La stella di Betlemme
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La stella di Betlemme

  1. 70 pagine
  2. Italian
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La stella di Betlemme

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Undici apologhi di una sorprendente Agatha Christie. Il tema della Natività presentato in pagine soffuse di soave poesia e di eletti sentimenti.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852051708

Promozione nell’alto dei cieli

Scendevano dalla piccola chiesa di pietra sul fianco della collina.
Era prestissimo, l’ora che precede l’alba. Non c’era nessuno che potesse vederli mentre attraversavano il villaggio; una o due persone sospirarono appena e si mossero nel sonno. Il solo essere umano a vederli quella mattina fu Jacob Narracott, che bofonchiava e cercava di mettersi a sedere nel fossato. Ci era caduto dentro appena uscito dalla locanda Bel and Dragon la notte prima.
Rimase seduto a strofinarsi gli occhi, senza poter credere a quello che vedeva. Poi si alzò barcollando e se ne andò con passo incerto verso casa sua, disturbato dagli scherzi che gli faceva la vista. All’incrocio incontrò George Palk, il poliziotto del villaggio, che faceva il giro di ispezione.
«Un po’ tardi per tornarsene a casa, eh, Jacob? O dovrei dire un po’ presto?» chiese ridendo.
Jacob gemette e si cullò la testa fra le mani.
«Il governo si è messo in mente di manipolare la birra» affermò con solennità. «Ha proprio ricominciato ad impicciarsene. Non mi sono mai sentito così.»
«Che dirà la tua signora quando ti vede tornare a casa a quest’ora?»
«Proprio un bel niente. È via da sua sorella.»
«E tu hai colto l’occasione per festeggiare il nuovo anno?»
Jacob grugnì; poi disse con imbarazzo: «Hai mica visto una folla di gente proprio adesso, George? Lungo la strada».
«No. Che gente?»
«Strana. Vestita in modo buffo.»
«Vuoi dire tipo metallari?»
«No, niente del genere. Roba all’antica. E certi portavano delle cose.»
«Che cose?»
«Una grossa ruota lucente… una di loro, una donna. E un uomo aveva una graticola. E una ragazza piuttosto bellina, vestita in pompa magna, con un gran cesto di rose.»
«Rose? Di questa stagione? Era una specie di processione?»
«Proprio così. E avevano anche dei cerchi di luce in testa.»
«Ah, per piacere, Jacob! Hai le allucinazioni, ecco il tuo problema. Vattene a casa, metti la testa sotto il rubinetto, e poi dormici sopra.»
«La cosa buffa è che mi sembra di averli già visti da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove.»
«Forse erano quelli che marciano contro il nucleare.»
«Ti ho detto che erano vestiti in pompa magna e in modo buffo. Ce n’erano quattordici, li ho contati. Camminavano quasi tutti a due a due.»
«Magari sarà stata gente che tornava da un ricevimento di capodanno; ma se vuoi la mia opinione, ti sei trattato troppo bene al Bel and Dragon: e questo spiega tutto.»
«Lo abbiamo festeggiato per benino il nuovo anno» annuì Jacob. «Bisognava fare qualcosa di speciale, perché mica c’era solo da salutare il vecchio anno e accogliere il nuovo. C’era da salutare il vecchio secolo e accogliere il nuovo. Oggi è il 1° gennaio del 2000, mica c’è da scherzare.»
«Già, dovrebbe avere un significato speciale» annuì Park.
«Altre partenze coatte, immagino» brontolò Jacob. «Ormai non si è più padroni in casa propria. Ti sbattono fuori di casa in una di quelle maledette città nuove, o ti impacchettano e ti spediscono in Nuova Zelanda o in Australia. Neanche si possono fare i bambini, ormai, senza il permesso del governo. Neanche puoi buttare la spazzatura in cortile senza che venga qualche maledetto assessore a dire che bisogna portarla al raccoglitore comune. A cosa serve un cortile secondo loro? Il fatto è che nessuno ti tratta più come un essere umano…»
La sua voce si perse mentre si allontanava…
«Buon anno» gli gridò dietro Park.
I Quattordici proseguivano per la loro strada.
Santa Caterina d’Alessandria faceva girare la ruota con aria sconsolata. Si voltò e si rivolse a san Lorenzo che osservava la sua graticola.
«Che cosa posso farci con questa?» chiese.
«Immagino che una ruota possa sempre essere utile» rispose con aria incerta san Lorenzo.
