Il cuore del mondo
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Il cuore del mondo

Antologia degli scritti

  1. 192 pagine
  2. Italian
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Il cuore del mondo

Antologia degli scritti

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Si ragiona con tutto l'essere, nella sua concretezza. Figura di spicco della cultura europea dell'Ottocento, John Henry Newman è oggetto di nuovo e crescente interesse, favorito dalla sua beatificazione da parte di Benedetto XVI nel settembre 2010 e per l'attualità del suo pensiero in campo filosofico, teologico, letterario e educativo. Fece scandalo nell'Inghilterra vittoriana la sua conversione dall'anglicanesimo al cattolicesimo: questo atto coraggioso e drammatico fu un profetico segnale per molti uomini e donne del suo tempo e continua a essere un monito per gli uomini e le donne del nostro tempo. Appassionato interprete dell'esperienza umana, Newman elaborò, all'interno della tradizione analitico-empirista, un'originale dottrina dell'assenso e della certezza, che rivalutando l'esistenza concreta superò ogni forma di scetticismo. Fu, in tutta la sua lunga vita, affascinato dal Mistero cristiano. Teologo innovatore e studioso scrupoloso, riconobbe nella Chiesa di Roma la vera continuazione delle prime comunità cristiane. Questa raccolta di brani, tratti dalle sue più importanti opere, vuole delineare, in modo semplice e accessibile a tutti, un profilo del pensiero e della figura di Newman, con l'auspicio che, anche in Italia, un numero sempre maggiore di lettori si accosti agli scritti di questo grande autore.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858630518
Categoria
Religion

BIBLIOTECA DELLO SPIRITO CRISTIANO

Una nota dominante del metodo educativo di don Luigi Giussani (1922-2005) e della sua passione perché tutti potessero fare un cammino umano è stata l’invito a leggere libri che erano stati decisivi per la sua formazione personale. Le sue indicazioni dettero origine nel 1993 alla collana I libri dello spirito cristiano, da lui diretta fino al 2005 e proseguita fino al 2009 sotto la direzione di don Juliàn Carrón, all’interno della quale questo testo è stato pubblicato per la prima volta nel 1994.

La Biblioteca dello spirito cristiano intende far sì che questo patrimonio di letture sia mantenuto vivo come strumento di educazione per lettori sempre nuovi. Si tratta di romanzi, saggi, testi di poesia che hanno lasciato il segno in chi li ha accostati. Perché in essi si mostra, con varia genialità e secondo diverse prospettive storiche e psicologiche, uno spirito cristiano impegnato a scoprire e verificare la ragionevolezza delle fede dentro le circostanze della vita. Una umanità, cioè, che realizza la sua passione per l’esistenza e la sua adesione al dramma della vita con un realismo e una profondità altrimenti impossibili. Dal momento in cui Dio si è fatto uomo, l’imprevedibile è diventato un avvenimento reale. Dio si è fatto compagno agli uomini, così che la vita possa non essere vana. Nell’incontro con questo fatto storico la ragione, la volontà e l’affettività umane sono provocate a realizzarsi, a compiersi secondo tutta l’ampiezza del loro desiderio di giustizia, di bontà e di felicità. Lo spirito cristiano è l’umanità di persone stupite e commosse da questo avvenimento.
I testi della collana fondata da don Giussani, che vengono ora riproposti nella Biblioteca dello spirito cristiano, ne sono una documentazione particolare, specie dove le parole scavano nei fatti e nei cuori con tutta l’energia della grande arte.

