La Chiesa di Mussolini
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La Chiesa di Mussolini

I rapporti tra fascismo e religione

  1. 304 pagine
  2. Italian
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La Chiesa di Mussolini

I rapporti tra fascismo e religione

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"Pregare, se non aiuta certamente non nuoce': così Benito Mussolini riassumeva il suo rapporto volutamente ambiguo con il cattolicesimo. Ateo convinto, si era conquistato il favore degli squadristi grazie alla sua veemente retorica anticlericale, ma una volta salito al potere nel 1922 non esitò a cambiare rotta pur di assicurarsi il sostegno e la legittimazione delle gerarchie vaticane. Concesse agevolazioni non richieste, intavolò delicate trattative diplomatiche per risolvere la questione romana, mitigò cinquant'anni di legislazione separatista, arrivò a fingersi rispettoso delle tradizioni portando all'altare donna Rachele: un'avveduta politica della "mano tesa" che aveva il duplice obiettivo di guadagnare credibilità nazionale e internazionale e di rassicurare il diffidente elettorato cattolico. Ma allo stesso tempo il Duce esautorava il Partito popolare di don Sturzo e soddisfaceva le istanze dei fascisti della prima ora incoraggiando le aggressioni al clero locale e alle cooperative bianche (atti di violenza che in pubblico condannava). Intanto, il Papa si barcamenava in una strategia prudente e attendista che, nell'intento di assicurarsi maggiori privilegi, condannò poi il Vaticano ad accettare compromessi sempre più pesanti, fino a rinunciare al controllo sull'associazionismo e l'educazione giovanile. Setacciando epistolari ed archivi per recuperare documenti inediti e rivelatori, Giovanni Sale riporta alla luce i retroscena di una lunga trattativa culminata nella firma dei Patti Lateranensi, ricostruisce le posizioni delle parti, ora dettate dal tornaconto, ora dallo sdegno, e dimostra l'astuzia di una strategia ben dissimulata che permise a Mussolini di impostare il fascismo come nuova religione di Stato. Il tutto facendosi proclamare agli occhi del mondo "uomo della Provvidenza".

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
ISBN
9788858622445
Argomento
History
Categoria
World History
Note
Introduzione
Mussolini e la religione
1. In verità, il primo commento sulla Conciliazione fu pubblicato già all’indomani della ratifica degli atti del Laterano su richiesta di Mussolini, Date a Cesare. La politica religiosa di Mussolini con documenti inediti, libreria del littorio, Roma 1929: si trattava di una raccolta di discorsi e di testi vari, con lo scopo di interpretare gli accordi del Laterano secondo le esigenze politiche e di propaganda del regime, cosa che non fu apprezzata in Vaticano. Dal canto suo la Santa Sede fece pubblicare una raccolta di atti e scritti di parte ecclesiastica, intitolata Parole pontificie sugli accordi del Laterano, Roma 1929. Poco dopo, su richiesta di Pio XI, fu dato alle stampe dalla tipografia dell’«Osservatore Romano» il libretto Date a Dio, Roma 1930, con lo scopo di confutare le posizioni del libro di Missiroli, che riconosceva a Cesare in ambito religioso più di quanto gli era dovuto.
2. F. PAOLINI; Da Costantino a Mussolini, cit., p. 20.
3. Ivi, p. 21.
4. E. PUCCI, La pace del Laterano, cit., p. 114.
5. A. GIANNINI, Il cammino della Conciliazione, Vita e Pensiero, Milano 1946, p. 42.
6. Ibidem.
7. Ivi, p. 43.
8. B. MUSSOLINI, Da Guicciardini a Sorel, in «Avanti!», 18 luglio 1912. Su tale materia cfr. E. GENTILE, Le origini dell’ideologia fascista, il Mulino, Bologna 2001, pp. 4 ss.
9. Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Edizione Istituto Treccani, Roma 1932, vol. XIV, p. 847.
