Smettila di incasinarti!
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Smettila di incasinarti!

Come rendersi la vita meno complicata ed essere più felici

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  1. 196 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Smettila di incasinarti!

Come rendersi la vita meno complicata ed essere più felici

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Informazioni sul libro

Non c'è alcun dubbio che l'esistenza di tutti noi si sia fatta più complicata. Il problema è che nella maggioranza dei casi siamo noi stessi, seppur inconsapevolmente, a incasinarla. Con questo libro Roberto Re, il più famoso life coach italiano e autore del bestseller Leader di te stesso, svela i meccanismi psicologici che costituiscono le cause principali dei nostri casini. Con stile chiaro e pratico, l'autore descrive così le dieci situazioni-tipo di casino, offrendo per ognuna di queste le contromosse adeguate. L'obiettivo, nelle parole dello stesso Re, è quello "di pensare in maniera diversa, di desiderare qualcosa di più per te stesso, di reclamare il tuo diritto di nascita come essere umano: la felicità. Insomma, spingerti a fare qualcosa di diverso, per ottenere risultati migliori. Per te stesso. E scoprire che la vita, alla fin fine, è molto meno complicata di quello che si dice in giro".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852011948

VIII

Siamo il nostro limite

“Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione”, diceva saggiamente Henry Ford e ognuno di noi ha potuto sperimentare la veridicità di questa affermazione innumerevoli volte nella propria vita.
Ciò che crediamo determina inevitabilmente i risultati che otteniamo, condiziona la percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda, influenza il significato che attribuiamo agli eventi e alle esperienze della nostra vita: insomma, in poche parole, ha un enorme impatto su tutta la nostra esistenza!
Sto forse esagerando? Neanche un po’ e nelle prossime pagine cercherò di dimostrartelo.
In Leader di te stesso ho dedicato il capitolo più lungo di tutto il libro (ben quaranta pagine!) a questo argomento, per sviscerare passo passo come nascono, come e perché agiscono e in che modo le nostre credenze influenzano la nostra vita. Qui mi limiterò a farti un efficace riassunto e, per evitare di farmi assorbire troppo da uno degli argomenti che più amo e che ritengo assolutamente fondamentale per chi desidera prendere davvero il controllo della propria vita, mi sforzerò di rimanere focalizzato sul tema di questo volume che è lo smettere di incasinarsi! Perciò il mio compito in questo capitolo è spiegarti come e perché è vera la seguente affermazione: se esiste una qualsiasi area della tua vita in cui tendi a incasinarti, a complicare le cose, a vivere stress e frustrazione in una misura superiore al necessario, allora ci sono delle tue credenze che contribuiscono a creare questa situazione! Il che significa che finché non cambi quelle credenze, non potrai mai cambiare quella situazione!
Ma Roberto, proprio tu che mi hai appena detto di non usare generalizzazioni e assoluti, hai detto mai?
Esatto! Ho detto proprio mai! Sono stato abbastanza chiaro e assoluto?
Perché così è, purtroppo.
Come non potrai mai far crescere piante sane e rigogliose su un terreno sabbioso e privo dei componenti necessari alla crescita di una florida vegetazione, allo stesso modo in presenza di credenze negative e limitanti è impossibile utilizzare al meglio il proprio potenziale e realizzare ciò che razionalmente desideriamo. E volere qualcosa, ma avere dentro di sé una forza che lavora costantemente contro e ci impedisce di realizzarlo con continui sabotaggi, è inevitabilmente fonte di infelicità e frustrazione.
Leggi i tre esempi che seguono e nota se ti ricordano situazioni che hai vissuto in prima persona oppure che riguardano persone a te vicine:
