Le mie letture
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Le mie letture

  1. 224 pagine
  2. Italian
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Le mie letture

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Vengono qui riuniti in volume i testi di "letture" che don Giussani ha compiuto su autori a lui cari e che si sono rivelati determinanti per la sua formazione umana e spirituale. Un itinerario ricco e per certi versi imprevedibile, ove a esponenti della più schietta tradizione cattolica, come Claudel e Péguy, si affiancano autori come Leopardi, Lagerkvist, Montale. Un contributo che mostra come uno spirito cristiano legge, nell'opera di alcuni "grandi", la tensione alla ricerca del volto umano. Queste "letture", nella loro apparente occasionalità, costituiscono un prezioso documento di come si formi la posizione di una coscienza cattolica nell'incontro e nel paragone, aperto e valorizzatore, con l'arte e la cultura.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2011
ISBN
9788858622964
LE MIE LETTURE
1.
GIACOMO LEOPARDI
AL CULMINE DEL SUO GENIO PROFETICO1
Avendo io, nella mia tenera età, “incontrato” Giacomo Leopardi e avendo studiato a memoria tutti i suoi Canti, e da allora, credo, non passando mai giorno della mia vita senza citarmi qualche brano delle sue poesie, ed essendo tutto ciò noto agli amici, essi hanno premuto perché io venissi qui oggi a raccontare non un’indagine esauriente dal punto di vista letterario, storico o esegetico della sua opera, ma semplicemente la testimonianza di quello che la poesia di Leopardi ha suscitato e suscita nel mio animo, di uomo e di credente. Questo, perciò, è il limite della mia offerta, che dunque vuole esprimersi come un gesto familiare e amichevole.
Per descrivere quello che la poesia di Leopardi suscita, da tanti anni, quotidianamente in me, non posso non partire dalla scoperta che a un certo punto ne ho fatto, dalla quale proviene il mio grande amore per lui. Come ho detto, ho studiato Leopardi quando avevo dodici-tredici anni; essendone stato allora molto ferito, in certi mesi leggevo solo sue poesie, col capo reclinato, e non studiavo altro. In prima liceo, quando avevo quindici anni, ho scoperto che la negazione in Leopardi, quella negazione che mi aveva così psicologicamente ferito prima, era posticcia, era come un manifesto incollato a viva forza e male su un grido così umanamente vero che del grido umano non poteva non testimoniare la promessa strutturale. Ho compreso allora – e ne sono sempre stato confermato fino a oggi – che la negazione, la risposta negativa ai problemi ultimi della vita che strutturava il sensismo – la filosofia a cui Leopardi si era legato perché dominava il mondo culturale di allora – non era parola di Leopardi, ma era un vestito sopraggiunto a un cuore così autenticamente umano che non poteva non riaffermare la positività del destino. È, infatti, così forte il grido dell’esigenza che costituisce il cuore dell’uomo, è così forte e potente e bello che, come per natura, non ci si può non sentire trascinati e dire: «Già, è vero», cioè non ci si può non mettere almeno in tensione di attesa per quel che deve venire come possibile risposta positiva.
Vorrei partire, appoggiando la mia reazione sui testi del poeta e sulle sue tematiche, dal primo fattore dell’antropologia leopardiana, ovvero dal primo fattore della modalità con cui l’uomo osserva se stesso vivere: quello che egli chiama «la sublimità del sentire». La formula indica la densità di emozione, di struggimento e di timore enigmatico, causata dalla sproporzione tra l’uomo e la realtà; una sproporzione tragica perché, da una parte, alla grandezza dell’uomo la realtà sembra cinicamente obiettare un limite che dissolve quella grandezza; dall’altra parte, alla vastità del creato, all’imponenza della realtà, corrisponde invece la minuta piccolezza, l’effimera banalità dell’uomo. La sublimità del sentire è dunque generata dalla constatata sproporzione tra l’io e la realtà, nel duplice senso detto.
Forse, l’inno leopardiano che meglio, e anche più plasticamente, dice di questa sproporzione che desta nell’uomo una statura di sentimento che supera la banale quotidianità dei suoi sentimenti, è Sopra il ritratto di una bella donna scolpito nel monumento sepolcrale della medesima. Qui Leopardi sottolinea, dice, grida, comunica in modo così potente l’interrogativo che costituisce il contenuto di questa sproporzione, o meglio, di questa sublimità del sentire, che tutta la negatività sensistica appare, come prima dicevo, appiccicaticcia e cerebrale. Essa, infatti, lascia indenne il suo modo di esplicitare questa sproporzione e questa sublimità del sentire dell’animo, non spegne quell’interrogativo che ci fa alzare ogni mattina come «spron [che] quasi mi punge / Sì che, sedendo, più che mai son lunge / Da trovar pace o loco» (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, vv. 119-121).
Voglio, dunque, leggervi questa che è tra le sue più belle poesie:
Tal fosti [così bella sei stata]: or qui sotterra
Polve e scheletro sei. Su l’ossa e il fango
Immobilmente collocato invano,
Muto, mirando dell’etadi il volo,
Sta, di memoria solo
E di dolor custode, il simulacro
Della scorsa beltà. Quel dolce sguardo,
Che tremar fe’, se, come or sembra, immoto
In altrui s’affisò; quel labbro, ond’alto
Par, come d’urna piena,
Traboccare il piacer; quel collo, cinto
Già di desio; quell’amorosa mano,
Che spesso, ove fu porta,
Sentì gelida far la man che strinse;
E il seno, onde la gente
Visibilmente di pallor si tinse,
Furo alcun tempo: or fango
Ed ossa sei: la vista
Vituperosa e trista un sasso asconde.
Così riduce il fato
Qual sembianza fra noi parve più viva
Immagine del ciel. Misterio eterno
Dell’esser nostro.
[Ecco la sublimità del sentire, che scaturisce dalla sproporzione.]
Oggi d’eccelsi, immensi
Pensieri e sensi inenarrabil fonte,
Beltà grandeggia, e pare,
Quale splendor vibrato
Da natura immortal su queste arene,
Di sovrumani fati,
Di fortunati regni e d’aurei mondi
Segno e sicura spene
Dare al mortale stato:
Diman, per lieve forza,
Sozzo a vedere, abominoso, abbietto
Divien quel che fu dianzi
Quasi angelico aspetto,
E dalle menti insieme
Quel che da lui moveva
Ammirabil concetto, si dilegua.
[«Ammirabil conc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. NOTA DI EDIZIONE
  5. LE MIE LETTURE
  6. Appendice - TRE FILM
  7. NOTE