Storia confidenziale della letteratura italiana - volume 2
eBook - ePub

Storia confidenziale della letteratura italiana - volume 2

Dall'età del Boiardo al Seicento

  1. 600 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Storia confidenziale della letteratura italiana - volume 2

Dall'età del Boiardo al Seicento

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Prosegue il viaggio divertente e colto di Gianpaolo Dossena attraverso la letteratura italiana. Una letteratura che si apre anche ai viaggiatori e ai mistici, agli stimoli che arrivano da ogni parte, in un'Italia che di italiano ha ancora ben poco. In questo secondo e ultimo volume si incontrano i grandi umanisti, la nascita della stampa, ma anche Bandello e Macchiavelli, Tasso e Galilei in una scansione riferita sempre a una data e a un luogo, ancorata a una storia e a una geografia rigorose. Lo stile è sempre quello divulgativo ma concreto, imprevedibile ma serissimo di un letterato che si dichiarava 'un profano di professione, un dilettante, un uomo libero'.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Storia confidenziale della letteratura italiana - volume 2 di Giampaolo Dossena in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Historia e Historia del mundo. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858635797
Argomento
Historia

4. Il Cinquecento e il Seicento

Prologo





Fiume Cècina
1500
Il fiume Cècina nasce nelle colline Metallifere, corre per 76 km, passa vicino a Cècina (al giorno d’oggi comune in provincia di Livorno) e si butta nel Tirreno alla frazione Marina di Cècina. Lo nomina Dante Alighieri (Inferno 13.9).
Nelle sue acque, l’anno 1500, annega il greco Michele Marullo Tarcaniota, nato a Costantinopoli nel 1453, venuto in Italia da bambino, vissuto qua e là per tutt’Italia. Di mestiere è soldato; ha militato con Roberto Sanseverino principe di Salerno [1463 ←]. Tre anni fa, nel 1497, a Firenze, ha sposato una poetessa, Alessandra Scala (1475-1506), che dicono sia una gran bella donna; per lei scrive epigrammi in greco il Poliziano [1475 ←].
Anche lui, Michele Marullo Tarcaniota, scrive, ma in latino: quattro libri di epigrammi, quattro libri di inni naturali. È amico di Giovanni Pontano [1471 ←], nemico del Poliziano.
Non confondete questo Tarcaniota, Michele Marullo, con il Tarcagnota, Giovanni (nato a Gaeta, morto ad Ancona nel 1566, autore di un Adone che ispirerà il Marino [→ 1615]), inserito da Alessandro Manzoni nella biblioteca di don Ferrante [→ 1608]. Oppure, confondetelo pure. Tarcaniota, Tarcagnota: non fatevene dei feticci. Abbiate il senso delle proporzioni.
Nel 1264 ← era annegato un altro poeta in un altro fiume, Percivalle Doria nel Nera, e questo mi era spiaciuto. L’annegamento del Marullo Tarcaniota nel Cècina invece mi dà una certa allegria perché, all’ingresso del Cinquecento, preannuncia la fine degli «umanisti esclusivi» (tavola XXI) e della loro mania di scrivere solo in latino che ha intristito tutto il Quattrocento.
Ma è solo un preannuncio. Rintocchi di vere campane a morto per gli «umanisti esclusivi» – e, entro certi limiti, per l’uso letterario del latino – li sentiremo nel → 1529-1530.
Con l’anno 1500 comincia il Cinquecento. Il secolo XVI comincia con il → 1501.
Postscriptum, o, in italiano, poscritto. Stavo per dire: «Con il diradarsi dei libri scritti in latino, nel Cinquecento la cosiddetta letteratura italiana si avvia a diventare una letteratura di libri scritti in italiano, tra i quali chi parla italiano può scegliere liberamente quel che gli capita, quel che vuole, e diventa sempre più inutile farne una storia, sia pur confidenziale». Non l’ho detto e non lo dico perché anche i libri scritti in italiano, anche nel Cinquecento, anche dal Cinquecento in poi, hanno bisogno di essere tradotti «in italiano d’oggi» per chi non ha studiato la storia della lingua italiana in concreto, leggendo un po’ di libri precedenti il Cinquecento; oppure, diciàmocelo, per chi non ha studiato un po’ di latino. È un discorso sgradevole, che rimando alle letture per il 10 dicembre → 1513.

Parte quarta
(1501-1533)