INTRODUZIONE

Il crescente interesse che, negli ultimi tempi, dopo la beatificazione da parte di Benedetto XVI il 19 settembre 2010 a Birmingham, si è sviluppato in Europa e nel mondo intorno a John Henry Newman, giustifica, rendendolo ancor più attuale, il proposito originario di questo libro: avvicinare il grande pubblico, in particolare quello italiano, al pensiero e all’opera del grande convertito inglese. Quando ciò avverrà o inizierà a realizzarsi, divenendo le riflessioni, la forma mentis, le intuizioni e le problematiche newmaniane familiari ai lettori e nel dibattito culturale, questo libro avrà esaurito la sua funzione e dovrà essere dimenticato; ma fino ad allora esso potrà essere un utile e iniziale approccio, una sorta di discreto invito e di accennato consiglio a guardare e cercare in una direzione nuova.
John Henry Newman fu uno dei personaggi più importanti della cultura inglese e europea del secolo XIX. La sua fama rimane ancora viva nel mondo anglosassone e nord-americano. In Canada e negli Stati Uniti hanno il suo nome i centri sociali e culturali dei cattolici (Newman Center). I suoi scritti hanno alimentato intellettualmente e spiritualmente migliaia di uomini e di donne del secolo scorso e del nostro. Agli inglesi ha dimostrato che «si può benissimo essere buoni cattolici e buoni inglesi». In Francia e in Germania la sua figura di convertito ha suscitato notevole interesse e il suo pensiero è stato ampiamente studiato e apprezzato. In Italia non mancano amici e studiosi delle sue opere; tuttavia qui, più che altrove, la fortuna di Newman ha trovato ostacoli e difficoltà. Pesarono contro di lui, in tempi passati, certi sospetti sulla non-cattolicità del suo pensiero – che soleva essere considerato distinto dall’autenticità della sua fede personale –, alimentati in ambiente ecclesiastico da studiosi che non vi vedevano una sufficiente conformità con l’insegnamento tomistico: l’impostazione poco scolastica e sistematica, la mancanza di trattazioni specificamente metafisiche, una spiccata attenzione all’esperienza e alla psicologia umane suscitarono perplessità e critiche a Roma, ove pochi presero le sue difese. Anche dopo la sua morte, alla venerazione per la sua persona non corrispose un altrettanto condiviso apprezzamento per il suo pensiero e le sue dottrine. Fu indubbio merito di don Giuseppe De Luca l’aver presentato al pubblico romano e italiano le idee, la personalità, le attitudini morali e intellettuali di Newman.1 Ma fu voce pressoché isolata. Alla Francia, dopo tutto, decisero di rivolgersi gli intellettuali cattolici, quando, nel secondo dopoguerra, cercarono all’estero la giustificazione e il sostegno delle posizioni culturali e pratiche che stavano assumendo. Jacques Maritain è stato, in questo senso, l’indiscusso dominatore della cultura cattolica italiana degli ultimi cinquant’anni. Solo di rado e in misura per lo più limitata l’opera di altri pensatori europei, forse ritenuti troppo lontani da certe urgenze politiche, ha potuto arricchire e alimentare la mens dei cattolici italiani.
In ambiente laico Newman è stato finora classificato come pensatore religioso e, dunque, impegnato in un campo ritenuto – a torto o a ragione non è questa la sede per discuterne – estraneo alle problematiche correnti. La frequente collocazione dei suoi testi in sezioni e collane di spiritualità può avere favorito tale disinteresse. Certamente nell’ambito della filosofia e della storia della filosofia il suo contributo non è ancora stato preso in debita considerazione.2


Newman ebbe un carattere vigoroso e tenace, incline all’impegno fin nelle piccole cose, persino in quelle che il senso comune di solito consiglia di ignorare. In pari tempo fu uomo umile e consapevole della sproporzione che, dopo tutto quello che si è fatto, sempre rimane fra ciò che si è e le grandi cose della vita. Fu uomo pubblico e di azione, ma seppe anche trarre grande beneficio dal silenzio e dalla solitudine. Fu scrittore e oratore, essendo prima di tutto appassionato lettore e esigente studioso. Negli altri sapeva vedere i bisogni e riconoscere quelli veri. Parlò al cuore degli amici e degli avversari, spesso rivolgendosi a loro per iscritto, come documentano le decine di migliaia di lettere che formano il suo sterminato epistolario. Fu uomo di chiesa, che desiderò vivere nel tempo moderno la chiesa dei Padri: non quella che lo stato voleva separare e assoggettare a sé, ma quella che era, perché così era stata voluta, il cuore del mondo. La sua vita è stata additata come esempio da imitare subito dopo la sua morte; è in corso la causa di beatificazione, giunta nel 1991 alla proclamazione dell’eroicità delle virtù.
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Newman è un autore complesso, che deve essere letto senza fretta per potere sorprendere l’idea nuova o il pensiero originale che, quasi in ogni pagina, è capace di porgere al lettore. Il suo stile rivela un’innata predilezione per la concretezza e un forte spirito poetico, che riesce a esprimersi anche nelle opere speculativamente più impegnative. Il suo argomentare predilige le prove dei fatti, ricerca i nessi fra cosa e cosa, prende atto, prima di tutto, della realtà così come è e non come la si vorrebbe. I suoi discorsi hanno sempre di mira un interlocutore, un problema, un’esigenza; le sue opere sistematiche ruotano, ciascuna, intorno a una questione fondamentale, che le regge e le caratterizza.
Come ogni grande e originale autore, Newman deve essere letto per poter essere capito e ogni riflessione su di lui dovrebbe mirare a rendere più accessibile la lettura delle sue opere.
In questa prospettiva, e in modo del tutto indicativo, vorremmo segnalare tre aspetti fondamentali del suo modo di pensare e del suo contributo filosofico e teologico.

