I luoghi dei miracoli: Paravati
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I luoghi dei miracoli: Paravati

Dove la Madonna parlò a Natuzza

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  1. 168 pagine
  2. Italian
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I luoghi dei miracoli: Paravati

Dove la Madonna parlò a Natuzza

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Paravati è un piccolo abitato calabrese, una frazione della cittadina di Mileto, in provincia di Vibo Valentia. Un luogo quasi insignificante, a mala pena segnato sulle mappe. Eppure proprio qui, in questo grumo di case, Natuzza Evolo, una donna di origini semplici, analfabeta, ha vissuto una delle esperienze mistiche più significative dei tempi moderni. Una storia straordinaria, la sua, nella quale il dolore delle stimmate e la gioia dell'estasi si sono fuse per dare vita a una vicenda di fede e carità che tuttora coinvolge migliaia di pellegrini e fedeli.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852051470

1

Un disegno d’amore e i suoi intrecci

Se non fosse per le preghiere di Natuzza Evolo e per uno di quei tanti strani viaggi in spirito che scandirono l’intensa vita della mistica calabrese, don Ignazio Nicosia, oggi, forse non sarebbe sacerdote. Racconta lui stesso, con voce vibrante di emozione:
Era il 2007 e mi trovavo alla Casa del Sacerdote di Lamezia Terme, in Calabria. Ero alla vigilia dell’ordinazione. Ma stavo vivendo una situazione veramente difficile, che non dipendeva da me ma da una serie di fattori esterni. Pur essendo profondamente convinto della mia vocazione, quindi, soprattutto per fare in modo che altre persone non soffrissero, avevo deciso di mollare tutto. Una sera feci la valigia e programmai la sveglia per le tre del mattino: sarei tornato a Canicattì, la mia città, e mi sarei dedicato all’insegnamento di religione e filosofia. Stanco anche per i conflitti interiori di quei giorni, mi addormentai di colpo. A un certo punto sognai Natuzza: sapevo della sua esistenza, ne conoscevo le fattezze, ma non l’avevo mai incontrata, né sentivo il bisogno di farlo. Proprio non rientrava nei miei pensieri.
Nel sogno la mistica mi disse di non fare sciocchezze e di proseguire nel mio intento di diventare sacerdote. “Gesù e io ti siamo stati vicini, sto pregando tanto per te, perché tu non perda la forza. Vedrai quante cose belle per il prossimo potrai realizzare, come ministro di Dio.” Io le rispondevo con ironia: “Ma come? Mi siete stati vicini e ho patito tutto quello che mi sta accadendo?”. Lei sorrideva con aria materna e continuava a incoraggiarmi. A un certo punto mi resi conto che la sua immagine andava dissolvendosi, come se il sogno stesse per finire. Così, per un impulso prepotente, le dissi: “Aspetta, mio fratello ha un problema...”. Lei, senza neppure lasciarmi finire la frase, replicò: “Domani stesso avrai una bella notizia!”. Aprii gli occhi e mi sedetti sul letto di soprassalto e, dopo circa un minuto, suonò la sveglia: erano le tre in punto, l’orario che avevo programmato per la mia partenza. Decisi di rinviarla e mi rimisi a dormire. Un particolare curioso: nella stanza sentivo nettamente un odore particolare, come se fosse entrato qualcuno da poco. Ma ero talmente stanco che non ci pensai più e mi riaddormentai.
