Inchiesta sull'Inferno
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Inchiesta sull'Inferno

Salvezza e dannazione nelle profezie di Medjugorje

  1. 210 pagine
  2. Italian
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Inchiesta sull'Inferno

Salvezza e dannazione nelle profezie di Medjugorje

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Il giudizio universale e la dannazione eterna sono apocalissi che l’uomo contemporaneo ha rimosso dalla propria coscienza e che la stessa Chiesa Cattolica spesso fatica ad ammettere.
Si tratta di un tema che è sempre più trascurato, anche dalla predicazione, quasi che l’Inferno sia colpito da una sorta di congiura del silenzio: un silenzio che contrasta con la necessità di recuperare la prospettiva dell’eternità e della salvezza.
Stabilito che l’Inferno esiste ed è eterno, bisogna precisare a quali condizioni ci si vada: morendo in stato di peccato mortale e senza pentimento. Le condizioni per la perdizione eterna sono espresse con chiarezza dal Magistero della Chiesa cattolica, tuttavia di nessun’anima si può dire con certezza che sia all’Inferno, forse neppure di Giuda, il Traditore.
Dopo aver trattato delle pene infernali, l’inchiesta sull’Inferno prosegue esaminando la concezione degli Inferi e della perdizione eterna nella Sacra Scrittura e nella dottrina cristiana dai primi secoli al concilio di Trento. Si presentano quindi le diverse visioni dell’Inferno avute da santi e mistici cristiani, fino a quella straordinaria esperienza che è il viaggio nell’Aldilà compiuto in anima e corpo da Jakov e Vicka, due dei veggenti di Medjugorje, accompagnati dalla Regina della Pace.
Un viaggio nella tradizione teologica e nella devozione popolare che smuove la coscienza e lascia il segno.

