D-Day
eBook - ePub

D-Day

La battaglia che salvò l'Europa

  1. 635 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

D-Day

La battaglia che salvò l'Europa

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"Il giorno più lungo", come lo definì Rommel, sta per iniziare. Sono le ore 0.00 del 6 giugno 1944 e le truppe vengono allertate: è il D-Day, gli Alleati stanno per sbarcare in Normandia. L'obiettivo è la resa incondizionata della Germania nazista. Il contingente coinvolto è massiccio: 5000 navi e mezzi anfibi, 104 cacciatorpedinieri, 130.000 soldati che quella notte si avvicineranno via mare alla costa francese e 20.000 uomini paracadutati. Nonostante i dubbi di Churchill sull'invasione dell'Europa attraverso la Manica e l'arroganza del generale Montgomery, Eisenhower fuma nervoso mentre scrive, oltre all'annuncio della vittoria, una dichiarazione in cui si assume ogni responsabilità dell'operazione Overlord, che poteva rivelarsi un disastro. Cosa andò storto? Cosa rese la battaglia che salvò l'Europa un selvaggio spargimento di sangue? Lettere dal fronte, diari e memorie personali delle truppe alleate si intrecciano con la documentazione ufficiale della grande Storia, in questo libro che è la ricostruzione definitiva della battaglia sulla spiaggia di Omaha: Antony Beevor sa dare spazio alle voci autorevoli della storiografia, ma anche all'orrore del soldato atterrato incolume che assiste allo schianto di 18 uomini lanciati dall'aereo a quota talmente bassa da impedire ai loro paracadute di aprirsi. E dalla carneficina del 6 giugno alle teorie neonaziste di un complotto contro Hitler, ripercorre la storia di una campagna sanguinosa, durata tre mesi, che dal D-Day culmina nella liberazione di Parigi il 25 agosto 1944. Un resoconto crudo e incalzante di un evento bellico inciso a fuoco nella memoria collettiva d'Europa.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a D-Day di Anthony Beevor in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2013
ISBN
9788858637562
Argomento
Storia

1

La decisione

Southwick House è un grande edificio in stile Regency con la facciata a stucco ornata da un colonnato. All’inizio del giugno 1944, 8 chilometri più a sud, la base navale di Portsmouth e gli ancoraggi erano stipati di imbarcazioni di ogni dimensione e tipo: unità da guerra, da trasporto e centinaia di mezzi da sbarco. Il D-Day era previsto per lunedì 5 giugno e le operazioni di carico erano già cominciate.
In tempo di pace, Southwick avrebbe potuto essere lo scenario per un ricevimento in campagna di Agatha Christie, ma nel 1940 la Royal Navy si era impossessata dell’edificio e del suo parco. I terreni della tenuta e il bosco dietro la casa, un tempo bellissimi, ora erano devastati da file di Nissen, le grosse baracche prefabbricate semicircolari di lamiera ondulata, tende e sentieri di collegamento. Southwick fungeva da quartier generale dell’ammiraglio Sir Bertram Ramsay, responsabile delle forze navali per l’invasione dell’Europa, e anche da sede avanzata dello SHAEF, il comando supremo del corpo di spedizione alleato. Le batterie contraeree per difendere tutto il settore dagli attacchi della Luftwaffe erano posizionate sul crinale di Portsdown.
L’Inghilterra meridionale era stata colpita da un’ondata di caldo accentuato dalla siccità. Il 29 maggio si erano registrate temperature superiori ai 37° gradi centigradi, ma la squadra di meteorologi dell’alto comando del generale Dwight D. Eisenhower era in preda all’inquietudine. Il gruppo era guidato dal dottor James Stagg, uno scozzese alto e segaligno, con un volto emaciato e baffi ben curati. Stagg, il più importante esperto civile del Paese in materia di previsioni meteo, aveva appena ricevuto i gradi di colonnello della RAF per assicurargli l’autorità necessaria in un ambiente militare non abituato agli estranei.
Era da aprile che Eisenhower metteva alla prova Stagg e la sua squadra chiedendogli tre giorni di previsioni da consegnare il lunedì e controllare poi nel corso della settimana confrontandole con le condizioni meteorologiche reali. Martedì 1° giugno, il giorno prima della prevista partenza delle unità da guerra dalla base navale di Scapa Flow nelle Orcadi, al largo dell’estrema punta nordorientale della Scozia, le stazioni meteo indicavano che si stavano formando alcune aree di bassa pressione sull’Atlantico settentrionale. Il mare grosso nella Manica poteva allagare i mezzi da sbarco, per non parlare degli effetti sui soldati a bordo, pigiati in poco spazio. Le nuvole basse e la scarsa visibilità costituivano un’altra grave minaccia perché gli sbarchi dipendevano dall’abilità delle forze aeree e navali alleate di mettere fuori causa le batterie costiere e le postazioni difensive tedesche. L’imbarco della prima ondata di 130.000 uomini era in pieno svolgimento e si prevedeva di completarlo in due giorni.
A tormentare Stagg era la mancanza di accordo tra i dipartimenti britannico e americano. Tutti e due ricevevano gli stessi rapporti dalle stazioni meteo, ma l’analisi dei dati non dava gli stessi risultati. Incapace di ammettere tale divergenza, dovette comunicare al maggior generale Harold R. Bull, sottocapo di stato maggiore di Eisenhower, che «la situazione è complessa e difficile».
«Per l’amor del cielo, Stagg» esplose Bull. «Veda di venirne a capo entro domattina prima di partecipare alla riunione del comandante supremo. Il generale Eisenhower è un uomo molto ansioso».1 Stagg fece ritorno alla sua baracca per studiare attentamente i grafici e consultare ancora una volta gli altri dipartimenti.

