Fate famiglia!
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Fate famiglia!

Dalla tata più famosa d'Italia, regole e consigli per prevenire i conflitti, sciogliere tensioni e vivere felici insieme.

  1. 195 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Fate famiglia!

Dalla tata più famosa d'Italia, regole e consigli per prevenire i conflitti, sciogliere tensioni e vivere felici insieme.

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Nella nostra società la famiglia è la dimensione fondamentale in cui l'individuo nasce, si forma, ama, acquisisce consapevolezza e si realizza nella sfera privata. Ciononostante, la vita fra le mura domestiche diventa spesso un cammino faticoso e accidentato, quando non una vera e propria guerra, in cui tutti combattono contro tutti. Tensioni latenti, malumori e litigi, recriminazioni velenose compromettono quell'atmosfera di complicità affettuosa e di spontanea e disinteressata collaborazione che dovrebbe dominare in ogni casa. In altre parole, guastano la felicità della famiglia. Ma si può fare qualcosa per risolvere o addirittura prevenire i conflitti? Certo, ogni nucleo ha le proprie peculiarità, però esistono situazioni ricorrenti che - sostiene Lucia Rizzi in questo nuovo libro dedicato alle dinamiche dell'intera famiglia - basta analizzare e affrontare correttamente per volgerle sempre in positivo. Con l'approccio pratico che le è consueto, la tata più famosa d'Italia inizia con l'insegnarci come riconoscere i segnali che fanno capire a una coppia se è davvero pronta per mettere su famiglia (qualora non lo sia, meglio evitare!). Rivolgendosi poi ai nuclei già formati, con uno o più figli, con genitori conviventi e non, offre consigli preziosi, corredati da esempi e da esercizi divertenti, per favorire un buon funzionamento delle relazioni quotidiane. Si imparano così diverse strategie per comunicare in maniera adeguata, esercitare la giusta autorevolezza sui figli, condividere valori e obiettivi, distinguere tra ciò che è solo urgente e ciò che è davvero importante, ma anche per organizzare le vacanze, concedere a tutti tempo di qualità e per gestire gli spazi in casa, segnando confini chiari tra "pubblico e privato". Tutto questo, parola di tata Lucia, può garantire o ripristinare la serenità e il piacere di stare insieme, ovvero la felicità. Vi sembra poco?

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858635360

1

Siete coppia o famiglia?

Al giorno d’oggi si sente parlare molto più di coppia che di famiglia. Questo si spiega con il fatto che, negli ultimi decenni, è profondamente cambiata la mentalità comune.
Se trenta o quarant’anni fa noi giovani avessimo detto ai nostri genitori di essere «in coppia», li avremmo magari un po’ sconvolti con quella che avrebbero interpretato come una «brutta parola». Ciò che oggi appare semplicissimo – lo stare insieme – prevedeva allora una serie ben precisa di tappe che i genitori stessi dovevano seguire e approvare: si passava dall’amicizia al fidanzamento e, finalmente, al matrimonio, cioè al metter su famiglia. E in tutto questo non si parlava mai di coppia. Lo dimostra il fatto che si pensava subito a costruire un «nido» non tanto per la «coppia», quanto per i figli che sarebbero arrivati.
Oggi, invece, i giovani e addirittura i giovanissimi si mettono quasi subito insieme e formano una «coppia», talvolta saltando pure una tappa che io considero quasi obbligatoria per una sicura crescita personale: il gruppo.
Ho conosciuto moltissime coppie nate con questi presupposti, formate anche da ragazzi di 14-15 anni, ma ce ne sono persino alcune costituite da anziani. Voglio immediatamente chiarire che non ho assolutamente niente in contrario al fatto di essere coppia, vorrei però esporvi le mie considerazioni in merito al genere di coppie che oggi ritroviamo di frequente fra i giovani.
In realtà queste coppie non sembrano vere coppie, ma due singoli ben distinti, solo logisticamente e utilitaristicamente insieme, che si sono avviati su un non ben chiaro percorso di vita.
Che cosa intendo esattamente? Che vivono insieme per ragioni per lo più pragmatiche e di comodo: perché spendono meno per l’affitto, hanno sesso quasi sempre a disposizione, si dividono i compiti casalinghi (ma questo solo se sono stati abituati a farlo nella propria famiglia d’origine o se hanno guardato troppi filmetti americani e vogliono apparire all’altezza...), pagano meno persino i viaggi organizzati!
In questo genere di coppie succede spesso che ciascuno, pur stando «insieme con» l’altro, continui a mantenere le proprie abitudini (io faccio colazione a letto, sono vegetariana, fumo in bagno...). Nel contempo si sente estremamente «cresciuto» e adulto (o «cresciuta» e adulta) proprio perché non lede i confini del compagno o della compagna, rispettando la sua «libertà». Pare una condizione ideale? Peccato che, prima o poi, si arrivi sempre a scoprire che così è inutile stare in coppia perché nulla di veramente importante si dà né, soprattutto, si riceve. I due singoli restano in questo modo tali e quali nel tempo, prendendosi al massimo qualche ammaccatura, ovvero quei colpi che possono servire a farci crescere, rendendoci consapevoli delle vere priorità nella vita.
Tuttavia, lasciatemi aggiungere che, nelle coppie formate da giovanissimi, queste ammaccature possono spesso essere perenni e inguaribili (sogni abbandonati, disillusioni, figli non desiderati...).
Perché la coppia possa diventare una condizione positiva e possa funzionare almeno per un po’ di tempo, è a mio parere indispensabile che entrambi i membri individuino in maniera pienamente responsabile gli obiettivi che ogni singolo intende raggiungere e, allo stesso tempo, gli spazi e i momenti da condividere nel rispetto assoluto di sé e dell’altro. Qualsiasi «dare e avere» infatti implica forme di sacrificio o di vantaggio personale che devono essere ben chiare e accettabili in modo da non rivelarsi nel tempo troppo pesanti e distruttive, impedendo così di fatto la crescita individuale di ciascuno dei due.
 