• Marta desidera tanto avere una relazione stabile e vorrebbe creare una famiglia, ma dentro di sé ha sviluppato la credenza che se questo accadesse sarebbe destinata a soffrire, sia perché dovrebbe rinunciare alla possibilità di realizzarsi professionalmente, sia perché è convinta che: “I rapporti non durano e so già che prima o poi andrà a finire male”. È una bella e corteggiata ragazza, ma ogni volta che frequenta un uomo e la cosa inizia a diventare un po’ più seria o lo lascia brutalmente oppure inizia a comportarsi in maniera così scostante e insopportabile da sfasciare inevitabilmente il rapporto con il povero malcapitato.
• Marco crede di non essere abbastanza forte. Quand’era un ragazzino suo padre lo criticava in continuazione e gli diceva sempre che era un buono a nulla e da allora lui porta con sé la convinzione inconscia di non poter avere successo. Un giorno Marco decide di smettere di fumare: per più di due settimane non tocca sigaretta e inizia a sentirsi particolarmente bene, anche se ancora ogni tanto il fumo gli manca… Ma un problema improvviso si presenta sul lavoro, una situazione d’emergenza che lui dovrà risolvere in tempi brevissimi e con grandi responsabilità. Sentitosi insicuro e sopraffatto dalla situazione, Marco corre dal tabaccaio a comprare le sigarette e mentre accende la prima dice a se stesso: “Lo sapevo, non sono forte abbastanza…”.
• Antonella lavora in un’azienda da alcuni anni ed è considerata da tutti capace e affidabile. Ha degli ottimi rapporti con i colleghi e tiene moltissimo alla loro amicizia. Il loro capo sta per essere trasferito in un’altra divisione e Antonella è la prima candidata per essere promossa e sostituirlo. Dentro di lei però dimora una credenza che dice: “È impossibile essere il capo di qualcuno ed essergli pure amico”, che la spinge a pensare al fatto che sicuramente perderebbe l’amicizia dei suoi pari, così importante per lei, nel caso diventasse la loro dirigente. Un giorno un collega le butta lì la battuta: “Tra poco sarai il nostro capo e non sarà più la stessa cosa!” e lei sente un groppo allo stomaco. Qualche giorno dopo, quando le viene proposto dai vertici aziendali il suo nuovo incarico, Antonella declina l’invito, adducendo futili scuse.
Eh, sì… Henry Ford la sapeva lunga!
Strategia di incasinamento n° 8:
MANTENERE E RINFORZARE
LE PROPRIE CREDENZE LIMITANTI
I nostri punti fermi
Le nostre convinzioni si sviluppano nella nostra mente sin da piccoli.
Mio figlio Ricky mentre scrivo non ha ancora compiuto sei anni, eppure sta già formando il suo modo di interpretare il mondo e se stesso. Come tutti i suoi coetanei, è già convinto di alcune cose al punto che, se qualcuno prova a metterle in discussione, scoppia un putiferio! Alcune di queste credenze lo accompagneranno per tutta la vita, mentre, ovviamente, altre cambieranno completamente nel tempo. Ad esempio, anche se oggi è fermamente convinto dell’esistenza di Babbo Natale, è molto probabile che tra qualche anno non ci crederà più! Prima o poi arriverà inevitabilmente un bambino più “smaliziato” di lui che gli darà un punto di vista totalmente opposto e che, di certo, Ricky inizialmente rifiuterà con tutte le sue forze, sciorinando tutte le prove che ha del fatto che Babbo Natale esiste e la cosa non si discute! Più l’altro bambino gli dirà che Babbo Natale è solo un’invenzione, più probabilmente lui risponderà con frasi tipo: “Sì che esiste! Me l’ha detto la mamma!” (che per un bambino di quell’età equivale a: “Me l’ha detto Dio in persona!”), “Io l’ho visto! È venuto a casa mia a portarmi i regali l’anno scorso!”, “Certo che esiste! Gli ho scritto la letterina e lui mi ha portato proprio quei regali!”, fino ad arrivare all’ultima strenua resistenza: “Ho detto che esiste! E basta!”.