Eisenhower aveva altre ragioni per essere molto preoccupato.2 Benché avesse un aspetto rilassato e mostrasse a tutti, indipendentemente dal grado, il suo famoso sorriso, era arrivato a fumare quattro pacchetti di Camel al giorno. Accendeva una sigaretta, la posava sul portacenere e la lasciava bruciare, balzava in piedi, faceva qualche passo e ne accendeva un’altra. Inoltre, beveva caffè in continuazione e anche questo non aiutava i suoi nervi.
Posticipare l’invasione implicava molti rischi. I 175.000 soldati delle prime due ondate rischiavano di perdere la loro combattività se il maltempo li avesse tenuti bloccati sulle loro navi e mezzi da sbarco. Alle unità da guerra e ai convogli pronti a navigare lungo le coste britanniche verso la Manica non si sarebbe potuto far invertire la rotta più di una volta senza prevedere un rifornimento di combustibile. E le probabilità che i ricognitori della Luftwaffe li individuassero sarebbero notevolmente aumentate.
La segretezza era sempre stata la preoccupazione maggiore. Lungo gran parte della costa meridionale dell’Inghilterra si stendevano accampamenti militari conosciuti come «salsicce». Ospitavano le truppe d’invasione, che avrebbero dovuto essere tagliate fuori dal contatto con il mondo esterno. Vari soldati, tuttavia, erano riusciti a passare sotto il filo spinato per concedersi un’ultima bevuta al pub o andare a salutare fidanzate e mogli. Le possibilità di fughe di notizie a tutti i livelli erano incalcolabili. Un generale dell’aviazione americana era stato rispedito a casa dopo che aveva indicato la data dell’operazione Overlord durante un cocktail party al Claridge’s. Ora stava crescendo la paura che potesse essere notata l’assenza da Fleet Street dei giornalisti inglesi chiamati a seguire le forze d’invasione.
Tutti in Inghilterra sapevano che il D-Day era imminente, e lo stesso valeva per i tedeschi, ma bisognava fare in modo che il nemico non venisse a conoscenza con esattezza del luogo e del giorno dello sbarco. A partire dal 17 aprile era stata imposta la censura sulle comunicazioni dei diplomatici stranieri, e furono attuati severi controlli sui movimenti in entrata e in uscita dal Paese. Fortunatamente, il servizio di sicurezza britannico aveva catturato tutti gli agenti tedeschi in Gran Bretagna. Molti di loro erano stati convinti a fornire informazioni «pilotate» ai loro controllori. Questo metodo, chiamato Double Cross System, sotto la supervisione del XX Comitato, fu progettato per suscitare un bel po’ di «chiasso» allo scopo di confondere le idee. Aveva infatti un ruolo chiave nell’ambito dell’operazione Fortitude,3 il più ambizioso programma di depistaggio della storia della guerra, superiore perfino alla maskirovka che stava preparando l’Armata Rossa per occultare il vero obiettivo dell’operazione Bagration, l’offensiva estiva di Stalin per accerchiare e schiacciare il gruppo d’armate di Centro in Bielorussia.
Fortitude Nord prevedeva finte unità in Scozia basate su una presunta «4ª armata britannica» per preparare lo sbarco in Norvegia e fare in modo che la Germania non spostasse le sue divisioni schierate in quell’area. Fortitude Sud rappresentava lo sforzo maggiore, attuato per convincere il nemico che eventuali sbarchi in Normandia avrebbero costituito un diversivo su larga scala per distogliere le forze tedesche dal Passo di Calais. La vera invasione avrebbe dovuto aver luogo tra Boulogne e l’estuario della Somme nella seconda metà di luglio. Un fantomatico «I gruppo d’armate americano» sotto la responsabilità del generale George S. Patton Jr., il comandante più temuto dai tedeschi, vantava undici divisioni nell’Inghilterra sudorientale. Aeroplani e carri armati «civetta», fatti di cartapesta e involucri gonfiabili, insieme a 250 finte unità da sbarco contribuivano a dare l’impressione che si trattava di un’operazione reale. Accanto alle unità autentiche ne erano state inventate di fittizie, come la 2ª divisione britannica aviotrasportata. Per aumentare la credibilità due finti comandi di corpo d’armata mantenevano un costante traffico di comunicazioni radio.
