1953
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1953

Fu una legge truffa?

  1. 280 pagine
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1953

Fu una legge truffa?

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È il 1953, un anno da non dimenticare. Poco più che trentenne, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti annota sul suo diario gli eventi che scuotono il Paese e i palazzi del potere, per fermare almeno sulla carta il turbinio di avvenimenti nel quale è coinvolto. L'Italia, alla disperata ricerca di stabilità dopo la dittatura e la guerra, vive un periodo di difficile conciliazione tra le diverse istanze politiche e sociali, in cui ogni giorno sembra poter vanificare equilibri interni ed esteri faticosamente costruiti. L'ultimo governo De Gasperi cade a seguito della riforma elettorale voluta con insistenza dal Partito Socialdemocratico, approvata solo con i voti della maggioranza e bollata dagli avversari politici come "Legge Truffa". La nazione è scossa da due gravi emergenze: il disastro ferroviario di Benevento e l'alluvione in Calabria. Sul fronte internazionale, la morte di Stalin e la firma dell'armistizio in Corea alimentano la speranza di una distensione tra i due blocchi contrapposti nella Guerra Fredda. Ma allo stesso tempo l'elezione del generale Tito a Presidente della Repubblica federale jugoslava crea scompiglio oltreconfine, dando il via alla tristemente nota "questione triestina" che minerà la nostra nazione dal punto di vista geopolitico. Attraverso i dialoghi, le telefonate, i colloqui privati, dalle preziose pagine del diario di Giulio Andreotti riaffiorano tutte le tensioni e gli sconvolgimenti di un anno destinato a imprimere un corso ben preciso alla storia e a condizionare per decenni la vita della nazione. Nella sua prosa secca ed essenziale, Andreotti costruisce un'acuta analisi "per appunti" di eventi, cause e conseguenze, ancora straordinariamente utile per interpretare, a più di mezzo secolo di distanza, le vie della politica italiana e internazionale.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
ISBN
9788858619063
1° gennaio
A messa con Livia dai Cappuccini di via Veneto.
Visite di auguri, al Viminale semideserto. Affollato invece Montecitorio, parecchi deputati si sono trattenuti a Roma, maledicendo la maratona in corso.
A cena dai Cassuto.
Il Papa ha inviato un radiomessaggio ai cattolici indiani. Convegno vicino a Sorrento sui problemi del Mezzogiorno. In linea con la legislazione.
Festeggiamenti per gli 80 anni del maestro Perosi.
Rebecchini dal Papa con i consiglieri comunali. Illustrato il progetto del quartiere Villa dei Gordiani.
2 gennaio
Ieri sera Scelba ha dato al Presidente uno specchio delle amministrative tenute nel 1952: allarme rosso (già il ’51 era stato avvilente). Senza lo schema disegnato per le politiche sarebbero guai. Il favore per le destre nel Sud è la grande novità (negativa).
Riavvicinare Saragat e Nenni – come vorrebbero i socialisti francesi – è impossibile.
Avvicinare al problema l’opinione pubblica. Vi è disinteresse anche sui lavori della Camera.
Il clima del 1948 non esiste più.
Seduta fiume alla Camera. Incidenti. Lite sulle «non dichiarazioni» quando il voto è segreto. Sceneggiata dell’opposizione. Escono dall’aula, ma tornano subito dopo.
Iniziato il Congresso dei Laureati Cattolici.
Messa per Vittorio Emanuele Orlando a Santa Maria degli Angeli.
Telefonato Georges Bidault: lascia un saluto cordialissimo per il Presidente.
Monsignor Carlo Corvo, sottosegretario a Propaganda Fide: visita di cortesia ma spunti interessanti (Sudan).
Il Presidente chiede di contattare monsignor Silvio Oddi, che ha chiuso la Nunziatura in Jugoslavia.
Maria Badaloni è stata dal Papa. È severo.
Ho fatto visita a parecchi senatori di diritto. Unanime o quasi è l’aspirazione a una rapida riforma che eviti il contrasto tra Camera con premio di maggioranza e Senato operante ancora per un anno con i senatori di diritto. Finora la coesistenza è stata pacifica, ma non illudiamoci. I blocchi saranno inevitabili. Piccioni accenna a uno scioglimento anticipato del Senato, tanto più che anche in dottrina la simultaneità tra le due Camere è augurata. Ne parlerà a Einaudi. Gli uffici sostengono che quando la Camera vota la sua riforma il Senato dovrebbe accoglierla così. Ma chi lo dice?
Lo stesso Paratore sollecita il «vice» Alberti a dimettersi perché è malato e non può presiedere; anche Bertone è inadatto. Ci vogliono due cani mastini ad aiutarlo; e non può certo far presiedere a lungo il venerando Bertone. Questi vecchi sono straordinari, considerano tali solo gli altri. Comunque Scoccimarro non può presiedere perché è ostilissimo.
