Uomini senza patria (1982-1983)
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Uomini senza patria (1982-1983)

Le equipes 3

  1. 416 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Uomini senza patria (1982-1983)

Le equipes 3

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Informazioni sul libro

è il terzo volume della serie "L'Equipe", in cui si riproducono le lezioni e i dialoghi di don Giussani con i responsabili degli universitari di Comunione e Liberazione. La frase che dà il titolo al libro è di Giovanni Paolo II e fu rivolta al fondatore di CL in una udienza dell'agosto 1982: "Voi non avete patria". Non hanno patria coloro che riconoscono che Cristo è una presenza reale, che tocca fisiologicamente la loro vita e pretende di determinarla in ogni suo aspetto, affinché attraverso di essa possa incidere sulla vita della società. Dopo la stagione calda della contestazione, in un contesto sociale che pare profondamente mutato, si ripropone intatta la sfida di una Presenza che cambia l'esistenza e la storia.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2011
ISBN
9788858622988
1983
IL PASSO DA FARE*
La centratura dell’esperienza su Gesù Cristo rappresentava una nuova fondazione per le comunità universitarie e per l’intero movimento di Comunione e Liberazione. Detta l’origine, era a questa che si volgeva ora lo sguardo, senza attardarsi più sulle conseguenze. Espressioni quali «libertà dall’esito» o «procedere per tentativi ironici» indicavano uno spirito nuovo nella presenza in università, nient’affatto disimpegnato, ma teso a ciò che è essenziale e a immedesimarsi con esso.
Era un cammino quello che si apriva davanti e, come per ogni cammino, era importante comprendere i passi da fare, quali venissero prima e quali dopo. Di qui la necessità di sapere, come veniva richiesto nell’invito all’Equipe, «di che cosa vi è più urgenza da un punto di vista pedagogico». Di qui la domanda, che don Giussani introdusse e fece diventare una caratteristica del suo metodo educativo, di identificare «qual è il passo da fare», ossia il giudizio che, partendo da situazioni reali e fatti concreti, indicasse una prospettiva, da percorrere insieme e personalmente.
Assemblea 1
Giussani: Incominciando il lavoro di questa giornata, dobbiamo disporre l’animo a identificare bene il punto di lavoro o il problema che è più urgente per il cammino che il movimento sta facendo, quale sia cioè la questione più radicale che il tempo di questo nostro camminare esige che si affronti. Tutto il nostro lavoro, questa mattina e nel pomeriggio, dovrà fare attenzione a questo, non in modo semplicemente recettivo, ma anche costruttivo: dobbiamo tutti insieme ricercare quale sia il punto dolente, o meglio, la soglia da varcare. Adesso quale passaggio ci occorre, perché il nostro impegno, la nostra fatica, tutto questo immane – perché lo è letteralmente – gioco di energie non sia vano? Quale passo si esige che facciamo? Qual è il passaggio che ci tocca? Dobbiamo identificare questo. Altrimenti sarebbe stato inutile che ci fossimo ritrovati e sarebbe, il nostro convegno, pagare lo scotto a un certo calendario. Non deve essere pagare lo scotto a un certo calendario. Dobbiamo perciò identificare il passaggio che ci tocca, il punto che ci tocca, dobbiamo aiutarci in questo.
Come normalmente avviene, vorremmo essere provocati dalle vostre stesse relazioni. Ma il rendiconto deve essere il meno discorsivo possibile, e dobbiamo intervenire subito. Questa mattina dobbiamo stabilire un colloquio, non semplicemente sentire una relazione. Non si tratta di una relazione, ma di una provocazione, da cui ognuno di noi si aspetta che gli altri lo aiutino a vederci più chiaro, a vedere quale sia il nocciolo della questione di oggi, il punto o il passaggio, che significa una prospettiva di lavoro. Come nel tipo di umanità che Dio ha suscitato nella storia del popolo ebraico, un passaggio è sempre un “pericolo”, nel senso della parola latina applicata agli esami (esame, prova). Perciò è una fatica, un’energia messa alla prova; l’intelligenza e la volontà messe alla prova.
Volevo dire queste due cose: la prima, che dobbiamo avere come scopo – come scopo sempre incombente – l’individuare quale sia, in mezzo a tutte le parole che ci diremo, il punto scottante, la questione che diventa chiave di volta; in secondo luogo, che il metodo di questo nostro momento, di questa nostra assemblea, deve essere realmente assembleare, cioè dev’essere un contributo di tutti. Dobbiamo intervenire dialetticamente subito.