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788858509166

1

INFERNO:
LA CONGIURA DEL SILENZIO

Caro padre Livio, il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo libro – Inchiesta sull’Inferno – credo sia sufficiente da solo a suscitare parecchie domande nei nostri lettori e forse anche qualche perplessità da parte di chi crede che di questo argomento si possa anche fare a meno di parlare. Un argomento, quello dell’Inferno, che si inserisce in un percorso di indagine che in questi anni abbiamo svolto attraverso i nostri libri: dapprima con L’ora di Satana abbiamo esaminato l’attacco del Male al mondo contemporaneo, un attacco che vivrà il suo culmine nel tempo della prova segnato dai segreti di Medjugorje, di cui abbiamo trattato in un secondo volume. Poi, ne L’Aldilà nei messaggi di Medjugorje, abbiamo visto come l’antidoto alla paura rispetto a questo tempo di prova imminente sta nel vivere orientati verso la vita eterna e nel ricordarci che siamo fatti per il Paradiso, in una prospettiva di attesa che è tutta rivolta alla seconda venuta di Gesù e al trionfo definitivo sul Demonio, come abbiamo messo in luce ne Il ritorno di Cristo trattando del compimento escatologico della storia della salvezza. Un tempo di attesa durante il quale la Madonna ha preparato i fedeli, esortandoli incessantemente alla conversione, come abbiamo visto nel nostro ultimo A Medjugorje Maria rinnova la Chiesa. E adesso, padre Livio, siamo giunti a parlare dell’Inferno: come si inserisce questo elemento nel percorso di indagine fin qui compiuto?
L’urgenza di trattare esplicitamente questa tematica è poi dovuta al fatto che anche da parte degli stessi ministri della Chiesa c’è una sorta di ritrosia a parlare esplicitamente dell’Inferno, con quella stessa chiarezza con cui ne ha parlato Gesù Cristo. Certo, non mancano le catechesi sulla vita eterna e su quanto attende l’uomo dopo la morte, ma spesso si limitano a trattare del Paradiso, omettendo di presentare la possibilità della perdizione eterna, la quale va invece trattata per fedeltà alla parola di Dio. Poi c’è l’urgenza dovuta anche al fatto che la Madonna, in questo grande piano di salvezza che va da Fatima a Medjugorje, ha senz’altro messo in guardia dal rischio di autodistruzione che il mondo corre, oggi più che mai, ma ha soprattutto esortato a vigilare perché il Diavolo vuol condurre l’umanità alla dannazione, cioè alla morte eterna. La Madonna viene cioè anzitutto per salvare le anime dal potere di Satana e dal rischio dell’Inferno. E lo ha detto con molta chiarezza, con parole che la Chiesa ha accolto riconoscendo la soprannaturalità delle apparizioni ai tre pastorelli di Fatima nel 1917: oggi molte anime vanno all’Inferno perché c’è poca gente che prega e si sacrifica per loro. Da allora a oggi la situazione si è ulteriormente aggravata, poiché è cresciuta l’incredulità, è dilagata l’immoralità e un numero sempre maggiore di persone vive e soprattutto muore senza Dio. Ecco perché a Medjugorje la Regina della Pace ha detto chiaramente che molte anime oggi vanno all’Inferno. Una moltitudine che trova riscontro anche nelle diverse immagini che Gesù presenta nel Vangelo per rappresentare il giudizio e la condanna di quanti lo hanno rifiutato. Allora oggi è quanto mai urgente ritornare a parlare dell’Inferno, non limitandosi a trattarne come di una possibilità teologica, quanto piuttosto di una drammatica realtà che coinvolge quanti muoiono in peccato mortale senza pentirsi. Richiamare questa verità di fede – così decisiva nello stimolare alla conversione – è una grave responsabilità che tocca ogni ministro di culto, ogni catechista e quanti nella Chiesa sono chiamati ad annunciare il Vangelo.
A Medjugorje in modo particolare la Madonna mette in guardia dal rischio della perdizione eterna:
«Oggi molti vanno all’Inferno. Dio permette che i suoi figli soffrano nell’Inferno perché hanno commesso colpe gravissime e imperdonabili. Coloro che vanno all’Inferno non hanno più possibilità di conoscere una sorte migliore. Le anime dei dannati non si pentono e continuano a rifiutare Dio. E lì lo maledicono ancor più di quanto non facessero prima, quando erano sulla terra. Diventano parte dell’Inferno e non vogliono essere liberate da quel luogo» (messaggio del 25 luglio 1982).
Sono parole assai dense di significato, che dicono in maniera inequivocabile che l’Inferno c’è, con una chiarezza che contrasta con quel silenzio che caratterizza invece buona parte della odierna predicazione della Chiesa. Un silenzio che ha spinto il padre domenicano Giovanni Cavalcoli a dedicare a tale tema un libro dall’eloquente titolo L’Inferno esiste. La verità negata (Fede e Cultura, 2010), un volumetto prezioso cui faremo riferimento nel corso di questo nostro dialogo.
