I misteri di Maria
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I misteri di Maria

Da Saragozza a Medjugorje profezie e segreti che nessuno può ignorare

  1. 322 pagine
  2. Italian
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I misteri di Maria

Da Saragozza a Medjugorje profezie e segreti che nessuno può ignorare

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Il filo narrativo che attraversa questo libro è la "storia segreta" di Maria, così come la svelò al mondo suor Maria di Ágreda, figura straordinaria di mistica, vissuta nel 1600 vicino a Saragozza. Suor Maria venne chiamata "Lady in blue" in Nordamerica, perché con oltre cinquecento fenomeni di bilocazione, riconosciuti persino dal Tribunale dell'Inquisizione, si manifestò anima e corpo nel "Nuovo Mondo" in Texas, Arizona e Messico per catechizzare le tribù. La Chiesa continua a tacere e a sospendere il giudizio sulle apparizioni mariane in Bosnia-Erzegovina, ma i miracoli, i segni, le profezie non cessano di moltiplicarsi e sono il frutto di un preciso disegno che lega Saragozza a Medjugorje. In questi tempi oscuri, la Madonna vuole portare a tutti il suo messaggio di consolazione e di speranza. Per realizzarlo continua a moltiplicare prodigi. I nuovi misteri di Medjugorje, di cui i veggenti sono messaggeri, porgono un invito alla conversione per tutta l'umanità. Paolo Brosio scova storie e indaga avvenimenti inspiegabili con la sua straordinaria capacità di raccontare da cronista e da uomo di fede.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858512876
Categoria
Religion

Capitolo 1

IL LUNGO VIAGGIO DI MARIA
DA SARAGOZZA A MEDJUGORJE

Due suore, l’ospedale e un nuovo libro
Avevo mille idee che mi frullavano per la testa, in quei primi mesi d’inverno del 2014 quando ero a San Giorgio La Molara, vicino a Pietrelcina, nelle terre tanto care a padre Pio.
Non riuscivo a trovare quella notizia che facesse scattare la scintilla per scrivere un libro che mi entusiasmasse davvero.
Ancora una volta mi lasciavo trascinare dai pensieri e, nonostante fossero trascorsi già cinque anni dal mio primo viaggio a Medjugorje, non rammentavo, pensate un po’, che per sbloccare le situazioni spinose è sufficiente avere bene in testa una cosa molto semplice: elevare lo sguardo verso il Cielo e chiedere lumi a Dio, invocando lo Spirito Santo.
Insomma, una bella preghiera.
E così fu. Nella cappellina di Piana Romana – dove si conserva l’olmo ai piedi del quale padre Pio ricevette dal Signore le prime stimmate – durante la messa celebrata da don Luigi Ulano, chiesi alla Madonna di illuminarmi nelle scelte della vita [foto 7].
Era il 2 febbraio e coincideva con l’anniversario della mia conversione che risale al 2009, un momento così intenso che ancora rivivo in ogni suo istante.
Oggi, mentre scrivo queste righe, è la vigilia di Ferragosto. In quel giorno, in quella terra benedetta dalla presenza di padre Pio, con quelle montagne brulle e povere che tanto somigliano al Podbrdo e al Krizevac, il frate santo ricevette le stimmate nel 1910.
Cari amici lettori, sia stato per volontà di Dio, per la coincidenza straordinaria di queste due date oppure per altri motivi a me ignoti non so dire, ma quel giorno si è verificato un fatto eccezionale che mi ha regalato due grandi opportunità.
Una bella storia per questo libro, che scoprirete fra poco, e la possibilità per l’associazione Olimpiadi del Cuore da me fondata di realizzare un grandissimo progetto che nessuno è mai riuscito a concretizzare in trentatré anni di apparizioni: la costruzione del primo ospedale di Medjugorje intitolato a san Giacomo.