3 gennaio
Consiglio dei Ministri pacifico.
Tono brillante ed elevato al Congresso dei Laureati (specie monsignor Adriano Bernareggi).
Gruppo di lavoro urgente per l’esame della Legge McCarran.
Previsioni contrastanti sulle conseguenze per l’emigrazione italiana.
Ho visto Ceschi. È preoccupato, visto come stanno andando le cose alla Camera, per la fase successiva. L’opposizione giocherà anche sui tempi.
Della riforma del Senato forse è meglio parlarne dopo le elezioni (il problema degli attuali «di diritto» è arduo).
Un accenno alla DC del Veneto. Siamo forti, ma contando solo sulla «tradizione» si rischia.
4 gennaio
Si riunisce il Consiglio dei Ministri per discutere sulle alte nomine della Magistratura e sulla posizione del Tesoro nei confronti dei pensionati, dei ferrovieri ecc. Galizia passa liscio, nonostante abbia un figlio, magistrato, già PCI. Zoli garantisce. Eula trova tutti unanimi: Scelba lo vorrebbe portare al Consiglio di Stato ma dopo le requisitorie in Cassazione contro il Consiglio di Stato è impossibile. Del resto egli aspira al grado I dopo Galizia… La Malfa parla per Valenzi, ma Zoli ha il suo quadro.
Riferisco io sulla successione di Severi scrutinando anche Petrilli; per il principio che gli estranei portano con sé il servizio prestato nell’Amministrazione. Tra l’altro Petrilli è più anziano di Bozzi e di Papaldo.
La Malfa era per un altro preso dal di fuori ma non specificato.
Reazioni per il mantenimento del mandato parlamentare. Sturzo aveva fatto fuochi e fiamme. Piccioni chiama Petrilli, che non accetta condizioni. È nominato. Ricevo rallegramenti. In particolare Cappa e Fanfani hanno parlato a favore. Malvestiti aveva perplessità ma non parla (Petrilli votò contro il suo bilancio).
Pella è per il no a tutte le richieste che comportino spese. Resisterà?
Echi (notevoli) sull’udienza in Vaticano dei Laureati. Frase infelice di Vittorino Veronese: «Il Papa non è solo di Gedda».
Giusta attenzione ai problemi degli statali: solito divario tra volontà di provvedere e mancanza di mezzi.
Quesito. Durante la vacanza elettorale della Camera il Senato potrà riunirsi? Votazioni su leggi non possibili, ma per il resto è difficile bloccarle.
Confuse previsioni incrociate.
Comunque il 7 marzo si deve iniziare in aula l’approvazione della legge elettorale dedicandovi al massimo tre giorni.
5 gennaio
Viene Petrilli a ringraziare. Sa che padre Messineo caldeggiava Papaldo chiamandolo «uno dei nostri».
Tensione per qualche misura per gli statali chiesta dal Parlamento ma negata da Pella. Vanoni sarebbe propenso, ma Pella tiene duro.
Pella resiste anche in Parlamento ma gli umori sono contrari e si salva su rinvio. Scrive una lettera a De Gasperi offrendo il portafogli. De Gasperi dice che Pella qualcosa potrebbe dare, rinviando per esempio il saldo delle gestioni grano o pagandolo con Buoni del Tesoro. Anche Vanoni concorda. Vedremo.
6 gennaio
Un po’ di vecchio fascino della Befana riaffiora. Piccoli doni ai figli e al personale del Gruppo. Mi chiedono ricordi di infanzia sui doni. Non ne ho.
Messa di monsignor Montini ai Laureati Cattolici. Un concetto nuovo: l’Epifania è la festa più importante dell’Anno liturgico. Più del Natale e della Pasqua.
7 gennaio
Inizia a Strasburgo l’Assemblea Europea. Il Presidente consiglia la stampa di darvi rilievo.
Vado a Parigi con Paolo Matarazzo dal Re, che è ospite di un amico a Neuilly, latore di un messaggio orale del Presidente: se avrà ulteriore sviluppo il successo elettorale dei monarchici la maggioranza relativa in Italia andrà alle sinistre.
Accoglienza cordiale con cenni di grande rispetto per la persona del Presidente. Non prende impegni (del resto non richiesti). Il messaggio comunque è recepito. Torniamo via soddisfatti.
Organizzato da Carlo Pesenti, ho un incontro con l’onorevole Antoine Pinay. Progetto di riunioni internazionali di aggiornamento all’isola di Lerins.
8 gennaio
Il Presidente mi chiama da Atene per notizie sulla Camera. Mattei gli ha telefonato sulla situazione in Iran: sollecita esame da parte degli Esteri.
9 gennaio
Il Presidente prega i ministri di studiare il Rapporto sullo Stato dell’Unione inviato nei giorni scorsi da Truman al Congresso. Eisenhower andrà alla Casa Bianca il giorno 20.
Pietro Germani è preoccupato per le elezioni. Tutti elogiano la sua sapienza, ma è una cambiale di difficile incasso. Gli ricordo quando recitò il sonetto di Trilussa – allora clandestino – sul saluto fascista.
10 gennaio