Tornando al messaggio della Regina della Pace appena citato, a beneficio del lettore ritengo necessario precisare quali siano le colpe «gravissime e imperdonabili» per le quali si va all’Inferno: sono i peccati contro lo Spirito Santo, cioè quelle colpe che non possono essere perdonate perché uno non si pente, in quanto la mancanza di fiducia nella Divina Misericordia ha portato all’indurimento del cuore e all’impenitenza finale. Pensiamo a Giuda Iscariota: nonostante il gravissimo tradimento di cui si è macchiato, ritengo che avrebbe potuto esser perdonato se avesse confidato nella misericordia di Gesù, invece di abbandonarsi alla disperazione della salvezza. Dal punto di vista dottrinale le parole della Madonna sono dunque perfettamente centrate: all’Inferno si va quando si muore in peccato mortale e senza pentirsi. Ed è un Inferno eterno, dal quale non si può più uscire – «nema šanse za dobivanje» ha detto la Madonna in croato rivolgendosi ai veggenti di Medjugorje – poiché le anime dannate non vogliono lasciare quella condizione di odio e di assenza di Dio che loro stesse hanno scelto.
Fin da queste prime osservazioni si capisce quanto l’argomento sia articolato e complesso e avremo senz’altro modo di approfondire i diversi aspetti. Quello che ora mi preme sottolineare, facendo ancora riferimento al libro di padre Cavalcoli sopra citato, è proprio il silenzio che colpisce un tema così decisivo per la salvezza dell’uomo quale è l’Inferno, una verità che oggigiorno viene sempre più taciuta se non esplicitamente negata all’interno della Chiesa stessa. Con colpe gravi da parte di quanti ordiscono una tale “congiura del silenzio”, poiché tradiscono la Parola di Dio. Gesù nel Vangelo ha infatti offerto innumerevoli spunti e insegnamenti sull’Inferno senza che questo generasse perplessità o scandalo in quanti lo ascoltavano, poiché già nell’Antico Testamento si trovano le tracce di una visione dell’Aldilà che contempli una ricompensa per i giusti e un castigo per i malvagi, dunque i discepoli erano per così dire già preparati ad accogliere il messaggio di Cristo sul giudizio e sulla dannazione eterna. Osserviamo dunque che la prima comunità cristiana ha accolto l’insegnamento del Maestro sulla realtà dell’Inferno senza riserve né difficoltà. Bisogna arrivare a Origene (185-254) per trovare le prime controversie sull’Inferno, in particolare relativamente alla sua eternità: il fatto che la pena fosse irrevocabile e che le anime dannate non potessero più esser liberate dall’Inferno pareva a Origene e ai suoi seguaci una sorta di “macchia” nel disegno buono e provvidente della creazione di Dio, al punto che arrivavano ad ammettere l’“apocatastasi”, cioè una sorta di redenzione finale che avrebbe tratto fuori dagli Inferi non solo i dannati bensì perfino i demoni. L’eternità della pena infernale ha continuato a rappresentare un problema nel dibattito teologico dei secoli successivi, alimentando diverse eresie che la Chiesa ha strenuamente combattuto. Fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui si è tentati di negare l’eternità dell’Inferno sostenendone l’incompatibilità con la Divina Misericordia.
Avremo modo di affrontare tutti questi aspetti della questione, ma è importante citarli fin d’ora per comprendere quali obiezioni possono aver spinto nella direzione di un silenzio che oggi ha preso il posto degli accesi dibattiti che hanno caratterizzato secoli di discussioni teologiche. Un silenzio che ha portato a poco a poco a negare la realtà della perdizione eterna e a compromettere la corretta visione escatologica della vita. Come ha detto bene René Girard, grande antropologo francese, negli ultimi decenni si è andata smarrendo quella prospettiva aperta sull’eternità che per secoli ha caratterizzato la concezione della vita. Se la Madonna a Fatima ha detto ai tre pastorelli: «Vengo dal Cielo», lo ha fatto proprio per richiamare il destino eterno dell’uomo, pensato e creato da Dio per il Paradiso. Se questa tensione all’eternità si attenua, magari fino a scomparire del tutto, allora subentra una concezione intramondana dell’esistenza, per la quale l’uomo è portato a credere che con la morte finisca tutto, e che la vita sia racchiusa unicamente tra due estremi terreni: la nascita e la morte, appunto. Sono idee che hanno cominciato a serpeggiare anche tra i cristiani: tanti vanno oggigiorno in Chiesa, recitano il Credo dove si dice espressamente «credo la vita eterna», eppure se vengono interrogati in merito esprimono dubbi e perplessità profonde sulla vita oltre la morte.
La negazione odierna dell’Inferno va dunque di pari passo con l’affermarsi di una concezione puramente terrena (e materialistica) della vita umana. Ma è il già citato padre Cavalcoli a metter bene in evidenza le ragioni che hanno condotto a tale situazione, quando nel suo L’Inferno esiste scrive:
«Nel caso dell’Inferno, questo dogma appare ostico a una certa modernità, sia laica che religiosa. Laica, in quanto l’Inferno pare supporre un’idea arcaica della divinità, una mentalità troppo intransigente e intollerante, irrispettosa della libertà di pensiero e del pluralismo delle culture. Religiosa, in quanto si pensa che un concetto della bontà e della misericordia divine, nonché l’universalità della chiamata alla salvezza, rendano inconcepibile una punizione eterna ed irremissibile».