Tutto è cominciato il venerdì santo del 2014. Il 18 aprile ero appena atterrato a Mostar con il volo proveniente da Pisa con più di cento pellegrini piemontesi e toscani. Nella hall dell’hotel Luna, a poche centinaia di metri dalla chiesa di San Giacomo, incontrai un uomo le cui parole mi convinsero subito a dire sì a un progetto talmente impegnativo che solo pochi minuti prima non avrei mai abbracciato con così tanto entusiasmo: Vittorio Pagani, un manager veneto di cinquantasette anni, sposato con Claudia Del Bosco e con una figlia di trent’anni.
Padre Alberto Carrara, la guida spirituale di quel pellegrinaggio, prima di incontrare Vittorio, mi informò della sua vita, delle sue intenzioni e della singolare coincidenza del loro incontro nel confessionale di San Giacomo.
«Vittorio è nipote di una suora veronese scomparsa a ottantasette anni in profumo di santità il 2 luglio del 2001. Ti vuole parlare perché ha in mente un grande progetto: costruire il primo ospedale della storia di Medjugorje.»
E così, dalle parole di padre Alberto, vengo a sapere che Vittorio, uomo di fede forte e viva, per tre volte era già andato a Medjugorje sentendo nel suo cuore di dover realizzare un’importante opera di carità a favore dei tanti pellegrini provenienti da tutto il mondo e per quella gente che vive laggiù fra etnie e religioni diverse. In un clima di difficile convivenza, un ospedale per tutti diventa subito un simbolo di pace.
Durante il primo incontro insieme ai miei collaboratori, Vittorio mi disse: «Mia zia suora e l’altra sorella Chiarina mi hanno sempre detto anche con le preghiere di sostenere Medjugorje perché, aiutando i pellegrini, avrei contribuito a realizzare un progetto di Dio nel cuore di Maria. Suor Pura ha dedicato tutta la sua vita agli altri, ai “piccoli”, i bambini, i poveri e i malati e vorrei continuare sulla sua strada per rendere omaggio alla memoria della sua santità. Paolo, ti ho cercato perché vorrei un consiglio e, se possibile, collaborare con te.
Non sapevo come rintracciarti ma speravo di incontrarti perché sapevo che eri qui con i pellegrini. Sono andato a confessarmi e fra le tante cabine tutte uguali e occupate, mi sono recato nell’unica che si era liberata. Subito dopo ho rivelato al sacerdote il progetto che avevo per l’ospedale dicendogli: “Ho il desiderio di costruire un pronto soccorso di alto livello a Medjugorje perché non esiste e c’è n’è grande necessità”. Combatto ogni giorno con una patologia rarissima e so bene cosa vuol dire essere malati e non avere un ospedale a portata di mano. Il sacerdote mi rispose: “Sono padre Alberto Carrara dei Legionari di Cristo, guida spirituale dei pellegrini delle Olimpiadi del Cuore. Stasera vedo Paolo alle 22.00 all’hotel Luna. Lo incontri e poi parlerai con lui che conosce molto bene la realtà della Erzegovina. Ci vediamo stasera in albergo”».
Detto fatto. Così è andata, fra lo stupore di tutti e la mia incredulità. Mi sono ritrovato di fronte alla possibilità concreta di unire le forze per un progetto straordinario che, era evidente, mi veniva suggerito dal Cielo, con una tale chiarezza che avrei dovuto dire solo sì, ci sono, eccomi!
Vittorio, per il suo entusiasmo nella fede e per il suo lavoro che lo porta a collaborare con grandi imprenditori, sarebbe stato, fin da allora, in grado di far decollare ogni cosa. Vi rendete conto? Non stiamo parlando di aria fritta, ma di un progetto concreto, di altissima qualità e dai costi rilevanti, che il mio interlocutore aveva disegnato nella sua mente e ne aveva già trovato non solo i finanziatori ma anche una parte delle risorse.
Sentivo dentro di me di dover accettare la sua proposta con entusiasmo. Potevo contattare personalmente amici e benefattori disposti a imbarcarsi con noi in questa avventura che, come vi ho già detto, fino a poco prima sembrava impossibile.
Che cosa mi ha fatto capire che dovevo assolutamente accettare? Che Vittorio avesse già trovato parte del budget necessario? Oppure che potessi già contare su due o tre aziende di altissimo profilo che mi avrebbero aiutato in questa difficile avventura?