Uno dei più importanti agenti che facevano il doppiogioco per l’intelligence britannica nell’operazione Fortitude Sud fu un catalano, Juan Pujol, il cui nome in codice era «Garbo».4 Insieme al suo referente dei servizi di sicurezza costruì una rete di 26 subagenti completamente inventati e bombardò la stazione dell’intelligence tedesca di Madrid con informazioni preparate a Londra. Nei mesi immediatamente precedenti il D-Day furono inviati circa 500 messaggi, contribuendo a formare il mosaico che il Comitato «Double Cross» stava componendo per convincere i tedeschi che l’attacco principale sarebbe stato sferrato più tardi, al Passo di Calais.
Furono escogitati altri depistaggi per impedire che i tedeschi trasferissero truppe da altre parti della Francia concentrandole in Normandia. L’operazione Ironside5 diffuse la voce che due settimane dopo i primi sbarchi sarebbe stata lanciata una seconda invasione sulla costa occidentale della Francia direttamente dagli Stati Uniti e dalle Azzorre. Per fare in modo che i tedeschi continuassero a considerare valida questa ipotesi e impedire che spostassero verso nord, in Normandia, l’11ª divisione corazzata, o panzer, di stanza nelle vicinanze di Bordeaux, un agente controllato in Gran Bretagna, conosciuto con il nome di «Bronx»,6 inviò un messaggio in codice al suo referente tedesco al Banco Spirito Santo di Lisbona: «Envoyez vite cinquante livres. J’ai besoin pour mon dentiste». Le parole indicavano che «avrebbe avuto luogo uno sbarco nel Golfo di Biscaglia intorno al 15 giugno». La Luftwaffe, temendo uno sbarco in Bretagna, ordinò l’immediata distruzione di quattro campi d’aviazione vicini alla costa.7 Un’altra manovra di depistaggio, l’operazione Copperhead, fu attuata verso la fine di maggio, quando un attore somigliante al generale Montgomery visitò Gibilterra e Algeri per suggerire l’idea di un attacco sulla costa mediterranea.
Bletchley Park, il complesso di edifici situato a circa 75 chilometri a nord-ovest di Londra in cui venivano decodificati i messaggi radio criptati nemici, a partire dal 22 maggio adottò un nuovo sistema per Overlord.8 I suoi esperti erano pronti a decrittare ogni comunicazione importante nel momento stesso in cui veniva captata. Grazie alle informazioni «Ultra» intercettate, furono in grado di monitorare il successo dell’operazione di depistaggio Fortitude, messa in atto dai principali agenti della «Double Cross»: Pujol, Dusko Popov («Tricycle») e Roman Garby-Czerniawski. Il 22 aprile, Bletchley aveva decodificato una comunicazione tedesca che identificava la «4ª armata», con i suoi comandi vicino a Edimburgo e due corpi d’armata a Stirling e Dundee. Altri messaggi rivelarono che secondo i tedeschi la divisione «Lowland» si stava preparando a un attacco in Norvegia.
In maggio alcune decrittazioni Ultra rivelarono che i tedeschi avevano effettuato un’esercitazione anti-invasione, basata sul presupposto che gli sbarchi avrebbero avuto luogo tra Ostenda e Boulogne. Infine, il 2 giugno, Bletchley si sentì in grado di riferire: «In base alle ultime prove il nemico stima che gli Alleati abbiano completato i preparativi. Si aspetta i primi sbarchi in Normandia o in Bretagna seguiti dallo sforzo principale al Passo di Calais».9 Sembrava proprio che i tedeschi si fossero bevuti l’operazione Fortitude.