Credo che si debbano affrontare separatamente le obiezioni di parte laica e di stampo religioso. Ai laici va semplicemente detto che non è Dio che manda l’Inferno, in quanto Dio è Amore, un amore che è giunto fino al sacrificio del Figlio per espiare i peccati dell’uomo. Per comprendere il dramma dell’Inferno basta riferirsi al pensiero di quel campione di ateismo che è il filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre (1905-1980) il quale ha rappresentato mirabilmente la capacità che l’uomo ha di rifiutare Dio, in quanto fondata sulla possibilità di ribellarsi alla propria condizione di creatura, negando il Creatore. In tal senso, penso ancora alla figura della contessa tratteggiata da Bernanos (1888-1948) nel suo Diario di un curato di campagna: quando vede morire il proprio figlioletto, nonostante tutte le preghiere rivolte a Dio, la donna si ribella e sceglie la strada della vendetta, preferendo la dannazione eterna alla salvezza, al fine di “togliere se stessa” a quel Dio che riteneva le avesse ingiustamente sottratto il figlio. In campo laico direi dunque che l’Inferno è una possibilità della libertà umana che può giungere fino alle sue estreme conseguenze. Dal punto di vista cattolico, ritengo semplicemente che non si possa prendere alla leggera la questione, poiché le parole di Gesù Cristo sull’Inferno sono tante, chiare e limpide. Come ci si può professare cristiani e al contempo rifiutare gli insegnamenti del Maestro? Come si può dire di credere a Gesù ma non accogliere le sue parole di vita eterna?
Facendo riferimento alla parola di Gesù, possiamo trovare numerosi riferimenti all’Inferno:
«Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (Mt 5,22);
«Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna» (Mt 5,29-30);
«E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28);
«Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?» (Mt 23,33).
Bastano queste poche citazioni per comprendere che Gesù non ha timori nel parlare dell’Inferno come di una realtà, drammatica ma vera. E per di più eterna:
«Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il Diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,41).
Ora, se Gesù nel Vangelo lascia intendere chiaramente di essersi fatto uomo per sacrificarsi per l’uomo stesso e liberarlo così dal Demonio, dal peccato, dalla morte e quindi dall’Inferno, allora tacere di questo aspetto della sua predicazione, negando l’Inferno, significa in realtà omettere, rimuovere e passare sotto silenzio quella che è la vera ragione dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.
Qui hai toccato veramente il punto chiave della questione. Certo, ci vuole coraggio per negare esplicitamente l’Inferno. E tanti preferiscono giocare con le parole, affermando che l’Inferno sì, esiste, ma è vuoto. Ma come si può affermare una sciocchezza del genere? Anzitutto è in aperto contrasto con le parole di Gesù nel Vangelo. E poi, come potresti affermare che l’Inferno è vuoto? Forse ci sei stato e puoi contraddire le molteplici testimonianze e le rivelazioni private che sostengono unanimemente il contrario?
Ma torniamo alla tua osservazione. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma esplicitamente che Dio ci ha salvato dal potere di Satana. A causa del peccato originale l’uomo giace sotto il potere del Maligno, tant’è vero che da Adamo ed Eva fino alla fine dei tempi l’Inferno è una possibilità che diventa realtà ogni volta che una persona muore impenitente. Di più: con il peccato originale le porte del Paradiso si sono chiuse e si è dovuta attendere la discesa di Cristo agli Inferi affinché si potessero riaprire. Che cosa si intende con questa espressione? Che dopo la catastrofe del peccato originale anche i giusti non potevano andare in Paradiso ma si trovavano nel Limbo dei Padri, vale a dire nel lembo estremo, nella parte più alta – se così vogliamo dire – dell’Inferno, quella in cui non ci sono pene ma neppure la beatitudine eterna, bensì una semplice felicità naturale. Ora, con la sua morte in croce Gesù ha espiato la colpa originaria, riguadagnando per i giusti il diritto di accedere al Paradiso. Ecco perché prima di risorgere Cristo stesso discende “agli Inferi” per riaprire le porte del Cielo ai giusti, ai patriarchi, ai profeti e agli uomini di Dio che erano in attesa della sua venuta. Questo non significa però, come qualcuno ritiene, che Gesù sarebbe disceso nell’Inferno in senso proprio, poiché là si trovano i demoni e le anime dannate che, come abbiamo visto, dall’Inferno non vogliono esser liberate.
Alla luce di quanto detto, si comprende come negare la possibilità dell’Inferno significa praticamente togliere sostanza alla redenzione. Perché è vero che Gesù nel Vangelo ci insegna l’amore del prossimo, ma il suo messaggio ha una valenza che non si può ridurre alla prospettiva intramondana: il Figlio di Dio è infatti venuto nel mondo per dare la vita per i peccatori, per liberarli dalle catene del peccato e della morte eterna con le quali il Demonio cerca di rovinare l’opera della creazione e della redenzione. Ecco perché oggi occorre parlare dell’Inferno, opponendosi alla odierna congiura del silenzio che ha colpito una realtà tanto drammatica quanto vera.

