La torre della solitudine
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La torre della solitudine

  1. 308 pagine
  2. Italian
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La torre della solitudine

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Informazioni sul libro

Nella notte dei tempi un popolo osò sfidare Dio. E la Torre della Solitudine, persa tra le dune, è l'ultima testimonianza di quella sfida, ma è anche la promessa di un portentoso evento. Per ritrovarla, per scioglierne l'indicibile mistero, tre uomini si avventurano nel cuore del Sahara. Un archeologo che insegue le tracce di suo padre, un colonnello della Legione Straniera assetato di vendetta, un prete che mette alla prova la sua fede: di fronte alla Torre della Solitudine si compie il loro destino. Mentre dai confini del tempo e dello spazio rieccheggia il più superbo e sconvolgente dei messaggi. Un thriller archeologico. Un'avventura ai limiti dell'impossibile.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852010620

XI

La piccola lampada pulsava ritmicamente alla sommità della piramide di vetro nello studio segreto di padre Boni. Il vecchio sacerdote aveva davanti a sé il breviario di padre Antonelli e sulla parete alle sue spalle una grande mappa celeste dell’emisfero settentrionale. Ogni centimetro del suo grande tavolo di lavoro era ingombro di fogli zeppi di calcoli. La fatica di quell’enorme lavoro si leggeva chiaramente sul volto dello scienziato, pallido e solcato da rughe profonde. Alzò il capo dalle pagine che stava leggendo quando udì un picchio discreto alla porta.
«È lei, Hogan? Entri, si sieda.»
«Lei sta male, padre Boni» disse Hogan. «Dovrebbe riposarsi, stare lontano da quel maledetto testo per qualche settimana o farà la fine di Antonelli.»
«Lei è strano, Hogan,» disse lo scienziato con un sorriso stanco «stiamo per assistere a un evento unico e irripetibile nella storia dell’Universo e lei mi dice che dovrei prendermi qualche settimana di riposo.»
«Non sono strano. Sono un prete e sono un credente. Sono dunque convinto che la mia anima sopravviverà alla morte biologica e che vedrò la faccia di Dio, e contemplerò la sua mente con tutti i segreti e i misteri che contiene. Sono convinto che il tempo che mi separa da questo evento, fossero anche alcune decine di anni, non è nulla in rapporto all’eternità e pochissimo anche in rapporto alla storia del nostro pianeta o alla storia dell’umanità.»
«Già. E dunque perché preoccuparsi? Allora aveva ragione Bellarmino a mettere il bavaglio a Galileo.»
«Ho detto che sono un credente, non uno stupido» ribatté padre Hogan «e lei mi conosce bene. Io sono ansioso come lei di conoscere l’epilogo di questa avventura ma considero un gravissimo errore aver tenuto tutto segreto. Abbiamo bisogno di aiuto. Sarebbe stato necessario coinvolgere altri studiosi, il patrimonio enorme di esperienza e di conoscenze della Chiesa. Le nostre misere forze non ci bastano. Rischiamo di soccombere e basta. Io ho sempre davanti agli occhi l’espressione smarrita di padre Antonelli, l’angoscia del suo sguardo, il tremito convulso delle sue mani.»
«Abbiamo coinvolto Guglielmo Marconi, non le basta?»
«No. Siamo venuti a contatto con il Libro di una civiltà tracotante che ha violato tutte le leggi naturali e che ha posto in atto il tentativo di raggiungere la conoscenza ultima ignorando il sentiero tracciato da Dio per l’umanità.»
«Già. Il folle volo. È proprio questa sfida titanica che mi affascina. Lei conosce il canto di Ulisse nella Divina Commedia, non è vero?»
«Lo conosco. È uno dei pezzi più alti della letteratura universale. Ed è questo che temo: lei è affascinato dalla sfida di una civiltà che ha voluto sottomettere la natura e sfidare Dio.»
La fronte e le tempie di padre Boni erano umide di un sudore diffuso, le sue palpebre avevano uno strano battito concitato. Hogan insistette: «Mi dica, che cosa si aspetta da questa rivelazione? Me lo dica. Ho bisogno di saperlo».
Padre Boni si asciugò la fronte, con un movimento rapido, come se non volesse lasciar trapelare i segni della sua debolezza: «Hogan,» disse «il punto è proprio questo. Rifletta, secondo la nostra fede l’uomo sfida Dio ogni momento: quando uccide, quando stupra, quando bestemmia. Ma Dio non risponde a queste provocazioni. Scrive tutto nel libro eterno della sua memoria imperitura e un giorno ognuno verrà giudicato per il bene e per il male che ha compiuto. Il dono della libertà per l’uomo è quello che spiega tutto. In altri termini egli è libero anche di offendere Dio, è libero di dannarsi per l’eternità».
«È così» disse padre Hogan.
