Nero di Londra
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Nero di Londra

Venti storie di sangue, amore e mistero

  1. 392 pagine
  2. Italian
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Nero di Londra

Venti storie di sangue, amore e mistero

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Con le sue nebbie leggendarie, le spettrali banchine del Tamigi e i suoi vicoli bui, da sempre Londra è stata luogo d'elezione per delitti e fatti di sangue. Attingendo alle cronache del tempo e agli atti giudiziari di clamorosi casi di omicidio, Cinzia Tani fa rivivere in queste pagine le gesta efferate di Jack lo Squartatore e degli altri serial killer dell'Otto e del Novecento. Per ognuno ricostruisce la trama e l'ambiente, descrive i protagonisti, racconta i risvolti psicologici ed esamina i moventi. Accanto ai più bestiali criminali, incontriamo tre figure pubbliche coinvolte nei processi più eccellenti del Novecento: Edward Marshall, avvocato di successo; Bernard Spilsbury, il più famoso patologo dell'epoca, e Albert Pierrepoint, ultimo boia inglese.
Ciò che ne esce è un libro capace di tenere il lettore con il fiato sospeso, ma anche un inedito spaccato della società inglese attraverso venti storie di fascino e mistero che intrecciano indissolubilmente l'amore e la morte.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852013560

IV
CHI ERI, JACK?
Jack lo Squartatore (? - ?)

Alle 10,45 del mattino, John McCarthy, proprietario di una casa popolare in Dorset Street, mandò il custode a riscuotere i soldi dell’affitto da Mary Jane Kelly. La ragazza abitava in una minuscola stanza al piano terra dello squallido edificio.
Thomas Bowyer bussò alla sua porta senza ottenere risposta. Bussò ancora e, poiché non accadeva nulla, salì su alcuni bidoni abbandonati nel cortile e infilò la mano nella finestrella rotta della stanza. Scostò la tendina e guardò dentro. In primo piano c’era un tavolino e su di esso un ammasso di carne sanguinolenta.
Dapprima non riuscì a capire di che cosa si trattasse e corse ad avvertire il signor McCarthy. Questi guardò nella stanza attraverso la finestrella e, in seguito, disse che quello che aveva visto sembrava l’opera di un demonio piuttosto che di un essere umano.
Sul letto intriso di sangue c’era il corpo martoriato di Mary Jane Kelly, che sarebbe stato descritto così dall’«Illustrated Police News»: «La gola era tagliata e la testa quasi staccata dal corpo. L’addome era stato squarciato e i seni erano ammucchiati sul tavolo insieme al naso e alla carne di cosce e gambe. Il viso era tagliuzzato dappertutto e reso irriconoscibile dalle tremende ferite. Una mano era stata infilata nello stomaco della donna. Il cuore non fu mai ritrovato».
I delitti di Jack lo Squartatore avvennero nell’East End di Londra, la più affollata, povera e negletta zona della città. Novecentomila abitanti, più della metà dei quali immigranti, chiamati «forestieri» (spesso un eufemismo per «ebrei»). La maggior parte dei lavoratori erano artigiani che guadagnavano circa una sterlina alla settimana, molti altri erano venditori ambulanti. Un gran numero di bambini moriva prima di compiere i cinque anni. La piaga dell’alcolismo si propagava senza che niente e nessuno vi ponesse un freno: una casa su cinque aveva uno spaccio di gin. Le circa duecentocinquanta case popolari ospitavano soprattutto prostitute, ladri e disoccupati. Sessantadue di queste case erano bordelli. Le prostitute erano milleduecento, adescavano i clienti per la strada e, se non avevano i quattro scellini per pagarsi un letto, approfittavano degli angoli bui dei vicoli e delle piazze per guadagnarsi i loro soldi. Spesso erano ricattate da bande di malviventi, che pretendevano una percentuale sui loro guadagni. Gli omicidi di queste donne erano talmente comuni che i giornali non se ne occupavano affatto. In tanto degrado e miseria il crimine e il vizio facevano parte della vita quotidiana quanto la disperazione, il fallimento e la morte.
