1 La censura sulla stampa e sulla posta, nonché alcune modifiche alla Legge di Pubblica Sicurezza, furono istituite il 23 maggio 1915, con i decreti nn. 674, 675 e 689. Cfr. A. SALANDRA, L’Intervento, Milano 1930, pp. 308-11.←
2 Cfr. P. MELOGRANI, I riformisti italiani e la guerra in alcuni documenti del giugno 1915, in «Rivista storica del socialismo», n. 28, maggio-agosto 1966, pp. 102-14.←
3 Su De Lollis e il suo gruppo cfr. M. VINCIGUERRA, Il gruppo di «Italia nostra», in «L’osservatore politico letterario», maggio 1965, pp. 53-80.←
4 A. SALANDRA, L’Intervento, cit., p. 311.←
5 Cfr. ibidem, pp. 376-77, e N.S. ONOFRI, La Grande guerra nella città rossa, Milano 1966, pp. 149-50.←
6 Cfr. B. VIGEZZI, Le «Radiose giornate» del maggio 1915 nei rapporti dei Prefetti, in «Nuova rivista storica», settembre-dicembre 1959, pp. 313-44 e gennaio-aprile 1960, pp. 54-111.←
7 Dopo la caduta del Di Rudinì (1898) nessuno dei dieci ministeri susseguitisi fino a quello Salandra era stato presieduto da un uomo politico meridionale.←
8 Cfr. B. VIGEZZI, Le «Radiose giornate», cit., pp. 101-03. Il Monti fece inoltre notare quanto fosse assurdo affermare che, in maggio, la gioventù era nelle piazze a reclamare l’intervento, dato che già nell’aprile si trovavano alle armi le classi dal 1887 al 1894 e tutti gli ufficiali di complemento nati dal 1882 in poi; tutta la parte fisicamente più valida della gioventù era insomma in divisa e si trovava per questa ragione nell’impossibilità di far valere la sua opinione nella stampa, nei comizi e nelle dimostrazioni. Cfr. A. MONTI, Combattenti e silurati, Ferrara 1922, p. 26.←
9 F. MARTINI, Diario 1914-1918, a cura di G. De Rosa, Milano 1966, p. 450.←
10 Il rapporto del col. François è citato in H. CONTÀMINE, La guerre italienne vue par des officiers français. Documents inédits, 1915-1918, estratto dall’«Annuario dell’Università di Padova», 1958-59, p. 7.←
11 Il testo della lettera è pubblicato nel saggio citato alla nota 2.←
12 Le cifre si riferiscono ai soli votanti. Gli aventi diritto al voto furono infatti 2.930.000 nel 1909 e 8.443.000 nel 1913.←
13 Cfr. PARTITO SOCIALISTA ITALIANO, Relazione amministrativa, anni 1914-1917, Roma 1917, pp. 59, 61, 66, 79, 83.←
14 Cfr. La Confederazione Generale del Lavoro, negli atti, nei documenti, nei congressi, 1906-1926, a cura di L. Marchetti, Milano 1962, pp. 187 e 315.←
15 F.S. NITTI, Rivelazioni, Dramatis personae, Napoli 1948, pp. 387-88. In altra parte dello stesso volume (pp. 183-84) Nitti ha anche scritto: «Avevo udito con le mie stesse orecchie in un piccolo circolo di amici riuniti in una sala del Senato ai primi di aprile 1915 il generale Cadorna dire che l’Italia, entrando in guerra, poteva essere sicura di essere dopo un mese a Trieste e di minacciare i centri vitali dell’Austria».←
16 A. PINCHERLE, Ricordi sul maggio 1915, in «Clio», novembre 1965, pp. 483-84.←
17 G. VOLPE, Il popolo italiano tra la pace e la guerra (1914-1915), Milano 1940, p. 265.←
18 Cfr. O. CIMA, Milano durante la guerra, noterelle in agrodolce di un Ambrosiano, Milano s.d., pp. 63-64. Cfr. anche l’ordine dato dal sindaco di Bologna, da noi citato a p. 19.←
19 Cfr. A. VALORI, La guerra italo-austriaca 1915-1918, Bologna 1920, p. 111.←
20 G. BORSI, Lettere dal fronte (agosto-novembre 1915), Torino s.d., p. 132.←
21 Su un assalto condotto dagli alpini italiani al suono della banda musicale del reggimento, cfr. F. WEBER, Tappe della disfatta, Milano 1965, p. 29.←
22 A. MONTI, Combattenti e silurati, Ferrara 1922, p. 47.←
23 C. MALAPARTE, La rivolta dei santi maledetti, in L’Europa vivente e altri saggi po...