2

LA RIBELLIONE DI LUCIFERO
E LA NASCITA DELL’INFERNO

Chiarite le ragioni per cui vale la pena parlare dell’Inferno in un momento in cui all’interno della stessa Chiesa sembra in atto una sorta di “congiura del silenzio” volta a rimuovere la realtà della perdizione eterna, cominciamo a entrare nel vivo del tema. Lo facciamo sulla scorta della dottrina cattolica a partire dalla ribellione originaria di colui che è all’origine dell’Inferno stesso, ovvero Lucifero, la creatura angelica che in origine ha rifiutato di riconoscere la Signoria di Dio Creatore. Per non confondersi con le tante teorie sugli angeli oggi così in voga, derivate dalla New Age e da spiritualità varie, posso citare alcuni riferimenti del Catechismo della Chiesa Cattolica:
«Dio è il Creatore del cielo e della terra [...] La parola “cielo” indica il “luogo” delle creature spirituali – gli angeli – che circondano Dio [...] fin dal principio del tempo, creò dal nulla l’uno e l’altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli e il mondo terrestre; e poi l’uomo, quasi partecipe dell’uno e dell’altro, composto di anima e di corpo» (CCC 325, 326, 327).
Sulla natura degli angeli occorre invece sapere che:
«La parola angelo designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo... In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volon...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Inchiesta sull'inferno
  3. Introduzione
  4. 1. Inferno: la congiura del silenzio
  5. 2. La ribellione di Lucifero e la nascita dell’Inferno
  6. 3. Satana è il signore dell’Inferno
  7. 4. L’Inferno apre le sue porte all’uomo
  8. 5. L’azione di Satana nel mondo
  9. 6. Perché esiste l’Inferno?
  10. 7. All’Inferno va chi ci vuole andare
  11. 8. La condanna per il peccato mortale
  12. 9. Giuda è all’Inferno?
  13. 10. Le pene dell’Inferno
  14. 11. L’Inferno nella concezione dell’Antico Testamento
  15. 12. L’Inferno nelle parole di Gesù
  16. 13. L’Inferno nella dottrina della Chiesa antica
  17. 14. L’Inferno nella elaborazione teologica tridentina
  18. 15. L’Inferno nelle visioni dei mistici cristiani
  19. 16. L’Inferno nelle visioni di Fatima
  20. 17. Il viaggio all’Inferno di Jakov e Vicka
  21. 18. Le dottrine sui demoni e gli Inferi in ambito esoterico e gnostico
  22. 19. Le negazioni dell’Inferno nella teologia moderna: Rahner, Schillebeeckx e von Balthasar
  23. 20. La Madonna è l’antidoto all’Inferno e chiama tutti alla salvezza
  24. Copyright