Me, mum & mystery - 1. Detective per caso
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Me, mum & mystery - 1. Detective per caso

  1. 176 pagine
  2. Italian
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Me, mum & mystery - 1. Detective per caso

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Informazioni sul libro

Durante una noiosa estate londinese, Emily riceve una lettera inaspettata, con cui scopre che il bizzarro prozio Orville l'ha designata come erede del suo cottage a Blossom Creek, un paesino sperduto nel Kent. Una volta lì, Emily e sua madre Linda scoprono che il cottage nasconde una sorpresa: era la sede di un'agenzia di investigazioni, ormai del tutto abbandonata… almeno finché, quasi per gioco, Emily gira il segnale "Chiuso" affisso alla porta. Ed ecco che, quella notte, il primo mistero bussa alla porta di mamma e figlia: a Sherrington Lodge, austera dimora alle porte del paese, avvengono sinistri episodi… E il proprietario, il maggiore Trevor Sherrington, ha il terrore che la casa sia infestata dagli spiriti. Emily e Linda dapprima rifiutano l'incarico, ma il destino sembra avere in serbo per loro un disegno diverso…

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788865970478

1. Vicini, misteri e cioccolata calda

Emily si scostò i capelli biondi dal viso, accostò l’orecchio al bicchiere appoggiato alla parete e si mise in ascolto. I vicini di casa, i signori Trelawney, erano impegnati in una delle loro accese discussioni.
«Ma che fai?!» esclamò sua madre Linda, saltellando nella stanza su un piede calzato di rosso, mentre con una mano cercava di infilarsi la scarpa mancante e con l’altra provava a centrare le labbra con il rossetto. «No, non a lei, non mi permetterei mai…» aggiunse parlando al telefono che teneva stretto fra l’orecchio e la spalla, poi assentì ripetutamente, alzando gli occhi al cielo. «Il capo…» sussurrò alla figlia.
«Lei gli sta dicendo “ti strangolo!”» disse Emily sottovoce. «E secondo me fa sul serio!»
«Sì, venti minuti e sono lì» disse Linda, chiudendo la telefonata. «Emily, che cosa ti ho detto? Non sta bene origliare!»
«Cerco di prevenire un delitto, mamma…»
Da quando si erano trasferite lì, sei anni prima, Emily e Linda avevano imparato a convivere con le urla che provenivano dall’altra parte della parete. Emily aveva finito per considerarli semplicemente uno degli elementi fastidiosi della casa, come il soffitto spiovente della sua camera, contro cui era facile battere la testa, o il pochissimo spazio fra la lavatrice e la doccia che rendeva l’igiene personale un esercizio di contorsionismo. Ma negli ultimi tempi i litigi fra i coniugi Trelawney erano diventati praticamente quotidiani. E, fra i due, la più agguerrita sembrava la signora.
«Tu guardi troppa televisione. Forza, finisci di vestirti che fra poco arriva la signorina Kroupp» disse Linda mettendosi degli orecchini a clip ricavati da due bottoni.
«Mamma, non ho bisogno della babysitter! Ho undici anni, ormai!» protestò Emily.
«Emily, non ricominciare… Io devo scappare, c’è un’emergenza in ufficio. Ciao! Bacio!»
«Ciao!» fece Emily salutandola con la mano, ma Linda era già fuori dalla porta.
In quel momento la signora Trelawney cacciò una specie di ruggito e, un istante dopo, nel palazzo calò il silenzio. Emily rimase immobile, con il cuore che batteva all’impazzata. Era successo, pensò: la signora Trelawney aveva strangolato il marito. Dopo alcuni minuti, si udì un rumore ancora più sinistro: la porta dei vicini che cigolava e qualcosa di pesante che veniva trascinato sulla moquette del pianerottolo, fino alle scale.
Tump! Tump!
Emily si fiondò verso l’uscita. Forse la signora Trelawney stava cercando di sbarazzarsi del corpo!
Ma quando aprì la porta, il pianerottolo era già vuoto, e un incubo vestito di rosa uscì dall’ascensore sbarrandole la strada.
«Buongiorno, tesorino!» cinguettò la babysitter, togliendosi il cappellino dai boccoli candidi.
Quando Emily riuscì ad aggirarla, scoprì con disappunto che le scale erano ormai deserte.
«Pronto, Emily?» disse la voce di Linda attraverso il telefono. In sottofondo si sentivano discussioni concitate, una sinfonia di tasti pigiati convulsamente e il bip di una stampante.
La bocca di Emily si piegò all’istante in un piccolo broncio deluso. «Ciao, mamma, non dirmi che…»
«Sì, sono di nuovo bloccata in ufficio fino a sera. Cena pure senza di me.»
«Avevi promesso di prenderti un paio di giorni di ferie, questa settimana…» protestò Emily.
