La democrazia dei corrotti
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La democrazia dei corrotti

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La democrazia dei corrotti

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Se la corruzione è sistematica e ricorrente in ogni settore, allora non possiamo più parlare di una nazione semplicemente corrotta, ma della decadenza della nazione. Prostitute, automobili di lusso, barche per le vacanze, assicurazioni sulla vita, ristrutturazioni edilizie, finte consulenze, rate del mutuo o dell'affitto. Così si pagano i corrotti, oggi. A vent'anni dalla stagione di Mani pulite, la "tangente", in Italia, non è scomparsa: ha semplicemente assunto altre forme e trovato nuovi canali per circolare come e forse più di prima. Un male che divora 60 miliardi di euro l'anno. Una patologia che ha raggiunto dimensioni inquietanti e una diffusione capillare, coinvolgendo sempre più categorie di professionisti, dai piccoli imprenditori edili agli assessori comunali, dai negozianti ai giudici di provincia. È questo il sistema gelatinoso delle cricche moderne. Una complicata rete di illegalità che Walter Mapelli, magistrato da anni all'inseguimento di fondi neri attraverso i paradisi fiscali di tutto il mondo, e Gianni Santucci, giornalista del "Corriere della Sera", hanno messo a nudo per denunciare lo stato della nostra democrazia. Una degenerazione ormai radicata nel tessuto sociale e che interessa tutti, impoverendo il Paese come un parassita e azzerando meritocrazia e competitività. E che va combattuta, partendo da una reale riforma delle istituzioni e del sistema legale.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858633779

CORRUZIONE CONTEMPORANEA

La confusione dei ruoli







Nella stanza degli specchi

Guardiamoci intorno, cerchiamo il corruttore. Chi è? O meglio, chi potrebbe essere?
La risposta, per chi ricorda gli anni di Mani pulite, sembra banale: il corruttore è l’imprenditore. È il costruttore che promette la mazzetta per una variante edilizia, per far dimenticare una bonifica irregolare, per aggiustare la decisione del Tribunale. È chi compete per un appalto e paga la «stecca» per vincere la gara.
Ma allarghiamo la ricerca, a un livello più spicciolo: il corruttore è il negoziante che vuole ottenere una licenza in tempi rapidi. È il comune cittadino che allunga cento euro al vigile per avere un pass-disabili che gli permetta di viaggiare sulle corsie preferenziali e parcheggiare gratis.
Mettiamo insieme tutti questi casi, e per ora teniamoli da parte, perché sono soltanto la periferia (anche se molto affollata) del panorama contemporaneo della corruzione. Al centro c’è un’altra figura. Quella del grande corruttore, che si dissimula e si confonde, come se fosse in una stanza degli specchi.
Tentiamo di metterlo a fuoco: prendiamo, per esempio, un imprenditore della sanità, o dell’edilizia, dei trasporti, della comunicazione. Poniamo che abbia anche una carica politica, che, per ipotesi, sia coordinatore provinciale o regionale del suo partito. Non solo: è stato eletto, quindi occupa un seggio di consigliere comunale o regionale. Infine ricopre anche uno o più incarichi nel consiglio di amministrazione di una società, di una fondazione o di un ente pubblico, che magari operano nel suo stesso settore d’impresa. Una sola persona, ruoli diversi, cariche che si accumulano: distinguere diventa complicato, il confine tra corrotto e corruttore scompare.
E allora bisogna trovare risposta a una serie di domande: in quale ambito si muove l’imprenditore-politico? Che «casacca» veste? Quante volte cambia uniforme in un solo giorno, in una sola trattativa, in una sola procedura d’appalto? Ancora: quante sono, a tutti i livelli, queste situazioni trasversali di incrocio e sovrapposizione tra economia, politica, istituzioni, incarichi pubblici? Moltissime, troppe. E formano una ragnatela avvolgente, soffocante.
Il medesimo discorso si può in parte applicare all’altra sponda, quella dei corrotti e dei concussori (coloro che estorcono o «inducono» le tangenti). Pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico servizio che sono anche professionisti part-time, o, peggio, piccoli «capitalisti» (perché titolari di partecipazioni in imprese) che si muovono nello stesso ambito in cui lavorano come dipendenti pubblici.
Gli affari sporchi, dunque, nascono e scivolano tra concetti che sfumano e posizioni che fluttuano. Per capire i meccanismi della corruzione, oggi, bisogna confrontarsi con questa confusione di ruoli, scontrarsi con l’impossibilità di inquadrare corrotti e corruttori in categorie definite. Bisogna dimenticare il «vecchio» sistema del malaffare tra anni Ottanta e Novanta. Le inchieste di Mani pulite avevano un sicuro, o almeno prevalente quadro di riferimento: imprenditore che corrompe, tangente come mezzo, pubblico ufficiale che viene corrotto, atto o provvedimento amministrativo come fine. Vent’anni dopo, questo schema è superato. L’eccezione di allora è diventata la regola di oggi. E allora chi è il corruttore del nuovo secolo?