Roma
1501
A Roma, nel 1501, viene collocato all’angolo di un palazzo il resto di una statua: torso mùtilo di un gruppo marmoreo ellenistico, III secolo a.C. È il famoso Pasquino o Mastro Pasquino. Al giorno d’oggi lo vediamo in piazza Pasquino, contro l’angolo smussato di palazzo Braschi (questo palazzo però è della fine del Settecento).
Si prende l’abitudine di affiggere al piedistallo di Pasquino qualche satira, qualche epigramma, maldicenze di cardinali contro altri cardinali, o contro il papa: cose d’alto livello, in latino; nei casi più vivaci, cose goliardiche. Si dice che il nome, «Pasquino», sia quello di un arguto sarto gobbo che aveva bottega da queste parti già nel Quattrocento. Ci sono (restano ancora al giorno d’oggi) altre statue qua e là nel cuore di Roma: Marforio, Madama Lucrezia, l’Abate Luigi, il Facchino; anche a queste si affiggono satire, epigrammi; si rilanciano la palla; formano «il congresso degli arguti». Verso il 1510 si comincia a raccogliere in opuscoli annuali i Càrmina ad Pasquillum, le poesie a Pasquino, le pasquinate.
La plebe di Roma in questi giochi non c’entra, né comincia a essere coinvolta quando satire ed epigrammi passano dal latino all’italiano. Il più grande autore di pasquinate sarà Pietro Aretino [→ 1517].
Quando vedremo ricomparire il nome di Pasquino sotto la penna di Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) sarà ancora e più che mai vero che la plebe non c’entra, con le pasquinate.
Letture. Antologia Poesia italiana del Cinquecento, a cura di Giulio Ferroni, Garzanti, Milano 1978, più volte ristampata, che verremo più volte citando come «Cinquecento, a c. Ferroni».
Venezia
1501
A Venezia nel 1501 Aldo Manuzio [1495 ←] produce i suoi primi tascabili: libri in piccolo formato e in carattere corsivo. Un Virgilio, un Orazio, un Petrarca: il Canzoniere di Francesco Petrarca [1374 ←].
Il Petrarca aldino è curato editorialmente, filologicamente, da quel Pietro Bembo che abbiamo già incontrato, qui a Venezia, in data 3 giugno 1491 ←. È nato nel 1470 da una delle grandi famiglie patrizie, con palazzo sul Canal Grande (numero civico 4792, riva del Carbon). Ha fatto ottimi studî. Per imparare il greco è andato a Messina nel 1492, alla scuola di un celebre maestro, Costantino Lascaris. C’è restato due anni. È tornato a Venezia con una cosa preziosa: una grammatica greca scritta da Costantino Lascaris, che viene stampata da Aldo Manuzio nel marzo 1495 ←.
Potete facilmente immaginare quanto sia importante avere una nuova grammatica greca, in quella volonterosa confusione che aveva caratterizzato i primi studî di greco in Italia [1397 ←].
Ebbene, dovete sforzarvi di immaginare che il Petrarca aldino curato da Pietro Bembo è ancora più importante.
Nasce con questa edizione aldina del Canzoniere un testo di massima autorevolezza, che dà una patina uniforme all’italiano poetico scritto, cioè all’italiano senza altra specificazione. Ciò è reso possibile dalla stampa: la tradizione manoscritta è sempre una selva di incertezze e di varianti. La stampa disbosca. La stampa è un tosaerba. Pietro Bembo è per lo scritto contro il parlato, per lo stampato contro il manoscritto.
Nasce con il Canzoniere aldino l’unità linguistica d’Italia. Unità intesa come uniformazione, omogenizzazione. Dieta di omogeneizzati. Nasce per merito (o per colpa) di Pietro Bembo.
Nasce, e potrebbe morire in fasce. Ma la aiuteranno a sopravvivere e a fortificarsi le opere successive di Pietro Bembo: Gli Asolani [→ 1505] e le Prose della volgar lingua [→ 1525].
Vediamo un momento cosa fa Pietro Bembo prima di arrivare al 1505.
Segue in varî viaggi il padre, che ha incarichi ufficiali da parte della Repubblica di Venezia. È a Ferrara fra il 1502 e il 1505 (c’è già stato fra il 1497 e il 1499). Qui conosce Ludovico Ariosto (che si ricorderà di lui in una delle sue Satire [→ 1516] e nella terza edizione dell’Orlando furioso [→ 1532]) e Lucrezia Borgia, moglie dal 1501 di Alfonso I d’Este (tavola XXXVIII). Non si sa niente di preciso degli amori di Pietro Bembo e di Lucrezia Borgia; è certo solo che lui scrive per lei sonetti d’amore e si scambiano bigliettini in spagnolo. Non sorvolate su questo nome: abbiamo già fatto il nome di Lucrezia Borgia alle date 1476 e 1488 ←. Nella storia d’Italia Lucrezia Borgia ha più peso che Pietro Bembo. Lucrezia Borgia ha posto nella storia universale, Pietro Bembo no.
Che Pietro Bembo scriva poesie in italiano è più che ovvio; con questo Petrarca aldino del 1501, da cui siamo partiti, Pietro Bembo è il portinsegna di un certo tipo di poesia italiana che terrà banco per secoli; vedremo che utilizzerà poesie proprie come esempî di poesie d’amore da imitare negli Asolani [→ 1505], e provvederà a raccogliere alcune delle proprie poesie. Teniamo conto però del fatto che la sua prima opera è un poema latino sull’Etna, De Aetna (1496), e altre opere in latino scriverà anche in anni maturi.