Al mattino, quando mi alzai, ricevetti una telefonata da mio fratello. La situazione lavorativa che tanto lo affliggeva si era sbrogliata con un telegramma che aveva appena ricevuto. Ripensai alle parole di Natuzza nel sogno e decisi che dovevo incontrarla a tutti i costi. Telefonai a una suora in contatto con il Cuore Immacolato di Maria, la fondazione cui la mistica ha dato impulso a Paravati, e lei mi spiegò che Natuzza in quel periodo stava molto male e non riceveva più le persone. Però mi suggerì di telefonare a padre Michele Cordiano, in Calabria, aggiungendo: “Se il Signore vuole quest’incontro, vedrai che riuscirai a vederla”. Mi diede il numero e io chiamai. In quel momento padre Cordiano era accanto alla Evolo. Mi chiese di aspettare. Poco dopo mi annunciò: “Natuzza dice che deve venire subito”. Mi misi in macchina e raggiunsi quel giorno stesso Paravati. Appena mi trovai davanti alla Evolo, lei mi disse, dandomi del “voi”: “Come state? Vi siete calmato?”. E io: “Guardate, forse vi sbagliate, io è la prima volta che vengo”. Fortissimo sentivo nella stanza della Fondazione, dove c’incontrammo, lo stesso odore che avevo sentito in camera mia, a Lamezia. Natuzza intanto proseguiva: “Non dovete scoraggiarvi...”. E io, insistente: “Ma forse vi confondete con qualcun altro...”. Allora lei, dolcemente, mi spiegò: “È da un bel po’ che mi fate pregare, Gesù vuole che diventate sacerdote perché potrete fare tanto per le persone che soffrono. Mi avete fatto venire fino da voi per non farvi partire e lasciare tutto”. Rimasi trasecolato e da allora, fin quando la Evolo morì, due anni dopo, tornai spesso a Paravati e ci torno tuttora a rivolgere le mie preghiere alla Madonnina che le chiese di realizzare lì una “Grande Casa, rifugio di tutte le anime” tanti anni prima, quando era soltanto una ragazzina.
Questa inedita testimonianza mi è stata affidata da don Nicosia nell’agosto del 2013, alle nozze di Pasquale Nicolace, il nipote di Natuzza, figlio del suo primogenito Salvatore, con Paola, in un hotel nei dintorni di Salerno, dove ci siamo conosciuti. Un incontro fortuito, o forse parte di un disegno. Come quello tra lo stesso Nicosia e Pasquale a Medjugorje, mesi prima. Non si conoscevano e si sono ritrovati lì, entrambi pellegrini accorsi in Croazia per invocare la Regina della Pace che si manifesta su quelle alture, ininterrottamente, da oltre un trentennio. Per questo Pasquale l’aveva voluto al suo matrimonio.
Le parole pronunciate nel 2007 dalla mistica calabrese sul futuro sacerdotale di don Ignazio sembrano trovare pieno riscontro nel suo presente. Non soltanto Nicosia oggi è un prete e, ordinato a Lamezia nel 2007 ha lasciato San Mango d’Aquino per far rientro nella sua Sicilia, a Canicattì, ma ha realizzato una serie di opere assistenziali per bambini, anziani e altri soggetti deboli, come gli ammalati di Alzheimer. Ha fondato, inoltre, la Casa Protetta per Inabili denominata “Maria Regina della Pace e Gesù Bambino di Praga” a Canicattì, in via Dandolo (nei pressi della badia).
C’è poi un’altra curiosa coincidenza nella sua storia. Natuzza, cui si manifestavano sovente Gesù la Madonna e gli angeli, ebbe spesso l’apparizione di santi e pontefici d’epoca varia. Questi suoi dialoghi celesti, essendo lei analfabeta, furono trascritti prima dalle figlie, Anna Maria e Angela Nicolace, poi da padre Michele. Ebbene, tra queste presenze a lei più vicine ci fu anche Giovanni XXIII, di cui papa Francesco ha disposto la canonizzazione per il 27 aprile 2014. Roncalli, probabilmente a conferma di quella “comunione dei santi” che accomuna oltre il tempo e lo spazio tutte le anime legate da speciale intimità con il Signore perché l’amore divino s’irrori su tutti i suoi figli, è una figura fondamentale per don Nicosia.