Cerchiamo di spiegarlo in parole povere utilizzando un semplice esempio.
Giovanni e Caterina decidono di andare a vivere insieme. Caterina non deve illudersi che Giovanni la ami spassionatamente e che la loro storia durerà per sempre. Giovanni deve mettere chiaramente in luce che, sì, gli torna comodo e gradevole vivere con Caterina ma, trattandosi per lui solo di un momento di passaggio, non si sente per questo legato a lei per sempre e continuerà a frequentare le sue precedenti amicizie.
Inoltre Caterina non deve considerarsi in dovere di «servire» Giovanni solo perché è lui che paga le bollette: si stipuli invece un patto economico chiaro e ognuno seguiti nei propri impegni e nei propri divertimenti.
Dice il proverbio: «Patti chiari, amicizia lunga». Ebbene, la coppia è, secondo me, quasi sempre solo un patto di amicizia che è sì un’esperienza importantissima, ma non ha niente a che vedere con l’amore tra due individui adulti. Il vero amore fra due persone presuppone infatti un dare reciproco e costante, un impegno che va al di là del proprio comodo per costruire invece un «comodo» comune, che addirittura scavalca la coppia per andare oltre e chiamare altri a farne parte in un disegno continuo di momenti felici.
Insomma, mi sembra di poter dire che «fare coppia» sia e debba restare un esperimento a due e, se è o sarà il caso, finire a due così come è cominciato.
 
Ho fatto tutto questo preambolo per arrivare a dire che, fintanto che si è solo coppia, non è bene prendersi la libertà, che chiamerei «incosciente» in quello stato d’animo, di mettere al mondo un figlio. Quando si è coppia, secondo me, bisogna invece darsi tempi e spazi... salvo poi accorgersi a poco a poco che ognuno dei due è indispensabile per l’altro e che lo stile di vita che si va via via delineando è talmente sereno e accattivante da volerlo dividere con altri, con un’altra creatura, con un figlio. Stiamo talmente bene insieme che quello che abbiamo straborda e vogliamo condividere la nostra gioia con un figlio, il frutto del nostro amore.
Ma qui mi fermo per non scivolare nel romanticismo più scontato. Quello che invece vorrei sottolineare con voi lettori è il fatto concreto che fare famiglia è una decisione da prendere di comune accordo, ma non prima che i due singoli individui che compongono la coppia siano effettivamente saldi e maturi nelle loro convinzioni. Solo così potranno essere completamente responsabili anche della vita di un’altra persona per almeno diciotto anni nel bene e nel male.
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Essere responsabili vuol dire aver lavorato su se stessi in modo da aver posto alcune fondamentali pietre su cui costruire la propria vita, pietre quali:
  • una corretta autostima che ci renda in grado di guardare al futuro con serenità di intenti;
  • un bagaglio di valori fondamentali in cui credere fermamente che non ci lasci in balia di ciò che ci accade intorno;
  • la capacità di badare a se stessi in modo autonomo e costruttivo, provvedendo al proprio benessere esistenziale e concreto;
  • la piena fiducia nella propria capacità e volontà di creare il buono e il bene e di volerlo condividere con altri anche tramite il sacrificio;
  • capire e accettare a priori il fatto che il figlio che verrà sia un’incognita in tutto e per tutto: sarà una persona «altro da noi» e, venendo al mondo, avrà diritto a essere accettata e messa in condizioni di vivere al meglio di quello che sarà.
Di queste pietre miliari ho del resto già parlato ampiamente nei miei libri precedenti proprio perché sono anche le basi essenziali da porre nel percorso di educazione nostro e dei nostri figli. Rivediamole una a una:
  • l’autostima non è altro che la capacità di valutare con serenità e senso della realtà (a questo proposito, vi rimando al capitolo 11, pp. 141-147, dove affronto il tema dell’autostima dei bambini) ciò che si è effettivamente in grado di fare per superare le problematiche esistenziali quotidiane: so lavorare? so badare a me stesso? so condividere? ...
  • quanto ai valori fondamentali, dovrei potermi dire: «Ho fatto delle scelte di vita che mi corrispondono pienamente e sono felice del mio modo di vivere perché rispetto pienamente me stesso e gli altri intorno a me».
  • posso affermare di essere in grado di badare a me stesso e alla mia salute fisica e mentale?
  • ho fiducia nella vita e mi rendo conto di credere (come dice sempre la tata Lucia Rizzi) che la felicità sia solo una buona abitudine?
  • e, last but not least (ovvero alla fine ma non certo da ultimo), credo fermamente che mettere al mondo una nuova vita sia una realizzazione affascinante per la quale ho intenzione di impegnarmi pienamente?
Stringi stringi, torniamo sempre ai due cardini della buona educazione: rispetto di sé e degli altri e piena responsabilità di sé e di chi condivide la nostra vita.
 
