L'avvenimento cristiano
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L'avvenimento cristiano

Uomo Chiesa Mondo

  1. 160 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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L'avvenimento cristiano

Uomo Chiesa Mondo

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Informazioni sul libro

Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, il vivace movimento ecclesiale diffuso ormai in tutto il mondo, raccoglie in questo libro alcuni dei suoi interventi, dai quali emerge quale concezione dell'uomo, della Chiesa e del mondo nasca da un'esperienza cristiana intensamente vissuta.È un libro-intervento, non un libro di dottrine.Esiste un modo (ed è questo) di parlare di Gesù Cristo non come 'cosa morta' o morale o filosofia per pochi. Un modo di parlarne che è sempre proposta e provocazione alla ragione di tutti.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858623022

L'avvenimento cristiano

PARTE PRIMA

LA LIBERTÀ DELL’UOMO E L’AVVENIMENTO CRISTIANO

IL CRISTIANESIMO: INCONTRO UMANO

1. «Ti amo, Dio, mia forza»,1 dice una breve antifona del breviario ambrosiano, tratta da un Salmo. La nostra è un’epoca in cui la religiosità – dicono – riprende quota, come onda di pensieri e sentimenti valorizzati in qualche modo anche dai mass media; ma ciò avviene in un modo così vano e oscuro, così vago e contraddittorio, che finisce per non toccare il cuore di nessuno – si può anche suscitare l’interesse di tutti nella brevità di un momento senza però toccare il cuore di nessuno – . Il richiamo alla religiosità proprio di questi nostri tempi mi pare possieda queste caratteristiche. La religiosità è rievocata oggi con una risonanza di interesse che trent’anni fa non aveva, ma senza toccare il cuore di nessuno; trent’anni fa lo toccava certo di più.
D’altra parte, non esiste niente che la realtà tutta, umana e non umana, sia costretta ultimamente a rispettare, ad adorare, se non il contenuto o l’oggetto proprio della parola «religiosità». Possiamo perdere tutto – e a un certo punto infatti perderemo tutto, com’è da poco accaduto a un nostro giovane amico malato di leucemia – ma non possiamo perdere il contenuto che questa parola tenta di esprimere: non possiamo perdere Dio, non possiamo cioè sfuggire al destino – nulla vi può sfuggire – . Dio è il nome umano di questo destino la cui natura è mistero. Mistero, questa è l’ultima parola. O meglio: sarebbe l’ultima parola se non fosse accaduto ciò di cui dopo parleremo. Mistero, destino, Dio: una «presenza» tanto incombente quanto indefinibile, inafferrabile, inimma ginabile, ma talmente inevitabile che, anche in questo tempo in realtà così acremente irreligioso (perché se c’è un fattore della persona che non è sviluppato è proprio la religiosità, il senso di Dio, del destino e del mistero), più frequentemente di quanto possa sembrare, essa penetra il cuore degli uomini, e può far dire loro con serietà, con impeto, con meraviglia, con timore e tremore, fino alla tenerezza, quello che dice il Salmo: «Ti amo, Dio, mia forza».
Ma che cosa si intende con: «Dio, mia forza»? Arriviamo subito al punto: senza il rapporto con quello che chiamiamo Dio, destino, mistero, l’uomo – io, tu, l’uomo concreto – non potrebbe conoscere che cosa sia la libertà; la libertà non potrebbe essere fondata.2 Se io fossi infatti totalmente definito da ciò che mi precede, da fattori e meccanismi che mi precedono, e risultassi così un coagulo fortuito di mosse biologiche e fisiche antecedenti che poi, continuando il loro stesso dinamismo, mi disfano, io sarei un grumo che non può essere soggetto di libertà, ma esclusivamente possesso di chi, nel momento attuale, ha maggior potere nell’ambito in cui vivo. Sarei cioè soggetto a chi, in questo momento, possiede un’autorità, un’opportunità di dominio, anche a lui casualmente data.
Se fossimo «al cento per cento» esito della nostra nascita da uomo e da donna, cioè somma delle convergenze di mosse biologiche e meccaniche a noi antecedenti, che si sintetizzano nel congiungimento di padre e madre, noi non potremmo più parlare di libertà, non potremmo definirla, non potremmo fondarla, non avremmo più nessuna ragione per dire: «Sono libero». Ma se il bambino è totalmente esito e possesso di padre e madre, donde nasce, donde scaturisce quel fattore – che via via in lui emerge – per cui si distingue sempre più da suo padre e da sua madre, e ha «suoi» pensieri e «suoi» sentimenti? Questo fattore, man mano che si afferma, è precisamente la libertà. E la chiamiamo giustamente libertà. Ma donde viene, donde sorge questa possibilità di distacco e di differenziazione da ciò da cui – la biologia paterna e materna – egli deriverebbe totalmente?
Se si potesse spiegare la nascita totalmente ed esclusivamente con quella sintesi di tutti gli antecedenti biologici e meccanici che è l’unione di padre e madre, il bambino piccolo sarebbe schiavo dei genitori, così come l’uomo che diventa grande sarebbe schiavo dello Stato. E l’anarchia – il supremo contraccolpo della dignità che è nell’uomo proprio per il suo rapporto con qualcosa d’Altro – sarebbe un contraccolpo puramente volontaristico ed esasperato, senza motivo, senza ragione. Perché infatti dovrei ribellarmi? Che ragione ho per ribellarmi? Se posso ribellarmi è perché c’è qualcosa in me che si ribella. C’è qualcosa in me che è differente – che è libero – da ciò che mi ha preceduto. Solo se in me c’è qualcosa che non deriva dai miei antecedenti biologici meccanicamente espressi, ma è rapporto diretto con ciò da cui tutto nasce – col destino, col mistero, con Dio –, la mia libertà è fondata. La libertà è propriamente la «capacità» di questo rapporto con Dio, col destino, che la natura ha a quel livello in cui essa diventa io, uomo. Solo nell’ipotesi che in me vi sia qualcosa che non dipende dai miei antecedenti, ma è rapporto diretto con Dio, io sono libero e la libertà è la ragione più grande, il fattore più dignitoso e più definitivo del mio essere, e fa «stare» il mio volto di fronte all’oscurità del mistero con responsabilità. E mi fa dire, purché il cuore coincida, biblicamente, con la ragione, la frase ripetuta all’inizio: «Ti amo, Dio, mia forza», «Tu mi costituisci», «Tu sei la mia consistenza». Perché io non traggo consistenza dai miei antecedenti biologici, che casualmente hanno fatto il mio grumo nel seno di mia madre. Io non nasco tutto da lì; ciò che di me nasce da lì io lo perdo, il tempo che passa prima me lo incrementa e poi me lo fa perdere. C’è qualcosa in me che non dipende da lì; e d’altra parte non mi sono fatto da me: perciò «è da Te che dipendo, Tu sei la mia consistenza, Tu sei la mia forza».
Al di fuori di questa partenza non esiste possibilità di concepire la presenza di un uomo, di un pezzo di natura in cui la natura possa dire: «Io». Ogni altra partenza rende infatti inconcepibile la possibilità della libertà.
La libertà, dunque, è il fattore costitutivo e qualificante la mia particolarità o specialità nella natura, quella di essere uomo. Essa è definita dal rapporto e dal confronto diretto con Dio. La mia consistenza è il confronto con Dio, mio dest...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L'avvenimento cristiano
  4. INDICE DEI RIFERIMENTI BIBLICI
  5. INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
  6. INDICE TEMATICO