del mio coinvolgimento così totale e radicale.
Ma torniamo ora a quei giorni convulsi di Rimini.
Il venerdì sera ci ritroviamo tutti a cena all’hotel Bellevue, un albergo vicino al mare, dove era presente anche il cardinale Clau...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Capitolo 1  LA PROFEZIA DI IRONÌ
  5. Capitolo 2  8 DICEMBRE 2009: IL MIRACOLO DELLA LAVANDA
  6. Capitolo 3  SVELATI I TRE SEGRETI DI CIVITAVECCHIA. NATALE E CAPODANNO 2009 A MEDJUGORJE: LA SVOLTA
  7. Capitolo 4  “I FIGLI DI MEDJUGORJE”
  8. Capitolo 5  SUOR KORNELYA
  9. Capitolo 6  IL MISTERO DEI ROSARI
  10. Ringraziamenti e informazioni utili
  11. IMMAGINI