L'inferno di Montecassino
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L'inferno di Montecassino

La battaglia decisiva della campagna d'Italia

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  1. 408 pagine
  2. Italian
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L'inferno di Montecassino

La battaglia decisiva della campagna d'Italia

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Informazioni sul libro

Insieme allo sbarco in Normandia e all'assedio di Stalingrado, la battaglia di Montecassino è tra gli eventi più noti e studiati della Seconda guerra mondiale, perché nessun'altra campagna bellica del teatro europeo ha coinvolto tante diverse nazionalità e culture. Tristemente celebre anche per l'ingiustificato bombardamento dell'antica abbazia medievale benedettina, la battaglia di Montecassino non vide tuttavia l'aviazione come protagonista, e neppure i carri armati; Montecassino fu presa «alla vecchia maniera», grazie a un enorme sacrifico della fanteria. Su un terreno difficile, montuoso, inospitale, tra il fango e la morte sempre incombente, squadre di soldati si trovarono a dover conquistare un obiettivo stabilito da uomini di potere seduti in lontanissime stanze di comando. Una vera Stalingrado in miniatura, conquistata palmo a palmo dopo mesi di sfiancante guerriglia che sono costati, ai due schieramenti, circa 200.000 morti in 129 terribili giorni. La loro storia, le varie fasi della battaglia, le motivazioni militari sono accuratamente ricostruite in questo saggio, già di grande successo in Inghilterra. Peter Caddick-Adams è uno storico militare da oltre vent'anni e insegna alla UK Defence Academy. Ha partecipato, come militare e riservista, alle missioni in Bosnia, Iraq e Afghanistan. Ha guidato sopralluoghi ai campi di battaglia in oltre 50 siti storici. Membro dal 2010 della Royal Historical Society, ha pubblicato diversi titoli di successo, tra cui Monty and Rommel.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852050800

Note

Epigrafe

1 Il sintagma era comunemente associato alla reazionaria ed eccentrica Lady (Nancy) Astor, deputato al Parlamento, incline allo sproloquio su una vasta gamma di argomenti. Nell’ottobre del ’44 l’onorevole signora fece parte di una delegazione multipartitica venuta in Italia a osservare le condizioni di vita dei soldati britannici. Tutt’altro che ben impressionata, li descrisse come uomini dissoluti dediti al bere e allo svago nei bordelli, deducendone un’incidenza particolarmente elevata di malattie veneree. Di conseguenza, osservò, durante le licenze in patria avrebbero fatto meglio a indossare una fascia gialla al braccio in modo che «le donne britanniche, messe sull’avviso, potessero identificarli per ciò che erano». In seguito, per sua stessa ammissione, il 12 dicembre 1944 ricevette una lettera di alcuni soldati, firmata, con l’umorismo del momento, «gli imboscati del D-Day». Non conoscendo i nomi dei suoi corrispondenti, e pensando che essi avessero ribattezzato con quel nome la propria unità, la Astor (nata in America) indirizzò incautamente la sua risposta ai «D-Day Dodgers» in Italia; la lettera fece il giro dei numerosi uffici postali dell’VIII Armata sul suolo italiano, non mancando di suscitare commenti. A ogni modo, il 27 febbraio 1945, forse a mo’ di autoapologia, la signora pubblicava sulle pagine del «Daily Mirror» la propria versione dei fatti. Il sintagma in questione, nato presumibilmente dopo il 6 giugno 1944, data del D-Day per antonomasia, era già stato inventato poco prima del viaggio in Italia della Astor da soldati anglofoni di stanza in Italia, in uno spirito di orgogliosa rivalsa (un po’ come i «Topi del Deserto» di Tobruk, o «l’Armata Dimenticata» del generale Bill Slim a Burma). Più tardi il maggiore Hamish Henderson, un ufficiale scozzese dei servizi segreti in vena creativa, incastonò le parole alla celebre melodia di Lili Marlene. Pur non essendo l’autore del testo, Henderson infiorettò quello che conosceva: da allora sono sorte varie versioni, tutte sullo stesso tema. Si vedano David E. Martin, Nancy Astor and Hamish Henderson’s «The Ballad of the D-Day Dodgers«, in «History Teaching Review Yearbook», 22, 2008, pp. 60-68, e Timothy Neat, Hamish Henderson: A Biography, vol. 1, The Making of the Poet, Polygon, 2007.