Passiamo al → 1505.
Letture. Sento avvicinarsi il momento in cui dovrò occuparmi di letteratura italiana del Novecento. Per oggi decido che non parlerò di Maria Bellonci (Roma 1902-ivi 1986): il suo Lucrezia Borgia (1939, 1960) è deplorevole.
Firenze
1501
A Firenze la vita continua sotto la prima repubblica (tavola XXXVI). Dopo l’eliminazione del Savonarola [1498 ←] si ha un governo moderato, nelle mani del modesto Pier Soderini (Firenze 1452-Roma 1522), il quale in quest’anno 1501 viene nominato gonfaloniere di giustizia, e l’anno prossimo sarà gonfaloniere perpetuo.
Sotto il Soderini continua la carriera di Niccolò Machiavelli, del quale avevamo anticipato la data di nascita [1469 ←] e la data d’ingresso in politica (1498 ←: Machiavelli compare quando Savonarola sparisce).
Famiglia moderatamente agiata. Padre notaio, cólto, con una biblioteca di classici latini. Madre poetessa dilettante (come la madre di Lorenzo de’ Medici: 1449 ←). Niccolò fa buoni studî. Verso il 1495-96, verso i venticinque anni d’età, si copia per intero il De rerum natura di Lucrezio.
Non è questo un libro che leggano tutti. Sparito dalla circolazione nel Medioevo, l’avevamo visto comparire per la prima volta in mano a Poggio Bracciolini nel 1416 ← e poi in mano al conte di Policastro nel 1486 ←. Qui a Firenze, in questi anni, gli eredi della tradizione culturale di Lorenzo de’ Medici leggono Platone, non Lucrezio, e gli eredi della tradizione culturale del Savonarola, Lucrezio lo brucerebbero. Anche in futuro Lucrezio lo leggeranno in pochi: il materialismo di Lucrezio farà tanta paura che ancora nel 1717 una traduzione in italiano sarà messa all’Indice, sequestrata e distrutta. Niccolò Machiavelli si forma delle idee, e scriverà dei libri, di un materialismo non meno spaventoso di quello di Lucrezio. Abbiamo parlato dell’«umanesimo» alla data del 1333 ←. Fra tanti «umanisti» all’acqua di rose, Niccolò Machiavelli ritorna veramente al mondo classico cancellando la tradizione giudaico-cristiana.
Con le idee di Lucrezio che gli girano per il capo, Niccolò Machiavelli entra in politica a Firenze nel 1498 nella «segreteria» di organismi paragonabili a un ministero degli Affari esteri e della Difesa e dell’Interno: di qui l’appellativo di «segretario fiorentino» con cui verrà spesso indicato.
Niccolò Machiavelli si tuffa nel calderone che grosso modo vediamo sobbollire se studiamo un po’ di storia: è a Piombino nel marzo del 1499, a Forlì nel luglio del 1499, a Pisa nel settembre-dicembre del 1499. Allargando il colpo d’occhio, nel luglio dell’anno 1500 è in Francia per rinsaldare l’alleanza fra Firenze e il re Luigi XII (tavola XXXIV).
La carriera di Niccolò Machiavelli continua quando diventa gonfaloniere perpetuo il Soderini. È a Pistoia, Urbino e Senigallia nel → 1502.
Venezia
26 luglio 1502
È datato Venezia, 26 luglio 1502, un libretto pubblicato da un editore popolare, Giambattista Sessa (a un livello basso, se paragonato con quello di Aldo Manuzio). È anonimo. Si intitola El Dyalogo de Salomon e Marcolpho. È la traduzione italiana di un testo latino, Dialogus Salomonis et Marcolphi, già più volte stampato alla fine del Quattrocento, che doveva circolare manoscritto in Europa da qualche secolo, forse molti secoli. Se ne conoscono traduzioni in francese, inglese, tedesco, spagnolo, danese, svedese, polacco ecc. Comincia così:
Resedendo Salomone sopra la real sedia del suo padre re Davit, repieno de sapientia e de richeze, li se presentò uno homo nominato Marcolpho, el qual vegniva dele parte orientale, nel volto brutissimo e disforme, nondimeno savio eloquentissimo.
Salomone è il Re. Marcolfo, più che un contadino, sembra un incrocio fra l’Esopo della leggenda e uno di quegli «uomini selvatici» di cui favoleggiò a lungo il folklore. «Vegniva dele parte orientale» forse ha un senso perché chi ha studiato questo Dialogo e altri testi consimili ne ha rintracciato le origini fin tra le leggende delle vite anteriori di Buddha. Esteriormente, il Dialogo è una sfida di enigmi, una gara di proverbî, una serie di scherzi e beffe; sotto sotto, è un testo culturalmente molto complesso, con implicazioni ereticali (la saggezza di Marcolfo è popolare e profana, si contrappone a una saggezza regale e sacra). «Lo sfregio al pudore, il cinismo audace sono il suo fondamento» scriveva un critico cent’anni fa; noi oggi possiamo mentalmente collocare il Dialogo fra i mille preludî a quella fondazione di un’etica materialistica che verrà tentata fra gli altri da Denis Did...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. 3. IL QUATTROCENTO
  5. 4. IL CINQUECENTO E IL SEICENTO
  6. Biblioteca di base
  7. Elenco delle tavole
  8. Repertorî
  9. Indice