E se non sarà questo bambino a convincerlo, prima o poi ne arriverà un altro e poi un altro… Insomma, la sua resistenza verrà schiacciata dalle prove inoppugnabili che gli verranno via via sbattute in faccia! In realtà non sarà nemmeno necessario che qualcuno lo convinca: sarà sufficiente che qualcuno gli metta in testa il seme del dubbio e il lavoro sarà fatto. Eh già, perché nel momento in cui inizierà a chiedersi: “E se avessero ragione loro?”, qualcosa sarà già cambiato nella sua mente, anzi, sarà avvenuto il cambiamento più grande: avrà aperto se stesso alla possibilità che le cose non stiano come ha pensato, che forse ciò che ha sempre fermamente creduto non è una verità assoluta. Da quel momento inizierà a notare quello che prima non notava e, poiché la realtà dei fatti è che, ahimè, Babbo Natale non esiste, in breve tempo la sua visione della realtà sarà completamente cambiata.
Quando crescerà cambierà questo meccanismo? Nossignore!
D’altra parte ti ricordo che gli adulti sono soltanto bambini un po’ cresciuti… Perciò i meccanismi di funzionamento che vediamo nei bambini li possiamo facilmente ritrovare nelle persone più grandi (soprattutto se particolarmente immature!). Gli esseri umani, infatti, fanno ugualmente enormi resistenze quando qualcosa o qualcuno fa vacillare una loro credenza e, istintivamente, cercano di difenderla. Alcuni negheranno anche l’evidenza pur di non mettersi in discussione, rimanendo ben saldi nella loro convinzione, mentre altri apriranno la loro mente alla possibilità che le cose stiano diversamente e, se così riterranno che sia, adotteranno un nuovo punto di vista, che presto diventerà una nuova certezza.
Ma perché le persone difendono così strenuamente le proprie credenze? Perché una credenza non è altro che una sensazione di certezza riguardo a qualcosa. È un nostro punto fermo, qualcosa che sappiamo che è così. Le nostre credenze sono il fulcro della nostra zona di comfort, la base dei nostri schemi di pensiero, e quindi abbandonarle ci crea insicurezza, ci dà la sensazione di essere psicologicamente senza controllo.
Al contrario, avere la sensazione di sapere come stanno le cose, confermare le nostre convinzioni, alimenta la percezione di apparente benessere, anche se raramente ha effetti positivi per la nostra crescita. Infatti non cresciamo come esseri umani se continuiamo a vivere nella sicurezza, ma solo quando iniziamo a muoverci con tranquillità, fiducia e un sano equilibrio nell’incertezza.
Ma è proprio perché le credenze soddisfano alla grande il nostro bisogno di sicurezza che difficilmente siamo disposti a metterle in dubbio. Anzi, cerchiamo continuamente conferme! Quando siamo convinti di qualcosa è come se portassimo tutto il giorno degli occhiali speciali che filtrano la realtà in modo da evidenziare le conferme quotidiane alla nostra ragione e, contemporaneamente, sfuocare un pochino le prove contrarie.
Se credi per esempio che: “Tutti gli uomini o tutte le donne sono stronzi/e”, troverai continue conferme a questa tua convinzione, indipendentemente da quante dimostrazioni contrarie potrai trovare in un mondo pieno sì di stronzi, ma anche di persone meravigliose! E se tra dieci persone meravigliose ne incontri una stronza, immediatamente ti dirai: “Vedi? Avevo ragione! Sono proprio tutti/e stronzi/e”.
D’altronde, se così non fosse, dovresti trovare altre scuse per evitare di metterti in gioco e lasciarti andare in un rapporto d’amore… E allora, meglio cercare conferme in giro, del fatto che sono tutti stronzi, così potrai continuare a dirti che non ne vale la pena e te ne potrai stare al sicuro! Sì, ma purtroppo sicuro di rimanere infelice…
Le gambe del tavolo
Come si formano le credenze? Un’idea o un’opinione per trasformarsi in solida convinzione ha bisogno di riferimenti, cioè di esperienze che la confermino.
Quante più gambe ha un tavolo e quanto più sono grosse, tanto più starà solidamente in piedi. Allo stesso modo, quanti più riferimenti abbiamo e quanto più saranno impressi nella nostra mente, tanto più saremo sicuri delle nostre convinzioni.
Da dove provengono questi riferimenti?
In primo luogo da esperienze personali concrete: “Mi è successo”, “L’ho visto con i miei occhi”.