Per Emily, l’estate era sempre stata una noia mortale. Non era come per i suoi compagni di classe, che ogni anno facevano il conto alla rovescia per le vacanze: loro, tutti loro, passavano l’estate in luoghi bellissimi in compagnia di mamme, papà, nonni e cugini con un sacco di tempo libero. E anche con un sacco di soldi, perché sua madre Linda aveva avuto la disgraziata idea di iscriverla nella scuola più snob del quartiere in nome di un’istruzione “di un certo livello”.
Emily, al contrario, aveva solo sua madre, che lavorava in un’agenzia di pubblicità, e questo significava lavoro, lavoro e ancora lavoro, e al massimo una settimana di vacanza in un bed & breakfast: nulla che potesse rivaleggiare con le foto della barriera corallina o del Grand Canyon dei suoi compagni di classe.
Tutto il resto delle vacanze Emily lo passava con la signorina Kroupp, una maestra in pensione con una snervante predilezione per il colore rosa e un’ancora più snervante vocetta zuccherosa. Emily se la trovava a casa tutti i giorni, dalle otto del mattino alle sette di sera, e questo comportava una lunga lista di divieti, tra cui quello di guardare le serie Tv sui delitti che alla signorina Kroupp facevano tanto paura. E che, guarda caso, erano le preferite di Emily.
«C’è stato un altro imprevisto…» si giustificò Linda. «Vedrai che appena chiudiamo questo spot sarò più libera. Ancora tre o quattro giorni di fuoco ed è andata.»
«Dici così tutte le volte!» insistette Emily. «Posso ordinare un kebab, stasera?» aggiunse poi a bruciapelo, sperando di fare leva sul senso di colpa di sua madre.
Linda non abboccò. «Ci sono le lasagne biologiche ai broccoli, in freezer.»
«Broccoli? Bleah…»
«E non aspettarmi alzata.»
«Fai così tardi anche oggi?»
«Emily, non posso farci molto. Ricordati che ti voglio bene.»
«Lo so» sbuffò Emily.
«Lo so?!» ridacchiò Linda. «Questa era la parte in cui tu avresti dovuto dire “anch’io ti voglio bene, mamma”!»
«Eh, sì… Mamma, dai che devo and…»
«E per di più una figlia che non vuole mangiare i broccoli, che fanno così bene» continuò Linda, imperterrita.
«Mamma, ehm, sono nel mezzo di una cosa importante, ci sentiamo dopo.»
«La signorina Kroupp è lì con te?»
«Certo! È… è in bagno» mentì Emily.
«Dille di richiamarmi, così la avviso che farò tardi.»
«Mamma, te l’ho detto, non ho più bisogno di una baby-sitter!»
«Emily, per favore, non ricominciamo con questa storia. Devo forse ricordarti…»
«Ok, ti faccio richiamare. Ciao!» tagliò corto Emily, per paura che Linda tirasse fuori come al solito la vecchia faccenda del signor Wisinsky, o, come la chiamava Emily, “il caso del ladro di giornali”. Era accaduto tre mesi prima, quando all’improvviso tutti i giornali avevano iniziato a sparire dalle cassette della posta del condominio. Il ladro sembrava avere gusti onnivori, dai quotidiani di gossip a quelli di alta finanza, dalle riviste di viaggi alle pubblicazioni sull’uncinetto. Tutti i condomini brancolavano nel buio, accusandosi l’un l’altro, così Emily aveva pensato di intervenire, e attraverso una serie di appostamenti aveva scoperto il colpevole. Si trattava del signor Wisinsky, un vecchio inquilino in procinto di traslocare a casa della figlia, e i giornali gli servivano per imballare la sua collezione di bicchieri di cristallo di Boemia. Peccato che fosse stata sorpresa proprio da Wisinsky nella sua cantina, mentre stava fotografando le prove del reato con la sua inseparabile fotocamera digitale. E peccato che per lo spavento Emily avesse fatto cadere uno scatolone dei preziosi bicchieri. Così, nonostante avesse smascherato il ladro, era stata lei a finire in reclusione! E ora probabilmente avrebbe dovuto sorbirsi la signorina Kroupp fino alla maggiore età.
Emily ricacciò in tasca il cellulare, cercando di non guardare in basso. Sotto di lei ruggiva e mugghiava il traffico londinese dell’ora di punta. Carponi sul tetto, metro dopo metro Emily colmò la distanza che la separava dal balcone dei Trelawney. Ancora pochi istanti e avrebbe potuto vedere con i propri occhi il luogo del delitto.
Per capire come Emily fosse finita sul tetto, bisogna fare un balzo indietro di dieci minuti, mentre, fingendo di fare i compiti, pensava a un modo per smascherare la signora Trelawney.
«Che freschetto…» si era lamentata d’un tratto la signorina Kroupp, stringendosi nel maglioncino d’angora rosa confetto. «Cucciolotta, potresti per favore chiudere la portafinestra?»
Emily era stata scossa da un brivido, più per la melensaggine della babysitter che per il freddo, e avvicinandosi al minuscolo balcone della stanza aveva notato la signora Trelawney che proprio in quel momento usciva dal palazzo. Istintivamente si era voltata verso il balcone della vicina e, vedendo che i vetri erano spalancati, un’idea ardita le era balzata in testa. Aveva percorso con lo sguardo le tegole fra i due balconi. Era un’occasione unica per dare un’occhiata al luogo del delitto!
