Natura morta
eBook - ePub

Natura morta

Serie di Pendergast vol. 4

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Natura morta

Serie di Pendergast vol. 4

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

L'agente dell'FBI Pendergast deve affrontare il caso più inquietante della sua carriera: in un campo di grano, a Medicine Creek, Kansas, è stato ritrovato il cadavere brutalizzato di una donna. Intorno alla vittima, i corpi, anch'essi straziati, di 24 corvi disposti a cerchio. Notte dopo notte altri spaventosi delitti si susseguono con ferocia animalesca nell'atmosfera surreale della cittadina, avvolta dalla paranoia e dalla sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere. Tocca a Pendergast, aiutato da una ragazzina ribelle ma molto acuta, trovare la pista giusta e svelare i misteri di una provincia apparentemente tranquilla.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Natura morta di Lincoln Child,Douglas Preston in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura poliziesca e gialli. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858623572

Natura morta

Dedica

Lincoln Child dedica questo libro a sua figlia Veronica. Douglas Preston dedica questo libro a Mario Spezi

RINGRAZIAMENTI

Lincoln Child: desidero ringraziare l’agente speciale Douglas Mangini per la sua puntuale consulenza tanto su questioni investigative quanto sulle chitarre elettriche. Un ringraziamento anche a mio cugino Greg Tear e agli amici Bob Wincott e Pat Allocco, per i loro saggi consigli sul manoscritto, e alle persone che hanno permesso che la vita di uno scrittore non diventasse quella di un monaco: Chris e Susan Yango, Tony Trischka, Irene Soderlund, Roger Lasley, Patrick Dowd, Gerald e Terry Hyland, Denis Kelly, Bruce Swanson, Malou e Sonny Baula. Grazie a Lee Suckno per vari aiuti assortiti. Ma soprattutto un ringraziamento ai miei genitori, Nancy e Bill Child, a mio fratello Doug, a mia sorella Cynthia, a mia figlia Veronica e in particolar modo a mia moglie, Luchie, per il loro affetto e sostegno. E infine alla mia città d’adozione, Northfield, Minnesota, che, nel nostalgico cannocchiale della memoria, mantiene il fascino e la grazia di una cittadina americana senza averne i difetti.
Douglas Preston: vorrei esprimere il mio grande apprezzamento nei confronti di Bobby Rotenberg, per aver letto il manoscritto e avere offerto preziosi suggerimenti, e ringraziare mia figlia Selene per i suoi insostituibili consigli, specialmente riguardo al personaggio di Come. Con Karen Copeland sono profondamente in debito per il suo grande aiuto e per la sua disponibilità. Grazie inoltre a Niccolò Capponi, per le innumerevoli conversazioni letterarie e le idee eccellenti; a Barry Turkus, per avermi trascinato in bici su e giù per le colline toscane, e a sua moglie Jody. Vorrei ringraziare anche i miei amici fiorentini per avere compensato le ore solitarie trascorse di fronte al computer: sono Myriam Slabbinck, Ross Capponi, Lucia Boldrini e Riccardo Zucconi, Vassiliki Lambrou e Paolo Busoni, Edward Tosques, Phyllis e Ted Swindells, Peter e Marguerite Casparian, Andrea e Vahe Keushguerian, Catia Ballerini. Devo molto poi al nostro traduttore italiano, Andrea Carlo Cappi, per la sua amicizia, l’attivo sostegno ai nostri libri e per gli eccellenti suggerimenti che ci ha dato per questo romanzo. E come potrei non nominare l’incomparabile Andrea G. Pinketts? Infine, vorrei esprimere il mio più grande apprezzamento a mia moglie Christine e agli altri miei due figli, Aletheia e Isaac, per il loro costante affetto e il loro aiuto.
E, come sempre, vogliamo ringraziare le persone senza le quali i romanzi di Preston e Child non esisterebbero: Jaime Levine, Jamie Raab, Eric Simonoff, Eadie Klemm e Matthew Snyder.
Anche se per l’ambientazione di questo romanzo ci siamo serviti del sud-ovest del Kansas, tanto Medicine Creek quanto Cry County e molte altre località menzionate nel testo sono immaginarie o usate in modo fantasioso. Lo stesso vale per i personaggi che le popolano. Non abbiamo esitato ad alterare la geografia e l’agricoltura del sud-ovest del Kansas per adattarla alle nostre esigenze narrative.

