L'autocoscienza del cosmo - Quasi Tischreden - Volume 4
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L'autocoscienza del cosmo - Quasi Tischreden - Volume 4

  1. 416 pagine
  2. Italian
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L'autocoscienza del cosmo - Quasi Tischreden - Volume 4

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Informazioni sul libro

Quarto volume della serie "Quasi" TISCHREDEN che raccoglie le conversazioni di Luigi Giussani con un gruppo di giovani impegnati nel cammino della verginità. "L'autocoscienza del cosmo" si incentra sui temi toccati da "Il senso religioso", il primo volume del percorso, l'opera in cui don Giussani riassume il suo itinerario di pensiero e di esperienza.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
ISBN
9788858623992

Quasi TISCHREDEN

Dialoghi a tavola




Cosa vuol dire «Quasi Tischreden»? Il riferimento è a Tischreden (discorsi a tavola) di Martin Lutero, in cui Lutero ebbe a esplicitare il suo pensiero con un gruppo di discepoli. Il quasi è per un pudore di fronte al significato storico di Tischreden.
Sono conversazione a tavola con giovani impegnate nel cammino della verginità in una casa dei Memores Domini. Ogni incontro ha un tema principale che viene interpretato attribuendo il titolo al paragrafo e accostando la Tischreden ad altre aventi un’affinità di contenuto.
Fin dal primo paragrafo si documenta l’animus di questi dialoghi. Il loro svolgimento tocca il tema descritto, in modo appena accennato o più diffuso; liberamente, non schematicamente; spontaneamente, non con ricercato logica, o discorsivamente, esattamente come è la varietà degli interessi in una conversazione a tavola.
Sono decisive le domande che i presenti fanno, ma le risposte date sono formulate in base a una preoccupazione più vasta e unitariamente concepita, dettata da un desiderio di verità amorosamente comunicata.
La cosa più importante in un dialogo come questo è quella che modifica il nostro modo di essere, operando una semplificazione cioè una facilitazione. Non bisogna allora disperdersi dentro i ghirigori della dialettica. La dialettica è fatta perché tamquam scintillae in arundineto, dice la Bibbia: i giusti – e i loro pensieri – saranno come scintille in un campo di stoppie. Perciò bisogna tirar fuori le scintille dal groviglio dei pensieri che gremiscono il dialogo. Se non ci, fosse il dialogo, non ci sarebbero scintille; ma quello che deve rimanere sono le scintille: devono essere acchiappate come lucciole nelle mani di un bambino.

NOTA PER LA LETTURA

Le Tischreden propongono oltre duecento incontri svoltisi con ritmo all’incirca settimanale a partire dal 1990. I primi 22 (8 novembre 1990/14 maggio 1991) hanno la forma degli appunti, così come sono stati via via riordinati da alcune dei presenti. Quando una di loro dovette recarsi negli Stati Uniti per lavorare presso un importante centro di ricerca di Washington, si ottenne da don Giussani di poter registrare le conversazioni per inviarle oltreoceano; così i testi dal 22 maggio 1991 in poi costituiscono fedeli trascrizioni dei dialoghi.
Gli incontri sono dedicati a comprendere esistenzialmente le parole che costituiscono i termini di studio, riflessione e preghiera per la vita dei Memores Domini: i libri di don Giussani utilizzati per gli Esercizi o adottati per la Scuola di Comunità e i suoi interventi nell’ambito di gesti comuni dei Memores Domini e del movimento di Comunione e Liberazione.
Con essi s’intreccia la storia umana della casa in cui don Giussani ha tenuto gli incontri. Quando le Tischreden ebbero inizio, nella casa abitavano 9 ragazze (dell’età media di 25 anni). Ora sono oltre 50, vivono in tre case e continuano a incontrarsi tutte insieme in occasione del raduno settimanale. Alcuni incontri sorprendono i momenti di passaggio di tale storia: la nascita della seconda casa con tutta la fatica e il dolore del distacco; la partenza di alcune per altre case in Italia o all’estero; momenti e fatti personali che diventano significativi per tutti.
Si sarebbero potute pubblicare le Tischreden seguendone l’ordine cronologico, coi vantaggi di percorrere passo a passo la storia nel suo dipanarsi e di avere tra loro vicini i commenti di don Giussani a ciascuno dei testi utilizzati per la meditazione.
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Si è preferito tuttavia raccogliere grappoli di incontri attorno ad alcuni temi che costituiscono parole care all’Autore e decisive per comprendere il carisma a lui affidato: l’amicizia, la dimora, l’amore a Cristo, la memoria, l’offerta, il senso del destino, il compito della vita, la moralità, il sacrificio, il carisma, la verginità, il popolo, la compagnia, la libertà.
Ciascun volume si rivolge così a chiunque voglia seriamente confrontarsi con una impostazione profondamente ragionevole e affettiva di parole determinanti per l’esperienza umana e cristiana.
L’itinerario storico, posto in secondo piano dalla scelta editoriale effettuata, sarà recuperato dal piano complessivo dell’opera. Esso prevede la pubblicazione di tutte le Tischreden, secondo un programma di uscite regolari. Sarà dunque possibile ripercorrere anche cronologicamente gli incontri, potendo così osservare da vicino l’approccio pedagogico dell’Autore e disponendo di una documentazione sistematica per approfondire i contenuti dei libri di don Giussani che hanno costituito l’oggetto dei raduni settimanali.
I dialoghi sono riproposti integralmente: sono riportati non solo i passaggi relativi al tema in questione, ma l’intera cena, comprensiva dei riferimenti alle vicende personali, delle affettuose battute che di norma caratterizzano le fasi iniziali e conclusive dei dialoghi; parole, insomma, «in presa diretta». Non dunque una trattazione sistematica, ma la testimonianza di una amicizia che diventa il metodo per inoltrarsi nel vero.