Oppure possono essere riportati dall’esterno: “Me l’ha detto tizio”, “L’ho sentito alla radio”, “Lo dicono tutti”, “A Caio è successo che…”.
O, terza possibilità, proiezioni mentali frutto della nostra immaginazione: quante volte ci autoconvinciamo di cose che in realtà non sono successe o che nessuno ci ha detto, ma che abbiamo creato nella nostra mente, alimentandole nel tempo?
È interessante notare che la maggior parte delle nostre credenze si forma sulla base degli ultimi due tipi di riferimenti, quelli riportati dall’esterno e quelli che ci creiamo noi con la fantasia e il nostro dialogo interno o deformando le situazioni.
Come mai un bambino è convinto che Babbo Natale esiste? Perché lo ha visto e gli ha parlato? Sì, forse lo ha visto arrivare a casa, se i genitori si sono organizzati travestendo un amico incaricato della consegna dei doni. Ma indipendentemente da questo ci crede perché gli adulti intorno a lui gliene parlano e perché la sua fantasia rinforza enormemente quella credenza. È memorabile il racconto che mi fece mio figlio di quella volta che, in piena notte, sentì un rumore provenire dal salotto e, sporgendosi dalla sua camera, vide Babbo Natale in persona lasciare i regali sotto l’albero!
Ci fa sorridere quando a fare questo è un bambino, ma noi adulti facciamo altrettanto! Non ti è mai capitato di pensare a qualcosa che sarebbe potuto succedere e immaginarlo così vividamente da essere in breve sicuro che quel fatto sarebbe successo sicuramente? Oppure di essere convinto che una persona si fosse comportata in un certo modo o pensasse una determinata cosa e poi scoprire che la realtà era completamente diversa? O di leggere nello sguardo di qualcuno o in un certo atteggiamento qualcosa che, in verità, non esisteva per niente?
Il potere dell’immaginazione e dell’autoconvincimento è fortissimo: a volte davanti a esperienze tangibili e incontrovertibili, fingiamo di non vedere e continuiamo a focalizzarci su ciò che preferiamo o è più comodo per noi credere. E a volte, pur di non perdere i nostri punti di riferimento, preferiamo rimanere aggrappati a credenze che non sono buone per noi, che riducono i nostri orizzonti e limitano le nostre possibilità.
Limitanti o potenzianti?
Le convinzioni che abbiamo possono essere potenzianti, ossia che ci rassicurano e ci danno forza, coraggio ed energia, che ci fanno sentire amabili, degni di attenzione e di fiducia, che ci inducono a pensare che comunque vadano le cose ce la faremo, che ci ricordano che siamo fortunati e meravigliosi.
Sono credenze depotenzianti invece quelle che ci fanno credere che i nostri sforzi sono vani, che tutti ci vogliono fregare, che il mondo va sempre peggio eccetera.
Le prime danno accesso alle nostre risorse positive, ci spingono ad agire, ci aiutano a fare meglio. Le seconde limitano il nostro potenziale.
Potenzianti o limitanti che siano, varrà sempre il meccanismo di cui abbiamo parlato poco fa: tenderemo comunque inconsciamente a confermarle, a far sì che la nostra profezia si autorealizzi.
Ti sarà sicuramente capitato di iniziare a fare qualcosa assolutamente convinto di riuscirci, come ti sarà successo qualche volta il contrario, cioè di iniziare a fare qualcosa, sapendo già dentro di te che non sarebbe andata bene.
Qual è ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Smettila di incasinarti!
  3. Prefazione I - di Don Antonio Mazzi
  4. Prefazione II - di Maria Rita Parsi
  5. Smettila di incasinarti!
  6. Introduzione
  7. I. Non essere da altre parti
  8. II. Ma tu cosa vuoi?
  9. III. Aspetta e spera!
  10. IV. Bugie a fin di bene
  11. V. Una storia importante
  12. VI. Che bello, sto male!
  13. VII. Pessimi comunicatori
  14. VIII. Siamo il nostro limite
  15. IX. Questo è questo e quello è quello
  16. X. Chissà cosa pensa la gente…
  17. XI. Strategie avanzate di incasinamento!
  18. XII. Smettere è facile!
  19. Ringraziamenti
  20. Copyright