Il 2 giugno, di primo mattino, Eisenhower si trasferì in una roulotte nascosta da reti mimetiche nel parco di Southwick. La battezzò «il mio carrozzone»10 e quando non era in riunione o in visita alle truppe cercava di rilassarsi leggendo romanzi western nella sua cuccetta o fumando.
Alle 10.00 di quel venerdì, nella biblioteca di Southwick House, Stagg diede a Eisenhower e agli altri comandanti in capo l’ultima previsione sulle condizioni atmosferiche. Il costante disaccordo tra i suoi colleghi, in particolare l’eccessivo ottimismo dei meteorologi americani dello SHAEF, lo costrinsero a esprimersi in modo sibillino. Stagg sapeva che nella riunione serale avrebbe dovuto fornire un parere sicuro sul peggioramento del tempo durante il fine settimana. La decisione di procedere o posticipare lo sbarco doveva essere presa molto presto.
Il maresciallo capo dell’aria Sir Trafford Leigh-Mallory, comandante supremo delle forze aeree alleate, espose un piano «per creare una cintura di strade bombardate attraverso città e villaggi al fine di ostacolare o impedire i movimenti dei reparti nemici».11 Chiese se avesse libertà di procedere «visto che l’operazione avrebbe provocato vittime tra i civili». Eisenhower gli diede la sua approvazione in quanto «necessità operativa». Fu deciso di lanciare volantini in francese per avvertire la popolazione.