AVVERTENZE
In corsivo sono riportati gli interventi e le domande di persone diverse dall’Autore.
All’inizio di ogni capitolo in nota sono indicati: il numero progressivo della Tischreden, la data in cui si è svolta e il testo posto a tema della riflessione personale.
In fondo al volume si trova una legenda in cui è chiarito il significato di alcuni termini relativi alla vita dei Memores Domini e di Comunione e Liberazione.

ANTEFATTO*

1. «Per qual fine Dio ci ha creati?». La domanda del catechismo fissa un dato di fatto. Come se io dicessi: «Perché si costruisce una casa? Perché si distribuisce energia elettrica? Perché si crea la compagnia, la società tra gli uomini? Perché l’uomo ha bisogno della donna?». Ognuno di noi sente che la risposta indica qualcosa di inevitabile. «Per conoscerLo, amarLo, servirLo...»: anche questa risposta indica qualche cosa di inevitabile. I comandamenti della Legge di Dio hanno una premessa: «Io sono il Signore Dio tuo». Non è il primo comandamento, non è un’ingiunzione cui si possa trasgredire: Egli è il tuo Signore – è un fatto che non potrai mai eliminare, è un fatto che ti si impone con superiorità schiacciante; se tu paragoni la tua vita a un libro, Dio è il titolo che campeggia sul frontespizio di esso –, Dio è il tema della trama del tuo racconto; Dio è il senso delle pagine mutevoli e sempre nuove del tuo tempo. Tu sei fatto per Dio.
2. Ma tu «sei fatto» anche per la musica, per lo studio, per il lavoro, per l’affetto ecc. Che significa «essere fatti per» una determinata cosa? Significa che in noi, proprio dentro la struttura del nostro essere, c’è una energia che ci spinge a quella cosa, che ce la fa desiderare e che ci dà il potere di afferrarla. In una parola, significa che in noi c’è la capacità di quella cosa. Si tratta di una capacità attiva, che protende dinamicamente il nostro essere in una determinata direzione. Gli antichi filosofi scolastici chiamavano tale dote o disposizione viva della nostra persona «vis appetitiva» – forza di aspirazione –.
3. Applichiamo allora questo rilievo al nostro caso. Se tu sei fatto per Dio, significa che hai nell’intimo del tuo essere una certa capacità di Dio. Proprio questa capacità di entrare in rapporto con Dio è il senso religioso. Esso è quindi una dote caratteristica della nostra natura, che dispone l’anima ad aspirare verso Dio, quasi la protende nel tentativo di afferrare Dio, in qualche modo. Fra tutte le capacità della nostra natura, quella del senso religioso è evidentemente la fondamentale. Perché tutte le altre si rivolgono a dei beni particolari, mentre questa si rivolge al bene finale e conclusivo. In un certo senso, perciò, la capacità naturale che è il senso religioso riassume tutti gli scopi delle altre capacità della nostra persona. Per questo nella sua pastorale della Quaresima 1957 Sua Ecc. monsignor Montini definiva il senso religioso come «sintesi dello spirito».
4. Evidentemente la capacità del senso religioso non ce la formiamo da soli, ce la troviamo dentro la nostra natura. Questa nativa aspirazione è come suscitata, destata in noi da un potere superiore a noi; essa è come provocata indipendentemente dalla nostra volontà, prima ancora che intervenga il nostro parere. Noi siamo come di fronte a una voce che chiama. Potremo rispondervi o no, ma non possiamo impedire che essa chiami. Il senso religioso è una vocazione, esso è la vocazione della vita.
5. Il senso religio...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Quasi Tischreden – Vol.4 - L’autocoscienza del cosmo