Lunedì 6 agosto 1888 si festeggiava la «Bank Holiday», l’ultima festa dell’estate. I londinesi ne approfittarono per svegliarsi presto e partire per il mare o per la campagna. Coloro che rimasero in città si divertirono al museo delle cere di Madame Tussaud o al giardino zoologico di Regent’s Park. Cinquantacinquemila cittadini optarono per il Crystal Palace dove si esibivano musicisti e bande militari e dove si poteva assistere a spettacolari fuochi d’artificio. La sera la gente si riversò nei pub, nei teatri e music-hall. In mezzo alla folla festaiola c’erano anche Joseph ed Elizabeth Mahoney, una giovane coppia di sposi. Vivevano in un casamento popolare a George Yard (oggi Gunthorpe Street), nel quartiere di Whitechapel, quello che Jack London definì «L’abisso». Era un quartiere poverissimo, formato da labirinti di viuzze acciottolate, antri oscuri, frequentato da mercanti, prostitute e marinai scesi da navi straniere. Le stradine buie erano illuminate in modo sinistro e sporadico da lampioni a gas fissati ai muri esterni delle case. I pub erano aperti tutta la notte e c’era chi vi spendeva l’intero salario. Così, rimasti senza denaro, i derelitti dormivano sui marciapiedi e negli ingressi degli edifici. Chi poteva permettersi di pagare i quattro scellini quotidiani, occupava una camera d’affitto ammobiliata.
Joseph Mahoney era un venditore ambulante ed Elizabeth lavorava in una fabbrica di fiammiferi. Gli esigui guadagni permettevano loro appena di sopravvivere. Dopo la giornata di festa, la coppia rientrò a casa all’una e quaranta della notte e non notò nulla nelle scale buie. Le stesse scale che alle 3,30 salì Alfred Crow, un autista che abitava nel medesimo caseggiato. Si accorse che qualcuno era sdraiato sul pianerottolo del primo piano. Non si incuriosì più di tanto, abituato a vedere vagabondi trascorrere in quel modo le ore notturne.
L’operaio John Reeves lasciò l’alloggio alle 4,45 per andare al lavoro. C’era già abbastanza luce a quell’ora, così poté scorgere il corpo che giaceva in una pozza di sangue sul pianerottolo. Era una donna di mezza età, dai capelli scuri. Sconvolto dalla scoperta, corse a chiamare aiuto. Il medico arrivò intorno alle 5,30 e constatò che era stata pugnalata trentanove volte! La morte risaliva almeno a tre ore prima.
Dall’inchiesta emerse che la vittima non aveva avuto rapporti sessuali prima dell’omicidio. L’assassino aveva usato due coltelli diversi, uno più lungo, forse la lama di una baionetta, che era penetrato nel petto e un temperino, con il quale aveva inferto gli altri colpi. Non c’erano segni di lotta. L’ispettore Edmund Reid fu incaricato delle indagini. Gli inquilini di George Yard non conoscevano quella donna e, nonostante la ferocia dell’omicidio, nessuno di loro aveva udito rumori sospetti quella notte. Molto probabilmente l’assassino l’aveva strangolata prima che potesse emettere un grido e poi l’aveva accoltellata. Non c’era sangue lungo la scala e questo dimostrava che era stata uccisa proprio dove era stato rinvenuto il suo cadavere.
Nonostante nell’East End i delitti fossero all’ordine del giorno, la gente fu profondamente turbata nell’apprendere con quanta brutalità si fosse compiuto l’omicidio. Cittadini spinti da una morbosa curiosità accorsero sul luogo del delitto. Un quotidiano lamentò la mancanza di sicurezza in una grande metropoli come Londra se «una donna poteva essere follemente e orribilmente uccisa a pochi metri da cittadini tranquillamente addormentati nei loro letti, senza che l’assassino lasciasse una traccia o un indizio».
Tre donne identificarono il cadavere, ma ognuna di esse diede della vittima un nome diverso. Finalmente il mistero si dissolse all’apparire di Henry Tabram, il marito. La coppia era separata da tredici anni e ultimamente Martha si guadagnava da vivere facendo la prostituta. Henry l’aveva abbandonata perché era sempre ubriaca. Le passava comunque un mensile, che sospese quando scoprì che lei viveva con un altro uomo, il muratore Turner. Martha rimase insieme a lui per dodici anni, anche se le separazioni, a causa del suo vizio, erano frequenti. L’uomo dichiarò all’inchiesta: «Se le davo dei soldi li spendeva per pagarsi da bere».