Il destino dei civili francesi era solo una delle molte preoccupazioni di Eisenhower. Nel suo ruolo di comandante supremo, doveva bilanciare le rivalità politiche e quelle personali mantenendo la sua autorità all’interno dell’alleanza. Era benvoluto dal feldmaresciallo Sir Alan Brooke, capo di stato maggiore generale dell’impero britannico, e dal generale Sir Bernard Montgomery, comandante in capo del XXI gruppo d’armate, ma nessuno dei due aveva una grande opinione di lui come soldato. «Non c’è dubbio che Ike stia facendo tutto quanto è in suo potere per mantenere le migliori relazioni tra inglesi e americani,» scrisse Brooke nel suo diario «ma è altrettanto vero che non sa niente di strategia ed è molto inadatto al ruolo di comandante supremo per quanto riguarda la condotta della guerra».12 Monty, con la concisione che caratterizza i suoi giudizi, si espresse così, dopo la guerra, su Eisenhower: «Un tipo simpatico, ma non un soldato».13
Erano valutazioni ingiuste. Eisenhower dimostrò intuizione ed equilibrio in tutte le decisioni chiave riguardanti l’invasione della Normandia e grazie alla sua abilità diplomatica seppe tenere insieme una coalizione litigiosa. Già questa da sola fu un’impresa notevole. Brooke stesso riconobbe che «le lenti nazionali distorcono la prospettiva del panorama strategico».14 E con nessuno, nemmeno con George S. Patton, i rapporti erano tanto difficili come con Monty, che trattava il suo comandante supremo con scarso rispetto. Durante il loro primo incontro aveva rimproverato Eisenhower perché fumava in sua presenza. Ike era superiore a questo genere di cose, ma molti dei suoi subordinati americani ritenevano che avrebbe dovuto essere più duro con il comandante britannico.
Montgomery, a dispetto delle sue considerevoli qualità di eccellente soldato e ottimo addestratore delle truppe, era di un’arroganza impressionante, che di sicuro dipendeva da una sorta di complesso d’inferiorità. In febbraio, riferendosi al suo famoso basco, aveva detto al segretario privato di re Giorgio VI: «Il mio cappello vale tre divisioni. Gli uomini lo vedono da lontano. Dicono: “C’è Monty” e sono pronti ad affrontare chiunque».15 La sua presunzione rasentava la comicità e gli americani non erano i soli a credere che la sua reputazione fosse stata gonfiata dalla stampa britannica, che l’adorava. «Monty» osservò Basil Liddell Hart «è forse più popolare tra i civili che tra i soldati.»16
Montgomery possedeva uno straordinario talento da uomo di spettacolo che di solito trasmetteva fiducia alle truppe, ma non sempre riceveva una risposta entusiastica. In febbraio, quando comunicò al reggimento di fanteria leggera «Durham» che avrebbe fatto parte della prima ondata dell’invasione, si levò una sonora protesta. I soldati erano appena tornati dai combattimenti nel teatro del Mediterraneo e avevano ricevuto una licenza molto breve. Pensavano che al loro posto avrebbero potuto partire altre divisioni che non avevano mai lasciato le Isole britanniche. «Ancora quei dannati del Durham» fu la reazione degli uomini. «Tocca sempre a loro.»17 Quando Montgomery se ne andò, tutti i militari di truppa avrebbero dovuto accorrere ai lati della strada per acclamarlo al suo passaggio, ma non si mosse un solo uomo. Tale atteggiamento causò non poca rabbia e imbarazzo negli ufficiali superiori.
Monty era determinato a servirsi di forze efficienti per rafforzare le divisioni prive di esperienza, ma l’idea fu accolta con una buona dose di risentimento dalla maggior parte dei suoi veterani del deserto. Molti di loro combattevano da quattro anni all’estero e ritenevano che fosse arrivato il turno di altri, specialmente di quelle divisioni che non erano ancora state impegnate in nessun teatro di guerra. Alcuni reggimenti dell’8ª armata non tornavano a casa da sei anni, e un paio erano via da ancora più tempo. Il loro risentimento era molto influenzato dalle mogli e dalle fidanzate che li aspettavano a casa.
Anche la 1ª divisione di fanteria degli Stati Uniti, conosciuta come «The Big Red One» (Il Grande Uno Rosso), si lamentò quando fu scelta ancora una volta per guidare un assalto, ma la sua esperienza era indispensabile. Un importante rapporto di valutazione dell’8 maggio aveva giudicato «insoddisfacente» quasi ogni altra forma...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Dedica
  4. Glossario
  5. 1 - La decisione
  6. 2 - La Croce di Lorena
  7. 3 - La sorveglianza sulla Manica
  8. 4 - Isolare la zona dell'invasione
  9. 5 - L'assalto delle truppe aviotrasportate
  10. 6 - L'arrivo della flotta
  11. 7 - Omaha
  12. 8 - Utah e le forze aviotrasportate
  13. 9 - Gold e Juno
  14. 10 - Sword
  15. 11 - Il consolidamento delle teste di ponte
  16. 12 - Il fiasco di Caen
  17. 13 - Villers-Bocage
  18. 14 - Gli americani nella penisola del Cotentin
  19. 15 - Operazione Epsom
  20. 16 - La battaglia nel bocage
  21. 17 - Caen e la collina del Calvario
  22. 18 - La battaglia finale per Saint-Lô
  23. 19 - Operazione Goodwood
  24. 20 - Il complotto contro Hitler
  25. 21 - Operazione Cobra: lo sfondamento
  26. 22 - Operazione Cobra: la rottura dell'accerchiamento
  27. 23 - La Bretagna e l'operazione Bluecoat
  28. 24 - Il contrattacco di Mortain
  29. 25 - Operazione Totalize
  30. 26 - Tra l'incudine e il martello
  31. 27 - Il massacro della sacca di Falaise
  32. 28 - L'insurrezione di Parigi e la corsa verso la Senna
  33. 29 - La liberazione di Parigi
  34. 30 - Conseguenze
  35. Ringraziamenti
  36. Abbreviazioni e note