“Se non fosse per l’intercessione del Papa Buono, non sarei qui, su questa Terra” racconta con un sorriso che disarma. È un miracolato di Giovanni XXIII:
Tutto risale alla mia nascita, il 14 giugno 1970. Mia madre partorì in casa prematuramente al settimo mese di gravidanza. Ero cianotico, non respiravo, non davo nessun segno di vita. E il medico e l’ostetrica mi avevano dato per morto. A quel punto mio padre, disperato, guardò intensamente un quadro in bronzo di papa Giovanni e rivolse la sua preghiera mentalmente: “Se me lo salvi, io lo consacro al Signore e non avrò nulla da eccepire se lui vorrà darsi alla Chiesa”. Aveva appena finito di formulare questo pensiero che, contro ogni aspettativa – mi avevano già adagiato sul letto, rassegnati dopo aver tentato con ogni mezzo di farmi respirare –, risuonò il mio pianto nella stanza. Il mio papà per tanti anni non mi disse mai nulla di tutto ciò, né disse nulla alla mamma. Non voleva in alcun modo influenzare la mia vita. Fu solamente dopo la mia ordinazione sacerdotale che mi raccontò tutto.
Questa scoperta emozionò a tal punto don Nicosia che decise di scrivere una lettera al cardinale Angelo Comastri, custode delle spoglie del Papa Buono. Comastri, colpito dalla sua storia, lo convocò all’improvviso in udienza e la data fu fissata, per una singolare coincidenza, il 14 giugno, al trentesimo compleanno di don Ignazio che non aveva specificato nella sua missiva il giorno della sua nascita e del miracolo ricevuto. Il cardinale, dopo un intenso colloquio, decise di donare al sacerdote una reliquia di Giovanni XXIII, che lui conserva tuttora con zelo e devozione commoventi.
Il miracolo ricevuto dopo la promessa del padre assume tutto un significato particolare se si considera la “missione speciale” eseguita in bilocazione (viene definita così la capacità di Natuzza, san Pio e altri mistici di essere presenti in spirito in più luoghi) per scongiurare l’eventualità che abbandonasse proprio a un passo dalla meta il cammino sacerdotale. Sembra una conferma particolare e intensa del disegno evidentemente voluto dal Cielo sulla vita di don Ignazio.
Ma il sacerdote siciliano non è certo l’unico religioso che ha avuto un’esperienza diretta dei carismi della Evolo. Pochi giorni dopo il nostro incontro, grazie ad amici comuni, ho conosciuto a Roma monsignor Vittorio Formenti, direttore dell’Ufficio statistiche Vaticano e officiale della Segreteria di Stato. Sapendo dei libri1 che avevo già scritto sulla Evolo, mi fece vedere che cosa teneva tra le pagine del suo breviario: una foto di Natuzza, ritagliata da un vecchio calendario che gli donò don Pasquale Barone, il parroco di Paravati, negli anni Ottanta.
Ricorda monsignor Formenti:
Allora ero un giovane sacerdote e andai in Calabria con un mio nipote che soffriva di un disturbo serio alla vista. Mi colpì moltissimo, al di là di ciò che ci disse riguardo all’esito della malattia, per l’umiltà e la grandissima fede che trasmetteva; per questo, da allora in poi, ho sempre tenuto nel libro delle preghiere la sua foto, ma senza mai dire nulla a nessuno di questo particolare. Pochi anni prima della sua scomparsa venni a sapere che il fornitore di frutta della Casa Santa Marta, qui, in Vaticano, era originario di Paravati. Così, gli raccomandai: “Non credo che si ricordi di me, è passato così tanto tempo... Ma, comunque, se vedi Natuzza salutamela con tanto affetto”. Passò un mese e ricevetti la telefonata del fruttivendolo: “Monsignore, Natuzza mi ha detto che si ricorda benissimo di lei e che sa anche che cosa voi tenete ‘’nta u libru’ [‘nel libro’, NdR]. Inutile dire quanto stupore suscitò in me tutto questo, visto che nessuno poteva averle riferito quel dettaglio. Credo sia stato uno sprone a tenermi unito con lei nella preghiera. La vita di Natuzza e di altri mistici come lei provocano profondi risvegli interiori, confortano tutti noi e ci invitano a cercare sempre il contatto più sincero con Gesù e la Madonna.