No, cari amici, niente di tutto questo. Il mio sì al progetto è maturato nel momento in cui sono venuto a sapere che Vittorio Pagani, fra cento sacerdoti, era andato a confessarsi, guarda caso, proprio dalla nostra guida spirituale e che suor Pura Pagani – per le grandi opere realizzate nella sua vita oggi considerata vox populi una santa – era sua zia [foto 8].
Un secondo segno l’ho colto durante la conferenza stampa della presentazione del “Volo del Cuore” da Parma a Mostar, quando il presidente dell’aeroporto Giuseppe Verdi, Guido Dalla Rosa Prati, mi ha rivelato di essere proprietario della più grande clinica della città, nonché azionista di una azienda con sede a Verona che costruisce ospedali in tutto il mondo.
Questo momento, davvero unico, mi ricorda incredibilmente quello stesso identico entusiasmo che mi pervase nel 2009 quando seppi che nonna Rosa, una signora di novantaquattro anni mai conosciuta prima, mi aveva lasciato in eredità per il tramite di un legato testamentario un piccolo tesoro di quarantamila euro per finanziare il progetto “Nonni e Nipoti” di suor Kornelija (vedi A un passo dal baratro, il paragrafo Le quattro rose e l’eredità).
A distanza di quattro anni e mezzo il destino mi ha fatto riprovare la stessa gioia ed esattamente in quel periodo dell’estate ho nuovamente organizzato il pellegrinaggio dell’anniversario.
E così il 25 giugno 2014, in occasione dei trentatré anni di apparizioni mariane a Medjugorje, anche questa volta più di centocinquanta pellegrini ci hanno seguito per scoprire i misteri di quel luogo e cercare la pace nei loro cuori.
Il giorno dopo partecipai insieme alle mie guide Mirela e Michele a una cena all’hotel Regina, dove incontrammo per la prima volta Ante Kvesic, medico chirurgo e direttore dell’ospedale di Mostar, e padre Miljenko Šteko, il provinciale dei francescani di Erzegovina.
Il futuro ospedale di Medjugorje [foto 9, 10 e 11], secondo le indicazioni del dottor Kvesic e del ministero della Sanità, dovrà essere complementare a quello ben più importante di Mostar, nuovo e dotato di tutte le più moderne tecnologie, ma lontano e difficilmente raggiungibile soprattutto in caso di situazioni di emergenza da codice rosso come infarti, fratture scomposte, traumi cranici, ictus.
Immaginate un caso del genere nei periodi di maggiore affluenza, quando il paese passa da quattromila residenti a sessantamila in coincidenza delle festività religiose più importanti. A questo si aggiunga il desiderio – mio, di Vittorio Pagani e di milioni di pellegrini – di rendere Medjugorje una terra ospitale anche per i molti malati che vogliono visitarla.
Da quell’incontro nasce in me la volontà di lanciare questo progetto con un “Volo del Cuore” per raccogliere e mettere da parte i fondi destinati alla posa della prima pietra.
Pensai: “Quale giorno migliore se non quello? Un pellegrinaggio organizzato attorno alla data fatidica del 25 luglio dedicata a san Giacomo?”.
Dunque, il 24 luglio 2014 partirono un volo dall’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma-Fiumicino e un altro dal Giuseppe Verdi di Parma, oltre a un pullman dalla Versilia che raggiunse la Bosnia, raccogliendo pellegrini a Firenze, Bologna, Mestre e Trieste, per un totale di centoquarantotto passeggeri.
Il giorno dopo è san Giacomo, grande festa a Medjugorje perché, come già detto, è il patrono della chiesa e del paese.
Le guide organizzano per la sera un nuovo incontro sempre all’hotel Regina al quale, questa volta, partecipa anche Ivo Jerkic, sindaco di Citluk, nel cui territorio sorgono le frazioni di Medjugorje e Bijakovici e che è competente per il rilascio delle autorizzazioni edilizie per l’ospedale. Nel corso di quest’ultimo meeting in Erzegovina, spunta fuori una novità molto interessante che apre spiragli fondamentali per la ricerca di donatori e sponsor per questa eccezionale avventura: il sindaco Jerkic ha stabilito che il comune di Citluk donerà circa settemila metri quadri di terreno in una zona bellissima lungo la nuova strada che collega Medjugorje a Citluk, per costruire il complesso ospedaliero.
