Oltre i limiti della paura
eBook - ePub

Oltre i limiti della paura

Superare rapidamente le fobie le ossessioni e il panico

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Oltre i limiti della paura

Superare rapidamente le fobie le ossessioni e il panico

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Che cosa sono le paure patologiche? Come si formano, come si mantengono e come possono essere risolte? Paura generalizzata, paura di stare da soli, paura di parlare in pubblico, paura degli animali, paura di decidere, paura delle malattie, ossessioni compulsive, sindrome da attacchi di panico… sono tutti disturbi prodotti dalla nostra psiche che possono essere eliminati in tempi brevi come dimostra la ricerca scientifica di tipo empirico-sperimentale. Attraverso esempi illuminanti e racconti di casi clinici reali, l'autore illustra le caratteristiche di tali patologie ed espone in modo chiaro i più efficaci e validi metodi terapeutici. Un testo utile, brillante e di piacevole lettura che mostra come problemi apparentemente insormontabili possano trovare soluzione se affrontati con un'adeguata strategia

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Oltre i limiti della paura di Giorgio Nardone in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Psychology e History & Theory in Psychology. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858630495

PROLOGO

Non esiste il coraggio in natura. In natura esiste la paura. Per questo è più facile avere paura che avere coraggio; la paura viene da sé, non occorre andarla a cercare.
V. G. Rossi

«Esistono tante realtà quante se ne possono inventare», parafrasando questo aforisma di Oscar Wilde, possiamo affermare per introdurci al tema di questo lavoro che «esistono tante paure quante se ne possono inventare».
La paura come patologia, infatti, è un mostro da noi inventato dal quale siamo poi spaventati e perseguitati, pertanto come non esistono limiti alla nostra fantasia, non esistono limiti alla nostra capacità di inventarci paure, tuttavia, proprio in quanto nostra costruzione, la paura patologica può essere da noi destrutturata e superata. In forma metaforica, se nella mia mente io evoco un fantasma e poi scappo, questo mi inseguirà spaventandomi a morte; ma se, dopo averlo evocato non fuggo ma lo tocco, questo svanirà.
La mia esperienza di terapeuta e ricercatore che da oltre quindici anni lavora sui disturbi fobici applicando con successo il frutto delle proprie ricerche, riguardo a sempre più rapide ed efficaci forme di terapia, mi «obbliga» a esprimere in forma divulgativa il frutto di tale prolungata esperienza poiché, leggendo la miriade di pubblicazioni divulgative, di self-help o di proposte di terapie alternative che pullulano negli ultimi tempi nelle librerie, ho rilevato una enorme confusione sul tema e soprattutto, una serie di pericolose «credenze divulgate».
Lo scopo di questo testo, pertanto, è quello di chiarire al largo pubblico quali sono le forme di paura patologica, come queste si formano, come queste si mantengono e come queste possano essere risolte in tempi brevi.

CAPITOLO PRIMO

LA PAURA, QUESTA NOTA SCONOSCIUTA

La paura è la cosa di cui ho più paura.
Michel De Montaigne


PREMESSA

Herman Hesse scrive «la radice di ogni nostra paura è l’ignoto, la paura del passo incerto e dell’incedere nel vuoto». Questa suggestiva definizione potrebbe essere accompagnata da molte altre espressioni letterarie e formulazioni scientifiche, poiché la paura, essendo una emozione primaria e arcaica, da sempre ha evocato nell’uomo il desiderio di conoscerla e controllarla. Per questo definire chiaramente che cosa è utile sapere a riguardo delle patologie basate sulla paura è, dal mio punto di vista, il primo fondamentale passo per dare un contributo davvero utile al lettore interessato, poiché, come vedremo nelle pagine successive, sono diffuse tutta una serie di presunte conoscenze, ritenute dal senso comune utili, che non solo non servono, ma il più delle volte sono fuorvianti e controproducenti, in quanto, invece, di aiutare a trovare soluzioni al problema conducono a ulteriori complicazioni.
Pertanto, nei paragrafi che seguono saranno esposte quelle forme di sapere, direttamente derivate dalla esperienza sia clinica che di ricerca applicata, che possono far chiara luce su quel complesso fenomeno psicologico, biologico e sociale che è la paura come patologia.
Del resto già Jiddu Krisnamurti affermava «la paura è la incertezza in cerca di sicurezza».
dp n="10" folio="10" ?