Non meno toccante la testimonianza di padre Raffaele Talmelli, monaco benedettino, psichiatra ed esorcista al convento delle Alte Volte, nei dintorni di Siena. Era ancora un ragazzo ventenne quando, attorno al 1980, in un monastero che lui frequentava abitualmente per partecipare alle preghiere e alle funzioni religiose, una suora si ammalò gravemente. Una delle religiose chiese allora a Talmelli di telefonare alla Evolo, di cui aveva sentito molto parlare, per chiederle della consorella ammalata e ottenere preghiere per lei.
Mi diede un foglietto col numero e io chiamai. Mi rispose direttamente Natuzza che, all’epoca, stava nella sua piccola e umile casa, non essendo ancora nata la Fondazione, nella cui sede poi si trasferì circa un ventennio dopo. Le parlai di suor Lucia, così si chiamava la religiosa che aveva seri disturbi di salute, facendole comprendere tutta la drammaticità della situazione. Ma lei mi disse soltanto: “’Sta Teresa qua n’atru pocu guariscia, ma ddà a lu conventu, u problema è che a superiora metterà a tutte le suore in soffitta”. Poi bruscamente salutò e buttò giù il telefono. Rimasi molto deluso. Altro che mistica, pensavo: una donna ignorante, brusca e che per giunta aveva sbagliato il nome della suora ammalata. Riferii tutto ciò, in questi termini, alla religiosa che mi aveva incaricato della particolare “commissione”. La vidi allora sbiancare: “Come l’ha chiamata? Teresa? Ma guarda che questo è il suo nome laico, quello con cui è stata battezzata e che ha portato sino alla consacrazione!”. Io, però, rimasi della mia convinzione anche quando suor Lucia, inaspettatamente, dopo un periodo difficile, si riprese completamente: che cosa significava quella storia della soffitta e della superiora?
Padre Talmelli lo comprenderà soltanto anni dopo, quando era già sacerdote ed esorcista. Quello stesso convento subì infatti un’insidiosa e complessa influenza demoniaca. Due veggenti che sembravano ricevere messaggi celesti da Gesù e dalla Madonna tennero soggiogati per quasi quattordici anni non solo la comunità di suore ma anche tutti i devoti che frequentavano la chiesa del convento. I responsi dati dai falsi mistici, infatti, erano precisi, dettagliati anche su particolari che umanamente non si potevano conoscere. Ma il fatto è che le “illuminazioni” dei due veggenti non venivano dal Cielo ma... dalle Tenebre.
Racconta Talmelli:
Il diavolo ingannatore si servì di quelle due persone, le assoggettò completamente e poi, attraverso di loro, forniva suggerimenti apparentemente coerenti con lo spirito cristiano, ma in realtà volti a seminare zizzania e distruzione. Prima arrivarono i consigli alle suore per recitare sempre più Rosari durante il giorno, fino a farle litigare perché alcune, per ottemperare a questi moniti, presentati come volontà della Vergine Maria, non facevano fronte ai compiti loro riservati dall’organizzazione interna del convento; poi quelli a dei coniugi di praticare la castità, tanto da provocare separazioni e sofferenze in molti matrimoni. Senza contare dei consigli ad alcuni imprenditori che finirono sul lastrico per aver intrapreso degli investimenti arditi apparentemente “benedetti” dal Cielo. L’inganno emerse in tutta chiarezza quando un sacerdote e una suora legati a questa stessa comunità vissero, senza tema di equivoci, un’autentica possessione diabolica. Uno dei casi più gravi e impressionanti che mi sia mai trovato a fronteggiare. Basti sapere che, in seguito a questa esperienza, persi completamente i capelli. Ebbene, in una delle fasi più drammatiche di questa vicenda, la madre superiora, finita sotto l’influenza nefasta, durante le riunioni alle quali partecipavano i veggenti cominciò a chiudere a chiave in cantina le sue consorelle. Mi ricordai di quanto mi aveva detto frettolosamente Natuzza molti anni prima. Anche se lei aveva parlato di soffitta e non di cantina, il significato era chiaro...