Prefazione

1 Dickens, Pictures from Italy, Bradbury and Evans, 1846, p. 173 (trad. it., Impressioni italiane, Robin Edizioni, Roma 2008). All’epoca del viaggio di Dickens, l’Italia era un coacervo di stati diversi. Benché sotto la sovranità del Vaticano e distante meno di 150 chilometri dall’opulenza di Roma, a quel tempo Montecassino si trovava circondata da un altro regno, quello delle Due Sicilie, sotto sovranità borbonica. Fra il 1806 e il 1808 re di Napoli era stato Giuseppe Bonaparte, insediato al soglio dal fratello imperatore, Napoleone. Il grande osservatore della società vittoriana rimase sbalordito dalla povertà quasi medievale incontrata in Italia, specie nei territori governati dalla Chiesa, in confronto alla ricchezza delle città. «I soldati sono sudici e rapaci come cani» scriveva Dickens. «Le locande sono luoghi raccapriccianti al punto da risultare infinitamente più affascinanti e divertenti dei migliori hotel di Parigi. Questa qui [...] si trova vicino a un acquitrino dove si affonda quasi fino alle ginocchia.» Charles Dickens avrebbe assistito in seguito all’unificazione italiana quando, con la dissoluzione dei monasteri del 1866, l’abbazia di Montecassino avrebbe perduto la propria indipendenza. Tre anni prima la cittadina ai piedi dell’abbazia aveva cambiato ufficialmente il proprio nome da San Germano (impiegato da Dickens nei Pictures from Italy) a Cassino. Ma gli edifici e gli inestimabili tesori d’arte e cultura conservati nell’abbazia restarono lì come patrimonio dello Stato (coi monaci quali loro custodi) – per ironia della sorte, proprio su pressione britannica. Si veda Angus Wilson, The World of Charles Dickens, Secker & Warburg, 1970.
2 Frido von Senger und Etterlin, Neither Fear nor Hope: the Wartime Career of General Frido von Senger und Etterlin, Defender of Cassino, Macdonald, 1963, p. 228.
3 Walter Nardini, Cassino: Fino all’ultimo uomo (Testimonianze fra cronaca e storia), Mursia, Milano 1975. Giornalista di provata esperienza, Nardini fu il primo italiano a intervistare con piglio sistematico i partecipanti alla battaglia di entrambi gli schieramenti, pubblicando i risultati delle sue ricerche nel 1975. Morti quasi tutti i protagonisti, il suo lavoro costituisce oggi una inestimabile fonte d’archivio per gli storici.
4 Martha Gellhorn, The Face of War, Sphere Books, 1967, p. 98.
5 Bill McLaren, BBC rugby legend Bill McLaren: The Wartime Hell that Haunted Me, in «Daily Mail», 21 gennaio 2010.
6 Il novero delle perdite nella campagna d’Italia varia in pratica da una fonte all’altra. Mi avvalgo qui dei dati attendibili di Ian Gooderson (A Hard Way to Make a War, Conway, 2008, p. 326) e di John Ellis (Cassino: The Hollow Victory, André Deutsch, 1984, p. 469). Secondo quest’ultimo, nella sequenza di battaglie di Cassino/Anzio/Roma gli Alleati persero 105.000 uomini e i tedeschi non meno di 80.000. I 129 giorni della campagna bellica cassinate vengono conteggiati dall’attacco britannico del 17 gennaio 1944 fino al ricongiungimento con il 4° corpo d’armata americano ad Anzio il 25 maggio.

I. Verso Cassino

1 In una linea gerarchica che è stata descritta come «Alice nel Paese delle meraviglie», l’OKW, quale supremo organo decisionale militare del Terzo Reich, rispondeva direttamente a Hitler. In pratica, esso guidò solo le operazioni dell’esercito sul fronte occidentale, in Africa e in Italia. I suoi alti comandi erano il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo di stato maggiore dal 1938 al 1945, e il capo del suo stato maggiore operativo (Wehrmachtsfuehrungsstab, o WFST), il generale Alfred Jodl. Teoricamente subordinato all’OKW, fu di fatto l’Alto Comando dell’Esercito (OKHOberkommando des Heeres) a dirigere le operazioni militari sul fronte orientale. Il fatto che Hitler fosse capo supremo di entrambi gli organismi generò gratuite sovvrapposizioni e forti tensioni tra OKH e OKW. Il Terzo Reich non conobbe mai un centro di comando unificato delle tre forze armate, dato che l’OKW era altresì in competizione con l’Oberkommando der Luftwaffe (OKL), creato nel 1944 sotto la guida di Hermann Göring, e con l’Oberkommando der Marine (OKM), dal 30 gennaio 1943 agli ordini del Großadmiral Karl Dönitz, comandante della flotta sottomarina. Fino alla creazione dell’OKL, il 5 febbraio 1944, Göring, in qualità di ministro di governo, riceveva gli ordini direttamente da Hitler aggirando del tutto l’OKW.
2 Terzo sovrano dell’Italia unita, nato nel 1869, salito al trono dopo l’assassinio del padre nel 1900, Vittorio Emanuele III a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'inferno di Montecassino
  3. Cartine
  4. Prefazione
  5. I. Verso Cassino
  6. II. Un inverno italiano
  7. III. La Francia ci dà dentro
  8. IV. Una guerra molto «british»
  9. V. Sangue e fegato
  10. VI. Come distruggere un monastero
  11. VII. L’Impero colpisce ancora
  12. VIII. Uomo contro Natura
  13. IX. I Kiwi a Cassino
  14. X. Polonia la valorosa
  15. XI. Vittoria a Cassino
  16. XII. Guai lungo il Liri
  17. XIII. Via da Cassino: all’inseguimento
  18. XIV. Verso Roma
  19. Ringraziamenti
  20. Note
  21. Referenze iconografiche
  22. Bibliografia
  23. INSERTO FOTOGRAFICO
  24. Copyright