Doppio ruolo

Nel mattatoio di Conversano, provincia di Bari, le bestie si ammazzano pure di sabato e di domenica. Apertura straordinaria per macellare maiali e capre, mucche e cavalli. Lavora molto l’azienda che gestisce la struttura, la Fin Sud Srl. Ma per quelle ore di attività extra, nei fine settimana, ha bisogno di un veterinario sul posto a controllare e ispezionare. Incaricato di un servizio pubblico: «vigilanza sanitaria sulle carni», come impone la legge. Così, dal settembre 2002, a Conversano arriva il dottor Vincenzo Laterza, veterinario dell’Asl di Bari.
Ogni tanto però, pur se lui non si presenta, il sabato e la domenica le bestie vengono macellate lo stesso. Poi il veterinario passa e compila i documenti, mettendo in regola le carte, come se avesse vigilato. E si va avanti a macellare e vendere, tranquilli e con reciproca soddisfazione, almeno all’apparenza. Peccato che, dopo tre anni di lavoro nei giorni festivi, inizino i guai.
Il dottor Laterza vive a Polignano a Mare, antico borgo della costa pugliese, venticinque chilometri a Sud di Bari. È in questo paese che, il 1° marzo 2005, si presentano i carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazione.
I militari sanno che Fin Sud, gestore del mattatoio di Conversano, per i propri controlli interni si affida a una ditta privata di consulenza, la Quality System Snc. Il rappresentante legale dell’impresa è una certa signora Anna B., guarda caso moglie del veterinario Laterza. Lo stesso veterinario dell’Asl è «responsabile del settore qualità» dell’azienda di famiglia, che si occupa di certificazioni. I carabinieri scoprono infine che il laboratorio della ditta è in un seminterrato, proprio sotto casa dei coniugi Laterza, e che le apparecchiature sono scarse e inutilizzate. Di fatto, al momento dell’ispezione, quel laboratorio non funziona. In compenso i Nas recuperano una serie di fatture emesse dalla Quality System per servizi alla Fin Sud. E così il quadro diventa un po’ più chiaro.
L’impresa del mattatoio di Conversano (soggetto privato sottoposto a controllo pubblico) tra gennaio 2004 e agosto 2005 ha pagato 57.606 euro all’azienda gestita di fatto dal veterinario Laterza (il controllore pubblico). Per le consulenze non si trovano neppure i contratti: le prestazioni non sono state «mai effettuate o parzialmente effettuate». In questo secondo caso sono state «pagate a prezzi esorbitanti, non corrispondenti a quelli di mercato».1
Finisce con l’ispezione dei carabinieri questa vicenda minima di malaffare, scoperta in un Comune di 25 mila abitanti sui primi rilievi della Murgia pugliese, in un contesto di paese e di famiglia. Ma è una storia che presenta già un esempio di ruoli che si accumulano nel moderno panorama delle tangenti.
È un primo livello di «confusione», il più semplice: il veterinario incaricato di un pubblico servizio (in questo caso particolarmente delicato, la vigilanza sanitaria) allo stesso tempo è un piccolo imprenditore in proprio, sebbene nascosto da uno schermo banale: il mascheramento societario dietro il nome della moglie. Da una parte è un veterinario-pubblico ufficiale; dall’altra un piccolo imprenditore-consulente, nel medesimo settore d’impresa. Nello scarto tra questi due ruoli, secondo gli atti dell’inchiesta, avrebbe incassato tangenti camuffate, ricevendo pagamenti per servizi e consulenze inesistenti o a prezzi gonfiati.
Il 23 ottobre 2007 il veterinario Laterza patteggia una pena a 2 anni e 11 mesi di carcere. Tra i vari reati per cui è imputato c’è anche la concussione: secondo l’accusa, infatti, intascava soldi con la minaccia di bloccare il mattatoio di Conversano nei fine settimana. Il 24 novembre 2011 la Corte dei Conti lo condanna a risarcire i danni al servizio e all’immagine dell’Asl di Bari. Poco meno di 75 mila euro.