Una testimonianza da brivido specialmente se si tiene conto dell’intensa lotta sostenuta dalla Evolo contro il demonio durante tutto il suo apostolato, subendo assalti diabolici per molti aspetti simili a quelli sofferti da san Pio di Pietrelcina.2 Così come colpisce anche il fatto che padre Talmelli sarà il postulatore della causa di beatificazione di Maria Bolognesi, proclamata beata il 7 settembre 2013 a Rovigo. La Bolognesi, che Talmelli conobbe e frequentò a lungo, nata nel 1924 come Natuzza, non solo visse in un ambiente contadino umile e semplice molto simile a quello della Evolo, ma può essere accomunata a lei anche per aver vissuto un fenomeno identico, molto raro nella storia della Chiesa. Si tratta dell’emografia: simboli e immagini sacre impressi “automaticamente” come da una mano invisibile col sangue su un tessuto a contatto con la pelle. Calici, l’Eucarestia, corone del rosario, corone di spine che rimasero impressi su lenzuola, biancheria e fazzoletti a contatto con le due mistiche. L’unica differenza è nei testi, presenti solo nelle emografie di Natuzza, scritte anche in aramaico, latino, greco, francese e inglese, elemento ancora più sorprendente poiché la Evolo, al contrario della Bolognesi che frequentò i primi anni delle elementari, non aveva mai imparato a leggere e a scrivere. E, forse proprio per rendere più evidente l’origine sovrannaturale del prodigio, il carisma di Natuzza fu “arricchito” anche di questo elemento.
Curiosi intrecci, strani legami sembrano indicare che, quando è autentica la Fonte del richiamo, il messaggio d’amore e carità tesse tutta una fitta rete tra le anime che ne sono toccate nell’intimo e ne amplificano l’effetto risvegliando altri cuori con la propria testimonianza. Un nesso del genere traspare anche dallo studio delle lacrimazioni di sangue della statuina della Madonna avvenute a Civitavecchia, tra il 2 febbraio e il 15 marzo 1995. Un anno dopo, l’allora vescovo della città laziale, monsignor Girolamo Grillo, originario della Calabria, nelle cui mani era avvenuto l’ultimo, inspiegabile fenomeno, volle andare a parlarne con Natuzza. Una visita che lui decise d’istinto, senza alcun preavviso, ma di cui lei, inspiegabilmente, era già in attesa dal giorno precedente. È stato Grillo stesso a parlarmene:
Trovandomi in Calabria per le vacanze, il suo cardiologo, professor Domenico Lombardi, che io conoscevo da tempo, mi accompagnò in Sila, dove si trovava la Evolo. Diceva che dovevo assolutamente vederla e che, se fossimo passati dal villaggio in cui trascorreva di solito l’estate, di certo l’avremmo trovata. Non importava se non avevamo potuto fissare un appuntamento, ci avrebbe pensato lui, una volta arrivati. Mi lasciai convincere: in tanti anni non avevo mai sentito l’esigenza di incontrare quella donna da tutti descritta come una “santa”, né francamente avevo avuto per lei un particolare trasporto. Si vede che nei disegni del Signore non era ancora arrivato il momento. Era il mio sessantaseiesimo compleanno, il 18 agosto 1996. Quando arrivammo a Cutura, davanti alla sua casetta, lei era già sulla porta ad attendermi: “Venga, eccellenza, la stavo aspettando!”. Eppure nessuno aveva potuto avvertirla che Lombardi e io, qu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I luoghi dei miracoli: Paravati
  3. 1. Un disegno d’amore e i suoi intrecci
  4. 2. Quella strana ragazza bruna
  5. 3. La piccola domestica dei prodigi
  6. 4. Dal manicomio alle nozze con l’aiuto della Regina degli Angeli
  7. 5. Nel segno di Fatima: dai messaggi di Paravati alle parole di Benedetto XVI e papa Francesco
  8. 6. Il respiro di Maria e il profumo del Paradiso
  9. 7. L’assalto del Maligno e il “Segreto del Re”
  10. 8. L’ora della “Grande Casa” e della preghiera che salva
  11. 9. Il grande richiamo senza tempo e senza confini
  12. 10. Grazie alle preghiere di Natuzza: le testimonianze
  13. Copyright