Una giornata nell'antica Roma
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Una giornata nell'antica Roma

Vita quotidiana, segreti e curiosità

  1. 336 pagine
  2. Italian
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Una giornata nell'antica Roma

Vita quotidiana, segreti e curiosità

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Che atmosfera si respirava per le strade di Roma? Cosa provava un gladiatore nell'arena del Colosseo? Quali erano i segreti delle matrone per farsi belle? Che cosa si mangiava durante i banchetti? È vero che spesso finivano con delle orge?
Molti libri parlano della storia dell'antica Roma, ma nessuno come questo è in grado di catapultare il lettore nell'atmosfera quotidiana della capitale dell'impero, dandogli realmente l'impressione di trovarsi nelle case o tra la folla nelle strade, per scoprire e indagare tutte le curiosità e i piccoli dettagli della vita dei suoi abitanti. La straordinaria esplorazione guidata da Alberto Angela, con la chiarezza, la competenza e il fascino del grande divulgatore, dura ventiquattr'ore e inizia all'alba di un giorno qualsiasi del 115 d.C. quando Roma è al culmine della sua potenza. Un racconto coinvolgente, ricco di atmosfere affascinanti e aneddoti curiosi, che condensa nell'arco di una giornata il risultato degli studi storici più rigorosi e dei dati raccolti in oltre quindici anni di riprese sui siti dell'antica Roma e del suo Impero.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852010101
Ore 16.00

Essere invitati al banchetto

Sta cominciando la seconda parte del pomeriggio. Cosa accade ora a Roma? I negozi sono ormai già quasi tutti chiusi, fin dall’ora di pranzo. Il Foro si è svuotato, nelle basiliche sono rimasti solo alcuni inservienti che puliscono i pavimenti, nel Senato la luce degli alti finestroni illumina le lunghe file di scranni vuoti. Alle terme la gente sta uscendo, a passo lento, rilassata dopo i bagni. Anche il Colosseo si sta svuotando dopo gli ultimi combattimenti, quelli più attesi…
A questo punto, tutti gli abitanti di Roma e dell’Impero si stanno dirigendo verso l’ultimo grande appuntamento della giornata: la cena. Come mai così presto?
I motivi sono essenzialmente due. In mancanza di elettricità è meglio far coincidere tutte le attività con la luce solare. In un certo senso la vita quotidiana segue il sole: ci si alza all’alba e si va a letto poco dopo il tramonto. Anche la cena termina quando la luce solare non è scomparsa del tutto: questo consente agli ospiti di tornare a casa prima che le strade diventino buie e pericolose, anche se poi sono tanti i banchetti che durano fino a notte fonda (quelli di Nerone fino a mezzanotte e quelli di Trimalcione addirittura fino all’alba).
Il secondo motivo è molto pratico. Come abbiamo detto, nella Roma imperiale i pasti sono sostanzialmente tre: la colazione (ientaculum), il pranzo (prandium) e la cena. Abbondante il primo, frugale il secondo. È normale che la fame compaia a metà pomeriggio, circa nove ore dopo la prima colazione… La cena soddisferà l’appetito e consentirà anche di rimanere una lunga notte senza cibo. L’ora di cena per un romano quindi cambia a seconda della stagione: ora nona nei mesi caldi e ora ottava in quelli freddi.
Ma come si mangia a Roma la sera? Abbiamo tutti in mente certi banchetti sontuosi visti nei film. È davvero così? Andiamo a scoprirlo.
I romani organizzano banchetti molto di frequente, assai più spesso delle nostre cene con gli amici. È un’abitudine, anzi quasi una regola sociale (naturalmente solo per chi se lo può permettere; per gli abitanti delle insulae, il discorso è molto diverso…).
D’istinto si è portati a pensare che lo si faccia per stare in compagnia, per ridere e distrarsi. È vero, ma è soprattutto un modo per tessere relazioni sociali, vedere e farsi vedere, fare ammirare la propria condizione agiata. Spesso si tratta di cene di rappresentanza, per avere buoni rapporti con persone importanti, per stringere alleanze politiche o di affari e via dicendo. Insomma, più che una cena, il banchetto è un vero e proprio “salotto”.
Pensando a tutto questo, ora siamo in una strada illuminata dalla luce obliqua del sole pomeridiano. Ci troviamo sotto il porticato di un’insula, insolitamente vuoto dopo la calca mattutina. Tutti i negozi sono chiusi con le pesanti imposte.