«Ed è per questo che Dio non risponde alle sfide. Come diciamo in Italia, Dio non paga il sabato.»
«Infatti.»
«Ma qui è diverso. Qui abbiamo una civiltà che lo ha sfidato in modo diretto e ineludibile. Lo ha provocato faccia a faccia, è andata a stanarlo negli abissi del cosmo, è tornata indietro nel tempo a spiarlo nell’attimo della Creazione. Ma si rende conto? Si rende conto?» Lo scienziato sembrava trasfigurato, gli brillava negli occhi una luce visionaria. «Hogan, ricorda quando le lessi la traduzione del testo di Amonn? Lei disse che si trattava di un mito, non è vero? Se lo ricorda?»
«Certamente. E lo confermo.»
«E io le dissi invece che non era esatto: non si trattava semplicemente di un mito ma di un racconto epico, ossia della trasfigurazione di un fatto reale…»
«Ma l’origine di un racconto epico tanto antico è fuori dalla nostra portata…»
«No. Io sono in grado di spiegarle che cosa significa quel passaggio in cui si dice che gli abitanti di Delfud posero un presidio, vigilato giorno e notte per generazioni e generazioni, aspettando che l’angelo guardiano si assopisse per forzare le porte del Giardino dell’Immortalità, per raggiungere di nuovo l’albero della Conoscenza. Quel racconto adombra l’impresa più straordinaria che sia mai stata compiuta nella storia dell’uomo, un viaggio alle origini dell’Universo per comprendere il progetto di Dio nel momento della Creazione o addirittura per forzarlo, modificarlo… e riprogrammarlo sulla terra, là dove avverrà la recezione del messaggio, in un punto nel cuore di un deserto arroventato dal sole, dove sorge la Torre della Solitudine.»
Il volto del sacerdote si era come trasfigurato, il colore era tornato sulle sue guance, gli occhi brillavano di una eccitazione allucinata. Padre Hogan lo guardò costernato, ma non osò contraddirlo: «Vada avanti» disse.
«Hogan, nessuno di noi è immune dal dubbio. Nemmeno il Pontefice.»
«Allora?»
«Io non voglio aspettare la morte per sapere. Io voglio sapere prima. Ora. Vede, io credo che se Dio esiste non può non aver risposto a una provocazione tanto terribile. E dunque quando il trasmettitore sarà in congiunzione con il corpo nero che sta nel centro dello Scorpione e cioè fra ventinove giorni, diciassette ore e tredici minuti esatti noi avremo la risposta a tutti gli interrogativi che l’uomo si pone da quando è cosciente di esistere, oppure la risposta di Dio all’insulto di Delfud. E in questo caso noi capteremo la sua voce e il suo messaggio, fosse anche un urlo di collera, in modo diretto… Non più libri di oscura interpretazione, non più segni e simboli, non più nascondersi dietro il gioco inafferrabile della casualità. Noi ascolteremo e fisseremo per sempre la sua viva voce…»
«E se non ci fosse alcun messaggio? Alcuna risposta? Deve pur mettere in conto questa possibilità.»
Padre Boni restò a lungo in silenzio e il palpitare della luce sulla sommità della piramide si rifletteva nelle sue pupille dilatate. Si volse a un certo punto verso la piccola lampada pulsante: «Guardi,» disse «gli intervalli fra una sequenza di segnali e quella successiva sono divenuti, nello spazio di pochi giorni, molto più brevi, si sono ridotti di quasi l’uno per cento: lo sa che cosa significa?». Indicò con la mano la distesa di fogli zeppi di calcoli. «Se vuole dare un’occhiata a questi calcoli si renderà conto di ciò che sono riuscito a dimostrare: il trasmettitore si avvicina lungo la parabola a una velocità che neppure possiamo immaginare, superiore a quella della luce. Avanza nel cosmo distorcendo davanti a sé lo spazio-tempo, rimbalza da una cresta all’altra della distorsione, come un sasso scagliato rasente alla superficie di un lago da una forza smisurata…»
Padre Hogan fissò lo sguardo su quelle interminabili sequenze di calcolo integrale e poi di nuovo negli occhi del suo superiore e ripeté meccanicamente la stessa domanda: «E se non ci fosse alcun messaggio? Alcuna risposta?».
«Allora vorrebbe dire che…»
«Che Dio non esiste?» lo incalzò padre Hogan.
Il vecchio abbassò il capo. «Peggio,» disse «molto peggio.»
Padre Hogan si coprì la faccia con le mani per nascondere le lacrime che gli salivano agli occhi: «Oh, mio Dio» riuscì soltanto a dire.
Padre Boni si ricompose improvvisamente, cambiò completamente espressione, tornando a essere quello che era abitualmente, poi riprese a parlare: «Lasciamo perdere questi discorsi, ora. L’ho convocata qui non per discutere di filosofia, ma per darle una notizia: sono riuscito a calcolare il punto esatto e il tempo esatto in cui si verificherà l’evento. Marconi ha continuato a lavorare con noi approntando una macchina straordinaria: una radio a onde ultracorte associata a un altro strumento dalle caratteristiche rivoluzionarie.