Dalla paura patologica si può guarire rapidamente

Non si è mai tanto paurosi o arditi quanto si immagina d’essere.
La Rochefoucauld


Qualche anno fa, sono stato invitato a una trasmissione televisiva con riprese in diretta dalla terrazza di uno dei più alti grattacieli di New York, la Carnagie Tower, l’obiettivo di tale trasmissione era quello di trattare l’esperienza dell’altitudine, pertanto pochi luoghi sarebbero stati adatti quanto una grande terrazza a oltre 300 m sopra la immensa Grande Mela. Tra gli argomenti da trattare, venne selezionato dagli autori del programma anche quello della paura dell’altitudine, la cosiddetta acrofobia: quel tipo di disturbo che fa sì che una persona non sia in grado di stare in qualunque luogo sopraelevato, a causa del suo terrore di perdere il controllo e cadere dall’alto, oppure, addirittura essere attratto dal vuoto e finire col buttarsi. Originariamente il mio compito sarebbe dovuto essere quello di trattare l’argomento, spiegando le caratteristiche di tale tipo di disturbo e le eventuali indicazioni terapeutiche. Ma, giunto sul luogo, prima delle riprese mi trovai di fronte a una alquanto bizzarra situazione. La presentatrice del programma, la quale avrebbe dovuto spostarsi in lungo e in largo per la terrazza del Carnagie Tower, affacciandosi dalle paratie per seguire gli ospiti, atleti dell’estremo che mettevano in atto le loro peripezie, presentava un grosso problema. Ella era affetta da decenni da una grave forma di acrofobia, in altri termini non era assolutamente in grado di muoversi nella terrazza né tanto meno di affacciarsi, per il suo terrore di gettarsi nel vuoto. In tale situazione, forse contagiato dalla presenza degli atleti dell’estremo, mi venne in mente la «folle» idea di tentare di far superare in diretta televisiva alla presentatrice la sua decennale fobia. Gli autori del programma furono molto felici dell’idea, anche perché per loro che io fossi riuscito o no nella mia impresa, lo spettacolo sarebbe stato garantito comunque. Così l’avventura prese forma.
Barbara, la presentatrice, giunse accompagnata dall’altro presentatore nel centro della grande terrazza, a quel punto le chiesi di seguire alla lettera le mie istruzioni: «Bene Barbara..., incrocia le tue mani stringendole davanti a te. Vedo che il pollice che spontaneamente va sopra l’altro è il destro, rovescia la posizione, metti il sinistro sopra e pigia forte, premi forte fino a sentire male, bene... adesso chiudi gli occhi e cerca di immaginare tutte le tue peggiori fantasie rispetto al trovarti al davanzale di questa terrazza, al perdere il controllo e al gettarti nel vuoto. Immagina bene tutta la scena e continua a premere con il tuo pollice sinistro sul tuo pollice destro sino a sentire male. Adesso apri gli occhi e seguimi».
Così facendo ci incamminammo verso il davanzale, giunti a circa 10 passi da questo chiesi a Barbara di girarsi e continuare a venire nella mia direzione, camminando all’indietro sino a sentire il contatto della propria schiena con il davanzale. A questo punto le prescrissi quanto segue:
«Molto bene Barbara... adesso fermati qui, continua a premere forte con il tuo dito, chiudi gli occhi e immagina che potresti essere attratta dal vuoto e buttarti di sotto..., adesso fai un profondo respiro, premi forte il tuo pollice sinistro sul tuo pollice destro e lentamente girati su te stessa e guarda...».
La presentatrice si girò completamente trovandosi faccia a faccia con il vuoto e con tutta la grande città di New York dall’alto. Chiesi di riferire cosa stava provando e lei, sorridendo come un bambino che scopre qualcosa di piacevole, esclamò che stava guardando la città dall’alto godendosi lo spettacolo senza avere nessuna paura. Dopo tale risposta, chiesi a lei di aprire le mani liberandole e di fare qualche passo indietro per, poi, tornare ad affacciarsi in posizione del tutto naturale. Ella procedette esprimendo ancora più compiacimento nel guardare in lungo e in largo e verso il basso, senza provare alcun timore.
Dopo questa esperienza, Barbara non solo è stata in grado di condurre brillantemente la trasmissione ma, in una delle puntate successive dello stesso programma si è, addirittura, calata per oltre 60 m, allacciata a una corda, nel vuoto di una grotta con un gruppo di speleologi.
Ella mi ha telefonato qualche giorno dopo, ringraziandomi di cuore, riferendomi che le sembrava davvero impossibile che in pochi minuti di «terapia» lei avesse potuto superare del tutto la sua tanto persistente quanto impedente fobia.
Questo reale episodio, avvenuto di fronte a milioni di telespettatori, non vuole certo essere una presuntuosa esibizione di merito, ma vuole soltanto essere una suggestiva introduzione al tema centrale di questa esposizione, ossia: il fatto che anche la più radicata fobia può essere sbloccata e risolta rapidamente. È anche importante sottolineare che questo tipo di intervento, «apparentemente magico», non è assolutamente una forma di magia, è stato soltanto l’applicazione «estremizzata» di rigorose e replicabili tecniche terapeutiche, messe a punto durante il lavoro con migliaia di casi di persone affette da gravi disturbi fobico-ossessivi.