In fondo al porticato scorgiamo delle figure che si muovono. Il sole in controluce crea finissime aureole dorate attorno alle loro sagome nere. Indoviniamo gli schiavi, dalla tunica corta, e il padrone, il dominus, dall’ampia toga, accompagnato dalla moglie. La coppia sta salendo su due lettighe separate, aiutata dai servitori. Scorgiamo bene i capelli rossi dell’uomo, quasi “infiammati” dai raggi solari.
Quando è il turno della donna, la luce passa attraverso il lungo scialle che le copre il capo. Solo la seta consente questa trasparenza, vero status symbol per le famiglie ricche, da esibire e ostentare. Sopra la spalla appare anche il fugace scintillio di una spilla d’oro. La coppia è vestita in modo decisamente elegante. Abbiamo trovato quello che cercavamo: qualcuno invitato a una cena. Ci basterà seguire le due lettighe e scopriremo i segreti dei banchetti dell’antica Roma…
Il piccolo corteo lascia il porticato dell’insula, quasi fossero due velieri che mollano gli ormeggi. Sulle “banchine” del marciapiede, gli schiavi rimangono a guardare quasi sull’attenti i padroni che si allontanano. Poi rientrano tutti in casa. Tranne uno che si ferma sulla soglia e si siede, è il lanternarius. Ha in mano una coperta, qualcosa da mangiare e una lanterna: aspetterà sull’uscio di casa per ore il ritorno del padrone. E quando lo vedrà, lo accompagnerà dentro casa facendogli luce… Ci lasciamo alle spalle questo “guardiano del faro” delle strade di Roma e seguiamo le due lettighe.
Mentre percorriamo un buon tratto della città, ci accorgiamo che ha cambiato volto. Le sue vie sono ora diventate l’equivalente dei raccordi periferici delle nostre grandi città. È l’“ora del rientro” e tutti stanno tornando a casa, lo si capisce dal passo, dallo sguardo.
Non ci sono più le mille attività viste questa mattina. È cambiata persino l’aria. C’è un diffuso odore di legna bruciata, segno che ovunque attorno a noi migliaia di bracieri sono stati accesi per cuocere il cibo.
In certi vicoli, dove l’aria circola meno facilmente, s’intravede persino una leggera nebbiolina e a volte bruciano un po’ gli occhi, segno che ad ardere è lo sterco secco degli animali, la cosiddetta “legna dei poveri”.
Il corteo di lettighe è aperto da due uomini, uno con un bastone, l’altro con una lanterna accesa. In fondo, un uomo vigila la retroguardia.
Ci siamo, il piccolo gruppo si ferma di fronte a un portone molto elegante: il banchetto deve essere qui.

Il banchetto

È importante chiarire un punto, prima di entrare nella domus dove si terrà il banchetto. Non è vero che i romani passino gran parte del tempo a tavola, tra orge e gozzoviglie. È un mito molto diffuso quanto sbagliato. I romani sono persone semplici che mangiano poco, anzi al cibo si associa il concetto di sobrietà.
Ovviamente esistono eccezioni: una parte della società riesce a concedersi effettivamente cene fastose. Si tratta della minoranza che comanda a Roma. È costituita da tutti coloro che detengono in qualche modo un potere, politico, commerciale, finanziario ecc. Quindi non solamente le famiglie patrizie e i rappresentanti dell’ordine senatoriale ed equestre, ma anche liberti che hanno fatto fortuna.
I ricchi romani organizzano assai di frequente banchetti che durano anche sei-otto ore! È un modo per farsi vedere, stringere alleanze politiche o d’affari. Più che di cene si tratta di veri “salotti”, allietati da prelibatezze quali ostriche, arrosti di fenicottero e vino a volontà…
I ricchi romani organizzano assai di frequente banchetti che durano anche sei-otto ore! È un modo per farsi vedere, stringere alleanze politiche o d’affari. Più che di cene si tratta di veri “salotti”, allietati da prelibatezze quali ostriche, arrosti di fenicottero e vino a volontà…
Queste cene, come abbiamo detto, sono un ingranaggio fondamentale dell’élite. Ma per il resto della popolazione, il 90 per cento degli abitanti di Roma, la cena si riassume in un pasto molto semplice.