Spesso la notte Martha non rientrava a casa e poi si scusava raccontando di avere avuto una crisi isterica, per cui era stata ricoverata in ospedale. Turner sapeva che tali crisi erano dovute all’alcol e, stanco di quella situazione, la lasciò circa tre settimane prima dell’omicidio. Martha si mantenne prostituendosi e vendendo nelle strade piccoli oggetti: aghi, spille e ciondoli. Ma spendeva tutti i suoi guadagni nelle taverne. Turner la incontrò ancora sabato 4 agosto e le offrì del denaro. Non l’avrebbe più vista viva.
L’ispettore Reid seguì una pista. Mary Ann Connelly, una prostituta, disse che era stata insieme alla vittima la notte dell’omicidio. Erano in compagnia di due clienti, entrambi soldati. Verso le 11,45 le due coppie si erano separate e Martha si era diretta verso George Yard. Mary Ann Connelly affermò di essere perfettamente in grado di riconoscere i due giovani, ma quando l’intera guarnigione fu fatta sfilare davanti a lei, i soldati che indicò avevano entrambi un alibi di ferro.
I delitti di Whitechapel ricadevano sotto la giurisdizione della polizia metropolitana. Il dipartimento era stato fondato nel 1829 ed era responsabile di tutta la città di Londra, ad eccezione del miglio quadrato corrispondente alla City. I funzionari della polizia metropolitana rispondevano al ministero degli Interni. L’area di competenza della polizia metropolitana era organizzata in divisioni, delle quali la H si occupava di Whitechapel. Vi faceva parte anche il detective Walter Dew, il quale scrisse poi nelle sue memorie che, a suo avviso, Mary Ann Connelly aveva identificato di proposito gli uomini sbagliati. Ma molto probabilmente la confusione della donna derivava dall’alto tasso di ubriachezza in cui si era trovata nella notte della «Bank Holiday».
All’epoca del delitto nessuno immaginava che potesse essere opera di un serial killer, anche se quell’anno, nella stessa zona, c’erano stati altri attacchi omicidi contro alcune donne. Per esempio il 25 febbraio, alle 5 del pomeriggio, la vedova Annie Millwood fu ricoverata all’ospedale. Aveva ricevuto diverse coltellate alle gambe e al basso ventre. Disse che era stata assalita da uno sconosciuto. Fu dimessa dall’ospedale il 21 marzo, ma dieci giorni dopo, mentre era intenta a lavare la biancheria nel retro della sua casa, cadde a terra e morì.
Un altro caso insoluto fu quello di Ada Wilson, trentanove anni. Il 27 marzo, passata la mezzanotte, stava andando a letto quando sentì bussare alla porta. Aprì e si trovò davanti un uomo di circa trent’anni, abbronzato, con dei folti baffi neri. Portava un soprabito scuro, pantaloni chiari e un largo cappello. L’intruso le chiese del denaro e, quando lei rifiutò, estrasse un coltello dalla tasca e la colpì due volte alla gola. Fortunatamente le sue grida attrassero l’attenzione dei vicini e l’uomo fuggì. Ada fu ricoverata al pronto soccorso, dove le furono medicate le ferite. Il suo assalitore non fu mai trovato.
Meno di una settimana dopo, una vedova quarantacinquenne, Emma Smith, lasciò il suo alloggio di George Street, a Spitalfields, alle sette di sera del giorno di Pasquetta. Dieci ore dopo tornò a casa in uno stato pietoso. Le era stato tagliato un orecchio e aveva diverse ferite al viso. La donna disse alla proprietaria della pensione, Mary Russell, di essere stata assalita da quattro sconosciuti che l’avevano derubata di tutto il suo denaro. All’ospedale i medici si accorsero che uno strumento appuntito le era stato infilato nella vagina con grande violenza, rompendo il perineo. Emma morì il giorno successivo di peritonite.
Che cosa era successo in quelle dieci ore? Margaret Hayes, una coinquilina, aveva visto la vittima verso le 12,15 insieme ad un uomo. Emma si manteneva prostituendosi e anche lei aveva il vizio del bere. Quando era ubriaca si comportava come una pazza. Spesso tornava a casa con un occhio nero, procuratogli da un cliente, e una notte raccontò a Mary Russell di essere stata spinta fuori da una finestra. In particolare questo omicidio sembrava avere molti punti in comune con quello di Martha Tabram. Entrambe le donne erano state uccise in un giorno di festa; entrambe erano prostitute e vivevano in alloggi popolari a George Street. Ma Martha era morta per le ferite da coltello che aveva riportato, mentre per Emma era stato usato uno strumento appuntito. La polizia era inoltre propensa a credere che gli assalitori di quest’ultima vittima non avessero intenzione di ucciderla. Forse era stato un atto intimidatorio che doveva servire da avvertimento per altre prostitute.