«A cosa?»
«Sì, capisco cosa vuoi dire… era destinata alla tortura, a smembrare il corpo del condannato.»
«Il supplizio della ruota!» Santa Caterina rabbrividì. «E tu cosa ci farai con la graticola?»
«Pensavo si potesse adoperare per cuocerci qualcosa.»
Oltrepassando una donnola morta, santa Cristina diede un grido di disgusto.
Santa Elisabetta d’Ungheria le porse una delle sue rose.
Santa Cristina l’odorò con gioia. Santa Elisabetta tornò indietro, accanto a san Pietro.
«Mi chiedo perché tutti ci siamo divisi a due a due» disse pensosamente.
«Forse si affiancano quelli che hanno qualcosa in comune» suggerì san Pietro.
«Abbiamo qualcosa in comune?»
«Ecco, abbiamo tutti e due mentito» disse gaiamente san Pietro.
A dispetto di una sola menzogna che non sarebbe mai stata dimenticata, Pietro era un uomo molto onesto e accettava la verità su se stesso.
«Lo so, lo so!» esclamò santa Elisabetta. «Non sopporto di ricordarlo. Come posso essere stata così vile, così debole quel giorno? Perché non ho affrontato coraggiosamente la situazione e non ho detto: “Sto portando il pane agli affamati”? Invece mio marito mi grida: “Che cosa hai in quel cestino?”, e io rabbrividisco e balbetto: “Soltanto rose…”. E lui ha strappato via il panno che copriva il cesto…»
«Ed erano davvero rose» concluse dolcemente Pietro.
«Sì. Era accaduto un miracolo. Perché il mio Signore ha fatto questo per me? Perché ha accettato la mia menzogna? Perché? Oh, perché?»
San Pietro la guardò.
«Perché tu non dimenticassi» disse. «Perché non ti inorgoglissi mai. Perché tu sapessi di essere debole e non forte. Anch’io…» si fermò, poi riprese:«Io che ero così certo di non rinnegarlo mai, così sicuro che io, più di tutti gli altri, sarei rimasto forte e fedele. Sono stato io a rinnegarlo e a dire quelle parole vili e menzognere. Perché ha scelto proprio me? Su di me ha edificato la sua chiesa… Perché?»
«È semplice» rispose Elisabetta. «Perché lo amavi. Io credo che tu lo amassi più degli altri.»
«Sì, lo amavo. Sono stato uno dei primi a seguirlo. Me ne stavo là, a riparare le reti, e ho alzato lo sguardo, e lui mi guardava. “Vieni e seguimi” ha detto. E io l’ho seguito. Credo di averlo amato appena l’ho visto.»
«Sei così buono, Pietro» disse Elisabetta.
San Pietro fece tintinnare le sue chiavi.
«Non sono tanto certo in merito alla Chiesa che ho fondato… Non è quella che volevamo…»
«Ma è sempre così. Sai» Elisabetta proseguì pensosamente «adesso mi dispiace di aver messo quel lebbroso nel letto di mio marito. Allora mi era sembrato un bell’atto di fede, una sfida. Ma adesso… non è stato molto gentile, vero?»
All’improvviso sant’Apollonia si fermò.
«Mi dispiace molto» disse «ho lasciato cadere il dente. È il guaio di avere un emblema così piccolo. Antonio» chiamò «vieni a trovarmelo.»
Ora erano giunti alla Terra dei Santi, ne respiravano il profumo particolare, e santa Cristina diede in una esclamazione di gioia. I santi uccelli cantavano, e le arpe suonavano.
Ma i Quattordici non indugiarono. Si affrettarono verso il Tribunale.
Li accolse l’arcangelo Gabriele.
«Il tribunale è in seduta» disse. «Entrate.»
L’aula del Tribunale era vasta e maestosa; le pareti erano di nebbia e nuvole.
L’angelo cancelliere scriveva nel suo Libro d’Oro. Lo mise da parte, aprì la cartella e disse: «Nome e indirizzo, prego».
Ognuno diede il suo nome, e l’indirizzo, St. Petrock-on-the-Hill.
«Esponete la richiesta» disse l’angelo cancelliere.
Si fece avanti san Pietro.
«Regna una certa inquietudine tra noi. Chiediamo di tornare sulla terra.»
«Il Cielo non vi soddisfa?» chiese l’angelo cancelliere, forse con una punta di sarcasmo.
«Ci soddisfa troppo.»
L’angelo cancelliere si aggiustò la parrucca d’oro, si mise gli occhiali d’oro e guardò con disapprovazione di sopra le lenti.
«State mettendo in discussione la decisione del ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LA STELLA DI BETLEMME
  4. Augurio
  5. La stella nel cielo di Betlemme
  6. Ghirlanda di Natale
  7. L’asinello dispettoso
  8. Oro, incenso e mirra
  9. Il traghetto
  10. Al crepuscolo
  11. Jenny presso il cielo
  12. Promozione nell’alto dei cieli
  13. I santi di Dio
  14. L’isola
  15. Copyright