I colpi del batacchio del portone risuonano nel corridoio d’entrata della domus e riecheggiano nel suo grande atrio. Lo schiavo portinaio è già pronto ad aprire. Quando scosta le due ante, davanti agli occhi si trova le due lussuose portantine degli ospiti, appoggiate al suolo. Con molta solennità viene organizzata la discesa a terra dell’uomo e della donna. Si dispone uno sgabellino per poggiare i piedi, con un tappetino. Con regale lentezza la coppia scende dalle lettighe. Una volta nell’atrio, i due seguono lo schiavo che farà loro strada. Come nella domus, anche qui il lungo corridoio d’entrata si apre in un bell’atrio con la vasca di raccolta dell’acqua piovana. Ma qui tutto è molto più grande. Questa domus, infatti, è una delle più spaziose di Roma, famosa per il suo enorme peristilio, con un lunghissimo colonnato che fa da cornice a un giardino. Nel giardino ci sono un ampio pergolato, molte fontane, statue di bronzo originali greche e persino un piccolo boschetto dove passeggiano più coppie di pavoni.
Arrivati nell’atrio, i due ospiti consegnano i propri tovaglioli (come vuole il bon ton) e vengono fatti sedere. Alcuni schiavi del padrone di casa tolgono loro le scarpe e cominciano a lavargli i piedi con dell’acqua profumata. Mentre accade tutto questo, la donna osserva l’impluvium, in cerca di qualche difetto da commentare poi con le amiche o di qualche idea da copiare. Tra le colonne ci sono lunghe tende rosse, quasi tutte annodate elegantemente come una sciarpa. Nell’acqua galleggiano piccole costellazioni di petali di rose che le correnti d’aria hanno aggregato a caso. E galleggiano anche alcune belle lucerne a forma di cigno, con più fiammelle che si riflettono sull’acqua. È un’idea molto originale che la donna cercherà di riprodurre nei suoi prossimi banchetti.
Suo marito invece ha lo sguardo perso nel vuoto, forse pensa a qualche frase di circostanza da dire al padrone di casa, un senatore che ha chiesto di vederlo all’improvviso, riservandogli addirittura il ruolo di ultimo invitato. Un privilegio che nasconde probabilmente una richiesta finanziaria o di appoggio politico. Considerata la sua posizione ormai affermata nel commercio di belve dal Medio Oriente (che gli consente di far pervenire animali rari come le tigri e i rinoceronti anfibi), c’è da aspettarsi che l’ospite abbia in mente di organizzare qualche gioco nel Colosseo, con la fornitura di bestie a prezzi di favore…
I due vengono invitati a proseguire verso la sala del banchetto. Il tragitto è tortuoso e studiato appositamente per mostrare agli ospiti i punti più importanti della casa. Come in una breve visita guidata, i due passano davanti alla grande “cassaforte” di famiglia, poi al raffinato mosaico nello “studio” di casa (il tablinum), dove è conservata anche una reliquia storica: la spada di un luogotenente di Annibale, “o forse di Annibale stesso”, che uno degli antenati del senatore catturò sul campo a Zama, a fianco di Scipione. La sosta è ogni volta quasi impercettibile, la spiegazione dello schiavo maggiordomo (nomenclator) che fa loro strada è stringata, ma le parole sono ben calcolate e di grande effetto. Spesso in questa domus ci sono tavoli con brocche e piatti d’argento, sapientemente disposti come in un’esposizione di tesori.
Una musica prima lontana, poi sempre più intensa segnala alla coppia che il triclinio è ormai vicino. Finalmente, fanno la loro comparsa nel famoso peristilio, ancora ben illuminato dalla luce del sole. Vedono tutte le sue celebri meraviglie. La donna è colpita dalla bellezza virile di un ragazzo immobile al centro del giardino. Sembra nudo: che sia una sorpresa “piccante” per il banchetto? Dopo pochi passi si accorge che in realtà è la statua in bronzo di un eroe greco, con la capigliatura fluente, i denti d’argento lucente e le labbra rosse grazie a un amalgama di rame… Senza dubbio un’opera portata via dalla Grecia da qualche altro antenato illustre del senatore.
Girato l’ultimo angolo di questo “chiostro” privato, finalmente appare il triclinio. Si trova su un lato del giardino: è una stanza della casa che si “apre” in modo perfetto in quest’oasi di verde e di pace, con la statua ben al centro della visuale. È davvero ampio, con affreschi di scene mitologiche, paesaggi agresti e finte architetture che riempiono ogni centimetro delle pareti. Ci sono anche molte ghirlande di fiori profumati e colorati. Al centro c’è un tavolo rotondo molto basso, già imbandito con coppe d’argento e stuzzichini che gli invitati hanno cominciato a sgranocchiare.