La maggior parte dei criminologi considerano Polly Nichols, uccisa la notte del 30 agosto 1888, la prima vittima di Jack lo Squartatore. Gli omicidi precedenti non erano, a loro avviso, che il prodotto della normale violenza dell’East End. Polly Nichols era nata a Londra, il 26 agosto 1845, figlia del fabbro Edward Walker e di sua moglie Caroline. Aveva sposato William Nichols, un tipografo. Ebbero cinque figli, ma la loro relazione non durò a causa di una scappatella di William con l’infermiera che aveva aiutato la moglie a partorire il suo quarto bambino, ma anche a causa dell’alcolismo di Polly. Si separarono nel 1880. I figli rimasero con il padre, che accettò di passare alla moglie cinque scellini alla settimana. Questo contributo al suo mantenimento cessò due anni dopo, quando William scoprì che la donna faceva la prostituta. Polly passò di ospizio in ospizio fino al 12 maggio 1888, quando trovò lavoro come cameriera a Wandsworth. Due mesi dopo fu licenziata perché aveva rubato dei vestiti alla padrona per rivenderli. Andò ad abitare in una locanda in Thrawl Street, dove divideva la stanza con Emily Holland e altre quattro donne. Polly aveva 43 anni, capelli scuri e occhi grigi. Su un sopracciglio le era rimasta una cicatrice per un incidente infantile e le mancava uno dei denti davanti, caduto durante una rissa.
L’estate era stata fredda e piovosa e giovedì 30 agosto si era scatenato un violento temporale. Polly decise di uscire lo stesso quella notte e, alle undici, fu notata mentre percorreva Whitechapel Road. Un’ora e mezzo più tardi usciva da un pub: il Frying Pan in Brick Lane. All’una e venti si fermò nella cucina della casa dove abitava, al n. 18 di Thrawl Street. Il gestore della locanda le chiese i quattro scellini per il letto. Polly non aveva il denaro e fu mandata via. Uscendo, chiese all’uomo di tenerle il posto perché sarebbe tornata presto con i soldi e poi scherzò civettuola: «Guarda che bel cappellino che ho oggi!».
Alle 2,30 incontrò l’amica Emily Holland, all’angolo tra Osborn Street e Whitechapel Road. Emily era andata a vedere un incendio scoppiato ai docks; quell’anno gli incendi erano frequenti a Londra. Vide Polly molto ubriaca, non riusciva a tenersi in piedi ed era appoggiata al muro di una casa. Emily cercò di convincerla a rientrare insieme a lei, ma l’altra rispose: «Avevo guadagnato i soldi per pagare il letto almeno tre volte oggi, ma li ho già spesi tutti. Appena li avrò di nuovo tornerò a casa». Si separarono.
Alle 3,15, durante il suo giro d’ispezione, l’agente John Thain oltrepassò l’ingresso di Buck’s Row (oggi Durward Street), un vicolo buio e stretto. Più o meno alla stessa ora un altro agente, John Neil, perlustrava tutta la strada. Nessuno dei due vide qualcosa di sospetto. Alle 3,40 il carrettiere Charles Cross, intirizzito dal freddo, mentre percorreva Buck’s Row per andare al lavoro, notò un ammasso indistinto contro il portone di una stalla. Pensò che fosse una tela incerata che forse poteva essergli utile. Quando si avvicinò, si accorse che si trattava del corpo di una donna supina. Le gambe erano allungate e leggermente divaricate, il vestito tirato sul petto e gli occhi spalancati. A un lato giaceva un cappello di paglia nero ornato di violette dello stesso colore. Pensò che fosse ubriaca e quando arrivò un altro carrettiere, Robert Paul, gli disse: «Aiutami a tirarla su».
Sentendo che aveva le mani gelate, i due immaginarono che fosse morta. Tuttavia Paul, tastandole il viso, si accorse che era ancora tiepido. Inoltre, piegandosi sul corpo, gli sembrò perfino che il cuore battesse debolmente. «Credo che stia respirando ancora», disse. Nell’oscurità nessuno dei due aveva notato le tremende ferite. Si dissero che bisognava avvertire la polizia, ma poiché stavano facendo tardi al lavoro, si limitarono a tirare giù il vestito della poveretta e si allontanarono. Avrebbero informato il primo poliziotto che avessero incontrato.