1

Medicine Creek, Kansas. Primi di agosto. Al tramonto.
Il grande mare giallo di mais va da un orizzonte all’altro, sotto un cielo minaccioso. Quando il vento si solleva, le spighe si scuotono rumorosamente, come se fossero vive. Quando il vento si spegne, tornano ad ammutolirsi. L’ondata di caldo dura da tre settimane e l’aria, immobile, grava sopra i campi come un sudario luminescente.
Una strada taglia i campi da nord a sud, un’altra da est a ovest. La cittadina sorge all’incrocio. Nel centro si accatasta un gruppo di tristi edifici grigi, che si fanno sempre più radi a mano a mano che ci si allontana lungo l’una o l’altra strada: al loro posto s’incontrano abitazioni unifamiliari, poi fattorie isolate e infine il nulla. Un torrente bordato di alberi scheletrici scende da nord-ovest, gira pigramente intorno alla cittadina e svanisce verso sud-est. È l’unico elemento curvo in un paesaggio di linee rette. A nord-est si alza un grappolo di collinette circondate da un bosco.
A sud della città, sperduto in mezzo al granturco, sorge un mattatoio di proporzioni gigantesche, con le pareti metalliche levigate da anni di tempeste di sabbia. Un lieve sentore di sangue e disinfettanti fluttua in direzione sud, seguendo le occasionali correnti d’aria. Più in là, appena dietro l’orizzonte, si alzano tre silos colossali, che fanno pensare agli alberi di una nave persa in mezzo al mare.
La temperatura è di trentotto gradi. A nord balenano silenziosi lampi di calore. Le pannocchie rigonfie sfiorano un’altezza di due metri. Mancano due settimane alla mietitura.
Il crepuscolo scende sul paesaggio. Il cielo arancione si tinge di rosso sangue. In città si accende una manciata di luci. Un’auto bianca e nera della polizia percorre la strada principale, puntando a est, verso il grande nulla dei campi. I fari sciabolano l’oscurità crescente.
Quattro chilometri più avanti, una colonna di avvoltoi volteggia sopra i cereali, planando su una corrente termica. Gli uccelli calano a spirale, poi si risollevano lentamente. Salgono e scendono con regolarità, in un ciclo continuo.