Triplo ruolo

Centoventimila euro buttati. Mentre attraversa i corridoi della Procura di Milano, il 24 novembre 2010, prima di essere «interrogato», il costruttore Fausto Giacomino Crippa si porta addosso tutta la rabbia per una mazzetta pagata inutilmente.
L’imprenditore è proprietario di una vasta area ex industriale, il Linificio canapificio nazionale, un tempo il più grande stabilimento tessile del lino in tutta Europa, che si trova a Cassano d’Adda, a Est di Milano. Da anni Crippa vorrebbe riqualificare la zona e costruire nuove case. Prima del 2006 ha ottenuto due approvazioni preliminari, dal Consorzio del parco Adda Nord e dal Comune di Cassano. Poi, quello stesso anno, è cambiata la giunta. E s’è bloccato tutto.
Quando entra in Procura, quattro anni dopo, Crippa spiega di aver sborsato due assegni da 60 mila euro. Parcelle per il lavoro di progettazione concesso a un architetto suggerito (secondo Crippa «imposto») dal nuovo sindaco di Cassano d’Adda, Edoardo Sala. Secondo la testimonianza del costruttore, il politico gli avrebbe indicato quell’architetto come la «persona giusta» per mandare avanti la pratica dell’ex linificio, inducendo dunque l’imprenditore a liquidare il suo progettista di fiducia.
Nella sostituzione sollecitata dal sindaco c’è però un sottinteso: i pagamenti al nuovo architetto, più che per le sue prestazioni professionali, serviranno per sbloccare la pratica amministrativa della riqualificazione. Ma quelle parcelle si rivelano denaro «a perdere», perché nel 2010 Crippa non ha ancora ottenuto nulla. L’intesa si rompe. Poco dopo, sempre su indicazione di Sala, si fa allora avanti un politico che potrebbe sistemare l’affare. E subito arrivano nuove richieste di denaro.
Racconta il costruttore nel suo verbale di spontanee dichiarazioni: «Il sindaco Sala si presentò nuovamente presso gli uffici della mia società, in compagnia questa volta […] di Paolo Casati, consigliere comunale in forza all’Udc […]. Mi riferì […] che la faccenda sarebbe stata seguita direttamente da Casati, al quale avrei dovuto fare riferimento per l’approvazione del mio progetto».
Nel nuovo accordo di collaborazione, il costruttore si accorge però di «un’ulteriore richiesta», che definisce «illecita».2 Il racconto scende nei dettagli: «Infatti, di lì a poco, si è presentato presso i miei uffici il Casati, sottoponendomi… una scrittura privata tra la mia società e la Stella Srl, amministrata dal figlio Alessandro». Cosa c’è scritto in quel contratto? «In buona sostanza» spiega il costruttore al pm «io mi impegnavo a concedergli l’incarico di vendita delle unità immobiliari che sarebbero sorte una volta approvato il progetto… Il tutto con il riconoscimento di una percentuale del 3 per cento sul prezzo di vendita di ogni abitazione».
L’accordo comprende anche un pagamento iniziale: «L’anticipo di euro 500 mila ad approvazione del Pgt [Piano di governo del territorio, N.d.A.] del Comune di Cassano». E addirittura una penale: «Devo anche precisare» conclude Crippa «che il contratto sottopostomi prevede altresì il pagamento di una penale pari a euro 2,5 milioni nel caso in cui io non conceda alla società Stella Srl l’incarico a vendere le unità abitative…».
Nella storia raccontata da Crippa c’è un elemento singolare: quale costruttore, avendo in mano un progetto da centinaia di milioni di euro, affiderebbe anzitempo (prima ancora che il progetto stesso venga approvato) la vendita di tutte le sue future costruzioni a un’impresa che non conosce e con la quale non ha alcun rapporto? E perché dovrebbe versare mezzo milione di anticipo e accollarsi una maxi-penale nel caso cambiasse idea in futuro?
La chiave per rispondere a questi interrogativi sta nella copia del contratto per la vendita delle abitazioni da costruire sull’ex linificio di Cassano d’Adda, che Crippa mostra proprio nel corso dell’«interrogatorio». Secondo l’accusa quell’accordo incarnerebbe la strabiliante mutazione genetica della tangente nel terzo millennio: la mazzetta «contrattualizzata», nero su bianco, e «blindata» da una formula di garanzia in caso di mancato rispetto dell’accordo. Il tutto per sbloccare un progetto edilizio altrimenti impantanato nella burocrazia.
La ricostruzione insospettisce da subito i magistrati perché replica un meccanismo tipico della corruzione contemporanea: per nascondere un accordo «nero» (la tangente), lo si veste di un abito «bianco» (un contratto regolare, ma a prezzi gonfiati, e con clausole all’apparenza ingiustificate per le dinamiche di mercato).
A maggio 2011 scattano gli arresti. Conclude il Gip nella sua Ordinanza: «Risulta poi quasi superfluo ribadire che il soggetto che si adopera per la stipula della scrittura privata con l’imprenditore non è un privato libero professionista, bensì un esponente della maggioranza del consiglio comunale, o meglio in quella veste richiede e ottiene la sottoscrizione dell’accordo». Doppia veste. Posizioni che si moltiplicano.