Intervento: Leggendo i contributi consegnati la cosa che innanzitutto appare è il racconto di una grande vitalità, di una grande ricchezza di esperienza, di iniziative e anche di gesti aggregativi. C’è, però, una specie di inquietudine, una urgenza di cui è carica anche la narrazione dell’esperienza. È l’urgenza che il Volantone e l’Equipe di Colfosco1 ci hanno messo dentro. Prima don Giussani parlava di un passaggio. C’è un contributo in particolare, quello della Cattolica, che lo mette a tema: «Dentro l’esperienza di questi mesi è vissuta la passione per il cambiamento della propria vita. È stato il tenere desta tra alcuni di noi la memoria dell’avvenimento che ha originato una coscienza nuova, caratterizzata dal passaggio da una posizione esistenzialista a una posizione cristiana di fronte alla vita: una posizione, cioè, definita da un rapporto che è legge dell’esistenza e che non rimane quindi un senso religioso vago e indefinito. L’esito di questa posizione esistenzialista è una mentalità che si costituisce come indipendente dal giudizio della nostra compagnia e che, ultimamente, genera una personalità individualistica e tragicamente sola».
Intervento: Riprendo quanto è stato appena detto. Mi sono accorto che sono posto personalmente di fronte a un aut-aut: o guardo a ciò che sta accadendo, che c’è, oppure seguo i miei pensieri, una mia idea, e sulla realtà e sulla comunità. Mi accorgo che l’abbandonarmi a un fatto che c’è, che è in atto, sta cambiando totalmente me stesso. Questo è ciò che è successo anche a tanti altri. È accaduto, per esempio, che nella nostra comunità, la Cattolica, alcuni abbiano preso iniziativa e su loro stessi e nei luoghi dove vivevano, come quelli di Economia che, con loro stupore, sono diventati proprio per questo il punto di riferimento dei loro compagni di corso. La novità è che tutto quello che si fa non è più soltanto un’iniziativa di tipo sociale, ma una mossa della persona. L’avvenimento che ci è stato richiamato dal Volantone e dall’Equipe del CLU è diventato un giudizio sulla vita della persona, anche sulle cose che normalmente non si mettono in discussione, come l’uso dei soldi (è successo, per esempio, che alcuni della comunità abbiano aiutato altri, senza nessun clamore, a pagare le vacanze). I fatti degli ultimi tempi testimoniano che il giudizio che nasce dalla nostra esperienza riguarda sempre di più la persona e non è più solo uno “sfizio” sociale.
Intervento: Sono di Ingegneria, di Milano, e volevo raccontare come è avvenuto per noi in questo mese il passaggio da una posizione esistenzialista a un rapporto che diventa legge per sé. Da noi è successo un fatto abbastanza clamoroso, nel senso che siamo finalmente riusciti ad avere dei locali per la CUSL. Questi locali da tre anni erano vuoti, ed erano naturalmente chiusi. Noi eravamo relegati in un sottoscala, dove oramai non ci stavamo più, perché eravamo sepolti da libri. Siccome il Consiglio di amministrazione, dopo quattro anni di vita della CUSL al Politecnico, non ha mai preso posizione, non ha mai riconosciuto la nostra presenza, siamo passati ai dati di fatto. Ed è andata così. A dicembre è saltata fuori la possibilità di occupare questi locali. Se ne è discusso subito insieme. Ci siamo trovati tutti uniti e decisi a volere tentare questa avventura, con una positività e una disponibilità insospettate. Un giovedì mattina entriamo in azione, alle sette del mattino. In università c’erano solo i bidelli ed era ancora buio. L’obiettivo era che il nuovo punto vendita della CUSL entrasse in funzione quella mattina stessa. Alle sette e mezzo entra un camion, portando dei mobili e altro materiale. Riesce a passare, anche se l’orario era un po’ strano. Cominciamo a trasportare tutti i mobili giù ai locali nuovi. La porta era chiusa, però il mese precedente avevamo cambiato il lucchetto. Siamo dunque potuti entrare. Verso le otto e mezza, quando già eravamo impegnati in una quarantina a scopare i locali e a mettere a posto i mobili nuovi, entrano i bidelli ed esplode il pro...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Prefazione - Un’avventura per sé
  5. 1982
  6. 1983
  7. Note
  8. Legenda
  9. Indici