Lo sceriffo Dent Hazen tentò di regolare le manopole sul cruscotto e accolse con un’imprecazione l’aria tiepida che uscì dalle bocchette. Saggiò il flusso col dorso della mano: l’aria non si raffreddava. Il condizionatore aveva definitivamente tirato le cuoia. Lo sceriffo mormorò un’altra imprecazione e abbassò il finestrino, gettando fuori il mozzicone della sigaretta. L’auto fu invasa all’istante dall’aria di fine estate: odorosa di terra e di pannocchie, rovente come una fornace. Lo sceriffo vide gli avvoltoi scendere e salire, scendere e salire sopra le ultime striature del tramonto. Uccellacci di merda, pensò, occhieggiando la lunga canna del Winchester Defender sul sedile accanto al suo. Con un po’ di fortuna poteva avvicinarsi quanto bastava per spedirne un paio all’altro mondo.
Rallentò, tornando a guardare le silhouette degli avvoltoi che si stagliavano nel cielo. Perché non ne atterra nessuno? Lasciò la strada principale, inoltrandosi in una delle stradine sterrate che attraversavano le migliaia di chilometri quadrati di campi intorno a Medicine Creek. Proseguì, tenendo d’occhio il cielo, fino a trovarsi quasi sotto gli uccelli. Di più non poteva avvicinarsi, in automobile. Da lì in avanti gli toccava camminare.
Parcheggiò l’auto e, più per abitudine che per necessità, accese i lampeggiatori. Sgusciò fuori dal veicolo e si fermò di fronte alla parete di mais, grattandosi il mento ispido. Le piante erano allineate nella direzione sbagliata e attraversarle sarebbe stato un casino. Il pensiero di doversi fare largo a spallate non gli andava a genio e per un istante fu tentato di fare marcia indietro e tornarsene in città. Ma ormai era troppo tardi: la telefonata era stata già messa a registro. La vecchia Wilma Lowry non aveva niente di meglio da fare che guardare fuori dalla finestra e segnalare la posizione degli animali morti. Ma questa era l’ultima chiamata del giorno e qualche ora extra di venerdì sera gli avrebbe garantito una lunga e pigra domenica a bere birra e a pescare al parco statale di Hamilton Lake.
Hazen si accese un’altra sigaretta, tossì e si grattò, continuando a fissare le spighe incolonnate. Probabilmente la mucca di qualcuno si era avventurata nel campo ed era morta di fame e di sete. Da quando è responsabilità di uno sceriffo controllare le carcasse degli animali? Ma già conosceva la risposta: da quando l’ispettore del bestiame se n’era andato in pensione. Non c’era nessuno che potesse prendere il suo posto. Né d’altra parte ce n’era più bisogno. Da un anno all’altro diminuivano le fattorie, il bestiame, le famiglie, le persone. La maggior parte di quelli che ancora tenevano vacche e cavalli lo facevano solo per nostalgia dei vecchi tempi. Tutto il paese stava andando a rotoli.
Rendendosi conto di averla tirata più in lungo del necessario, Hazen emise un sospiro. Sistemò il cinturone, sfoderò la torcia elettrica, mise in spalla il fucile e si fece strada nel granturco.
Nonostante l’ora tarda, l’aria calda e umida non se ne voleva andare. Il raggio della torcia lampeggiò tra i fusti, che si estendevano davanti a lui come interminabili sbarre di prigione. Il naso gli si riempì di un odore rugginoso, il familiare profumo delle pannocchie che faceva parte della sua vita. Le scarpe calpestavano le zolle secche di terra, sollevando polvere. La primavera era stata piovosa e, fino all’ondata di caldo di qualche settimana prima, l’estate si era mostrata clemente. Lo sceriffo non ricordava piante tanto alte: lo sovrastavano di almeno una trentina di centimetri. Era stupefacente come la terra nera si trasformasse in polvere, in assenza di pioggia. Una volta, da piccolo, Hazen si era nascosto in un campo per sfuggire al fratello maggiore. Ma si era perduto, per due ore. Il disorientamento di allora tornò in superfìcie proprio in quel momento. Lì in mezzo l’aria era calda, fetida, appiccicosa, come in una trappola.
Hazen aspirò una boccata dalla sigaretta e proseguì, scostando irritato le spighe rigogliose. Il campo apparteneva alla Buswell Agricon di Atlanta e allo sceriffo non importava minimamente di rovinare qualche pianta passandoci attraverso senza troppi complimenti. Tempo due settimane, sarebbero passate le grosse mietitrebbiatrici della Agricon, ognuna in grado di raccogliere e immagazzinare il mais in un flusso continuo. Il raccolto sarebbe poi stato trasportato agli enormi silos che si stagliavano a nord contro l’orizzonte. Quindi sarebbe stato caricato su vagoni ferroviari diretti nel Nebraska o nel Missouri, per finire nelle mangiatoie di stupidi bovini castrati, che a loro volta sarebbero stati trasformati in grosse e grasse bistecche per i ricchi stronzi di New York o di Tokyo. O forse questo era uno dei campi destinati alla produzione di combustibile, il cui granturco non sarebbe andato in pasto né a uomini né ad animali, ma avrebbe alimentato i motori delle automobili. Che mondo...
Hazen continuò a farsi largo di spiga in spiga, il naso irritato dalla polvere. Gettò via il mozzicone, rendendosi conto in ritardo che avrebbe dovuto assicurarsi che fosse spento. All’inferno. Potevano andare a fuoco un migliaio di acri e la Buswell Agricon nemmeno se ne sarebbe accorta. Avrebbero dovuto preoccuparsi loro dei propri terreni e provvedere a recuperare da soli gli animali morti. Ma era molto probabile che, in tutta la loro vita, i manager non avessero mai messo piede in un campo di grano.
Come quasi tutti a Medicine Creek, Hazen veniva da una famiglia di agricoltori che avevano smesso di lavorare nei campi e venduto i loro terreni a compagnie come la Buswell Agricon. Da mezzo secolo la popolazione locale continuava a diminuire. I campi gestiti industrialmente erano punteggiati di case abbandonate, le cui finestre fissavano come orbite vuote le onde sul mare di pannocchie. Ma Hazen era rimasto. Non che fosse particolarmente affezionato a Medicine Creek. Quello che amava era indossare un’uniforme ed essere rispettato. La città gli piaceva perché conosceva tutto di lei. Ogni persona, anche la più insignificante; ogni angolo, anche il più buio; ogni segreto, anche il più imbarazzante. La verità era che non poteva immaginare di vivere da nessun’altra parte. Era parte di Medicine Creek quanto Medicine Creek era parte di lui.
Hazen si fermò di colpo. Con il raggio della torcia esplorò le spighe davanti a sé. Nell’aria satura di polvere aleggiava un altro odore. Il tanfo della putrefazione. Alzò lo sguardo. Gli avvoltoi erano molto in alto, proprio sopra di lui. Doveva mancare ancora una cinquantina di metri. L’aria era immobile, il silenzio assoluto. Lo sceriffo imbracciò il fucile e avanzò con maggiore cautela.
Il fetore si fece dolciastro. Lo sceriffo distinse un’apertura tra le spighe, una radura proprio di fronte a lui. Dopo un ultimo addio rosseggiante, il cielo si era ormai fatto completamente nero.
Hazen sollevò il fucile, tolse la sicura col pollice e mise piede nella radura. Per un istante rimase sbigottito. Poi, di colpo, comprese che cosa stava vedendo.
Cadendo a terra, il fucile lasciò partire un colpo. La scarica di pallettoni gli passò molto vicino all’orecchio. Ma lui non vi fece caso.

2

Due ore dopo, lo sceriffo Dent Hazen si trovava pressappoco nello stesso punto. Ma nel frattempo il campo era diventato la scena di un delitto, all’esame di una vasta delegazione delle forze di polizia. Intorno alla radura erano state installate lampade portatili ai vapori di sodio, che inondavano lo scenario di una gelida luce bianca. Da qualche parte giungeva il ronzio di un generatore. Un bulldozer aveva aperto una strada d’accesso al luogo del ritrovamento. Intorno, in un parcheggio improvvisato nei campi, erano ferme una dozzina di automobili della Polizia di Stato, insieme a camion della Scientifica, ambulanze e altri veicoli. I lampi dei flash di due fotografi brillavano nella notte, mentre un unico agente, inginocchiato a terra poco lontano, armato di pinze, raccoglieva campioni dal suolo.
Hazen fissò la vittima, sentendo la nausea salire dallo stomaco. Era il primo delitto commesso a Medicine Creek da quando era nato. L’ultimo omicidio risaliva al proibizionismo, quando vicino al fiume qualcuno aveva sparato a Rocker Manning durante la comprav...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Natura morta