Dopo tutto questo esame di coscienza, mi domanderete come si possa capire se si è pronti a fare famiglia oppure no. Vediamo dunque alcuni «sintomi». Prima di elencarli vi avverto che vi strapperanno non pochi sorrisi e mi taccerete di ingenuità. Ma ho le spalle grosse e, soprattutto, sono sicura che le cose, in certi momenti della vita, vanno proprio così!
  • Al mattino, appena svegli, sentite un’irrefrenabile voglia di preparare il solito caffè con grande cura e di portarlo in punta di piedi al vostro compagno (o alla vostra compagna) che dorme ancora. Che cos’è questa se non la voglia di condividere ogni risveglio alla vita?
  • Invece di andare in palestra, correte a casa ad aggiustare il cassetto del tavolo da pranzo perché è incastrato da mesi e lei brontola sempre. Non è perché avete voglia di farle una sorpresa nella speranza che lei sorrida? D’altra parte, che cosa c’è di più bello di un sorriso?
  • Anziché concedervi un giro di shopping, tornate presto a casa per preparare il piatto preferito al vostro compagno.Anche in questo caso, la cosa che più vi interessa è fargli piacere.
  • Incontrate al supermercato amici con figli e vi scoprite a invidiare il loro carrello pieno di frutta e verdura, mentre il vostro riempito miseramente di scatolette e surgelati vi fa pena. Non è perché vi pare di sentire il profumo delle buone pietanze cucinate in casa?
  • Il vostro collega vi racconta la sua nottata passata a cullare il figlio neonato con le coliche e voi vi scoprite a pensare che, se fosse capitato a voi, vi sareste almeno evitati la partita della squadra del cuore che ha perso...
Potrei citarvi centinaia di altri sintomi. Comunque l’emozione che accomuna questi piccoli episodi è sempre quella di voler condividere e regalare gioia, e non certo di pensare di «comprarla» per un godimento individuale fine a se stesso. In altre parole, ognuno di noi è in qualsiasi momento artefice della propria felicità; ma – quando è pronto a fare famiglia – desidera qualcosa in più, ha voglia di creare gioia e benessere per altri, per chi gli è caro. Insomma, per la sua famiglia!
Questo è il vero sintomo che siete pronti per avere dei figli con il vostro compagno o con la vostra compagna. Non accontentatevi invece di altri segnali che, se analizzati bene, non si configurano come veri sintomi. Per esempio, non deve bastarvi il fatto che i bambini (quelli degli altri!) vi piacciono, né che in casa avete una stanza in più che utilizzate solo come sgabuzzino, e nemmeno che, a volte, alla domenica vi annoiate. Non sono veri sintomi neppure l’impressione che i vostri amici sbaglino tutto con i loro bambini capricciosi, mentre voi..., né il ricordo tramandato in famiglia che voi stessi siete stati bravissimi da piccoli. Non sono buoni motivi per fare famiglia neanche il semplice fatto che ormai, con la carriera che vi siete costruiti, avete più tempo libero, né che vostra moglie è stufa di lavorare e potrebbe anche stare a casa a curare un bambino, o che vostro marito ha sempre detto che gli piacciono le famiglie numerose. Ma non valgono neppure ragioni all’apparenza più «serie» come il fatto che ormai avete tutti e due una certa età e che i vostri coetanei hanno già uno o due figli.
No, per essere sicuri che sia il momento giusto per fare famiglia, occorre provare quel desiderio di condividere la felicità di cui abbiamo parlato poco sopra.
Vi dirò adesso qualche parola vecchia come il mondo. Ogni essere vivente nasce con uno scopo di vita: vegetali, animali e persino minerali hanno non solo una loro ragion d’essere, ma anche una finalità. Al di là di qualsiasi concetto religioso, l’uomo, nascendo e crescendo, fa di questa ragion d’essere il proprio scopo vitale, che è raggiungere la sua felicità.
Avete mai osservato un bambino che sta imparando a camminare? È tutto concentrato nella sua avventura, le braccine protese, il viso sorridente ma attentissimo, lo sguardo in avanti... avanti... avanti fino a che il passo riesce. Niente altro occupa la sua mente e il suo cuore fino a quando non si butta fra le braccia del papà e della mamma che lo aspettano trionfanti. Lo stesso avviene spesso per la prima parola, il primo cucchiaino di pappa, la prima risata, la prima febbre che passa... Che magnifica avventura, la vita!
Provate poi a pensare all’acqua del ruscello che scorre. Che avventura incontrare i sassi colorati, i rametti secchi, la ranocchia canterina... E quel filo d’erba che spunta tra il cemento del marciapiedi di città?
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Quante cose entusiasmanti ci offre la vita. Basta saperle vedere o addirittura incoraggiare.
Ebbene, è proprio questo che dovrete fare con i vostri figli «facendo famiglia»: incoraggiare la felicità!
Ma attenzione... in concreto «incoraggiare la felicità» vorrà dire che – dal momento in cui deciderete di metter su famiglia – dovrete porre la famiglia al di sopra di tutto, quasi sicuramente anche al di sopra dei vostri desideri egoistici o anche solo legittimamente personali. Bambini piccoli impediscono generalmente che i genitori siano liberi di uscire per una serata improvvisata; le vacanze alle Maldive o i safari in Africa vanno dimenticati, così come le ore passate a fare shopping in un outlet lontano da casa diventano possibili solo se si hanno i soldi per la baby-sitter. E poi, invece che programmare l’acquisto di un nuovo televisore, è forse più urgente pensare a un letto a castello perché arriva il secondo figlio...
Vi siete già demoralizzati? Spero di no.
Vi invito a rileggere I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Proprio alla fine di questo meraviglioso romanzo, Renzo e Lucia fanno una sorta di riassunto di quanto hanno imparato dalla loro vita di coppia. Lui, molto più pragmatico come di solito sono gli uomini, fa riferimento soprattutto ai propri trascorsi avventurosi a Milano. Lucia, invece, dice: «... cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che son venuti a cercar me. Quando non voleste dire, – aggiunse, soavemente sorridendo, – che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi».
Già, forse in alcuni momenti l’amore familiare può essere quasi considerato «uno sproposito». Ma non vi fa sorridere questo termine?
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D’altro canto, poco più avanti Manzoni conclude: «Che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia».
E io, inchinandomi di fronte al genio Manzoni, mi trovo pienamente d’accordo con lui!