«Lei si troverà in quel luogo al momento dell’impatto del segnale e il messaggio dalle più remote regioni dell’Universo verrà captato dalla nostra radio e impresso su di un supporto che lo conserverà per anni e ci consentirà di decodificarlo. Ma può anche darsi che non ci sia bisogno di alcuna decifrazione… Ho preparato tutto, nei minimi particolari, Hogan. Abbiamo preso dei contatti e ottenuto degli appoggi molto importanti per il suo viaggio, che avverrà in un luogo deserto e impervio, a grande distanza dagli ultimi avamposti della civiltà. Ma dovremo dare qualcosa in cambio. Non c’era altro modo.»
«Che cosa?»
«Hanno chiesto di essere messi a parte dei risultati del nostro esperimento.»
«E come farà a…»
Padre Boni fece un gesto eloquente con la mano: «È una richiesta abbastanza generica: anche la risposta lo sarà».
«Niente altro?»
«C’è un’altra cosa a cui tengono in modo particolare.»
«E cioè?»
«Stanno dando la caccia a un personaggio che a loro interessa molto. Si dà il caso che noi abbiamo su quell’uomo delle informazioni di grande importanza di cui ora la metterò al corrente. Dopo di che partirà. Al più presto.»
«Che cosa significa “Al più presto”?»
«Dopodomani al massimo.»
«Non posso. Non riuscirei a… prepararmi.»
«Non c’è nulla da preparare. È già tutto pronto, anche il suo bagaglio. Ed è già prenotato il suo viaggio. Il suo segretario le porterà questa sera stessa il biglietto e il denaro che potrà servirle.»
Padre Hogan restò un momento pensieroso poi disse: «Sta bene, partirò. Per che ora è previsto il mio imbarco?».
«Per le dieci di sera. E ora stia bene a sentirmi: il personaggio di cui le parlavo poco fa è un ufficiale disertore della Legione Straniera noto con il nome di Selznick. Costui, dieci anni fa, fu incaricato di fornire una stretta collaborazione a Desmond Garrett per le sue ricerche nel quadrante sudorientale sahariano ma i due, dopo una prima fase senza problemi, divennero nemici giurati, fino al punto di battersi in un feroce duello all’arma bianca di cui Selznick porta ancora le conseguenze in una ferita al fianco destro che non rimargina e che rende il suo odio sempre più viscerale.
«In realtà la vera identità di Selznick è sconosciuta a tutti. Tranne che a noi. In questa busta sigillata che le do c’è scritto tutto quanto sappiamo di lui. Lei potrà dosare queste notizie a seconda della necessità e solo quando abbia ottenuto l’appoggio che ci serve.
«Questa sera stessa l’archiatra pontificio le praticherà le vaccinazioni che la proteggeranno contro le principali malattie tropicali, ma spero che non ce ne sarà bisogno: il deserto è uno dei luoghi più puliti della terra. Verrò a salutarla al momento della partenza.»
Padre Hogan uscì, rientrò nel suo studio e chiamò un numero riservato al telefono.
«Sono padre Hogan, chiamo dal Vaticano. Desidero parlare con il signor marchese.»
«Mi dispiace, padre,» rispose una voce maschile «ma il signor marchese è occupato in questo momento.»
«Gli dica che ho chiamato e che ho assoluta necessità di parlargli entro domani e in forma assolutamente riservata. Aspetto che mi porti la sua risposta.»
Passarono pochi minuti poi la stessa voce disse: «Il signor marchese la riceverà domani alle diciassette».
La sera successiva, al tramonto, padre Hogan si recò, in borghese, con un’auto di noleggio, in un quartiere elegante della città e scese davanti al portone di un palazzo settecentesco guardato da un portiere in divisa. Salì al secondo piano fermandosi davanti a una porta di noce scuro senza alcuna intestazione. Suonò e attese qualche tempo finché udì il rumore di un passo che si avvicinava. Gli aprì un maggiordomo in marsina nera e guanti bianchi che gli fece cenno di seguirlo: «Il signor marchese l’attende, reverendo, venga, le faccio strada».
Lo fece accomodare in un grande studio pavimentato in parquet, con le pareti coperte da scaffali in noce alti fino al soffitto, pieni di libri sia antichi che moderni. Da un lato, vicino alla finestra, c’era la scrivania anch’essa di noce, grande e massiccia, con una lampada liberty in forma di una ninfa seminuda che reggeva lo stelo del paralume in vetro opaline verde. Non c’era traccia, nella grande camera che profumava di cera d’api, delle complesse apparecchiature tecniche che avevano reso famoso nel mondo il grande ospite di quella dimora. Vicino alla scrivania c’era un...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La torre della solitudine
  4. Antefatto
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. IX
  14. X
  15. XI
  16. XII
  17. XIII
  18. XIV
  19. XV
  20. Copyright