Infatti, la prima davvero importante forma di conoscenza che il lettore interessato deve fare sua, è il fatto che le patologie fobiche in tutte le loro forme, da singole paure a fobie generalizzate, possono essere curate e risolte efficacemente e in tempi brevi. Le ricerche di Isak Marks (1978-1998), ad esempio hanno dimostrato fin dagli anni Settanta, come una terapia ben costruita fosse in grado di risolvere nell’arco di circa 6 mesi il 70% circa dei disturbi fobici; i lavori di Barlow (1990), attualmente noto come uno dei massimi studiosi nel settore dimostrano chiaramente come l’83% dei casi di disturbo fobico possa essere risolto efficacemente con una terapia che non superi i 12 mesi. Le ricerche dell’autore di questo libro dimostrano ripetutamente come, mediante una forma di trattamento costruito ad hoc,1'88% dei casi di patologia fobica generalizzata (Nardone, 1993, 1998; Watzlawick-Nardone, 1997) sia stata risolta in una durata media di 7 sedute (2 o 3 mesi). Addirittura per alcune forme di disturbo fobico, come agorafobia e attacchi di panico, si raggiunge il 95% dei casi risolti (Nardone-Watzlawick, 2000) sempre nell’arco di pochi mesi.
Questi dati non vogliono certo essere, ancora una volta, un’esibizione delle capacità d’illustri studiosi e terapeuti, ma un’importante dichiarazione rivolta a chi sulla scia di credenze o peggio, mistificatorie pubblicazioni sul tema, ritiene che sia impossibile guarire definitivamente, dagli attacchi di panico o da un disturbo ossessivo-compulsivo, poiché tali false conoscenze conducono chi affetto da un tale tipo di disturbo, oltre tutto, alla disperata rassegnazione connotata dalla perdita della speranza di poter mai guarire e vivere libero dalle catene della paura. Pertanto, rendere noto che la ricerca scientifica di tipo empirico-sperimentale in campo clinico, dimostra inequivocabilmente che è possibile guarire sia da singole paure, sia da disturbi fobici generalizzati, sgombra il campo dalla disperazione dell’impossibilità di cura e apre a tutte le persone affette da tali patologie la possibilità di superare i limiti entro i quali la paura li blocca.1
A tal riguardo, l’American Psycological Association nel suo ultimo rapporto relativo ai risultati delle terapie sui disturbi psichici e comportamentali (Hubble-Miller-Duncan, 1999), riporta chiaramente come il 50% circa dei pazienti possa essere curato mediante terapie di durata tra 5 e 10 sedute (2-3 mesi); il 25% con terapie tra 10 e 25 sedute (3-8 mesi); solo il rimanente 25% richiede terapie più estese nel tempo. Gli autori affermano con chiarezza che tali dati ufficiali non sono certo una presa di posizione a favore delle cosiddette «terapie brevi» ma, al di là delle pregiudiziali ideologiche e degli interessi corporativi, ciò rappresenta dichiarare come stanno i fatti reali. Ciò sta a significare che la maggioranza delle patologie può essere curata rapidamente e non necessita, dunque, né di psicoterapie che durano molti anni, né di permanente dipendenza da psicofarmaci, ma di pragmatiche e chiare terapie psicologiche costruite ad hoc. Questa ulteriore e netta dimostrazione apre quindi anche la possibilità, alla maggioranza delle persone affette da tali disturbi, di poter essere curate senza eccessivi costi economici ed esistenziali. È bene chiarire, infatti, che il costo più alto pagato da una persona bloccata dalla paura, non è certo quello economico di una terapia, ma quello esistenziale, in quanto la sua vita è limitata e condizionata dalla paura. Per esempio: una persona agorafobica che non è in grado, né di uscire da sola né di rimanere da sola, paga alla paura il tributo della propria possibilità di vivere; sulla stessa linea una persona ossessionata dall’avere una malattia, il cosiddetto ipocondriaco, non riesce a godersi nulla della sua esistenza perché è continuamente attanagliato dalla paura della malattia; così come il soggetto costretto da una fobia a ripetere complicati rituali ossessivi, spende la maggioranza del suo tempo a cercare di difendersi dalla fobia divenendo letteralmente schiavo delle sue ossessioni.
In tutte queste situazioni, la differenza tra la possibilità di essere curati efficacemente in tempi lunghi o in tempi brevi risiede nella qualità della vita vissuta da tali soggetti. Purtroppo, per decenni gli studiosi di terapie della mente hanno sottovalutato l’importanza dell’efficienza di un intervento terapeutico, mentre, tale caratteristica fa sì che un intervento efficace sia ancor più valido, sul piano del successo terapeutico, in quanto rende quanto prima alla persona trattata la libertà di godersi la vita. La prima utile conoscenza per chi ha problemi relativi a paure, panico e fobie, pertanto, può essere riassunta con l’aforisma di Honoré de Balzac «la rassegnazione è un suicidio quotidiano», e con la citazione di Shakespeare «non esiste notte che non veda il giorno».