L’area comprenderà l’edificio delle ambulanze e dei centralini, la pista d’atterraggio per l’elicottero e la struttura del pronto soccorso.
La Fondazione San Giacomo (FSG) sarà di diritto bosniaca, come filiazione societaria della FSG costituita precedentemente in Italia alla quale partecipano anche l’associazione ONLUS Olimpiadi del Cuore, il manager Vittorio Pagani e altri soci fondatori e finanziatori.
Mercoledì 27 agosto, un’altra importante tappa nel cammino verso la realizzazione dell’ospedale. Per la prima volta ci siamo trovati tutti in Italia, a Peschiera del Garda, sulla sponda veronese del lago a metà strada fra Brescia e Verona sotto la protezione della Madonna del Frassino (vedi Raggi di luce, pag. 329) e dei frati francescani minori [foto 12 e 13].
In questa occasione è arrivato anche fra Miljenko Šteko insieme ai rappresentanti delle istituzioni politiche di Citluk e dell’ospedale di Mostar, fra cui c’era, oltre al direttore generale, anche il primario della chirurgia pediatrica, dottoressa Latka Martinovic. È stato un incontro importante che ha chiarito, fra mille discussioni, il punto di partenza: l’ospedale verrà costruito con i finanziamenti che la FSG raccoglierà in Italia e all’estero per il tramite di una serie di libere donazioni senza alcuna compartecipazione sui diritti di proprietà che rimangono alle istituzioni locali. Ma non è tutto. Infatti non è sufficiente costruire gli ospedali, è necessario mantenerli, sostenendo le spese di gestione. A questo proposito il direttore generale dell’ospedale di Mostar, il dottor Kvesic, ha assicurato che se la FSG si accollerà le spese per la costruzione e l’allestimento tecnico-sanitario, il ministero della Sanità della Bosnia integrerà il nuovo presidio ospedaliero nella rete nazionale.
In parole povere, per la costruzione del primo pronto soccorso si mantiene rigorosamente la filosofia delle Olimpiadi del Cuore: si trovano i soldi, si donano tutti senza contropartite, si concorre al controllo generale degli stati di avanzamento dei lavori e infine, attraverso la FSG, si dà vita a tutta una serie di attività di sostegno e di servizio alle opere di carità e di comunicazione della onlus Olimpiadi del Cuore. Il mio sogno personale sarebbe quello di realizzare un medical bureau sull’esempio di Lourdes dove un pool di medici e teologi – e possibilmente anche di frati francescani e giornalisti – possano raccogliere e analizzare i casi di guarigioni inspiegabili per verificarne l’attendibilità.
Abbiamo partecipato tutti alla messa al santuario della Madonna del Frassino e abbiamo affidato il progetto “Saint James Hospital” nelle mani della Gospa.
Forte dell’esperienza di Nonni e Nipoti con suor Kornelija e, soprattutto, dopo avere affidato ogni intenzione alla preghiera del cuore, mi sono liberato dalla preoccupazione di dover trovare a ogni costo i finanziatori per cominciare subito i lavori. La Madonna dice: «Voi occupatevi delle cose, siamo io e mio Figlio che ci preoccupiamo. Siate semplici strumenti della nostra volontà».
Mi sono rasserenato, ho atteso la volontà di Dio.
Ma come si fa a sapere qual è la volontà di Dio? Si conosce giorno per giorno, pregando con fiducia e guardando con gli occhi della fede quello che accade intorno a noi e dentro di noi, comunque vada, nel bene e nel male, perché nulla accade che Dio non voglia.
«Le vie del Signore sono infinite» si dice sempre, non è vero?
Quello che sto per raccontarvi è la prova provata della verità di queste parole che vengono dalla sapienza popolare.