1) In primo luogo merita di essere ricordato l’amore che Newman ebbe per la ragione. Non c’è pagina o lettera che non riveli l’appassionata fedeltà a quella facoltà che, all’uomo, consente di ergersi sopra le cose e gli eventi, non per impadronirsene, ma per valutarli compiutamente, conoscerli e scorgere in essi le molteplici relazioni che li sorreggono e ne costituiscono il senso. «Non conoscere i rapporti tra le cose è lo stato degli schiavi o dei fanciulli» scrive Newman ne L’idea di Università,3 indicando la strada che i giovani universitari devono percorrere per raggiungere la maturità.
Il potere della ragione è forte, ma va conquistato. È il potere di giudicare la realtà; l’uomo è tale perché sa giudicare, con giudizio suo, le cose, le persone, i fatti. L’opera della ragione è instancabile, inarrestabile e coestensiva all’esistenza dell’uomo. Non riguarda una disciplina, né è circoscritta a una professione, ma è di tutti. Intesa come «energia vivente e spontanea dentro di noi»,4 la ragione fu sempre vista da Newman nel suo concreto modo di realizzarsi e di procedere, preferendo la descrizione fenomenologica dei processi che essa mette in atto a qualsiasi indagine a priori sulla sua natura e sui suoi poteri.
L’opposizione di Newman al razionalismo, che nel secolo XIX dominava nelle università inglesi e europee, dipese in larga misura dalla sua concezione fortemente realistica della ragione; egli criticò a più riprese la chiusura delle dottrine filosofiche che non tenevano in debito conto il concreto esercizio della ragione, il riduzionismo della scienza, in particolare quella biologica, che imponeva un unico metodo di indagine e di conoscenza, la pretesa universalità del sapere, che trascurava la natura dell’uomo e le sue essenziali dimensioni. La definizione classica di ragione – riassunta nelle formule: «passaggio da una cosa a un’altra» e «possibilità di conoscere una cosa per mezzo di un’altra»5 – fu assunta e valorizzata da Newman nella prospettiva di una valutazione realistica dei fenomeni, sia soggettivi sia oggettivi, e della possibilità di elaborare una dottrina in costante riferimento alla realtà delle cose. In campo logico-speculativo e nell’ambito del sapere pratico la riflessione newmaniana presenta elementi di notevole interesse; le sue analisi distinguono vari tipi di procedimento razionale, attinenti a differenti serie di oggetti, e giungono a individuare differenti livelli di evidenza, a seconda degli oggetti e delle relative conoscenze. In modo particolare la riflessione filosofica di Newman si concentrò sul fenomeno dell’assenso – inteso come l’atto mentale con il quale aderiamo totalmente e incondizionatamente a una verità, ossia l’atto mediante il quale si afferma che una proposizione è vera – e sul ragionamento concreto; a questi argomenti egli si dedicò con passione ed entusiasmo, attenuato, in certi momenti, solo dalla complessità della materia, prima di esporre, dopo molti anni di lavoro e dopo non pochi rifacimenti, la sua dottrina in quella geniale opera che è la Grammatica dell’Assenso.
Non senza riferimenti alla tradizione empirista inglese, Newman rivolse grande attenzione alle problematiche cognitive relative ai vari tipi di sapere concreto, come quello storico e giuridico, ai processi di formazione delle opinions e alla loro funzione, all’articolazione della logica in differenti forme di induzione, alla conoscenza morale e, in senso lato, alla conoscenza per fede. In questo campo il merito di Newman fu senz’altro quello di avere rivalutato un sapere che dal razionalismo era stato confinato nella sfera della pura opzione, di avere dato ragione dei procedimenti conoscitivi relativi alle verità (pratiche, esistenziali, morali, religiose) che non appartengono all’ambito logico e scientifico, e, infine, di avere individuato e stabilito criteri di verifica e di significazione delle asserzioni e dei giudizi concreti, di norma considerati arbitrari o soggettivi.