Gli ospiti sono sdraiati sui famosi tre letti del triclinio, disposti a ferro di cavallo attorno al tavolo. Sono di un elegantissimo azzurro con grandi cuscini gialli per ogni posto. E sono leggermente inclinati, in modo che il lato rivolto al tavolo sia più alto e la persona “domini” le sue pietanze.
Il mosaico del pavimento raffigura un “classico” di tanti triclini. Vi sono riprodotti avanzi di pesci, aragoste, conchiglie, ossa… Insomma i resti di un banchetto simbolicamente disegnati sul suolo.
Un triclinio non è solo una sala da pranzo. Rappresenta nelle sue varie parti tutto il mondo: il soffitto è il cielo, il tavolo con i letti triclini e gli invitati è la Terra, il pavimento il mondo dei morti… Fuori dalla sala, in un angolo del colonnato, cinque musicisti suonano una gradevole musica di fondo, con flauti, lire e tamburelli.
A un cenno dello schiavo maggiordomo, intonano un motivo quasi trionfale che accompagna l’arrivo della coppia, quasi fosse una marcia nuziale. Il senatore, sdraiato nel letto centrale assieme alla giovane moglie, alza la mano esibendo un grande sorriso. Tutti gli invitati smettono di parlare e li osservano. Sono sia uomini sia donne, di varia età. Il nostro ospite riconosce, tra gli invitati, il segretario del prefetto della città, uomo chiave (più ancora del suo superiore) al fine di ottenere permessi speciali per i giochi nel Colosseo. Ha una bella moglie, dai tratti nordici. I suoi capelli sono biondi ma potrebbero non essere veri: l’acconciatura, molto di moda e simile a un’alta “fiamma”, è probabilmente una parrucca. Una grassa signora dai capelli neri, il trucco pesante, le labbra carnose e un finto neo sopra la bocca, occupa da sola quasi mezzo letto. È la moglie di un importante patrizio sdraiato poco oltre. Colpisce la sua capigliatura, ancora più monumentale di quella della signora nordica, una vera “tiara papale” costellata di stelle d’oro e persino qualche gemma. Con le dita corte e a punta, giocherella con un grosso ciondolo d’oro che le pende dal collo.
Il nomenclator, lo schiavo maggiordomo, scandisce i nomi degli ospiti e i loro titoli. Molti fanno un cenno di approvazione e meraviglia, più di circostanza che reale.
A un cenno del senatore due servi indicano il posto nel triclinio riservato ai due invitati. La buona notizia è che all’uomo è stato riservato il letto alla sinistra del senatore, il posto d’onore. La cattiva è che avrà accanto la mole ingombrante di quella donna enorme. Già immagina il poco spazio per muoversi, il calore del corpo della vicina e, come se non bastasse, gli effluvi esagerati di profumo che emanerà per coprire l’odore di sudore… Lo sa, non riuscirà neppure a percepire l’odore e il sapore dei cibi.
A sua moglie è andata meglio, tutto sommato. Si troverà sdraiata tra una donna dall’aria simpatica e un bell’uomo che scoprirà essere il nipote del senatore, in licenza dal fronte orientale dove ha combattuto con Traiano. Avrà tante cose da raccontare: storie di guerra ma anche pettegolezzi (che tutti vogliono sentire).
Appena sdraiati, ai due ospiti si avvicinano degli schiavi che lavano loro le mani, versando acqua profumata con petali di rose e asciugandole con bellissimi teli di lino ricamato.
Di cosa si parla in un banchetto? È considerato sconveniente affrontare temi politici. Sono invece ammessi tutti gli altri argomenti, battute, barzellette, un po’ come nelle nostre tavolate. E anche versi poetici.
Ad aprire la cena compare uno schiavo molto ben vestito, con una barbetta bianca a punta. È uno schiavo erudito, ha fatto da maestro ai figli del senatore, e ora che è anziano viene “utilizzato” in varie occasioni per dare un tocco di cultura alla serata, recitando versi in latino e greco. A volte sono famosi, a volte sono componimenti personalizzati che quasi sempre elogiano il padrone e i suoi invitati. Il suo accento rivela l’origine greca e le parole sono accompagnate dalle lire dei musicisti.