Il “trappolone” della tv
Dovete sapere, cari amici, che nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 settembre 2013, dopo una serie di telefonate e contatti mail fra Forte dei Marmi e Los Angeles, mi ritrovai a vivere una delle trappole e dei raggiri più tremendi che mai avessi potuto immaginare.
Un tale John Sullivan che diceva di essere un regista americano che doveva girare un documentario su Medjugorje per la BBC, dopo aver chiesto insistentemente un’intervista a casa mia e dopo aver ricevuto il mio assenso, arriva nel mio appartamento di Forte seguito dai produttori e dalla troupe televisiva.
Dopo aver raccontato con tanto amore ed emozione i fatti della vita che mi hanno portato alla conversione e, soprattutto, dopo aver rivissuto i momenti più tremendi raccontati nel primo libro A un passo dal baratro, quella che poi si sarebbe rivelata una “finta intervista” si trasforma in una seconda trappola ancor più diabolica.
A un tratto, infatti, viene inscenata dai falsi giornalisti americani una telefonata di papa Francesco che chiede di parlare con me.
Potete immaginarvi la gioia infinita che ha riempito il mio cuore in quel momento.
Lacrime, commozione, incredulità e così tanto entusiasmo da convincermi che fosse tutto vero. Diciamo così, ero talmente felice che non volevo dar retta alle perplessità che comunque avevo per le “stranezze” che si erano manifestate più volte durante l’intervista.
Prima fra tutte il cellulare del finto giornalista che squillava in continuazione durante l’intervista. Regola base del lavoro in tv: spegnere i telefoni cellulari perché interagiscono con il radiomicrofono e rovinano l’intervista che rischia di esser buttata via.
Ero felice come un bambino perché stavo vivendo un sogno e mi infastidivano i dubbi e i fondati sospetti che ogni tanto affioravano.
Spezzavano l’armonia di quel film diventato realtà: papa Francesco mi era stato passato al telefono da un certo don Leonardo della curia di Roma.
La trappola, già traballante, ha cessato di funzionare definitivamente nel momento in cui una nostra collaboratrice ha interrotto la messa in scena, chiedendo perentoriamente al finto giornalista il numero dell’ufficio della Segreteria di stato vaticana da cui era partita la telefonata del presunto sacerdote.
Il finto documentarista americano John Sullivan e la troupe, già in difficoltà e in imbarazzo per la reazione emotiva che avevo manifestato al momento della finta chiacchierata col papa, sono alla fine crollati dinnanzi a una semplice domanda: «Ma allora ditemi la verità… siete giornalisti della BBC e il papa era Bergoglio, oppure questa è un inganno della televisione italiana e voi siete di Scherzi a parte.
La verità era questa: erano tutti inviati de Le Iene di Italia 1 che preparavano questo terribile raggiro per l’edizione 2015 di Scherzi a parte con Paolo Bonolis, mio vecchio amico, nelle vesti di conduttore [foto 14 e 15].
Dunque, immaginate il mio inimmaginabile “attapiramento”, la delusione infinita, la voglia di credere a un sogno incredibile e il meraviglioso desiderio di parlare col vicario di Cristo, q...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I misteri di Maria
  3. Prefazione
  4. Prologo
  5. 1. Il lungo viaggio di Maria da Saragozza a Medjugorje
  6. 2. La straordinaria storia della “Signora in blu”
  7. 3. Da Fatima a Medjugorje: 13 segreti per la salvezza dell’umanità
  8. 4. Le cinque profezie
  9. 5. La guarigione di Gigliola
  10. 6. Le colline rosse
  11. 7. La inspiegabile vicenda di San Giorgio a Cremano
  12. 8. Il doppio miracolo di Aurora Maria
  13. 9. Buddha e la Gospa
  14. 10. Storie di perdono e di donne coraggiose
  15. 11. Chiara “Luce” Badano
  16. 12. La Mistica città di Dio ovvero i segreti di Maria
  17. 13. Due suore, l’ospedale e un nuovo libro
  18. 14. Gli angeli custodi della fede
  19. Inserto fotografico
  20. Copyright