10. B. MUSSOLINI, Opera omnia, vol. XVI, a cura di E. e D. SUSMEL, La Fenice, Firenze 1951-1963, pp. 89, 444. Il discorso fu pronunciato alla Camera dei deputati il 21 giugno 1921.
11. Ivi, vol. XX, p. 62.
12. E. GENTILE, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 95.
13. Ivi, p. 41.
14. Così disse Mussolini nel discorso alla Camera del 13 maggio 1929, in B. MUSSOLINI, Opera omnia, cit., vol. XXIX, p. 89.
15. Ivi, 121.
16. Archivio Segreto Vaticano – Affari Ecclesiastici Straordinari (ASV-AES), Italia, 794, 389, 10. La relazione è datata 16 gennaio 1939.
17. «C’è stato però un punto» aggiunse Mussolini «contro l’educazione militare; forse quella punta è contro di noi fascisti; ma io ho riportato l’impressione che l’enciclica è ben pensata e ben formulata.» (Ivi) Così dicendo egli faceva intendere all’autorità ecclesiastica che in materia di educazione dei giovani (vedi balilla) il fascismo non intendeva per nulla retrocedere, lasciando alla Chiesa campo libero in un ambito che riteneva essenziale per la creazione dell’uomo nuovo (forgiato dal fascismo) e per un maggiore disciplinamento della società.
18. Ivi.
19. Cfr. A. CAMPI, Mussolini, il Mulino, Bologna 2001, pp. 35ss.; P. MILZA, Mussolini, Carocci, Roma 2000, pp. 23 ss.
20. Cfr. R. DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario (1883-1920), Einaudi, Torino 1965, p. 5.
21. A. MUSSOLINI, Che cos’è il socialismo? in «Rivendicazione», 10 febbraio 1891.
22. La setta nera, in «Rivendicazione», 25 maggio 1889.
23. B. MUSSOLINI, La mia vita, Editrice Faro, Roma 1947, p. 25.
24. Ivi, p. 32.
25. E. LUDWIG, Colloqui con Mussolini, Mondadori, Milano 2004, p. 137.
26. Ivi, p. 147.
27. B. MUSSOLINI, La mia vita, cit.
28. E. GENTILE, Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi, Feltrinelli, Milano 2010, p. 85.
29. Cfr. P. MILZA, Mussolini, Carocci, Roma 2000, pp. 161 ss.
30. E. LUDWIG, Colloqui con Mussolini, cit., p. 133.
31. «Il Popolo d’Italia», 1° gennaio 1920.
32. E. GENTILE, Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi, cit., p. 89.
33. B. MUSSOLINI, Opera Omnia, cit., vol. XVI, p. 444.
34. B. MUSSOLINI, Opera Omnia, cit., vol. XIX, p. 33; cfr. P. SCOPPOLA, La Chiesa e il fascismo. Documenti e interpretazioni, Laterza Roma-Bari 1971, p. 63.
35. B. BEYENS, Quatre ans à Rome (1921-1926), librairie Plon, Parigi 1934, p. 137.
36. E. LUDWIG, Colloqui con Mussolini, cit., p. 152.
37. Ibidem.
38. A. GIANNINI, Il cammino della Conciliazione, cit., p. 42.
39. G. SALE, Le leggi razziali in Italia e il Vaticano, Jaca Book, Milano 2009, p. 209. La visita di Mussolini avvenne il 19 settembre 1938.
40. Una lettera di padre Enrico Rosa, direttore della «Civiltà Cattolica», del 20 agosto 1929 indirizzata a monsignor Tardini, riportando una sua conversazione con l’ambasciatore dell’Italia presso la Santa Sede diceva: «A scusa delle mie osservazioni, il conte De Vecchi confessò che il Duce non aveva ancora la fede, sebbene egli sperava che l’avrebbe riacquistata; ed io conclusi che, se egli non credeva a niente come Napoleone, non doveva imitarlo, seguendo la corrente che è pure tra i fascisti contro la Monarchia e la Chiesa». ASV-AES, Italia, 730, 237, 98.