I suoi versi sono un segnale per gli schiavi che cominciano a servire l’antipasto, o gustus, come viene chiamato.
In un attimo tutti smettono di ascoltare i componimenti per concentrarsi sui servitori ch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Una giornata nell’antica Roma
  4. Introduzione
  5. Il mondo di allora
  6. Poche ore all’alba
  7. CURIOSITÀ — I numeri di Roma, la Città eterna
  8. Ore 6.00 – La domus, la casa dei ricchi
  9. Ore 6.15 – Arredare, un gusto tutto romano
  10. Ore 6.30 – Il risveglio del dominus
  11. Ore 7.00 – Vestirsi alla romana
  12. Ore 7.10 – La moda femminile
  13. Ore 7.15 – Toilette maschile in epoca romana
  14. Ore 7.30 – Segreti per farsi bella duemila anni fa
  15. Ore 8.00 – Prima colazione “alla romana”
  16. Ore 8.30 – Aprite le porte!
  17. Sorvolo di Roma tra i veli del mattino
  18. Scusi, sa l’ora?
  19. Ore 8.40 – Barbieri e prime corvée
  20. L’insula, un mondo a parte
  21. CURIOSITÀ — I “grattacieli” di Roma
  22. Ore 8.50 – Il volto umano delle insulae
  23. Ore 9.00 – Il volto disumano delle insulae
  24. CURIOSITÀ — Roma come un grande campeggio?
  25. Ore 9.10 – Le strade di Roma
  26. Ore 9.20 – Negozi e botteghe
  27. Ore 9.40 – Incontro con una divinità
  28. Ore 9.50 – Perché i romani hanno nomi così lunghi?
  29. CURIOSITÀ — I nomi dei romani
  30. Ore 9.55 – I giochi dei romani
  31. Ore 10.00 – Il latino delle strade di Roma
  32. Ore 10.10 – Andare a scuola… per la strada
  33. Ore 10.20 – Il Foro Boario, il mercato del bestiame
  34. Roma, il grande attrattore di ogni bene
  35. Ore 10.30 – Atmosfere indiane per le vie di Roma antica
  36. Ore 10.45 – Breve sosta in un’oasi di pace e di capolavori
  37. Identikit “medico” dei romani: Roma come il Terzo mondo?
  38. CURIOSITÀ — La popolazione di Roma antica
  39. Gli otto grandi problemi di Roma antica (identici a quelli moderni)
  40. Ore 11.00 – Il mercato degli schiavi
  41. Fugace incontro con una vestale novizia
  42. CURIOSITÀ — Breve storia dei Fori di Roma
  43. Ore 11.10 – Arrivo nel Foro romano
  44. Ore 11.30 – La Basilica Giulia, una cattedrale per i tribunali di Roma
  45. Il Senato di Roma
  46. Intanto, nel Colosseo…
  47. CURIOSITÀ — Animali nel Colosseo
  48. Ore 11.40 – I Fori imperiali, a spasso tra i marmi
  49. CURIOSITÀ — Forma Urbis, la mappa in marmo del catasto di Roma
  50. Ore 11.50 – I “WC” nell’antica Roma
  51. Ore 12.00 – Nascere a Roma
  52. Ore 12.20 – Incontro con Tacito
  53. Ore 12.30 – Colosseo, il momento del supplizio
  54. CURIOSITÀ — La morte come spettacolo
  55. Ore 13.00 – Per pranzo uno spuntino al “bar”
  56. CURIOSITÀ — Quanto vale un sesterzio?
  57. Ore 13.15-14.30 – Tutti alle terme
  58. CURIOSITÀ — Come sono nate le più grandi terme dell’Impero
  59. Ore 15.00 – Entriamo nel Colosseo
  60. CURIOSITÀ — I segreti del Colosseo
  61. Ore 15.30 – Arrivano i gladiatori!
  62. Ore 16.00 – Essere invitati al banchetto
  63. CURIOSITÀ — Ori al collo dei romani
  64. Ore 20.00 – È il momento della commissatio
  65. CURIOSITÀ — Ingredienti, particolarità e… qualche ricetta
  66. L’evoluzione della sessualità romana
  67. Ore 21.00 – Il sesso dei romani
  68. Ore 24.00 – Un ultimo abbraccio
  69. Ringraziamenti
  70. Copyright