Come riconoscere quando la paura diventa patologia

Un giorno le lepri si radunarono e si lagnavano tra loro della loro triste sorte: dover aver paura di tutti! Degli uomini, dei cani, e tutti gli altri animali.
Meglio, una volta per sempre morire che vivere con tanta paura! Presa questa decisione, tutte le lepri unite galopparono verso uno stagno per buttarcisi dentro e annegare. Ma le ranocchie, che se ne stavano quiete intorno allo stagno, appena avvertirono lo scalpiccio delle lepri, balzarono in acqua.
Allora una lepre più saggia delle altre disse:
«Coraggio, compagne,! Avete visto? Ci sono animali che hanno paura persino di noi!».
Come questa deliziosa storiella narrata da P. Pancrazi ci invita a considerare, la paura come emozione psicobiologica non è di per sé una forma di patologia anzi, essa è un’emozione fondamentale per l’adattamento degli animali e degli esseri umani al loro ambiente circostante. Senza una dose di paura naturale non si sopravvive, poiché questa è la reazione che ci allerta di fronte a reali pericoli e che ci permette di fronteggiare tali situazioni dopo averle riconosciute come pericolose. L’idea da sfatare, quindi, è che un essere umano possa essere privo di paura, poiché questo lo farebbe essere un automa è non un essere vivente.
Tuttavia, come per altre nostre reazioni psicofisiologiche, quando la paura supera una certa soglia rende l’essere umano bloccato e incapace di avere le idonee reazioni nei confronti degli eventi. Pertanto, ciò che fa la differenza tra la paura come utile emozione naturale e la paura come reazione patologica, è che la prima incrementa la nostra capacità di gestire la nostra realtà, la seconda, al contrario, limita o addirittura impedisce tale capacità incatenando la persona dentro la prigione del panico.
Al di là di ogni più sofisticata forma di diagnosi, il più importante criterio per definire una patologia fobica è proprio il livello di impedimento esistenziale, a cui costringe chi ne è affetto. Esistono infatti forme di tale disturbo che impediscono di vivere solo alcune situazioni (le monofobie) ad esempio la paura dei serpenti, la paura dell’acqua, la paura dei luoghi chiusi, la paura di volare, ecc. ecc.; altre che bloccano completamente l’individuo (fobie generalizzate) e gli impediscono di vivere la maggioranza delle esperienze, ad esempio: la sindrome da attacchi di panico o le ossessioni compulsive, l’agorafobia e le fissazioni ipocondriache.
La differenza tra le monofobie e le fobie generalizzate, fondamentalmente, risiede nel livello al quale la percezione della paura si è strutturata, ciò sta a significare quanto questa sia divenuta pervasiva per la relazione che il soggetto ha con la sua realtà e quanto, di conseguenza, la limiti. Come vedremo successivamente, questa differenza di livello diviene anche una differenza di qualità della paura, ma per il tema del come riconoscere quando la paura diviene patologia, ritengo essenziale focalizzare l’attenzione sulle limitazioni e sugli impedimenti che la paura impone al soggetto.
Su questa scia si può ritenere patologica una forma di paura che ci impedisce di realizzare le nostre capacità e i nostri desideri. Fino a qua...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Oltre i limiti della paura
  4. BIBLIOGRAFIA
  5. PER SAPERNE DI PIÙ - Rassegna bibliografica ragionata A cura di Federica Cagnoni