Il Presidente telefona da Atene. È molto soddisfatto degli incontri con Papagos. Nessuno ricorda più le minacce mussoliniane. È stato anche alla Casa d’Italia.
Alla Camera continua il tam tam. Bocciato un emendamento 286 contro 156 (rilevanti assenze).
Nadia Gallico Spano è stata di un’aggressività lacerante; e, incrociandola, ho scherzato sul sesso debole.
11 gennaio
Le sinistre approfittano di assenze dei nostri per boicottare la discussione sulla legge elettorale. Clamoroso episodio. Il compagno Messinetti getta all’aria il cestino delle votazioni. Rotolano le palline e i missini gridano che Messinetti è stato ufficiale della Milizia. Sarà vero?
12 gennaio
All’aeroporto di Ciampino, in attesa di De Gasperi, apprendo da Zoppi l’allarmante notizia che si vorrebbe accettare l’annessione della zona A lasciando impregiudicata la B. Dice che se passano le elezioni perderemo la B in modo puro e semplice. Obietto che il governo non potrà sostenere un tale punto di vista. Dice che a Trieste la massa è favorevole ma io ho larghi dubbi. Propongo di consultare De Castro, ma Zoppi dice che è troppo… istriano.
Innocenti, cui riferisco il colloquio, condivide il mio punto di vista.
Il Presidente, a cui ho riferito, dice di essere molto prudenti. Si è convinto che è bene mettere le mani su Trieste al più presto ma occorre conseguire forti risultati de facto senza porre esternamente le questioni, per non indurre la Jugoslavia a contromisure. Prudenza. Si vedrà. Chi spinge è Brosio, ma dirà a Zoppi di star buono.
La Repubblica ha abolito i titoli nobiliari ma Scam-macca ha il suo biglietto da visita «Barone… Capo del CER. Diplomatico della Repubblica». De Gasperi ha dato una fotografia a Scammacca chiamandolo inseparabile, aggettivo che ha due significati. E ride.
Concistoro. Nel discorso il Papa dice che Tardini e Montini hanno declinato la nomina a cardinale.
13 gennaio
Il Presidente ha ricevuto il cardinal Ernesto Ruffini rallegrandosi per le abitazioni da lui fatte costruire per le famiglie di anziani di Palermo. «Facessero così in molti!»
Nominati ventiquattro cardinali. La lista è aperta da monsignor Celso Costantini, che ospitò il Presidente prima della reclusione del Laterano. Inviati messaggi anche ai monsignori: Ottaviani, Roncalli, Cicognani (Gaetano, fratello di Amleto), Valeri, Ciriaci, Mimmi, Siri e Lercaro. La presenza di italiani è sempre massiccia.
Reso noto da Parigi un comunicato della Tass su una cospirazione di medici sovietici. Poveri loro.
È morto l’ex vescovo di Segni in pensione, monsignor Fulvio Tessaroli. Aveva lasciato da poco. Il successore (Luigi Carli) è considerato troppo severo.
14 gennaio
Berretta cardinalizia al nunzio Borgongini Duca, imposta dal presidente Einaudi. Un comico ritardo di venti minuti. Disfunzione del servizio di collegamento.
Per la porpora a Borgongini il Presidente aveva scritto al Papa (su suggerimento di monsignor Montini).
Un articolo dell’«Unità» (Renzo Nanni) per reagire alle accuse di cattivo trattamento riservato dai russi ai nostri prigionieri. È un tasto dolente. Ricordo che Togliatti mi raccontò per questo, otto anni fa, alcune sue vicende laggiù dove i compagni italiani, lui compreso, contavano poco o nulla.
Auguri per la mia «quota 34» dal Presidente, che è lieto per le conclusioni dell’Assemblea di Strasburgo.
Commenti ironici alla nomina di Tito a Capo dello Stato.
Messaggio del Presidente a Truman che lascia la Casa Bianca.
L’Ambasciata di Parigi informa che il presidente Auriol ha «imposto» la berretta al neocardinale Roncalli, che lascia ora la Nunziatura.
Riattivato in Corea il nostro ospedale da campo, distrutto da un incendio.
Grandi ricevimenti in questi giorni nelle ambasciate rispettive, per i nuovi cardinali. Compatibilmente con la maratona della Camera ci vado.
Consiglio dei Ministri. Esame del dibattito alla Camera sulla legge elettorale. In Francia misero la fiducia; Scelba propone di fare altrettanto. Accordo di massima. Comunque per liquidare tutto rapidamente è concorde anche il presidente Gronchi. Ma basta?
15 gennaio
Fermezza e nessun dubbio sulla «fiducia». Le sinistre abbandonano l’aula. Al voto 332 favorevoli contro 17 dissenzienti.
Notizia dell’arresto del ministro degli Esteri della Germania Est Georg Dertinger.
16 gennaio
Al Senato si parla di regioni. A Montecitorio… la guerra continua. La presenza del Presidente – salvo una breve parentesi per udienze al Ministero Esteri – rincuora i nostri. L’aula è semideserta. Il venerdì è così. Tuttavia alcuni discorsi sono stati brillanti c...

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  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. 1° gennaio
  4. 1° agosto