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A questo proposito la teoria newmaniana dell’assenso, nei suoi risvolti gnoseologici, logici e psicologici, deve essere ancora conosciuta e apprezzata secondo tutta la sua ricchezza, anche problematica, e la strada aperta dai Sermoni Universitari e dalla Grammatica dell’Assenso deve ancora essere percorsa in tutta la sua lunghezza.
In ambito filosofico meriterebbero inoltre una considerazione più attenta di quella finora ottenuta sia la dottrina delle probabilità antecedenti – secondo la quale in campo pratico, ma talvolta anche in quello speculativo, la risposta al problema precede l’analisi, la quale ha la funzione di provare criticamente l’ipotesi, non quella di porla – sia quella della certezza morale – con la quale Newman dimostrò la possibilità della ragione di giungere con evidenza a una conclusione nell’ambito delle verità concrete o morali in forza di un «cumulo» o «convergenza di probabilità».
Parimenti dovrebbero essere oggetto di attenta riconsiderazione le ben note analisi di Newman sulla ragionevolezza della fede e sul suo valore conoscitivo, elemento centrale della sua ricerca e della sua riflessione. In questa sede è opportuno solo ricordare che alla fede Newman attribuì un’importanza fondamentale per la conoscenza delle cose essenziali per vivere e per le decisioni da prendere sia nell’ambito dell’esistenza singolare sia in quello della vita sociale. La contadina che, pur non riuscendo a spiegarsi, conosce mediante la fede verità che il teologo spesso ignora, è la figura più rappresentativa di quella filosofia pratica e di quella teologia vissuta che Newman ha posto al centro di tutto il suo pensiero e della sua dottrina.
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2) Newman non fu mai fideista. Anzi, di lui si può dire che fu razionalmente cristiano. Concepì il cristianesimo come la possibilità storica data all’uomo di raggiungere e riconoscere la verità, sia quella indubitabile dell’esistenza di sé e del proprio Fattore («Myself and my Creator»), apparsa evidente a Newman fin dall’adolescenza, all’età di quindici anni,6 sia quella totale che senza il cristianesimo sarebbe irrimediabilmente ridotta e compromessa. Se da una parte la sua lotta contro il liberalismo intellettuale del secolo XIX fu sostenuta dall’acuta intuizione degli effetti devastanti che avrebbe avuto sulla religione, dall’altra essa si configurò come strenua difesa del valore oggettivo della verità e della possibilità che all’uomo è data di raggiungerla. Ricordando le sue vicende negli anni ’30, quand’era ancora anglicano, Newman scrive nell’Apologia che «il problema vitale era: come impedire al liberalismo di penetrare nella chiesa»,7 confidando una preoccupazione che l’accompagnò per tutta la vita, come si può leggere nel Biglietto scritto nel 1879 in occasione della nomina cardinalizia.8
Appassionatamente cristiano sia da anglicano sia da cattolico – dal 1845, quando si convertì alla Chiesa di Roma per aderire alla tradizione autentica e alla fede dei Padri -, Newman avverti lo sgomento e la vertigine che assalgono l’uomo, quando egli guardi con un po’ di serietà alla sua vita, e ne trasse «il senso di un mistero profondo, che è assolutamente al di là della soluzione umana».9 Perciò egli non si accontentò del dio dei filosofi, «infinitamente grande ma astratto», né di quello dei p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il cuore del mondo
  4. ELENCO DEI BRANI CITATI