Alle 3,44 l’agente John Neil tornò in Buck’s Row e anche lui scoprì il cadavere. Lo controllò alla luce di una lanterna e si accorse che la donna non era morta da molto dato che un braccio era ancora tiepido. La gola era stata tagliata da orecchio a orecchio. Il sangue usciva ancora copiosamente dalla larga ferita. Nel frattempo Cross e Paul avevano avvertito l’agente Thain che arrivò con il dottor Ralph Llewellyn. Questi esaminò la larga ferita alla gola e osservò anche che il sangue che si era raccolto nel rigagnolo non era molto copioso, ma era comunque convinto che la donna fosse stata uccisa nel luogo in cui si trovava, circa trenta minuti prima. Certo era strano che nessuno avesse sentito le grida o qualsiasi altro rumore sospetto. Probabilmente l’assassino aveva tappato la bocca della sua vittima con una mano, mentre con l’altra le tagliava la gola.
L’ispettore John Spartling, arrivato sul luogo alle 4,30, ordinò ai suoi agenti di interrogare i residenti della zona e andò all’obitorio dove era stato portato il cadavere. Fu lui ad accorgersi che l’addome era stato squarciato e che gli intestini ne fuoruscivano. Prima di tornare sul luogo del delitto e cominciare le indagini in tutto il vicinato, chiese che il corpo non fosse toccato. Ma alle 6,30, due inservienti dell’obitorio lavarono la salma e gettarono via i vestiti della donna.
Il giorno seguente il dottor Llewellyn esaminò più accuratamente il cadavere per redigere il certificato di morte e notò un livido nel lato destro del viso, causato dalla pressione di un dito e un’altra lividura circolare sulla parte sinistra del collo. Questo faceva pensare che l’assassino avesse bloccato la testa di Polly prima di tagliarle la gola. Le ferite erano due, entrambe partivano dalla parte sinistra del collo, sotto l’orecchio e sotto la mascella, e raggiungevano le vertebre cervicali. I grandi vasi sanguigni ai due lati del collo erano stati recisi. Lo squarcio nell’addome era profondo e c’erano altri tre o quattro tagli sul lato destro del corpo. Tutti i colpi erano stati inferti con grande violenza dallo stesso strumento, probabilmente un coltello a lama lunga, moderatamente affilato. Il medico disse che se l’assassino fosse stato mancino avrebbe attaccato la donna di fronte e non da dietro. Dichiarò inoltre che le mutilazioni avevano richiesto circa quattro o cinque minuti ed erano state effettuate da una persona con qualche conoscenza anatomica, poiché aveva colpito con decisione tutte le parti vitali.
Il cadavere fu identificato da Emily Holland, che pianse sulla sfortuna della povera Polly. Fu avvertito il marito della donna che arrivò insieme a uno dei figli e, quando scoprì le feroci mutilazioni, sospirò: «Vedendo come ti hanno ridotta, Polly, ti perdono per quello che mi hai fatto». In seguito, intervistato da un giornalista, dichiarò: «Non ho abbandonato mia moglie quando era incinta, come molti credono, perché avevo una relazione con l’infermiera. Polly mi aveva già lasciato almeno cinque volte. L’ultima mi mandò via di casa con tutti i bambini, di cui uno piccolissimo. Per quasi tre anni mi occupai di loro, prima di frequentare altre donne. E questo avvenne soltanto quando venni a sapere dalla polizia che mia moglie si stava comportando male».
L’inchiesta giudiziaria attirò un gran numero di giornalisti e di curiosi e si concluse con una condanna per omicidio contro ignoti. I poliziotti furono rimproverati per non essersi accorti delle ferite all’addome prima che il corpo fosse portato all’obitorio.
L’ispettore Frederick George Abberline fu incaricato da Scotland Yard di coordinare le indagini nell’East End. Abberline era un uomo di quarantacinque anni, piuttosto grosso, con capelli scuri e occhi nocciola. Portava anche folti baffi e basette. Era un uomo di poche parole, molto riservato. Aveva lavorato per venticinque anni nella polizia metropolitana, di cui quattordici nel quartiere sordido di Whitechapel. Il suo meticoloso metodo di indagine gli aveva guadagnato l’ammirazione e l’affetto dei colleghi. Poi, nel dicembre 1887, era stato trasferito a Scotland Yard sotto espressa richiesta di James Monro, capo del CID (Dipartimento di Investigazione Criminale). Ma durante il periodo in cui si verificarono i delitti a Whitechapel, fu chiesto ad Abberline di occuparsene per la profonda conoscenza che in tanti anni aveva acquisito della zona e dei suoi abitanti. Alla scadenza del suo mandato, James Monro fu sostituito da Robert Anderson a capo del CID. La nomina veniva dal ministro degli Interni Henry Matthews e da Charles Warren, commissario capo della polizia metropolitana. Si cominciò col sospettare qualche banda dell’East End, che si arricchiva chiedendo tangenti alle prostitute. Furono interrogati anche i macellai che lavoravano in quei quartieri, ma essi avevano alibi validissimi. Le indagini proseguirono nei dormitori e tra le prostitute, senza che emergesse alcun indizio rilevante.