«Ci vorrebbe qualcosa di caldo per merenda» aveva detto in quel momento la signorina Kroupp, rovistando nella dispensa fra i biscotti senza zucchero, le gallette senza grassi e il caffè senza caffeina di Linda. «Ti andrebbe una cioccolata con la panna, tesorino? Vado a prenderla giù al bar, se tu stai qui buona buona» aveva proposto.
Emily aveva silenziosamente esultato. «Certo, la bevo volentieri, molto gentile» aveva risposto con un sorriso angelico.
E così, non appena la babysitter si era chiusa la porta alle spalle, Emily aveva afferrato la fotocamera e si era arrampicata sul tetto.
Era stato in quel momento che Linda aveva telefonato.
Emily, dopo aver chiuso la conversazione, si calò dal tetto sul balcone dei Trelawney ed entrò nel salotto a piccoli passi, tenendo la schiena contro il muro come aveva visto fare ai detective nei telefilm. Estrasse la fotocamera e si guardò attorno attentamente, alla ricerca di segni di colluttazione: era impossibile che la signora Trelawney fosse riuscita a trascinare fuori il corpo del marito senza spostare nulla, passando tra la credenza, il grosso tavolo rotondo con le sedie perfettamente accostate e il divano dai cuscini ben sprimacciati.
“Naturalmente ha rimesso tutto a posto subito dopo…” si disse Emily. Ma le serie televisive insegnano una cosa fondamentale: nessun delitto è senza tracce. Emily si mise carponi sul pavimento, alla ricerca di un indizio rivelatore.
In quel momento un rumore la colse di soprassalto: qualcuno stava girando la chiave della porta d’ingresso. Emily scattò in piedi, cercando un nascondiglio, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa la padrona di casa apparve sulla soglia.
Emily sfoderò il suo migliore sorriso. «Ehm, buonasera, signora Trelawney…»
Per un attimo la donna la fissò senza dire una parola. Poi esplose.
In piedi sul pianerottolo, il giovane poliziotto era in evidente imbarazzo.
«Se non fossi tornata a casa perché avevo dimenticato la lista della spesa, chissà cosa mi avrebbe rubato questa teppista!» stava sbraitando la signora Trelawney.
La signorina Kroupp tormentava tra le dita un fazzolettino di pizzo rosa e fissava Emily con gli occhi lucidi e il labbro inferiore che tremava. In tanti anni di onorata carriera, non si era mai trovata in una simile situazione.
Emily avrebbe voluto sprofondare. Ficcò le mani nelle tasche della felpa, e le sue dita incontrarono un involto di carta. Doveva essere la lettera del postino! Se n’era completamente dimenticata, e nel bel mezzo di quella situazione disastrosa le venne l’improvvisa curiosità di scoprire di cosa si trattasse… Ma poi un inconfondibile rumore di tacchi rimbombò per le scale, avvicinandosi di gran carriera. Adesso sì che era nei guai.
«Emily!» gridò Linda correndole incontro.
La signora Trelawney non le diede il tempo di fare un passo di più.
«Quella mascalzona di sua figlia! Voglio i danni morali e materiali!»
«Sono sicura che è tutto un terribile equivoco» ribatté Linda.
«Ma che equivoco, sua figlia si è introdotta a casa mia per chissà quale losco motivo! Lei è una madre irresponsabile! Agente, arresti questa ragazzina!»
Il poliziotto guardò prima Emily e poi la Trelawney, tossicchiando per l’imbarazzo.
«Arresti piuttosto questa donna!» sbottò Emily indicando la Trelawney. «Ha ucciso suo marito!»
«Cooosa?!» ululò la Trelawney.
«Emily!» esclamò Linda.
«Buaaah!» singhiozzò la signorina Kroupp.
«L’ho sentita io! Stavano litigando, poi dal loro appartamento si è levato un urlo terribile e ho sentito un rumore di trascinamento, come di un corpo portato di peso giù dalle scale!» raccontò Emily d’un fiato.
Quattro paia di occhi la fissarono, sbigottiti, e nella stanza calò un silenzio improvviso, spezzato solo dal cigolio della porta dell’ascensore.
«Maledetta valigia, l’ho detto io che mia moglie l’ha riempita troppo!» borbottò tra sé il signor Trelawney facendo la sua comparsa sul pianerottolo.
...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Prologo
  5. 1. Vicini, misteri e cioccolata calda
  6. 2. Un certo Orville Wright
  7. 3. Benvenute a Blossom Creek
  8. 4. Un cottage pieno di misteri
  9. 5. L’Agenzia Wright
  10. 6. I fantasmi di Sherrington Lodge
  11. 7. Un’indagine dell’altro mondo
  12. 8. Ricordi a passo di danza
  13. 9. Una rivelazione inaspettata
  14. 10. Come catturare un fantasma
  15. 11. Segreti di famiglia
  16. 12. Il destino dell’Agenzia
  17. Epilogo
  18. Indice