41. E. LUDWIG, Colloqui con Mussolini, cit., p. 123.
42. Ivi. Ferito nel suo orgoglio personale, Mussolini si sentì in dovere di inviare al re non soltanto una relazione del suo incontro con Pio XI, ma anche un biglietto nel quale commentava, a modo suo, l’evento. «Il Papa» scrisse «salvo il primissimo tempo dell’incontro, nel quale bisognava rompere alquanto il ghiaccio, è stato in seguito cordiale. I giornali hanno stampato nelle prime edizioni, alcune invenzioni dovute alla loro fantasia protocollare: e cioè inginocchiamenti e baciamani che non ci furono. E altrettanto dicasi delle frasi celebri.» ACC, Fondo non ordinato.
43. Definita da Gentile «strategia sincretistica di convivenza». Cfr. E. GENTILE, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, cit., p. 121.
44. Cfr. P. MILZA, Mussolini, cit., p. 354.
45. ASV-AES, Italia, 630, 62, 18. Continuava il cardinale: «Venuto poi nel Casentino a visitare la Consorte lo stesso Presidente, questi, che dopo aver fatto visita all’eremo di Camaldoli, si recò gentilmente a far visita anche a me in questa casa camaldolese detta “Mausolea”, mi pregò di voler amministrare la Santa Cresima ai suoi tre figlioli, dopoché il Rev.mo padre Maggioni li avesse ammessi per la prima volta alla Santa Comunione». Ivi.
46. Ivi.
47. La Dalser, la quale in diverse occasioni aveva creato situazioni imbarazzanti a Mussolini, ormai unito in matrimonio con Rachele Guidi, sua amica d’infanzia, subito dopo la marcia di Roma, su richiesta di alcuni fascisti, fu dichiarata da una commissione (compiacente) malata di mente e quindi internata vitando in un ospedale psichiatrico. Successivamente, anche Benito Albino, dopo varie peripezie (arruolato in Marina era stato inviato in Cina), pare abbia concluso i suoi giorni nell’agosto del 1942 allo stesso modo della sfortunata madre. A. PIERONI, Il figlio segreto. La storia di Benito Albino del Duce e di sua madre Ida Dalser, Garzanti, Milano 2006; M. ZENI, La moglie di Mussolini, Effe e Erre, Trento 2005.
48. L. MOTTI, «Rachele Mussolini», in Dizionario del fascismo, vol. II, Einaudi, Torino 2003, p. 198; A. PENSOTTI, Rachele e Benito, Mondadori, Milano 1993, p. 45.
49. (ACC), Fondo non ordinato.
50. Cfr. P. MILZA, Mussolini, cit., p. 438.
51. Cfr. A. PENSOTTI, Le italiane. Almanacco del Novecento. Secondo volume, Simonelli, Milano 1999, p. 14.
52. Ivi, p. 24.
53. Ivi, p. 16.
54. Ivi, p. 11.
55. L. MOTTI, «Rachele Mussolini», in Dizionario del fascismo, cit., p. 199.
56. Citato in Milza, Mussolini, cit., p. 642.
57. ASV-AES, Italia, 794, 389, 40. La relazione del nunzio è del 14 febbraio 1931.
58. Cfr. R.J.B. BOSWORTH, Mussolini. Un dittatore italiano, Mondadori, Milano 2009, p. 262.
59. ASV-AES, Italia, 794, 389, 43. La relazione del nunzio in Italia è del 20 gennaio 1931.
60. Cfr E. INNOCENTI, La conversione religiosa di Mussolini, Sacra Fraeternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1981.