Riepilogo: per un identikit del corruttore

Il 30 dicembre 2010 il sindaco Edoardo Sala presenta le dimissioni e il 7 marzo 2011 il consiglio comunale viene sciolto con decreto del Presidente della Repubblica.
Per concludere la storia di Cassano d’Adda è però necessario inquadrare nel dettaglio i ruoli delle persone coinvolte.
Paolo Casati, consigliere comunale di maggioranza dell’Udc (primo ruolo: istituzionale). Il consigliere è anche un componente della direzione provinciale milanese dello stesso partito (secondo ruolo: politico). Casati possiede infine una piccola ditta di costruzioni, la Re. Cond. Srl, di cui fino al 4 luglio 2011 è amministratore unico (terzo ruolo: imprenditoriale).
I legami familiari infittiscono poi la ragnatela intorno a questa presunta, promessa tangente.
Alessandro Casati, figlio di Paolo, è stato assessore ai Lavori pubblici di Cassano (primo ruolo: istituzionale), nella giunta sostenuta da suo padre come consigliere di maggioranza. Casati figlio è poi titolare della Stella Srl, una società che vende immobili (secondo ruolo: imprenditoriale). Ma non è finita.
Le ramificazioni si sviluppano anche in altri intrecci: secondo i magistrati, i due avrebbero agito in accordo col sindaco Edoardo Sala, una sorta di dominus dell’operazione; con la mediazione di un commercialista, anch’egli parente del sindaco; e con l’aiuto di un altro consigliere, che prometteva favori ai colleghi per assicurarsi i loro voti favorevoli in aula.
Nella corruzione contemporanea i ruoli politici e istituzionali si sovrappongono e si connettono a quelli imprenditoriali, si complicano e si moltiplicano attraverso amicizie e parentele. Piccole cricche crescono, iniettando nel corpo della pubblica amministrazione conflitti di interessi sempre più profondi.
Così una procedura pubblica (amministrativa) per la riqualificazione di un’area dismessa si intreccia con una trattativa privata (economica) per la vendita di appartamenti da costruire, e due percorsi che non dovrebbero avere alcun punto di contatto diventano merce di scambio.
È questa la natura profonda della nuova corruzione. Che ha un’altra caratteristica: non fa nulla per nascondersi.
Ecco cosa spiega Alessandro Casati al momento di consegnare il contratto a un collaboratore di Crippa: «Dobbiamo ancora scegliere tra le nostre dieci società quale inserire, quale far lavorare… te lo dirò un po’ prima… abbiamo diverse società… siamo noi» (il colloquio viene registrato nella sede degli uffici del costruttore e poi acquisito tra gli atti dell’inchiesta).
La percentuale sulla vendita delle case come contropartita per l’approvazione di un progetto edilizio è un moderno sistema di travestimento delle mazzette, la faccia ingannevole della nuova corruzione.
Secondo le indagini della Procura di Milano, lo stesso tipo di scambio sarebbe stato già utilizzato, sempre dai medesimi imputati, per la riqualificazione di un’altra area industriale dismessa nel Comune di Cassano, la ex Veca-Harry. La società Stella Srl, stando al suo sito, si stava occupando di «piazzare» anche quegli immobili.
Il 17 dicembre 2010, durante una perquisizione, la Guardia di Finanza trova un contratto uguale a quello firmato da Crippa per l’ex linificio: vendita delle abitazioni con una commissione del 5 per cento affidata alla Stella Srl di Alessandro Casati; 150 mila euro da versare alla stipula dell’accordo; penale di 1,5 milioni in caso di revoca.
Il Gip fa notare che durante l’approvazione del progetto per l’ex Veca-Harry, prima in giunta e poi in consiglio comunale a Cassano d’Adda, tra giugno e dicembre 2008, Casati padre ricopriva il ruolo di consigliere, mentre Casati figlio era assessore ai Lavori pubblici in carica.3
La «penale sulla tangente» rientra infine in una più diffusa evoluzione del moderno affarismo amministrativo. Altre indagini stanno documentando analoghe forme di «assicurazione» del corruttore, che non è disposto a eseguire versamenti a fondo perso e dunque ad accollarsi il rischio che la tangente non vada a buon fine. Un esempio: imprenditori che pagano la mazzetta e però ricevono in pegno una somma equivalente in assegni, con l’accordo che se non otterranno il risultato concordato potranno incassarli e recuperare il denaro. Sono segnali di una nuova degenerazione. Tanto è diffusa e sfacciata l’abitudine alla tangente, che si pretende di tutelare anche gli accordi criminali con «clausole di garanzia» tipiche dell’eco...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Prologo
  5. Corruzione contemporanea - La confusione dei ruoli
  6. Perdere l’orientamento - Il disordine delle regole
  7. Tangenti criminali - Il contagio nell’economia
  8. Resistere alla decadenza - L’arretratezza delle leggi
  9. Cacciatori di denaro - I segreti del riciclaggio Imi-Sir
  10. Sommario