Polly era stata uccisa poco prima dell’arrivo del carrettiere Cross che forse aveva disturbato l’assassino. Dopo l’incontro con Emily Holland, aveva avuto un’ora di tempo per trovarsi un cliente e condurlo in Buck’s Row. La parte orientale della strada era buia, molto stretta e poco frequentata, il luogo ideale per quel genere di rapporti. Le ferite di Polly Nichols erano diverse da quelle che avevano provocato la morte di Martha Tabran, ma erano state inflitte con la stessa ferocia. Polly fu quasi sicuramente strangolata prima di essere mutilata e questo avrebbe giustificato l’assenza di grida da parte sua.
Per la prima volta la polizia, la stampa e la gente parlarono della raccapricciante possibilità che l’East End accogliesse un pericoloso assassino che avrebbe potuto colpire di nuovo. Nelle serate nebbiose si potevano udire i piccoli strilloni gridare i titoli dei giornali: «Un altro orribile crimine... omicidio... mutilazioni... a Whitechapel!». Il nome «Jack lo Squartatore» ancora non appariva sulle pagine dei giornali. Si pensava a una banda di ladri o a un pazzo. Lo «Star» titolava il 31 agosto: «Omicidio rivoltante – Un’altra donna trovata orribilmente mutilata a Whitechapel – Terrificanti crimini di un folle».
I sentimenti della gente del quartiere passavano dalla pietà per la vittima alla paura per l’omicida, fino alla rabbia verso la polizia che non trovava il colpevole, ma il caso suscitava anche una discreta dose di fascino morboso. I cittadini continuarono per diversi giorni ad affollarsi sul luogo del delitto, si radunarono fuori dal tribunale dove si svolse l’inchiesta e parteciparono numerosi al funerale di Polly Nichols.
Otto giorni dopo, l’assassino colpì di nuovo.
Annie Chapman era conosciuta con il nome di «Dark Annie» ed era nata a Paddington, nel 1841, da Ruth e George Smith, soldato delle Lifeguards, il corpo speciale di protezione dei sovrani. Nel 1869 aveva sposato John Chapman, un cocchiere, con il quale ebbe tre figli. La coppia si trasferì a Windsor nel 1881. Una delle bambine morì di meningite...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Dedica
  5. Epigrafe
  6. Prologo
  7. I L’ultima fuga Jack Sheppard (1702-1724)
  8. II Penna, pennello e veleno Thomas Griffiths Wainewright (1794-1847)
  9. III Mille volti Charles Peace (1832-1879)
  10. IV Chi eri, Jack? Jack lo Squartatore (? - ?)
  11. V Solo un gioco Thomas Neill Cream (1850-1892)
  12. VI L’Avvocato Edward Marshall Hall (1858-1927)
  13. VII Per te morirei George Chapman (1865-1903)
  14. VIII Dolcemente nella vasca George Joseph Smith (1872-1915)
  15. IX Il medico legale Bernard Spilsbury (1877-1947)
  16. X L’Alibi ti accusa Robert Wood (1879-?)
  17. XI Esperimento D’amore Patrick Mahon (1890-1924)
  18. XII Il mio sosia Ronald True (1891-1951)
  19. XIII La casa dei segreti John Reginald Christie (1898-1953)
  20. XIV Il boia Albert Pierrepoint (1905-1992)
  21. XV Alle spalle Donald Merrett (1908-1954)
  22. XVI Sogni di sangue John George Haigh (1909-1949)
  23. XVII La vanità di un sadico Neville George Heath (1917-1946)
  24. XVIII Per amore di un cane Donald Hume (1919-1998)
  25. XIX Ci crocifiggeranno tutti James Hanratty (1936-1962)
  26. XX Troppo solo Dennis Nilsen (1945-)
  27. Bibliografia