2

La famiglia? Una squadra che corre per vincere felicità

Come ho ripetuto più volte nei miei libri precedenti, la famiglia è una squadra dove o tutti si vince o tutti si perde. Proprio per questo motivo devono esserci regole del gioco molto chiare.
Per capirlo, cercate di recuperare un po’ di ricordi della vostra famiglia d’origine, belli o brutti che siano. Qui ve ne riporto alcuni, solo belli, selezionati fra i miei personali e fra altri che mi sono stati riferiti:
  • il risveglio incantato della mattina di Natale;
  • comprare i quaderni nuovi all’inizio dell’anno scolastico;
  • prendere il treno per andare in montagna;
  • ascoltare la radio mentre si fanno le pulizie di casa;
  • la mamma che ci faceva trovare sempre la tavola apparecchiata e la minestra pronta;
  • il papà che ci aiutava a fare i compiti alla domenica mattina prima della Messa;
  • dopo la Messa, tutti a comprare qualche pasticcino da mangiare a merenda con i nonni;
  • e il giorno di Santo Stefano ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. 1 - Siete coppia o famiglia?
  5. 2 - La famiglia? Una squadra che corre per vincere felicità
  6. 3 - Valori e stile familiare
  7. 4 - Il rinforzo positivo
  8. 5 - Forte o debole: che tipo di amore è il vostro?
  9. 6 - Autorità e autorevolezza in famiglia
  10. 7 - Il letto e la tavola: spazi privati e momenti comuni
  11. 8 - Regole per una buona comunicazione
  12. 9 - Momenti di crisi? Fate famiglia!
  13. 10 - Imparare a collaborare... a partire dal ménage
  14. 11 - Tempo di qualità e autostima
  15. 12 - Le vacanze, un lungo momento di qualità
  16. 13 - Tempo uno a uno
  17. 14 - La coerenza, questa sconosciuta
  18. 15 - La «grande» famiglia
  19. Conclusioni