61. B. D’AGOSTINI, Colloqui con Rachele Mussolini, OET, Roma 1946, p. 26.
PARTE PRIMA
Chiesa cattolica e regime fascista
I
Dalla nascita del cattolicesimo politico alla marcia su Roma
1. G. SALE, L’Unità d’Italia e la Santa Sede, Jaca Book, Milano 2010, p. 20.
2. A questo riguardo scrive Francesco Piva: «Sturzo affidò alla guerra una portata eversiva di una trama politica dominata da Giolitti e Turati, che egli aveva combattuto. La guerra rimetteva in discussione l’intero assetto del Paese, mobilitava energie prima assopite; sembrava ai suoi occhi risvegliare lo spirito di autogestione e di autoresponsabilità civile che poteva spezzare i legami clientelari che imbrigliavano il Mezzogiorno. Sembrava, in ultima analisi, rivalutare nella difesa del Paese, l’importanza politica e morale delle masse contadine che gli stavano tanto a cuore». (F. PIVA, Dalle lotte contadine al partito popolare (1871-1924) in Vita di Luigi Surzo, a cura di F. PIVA-F. MALGERI, Istituto Luigi Sturzo Roma 1972, p. 204). Questa è sostanzialmente anche la posizione di De Rosa, secondo questi, infatti, la guerra fu la grande occasione storica per liquidare definitivamente «il sistema trasformistico giolittiano e per riproporre in tutta la sua pienezza la proposta di una presenza cattolica unificatrice della coscienza nazionale sul terreno civile e politico». G. DE ROSA, Sturzo, UTET, Torino 1977, p. 175.
3. Cfr. A. CANAVERO, I cattolici nella società italiana. Dalla metà dell’800 al Concilio Vaticano II, La Scuola, Brescia 1991, pp. 137-140.
4. A questo proposito così si espresse Benedetto XV col direttore della «Civiltà Cattolica» padre Enrico Rosa: «Bisogna distinguere le opinioni personali del Papa da ciò che è essenziale per la dottrina. Anche il suo contegno come Papa non è imposto a tutti. Il Papa è soprannazionale: non fa voti per il trionfo dell’Italia; ma se un cattolico italiano li facesse non andrebbe contro il Papa. Così egli non ha mai detto che la guerra di questa o quella nazione sia giusta o ingiusta». ACC, Fondo Rosa, XXVII, p. 2.
5. Il punto di vista di Benedetto XV nei confronti della guerra è ben illustrato in una lettera, scritta tempo dopo da papa Rosa al marchese Filippo Crispolti, riportando una confidenza che gli fece il Papa: «Scrivendo queste righe pensavo a ciò che mi diceva il compianto Benedetto XV a proposito della sua Nota e altre intervenzioni per la pace: che se anche ne prevedeva l’inutilità o il fallimento, considerando la cosa all’umana, tuttavia si sentiva obbligato per ragioni spirituali a quei passi. Perciò l’udii anche scherzare con l’Eminentissimo cardinale Gasparri su quella politica, ed affermarmi talvolta con certa commozione alludendo alle false supposizioni dei giornalisti e dei politici sulle pretese “pressioni” da parte dei belligeranti; e che erano invece le tante lettere e suppliche delle madri, a lui pervenute da molte parti, la causa o l’impulso più potente per indurlo a quell’intervento, mentre la politica forse e la prudente previsione del fallimento sembravano dissuaderlo», ACC, Fondo Rosa, XXVI, 7, 5.
6. Cfr. A. MARTINI, La preparazione dell’appello di Benedetto XV ai governi belligeranti, «La Civiltà Cattolica» IV, pp. 119-123.
7. F. CHABOD, L’Italia contemporanea, 1919-1948, Einaudi, Torino 1961, p. 43.
8. I cattolici intransigenti distinguevano tra «Paese legale» – che era quello chiamato alle urne politiche e che esprimeva soltanto una parte minima della nazione, vale a dire la ricca borghesia (infatti il sistema elettorale allora adottato richiedeva un...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Dedica
  4. Introduzione
  5. Parte Prima
  6. Parte Seconda
  7. Parte Terza
  8. Note
  9. Bibliografia