I luoghi dei miracoli: Civitavecchia
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I luoghi dei miracoli: Civitavecchia

Le lacrime della Vergine, un mistero che continua

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  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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I luoghi dei miracoli: Civitavecchia

Le lacrime della Vergine, un mistero che continua

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Civitavecchia, 2 febbraio 1995. Nel giardino di una villetta una statuina in gesso della Madonna di Medjugorje posta all'interno di una grottarella di pietra lacrima sangue. È la prima di una serie di fenomeni inspiegabili e apparizioni miracolose. Nelle sue manifestazioni la Vergine ricorda che tutti sono figli di Dio: un Dio vivo, che fin dall'inizio del mondo si fa incontro all'uomo, lo cerca. Bussa alla porta della sua casa, proprio come ha fatto in maniera più esplicita a Civitavecchia. Perché quella porta è il cuore stesso dell'uomo: sta a ciascuno aprire, spalancare quella porta, riconoscendosi creatura e parte del progetto divino.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852050794

Le lacrime della Vergine

Civitavecchia

1

Il grande richiamo della piccola statua

Parrocchia di Sant’Agostino, Civitavecchia. Qui, non lontano dalla spiaggia che s’intravede dietro la chiesa, secondo la tradizione, il santo di Tagaste, dottore della Chiesa, passeggiando lungo la riva vide un bimbo che, con una conchiglia, prendeva acqua dal mare per versarla in una buca scavata nella sabbia. Alla domanda di Agostino che gli chiedeva che cosa stesse facendo, il bimbo spiegò che voleva svuotare il mare versandolo nella fossa. Il santo, divertito, replicò al piccolo che stava tentando un’impresa impossibile: troppo vasto il mare per essere contenuto nella sua buca. E allora il bimbo, che in realtà era un angelo, ribatté che era ben più impossibile l’impresa che intendeva tentare il vescovo di Ippona: far entrare in un libro il mistero insondabile della Trinità affidandosi all’intelligenza umana. Curiosamente, proprio nella chiesa dedicata a questo santo, edificata nel 1961, sullo stesso litorale, oggi si custodisce un segno di quella grandezza infinita e misteriosa, per molti aspetti imperscrutabile, del Divino.
Nella cappella alla destra dell’altare maggiore, dov’è perennemente esposto alla devozione dei pellegrini il Santissimo Sacramento, protetta da una lastra di vetro, c’è, dentro una piccola grotta di pietra viva, la statuina della Madonna, Regina della Pace, che, tra il 2 febbraio e il 15 marzo 1995, lacrimò sangue per ben quattordici volte in presenza di cinquanta testimoni accertati, tra i quali persino uomini delle forze dell’ordine, che, davanti alla Commissione teologica istituita dal vescovo, confermarono di aver assistito coi loro occhi al prodigio, per altro documentato da molte foto. Proprio di fronte alla Madonnina delle Lacrime è esposta una statua di Giovanni Paolo II, appena canonizzato. Il pontefice, fin dal principio, credette alla sovrannaturalità dell’evento: lo provano il rosario, tuttora pendente dalla mano della Vergine, e la piccola corona d’oro, entrambe poste da lui, quando il 9 giugno 1995 chiese all’allora vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, di portargli la statuina al Palazzo Apostolico e lì volle venerarla, controfirmando poi la testimonianza che lui stesso fece scrivere al vescovo perché restasse traccia inconfutabile di quel suo atto di devozione.
Da quel 2 febbraio 1995, festa della Presentazione di Gesù al Tempio e Purificazione di Maria Vergine, evento ricordato nel terzo mistero gaudioso del Rosario, in cui pianse per la prima volta questa piccola statua di gesso, alta appena quarantadue centimetri, acquistata un anno prima da padre Pablo Martín Sanguiao, all’epoca parroco di Sant’Agostino, in un negozio di souvenir di Medjugorje per donarla ai Gregori, la famiglia che la custodiva nel giardino della propria dimora, sono accadute molte cose. I Gregori hanno subito prove durissime, così pure il vescovo Grillo dopo che, abbandonando l’iniziale, veemente incredulità, rivelò che l’effigie aveva lacrimato l’ultima volta nelle sue mani. La Chiesa non ha ancora emesso un parere ufficiale su quanto accadde allora, anche se i prodigi, ignoti ai più, a Civitavecchia, nell’arco dell’ultimo ventennio, non sono mai cessati e riguardano la famiglia Gregori e l’altra statuina della Regina della Pace che ricevettero in dono a nome di Giovanni Paolo II dal cardinale Andrzej Maria Deskur, il 10 aprile 1995, quando quella che aveva regalato loro don Pablo era stata messa sotto sequestro. Due mesi dopo, il 17 giugno 1995, la “prima Madonnina” verrà collocata nella chiesa di Sant’Agostino, eretta a Santuario con il titolo di “Madonna delle Lacrime” il 15 marzo 2005, nel decennale della lacrimazione avvenuta nelle mani di Grillo, e lì continuerà a stupire.
Forse questo è il più grande prodigio che salta subito agli occhi, il flusso di persone che piovono oggi da ogni dove a Sant’Agostino, magari in modo meno evidente e massiccio rispetto ai tempi immediatamente successivi al fenomeno, ma con profonda devozione, con uno spirito autenticamente religioso che ha via via sostituito la curiosità dominante degli inizi. I pellegrini chiedono e ottengono grazie “impossibili”, lasciando poi ex voto con le loro brevi storie, attestando la materna intercessione di Colei che tutti chiamano con una certa tenerezza la “Madonnina di Civitavecchia”, si raccolgono in preghiera davanti a Gesù Sacramentato, si risvegliano alla fede, chiedendo di confessarsi dopo anni di freddezza o addirittura ostilità nei confronti della religione, aderiscono in massa a incontri di preghiera comune e sentita contro i mali del nostro tempo. Aveva ragione, dunque, papa Benedetto XVI, quando il 30 maggio 2005, incontrando Grillo al termine di una riunione con la Cei, salutandolo affettuosamente, gli disse, sicuro: “A Civitavecchia la Madonna farà grandi cose!”.1
Guardando alla piega presa da tutti gli eventi seguiti ai primi fenomeni nel giardino dei Gregori, padre Stefano De Fiores, mariologo calabrese di fama internazionale, docente di Mariologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, scomparso nel 2012, concluse che non gli restava altro che ribadire “l’esclamazione di chi si trova di fronte a un intervento straordinario nella storia: ‘Qui c’è il dito di Dio’ (cfr. Lc 11,20)” e spiegò:
Dio ha scelto una piccola diocesi, alle porte di Roma e nel cuore dell’Italia, per pronunciare, mediante la guttazione di sangue della Madonnina, una parola di salvezza. E ha voluto che tutto partisse non già da un tempio dedicato al culto divino, ma da un’edicola posta nel giardino di una famiglia per indicare proprio dai focolari domestici, oggi tanto minacciati, da separazioni, divorzi e aborti, il luogo dove cominciare la terapia della società e della Chiesa. Il succedersi dei fatti non lascia adito ad altre interpretazioni al di fuori di un fenomeno umanamente inspiegabile ma di natura religiosa che rimanda alla Madre di Gesù, raffigurata nella statuetta, e, in ultima analisi, al suo e nostro Dio [...]. Il segno infatti è posto in un ambiente profondamente cristiano, cioè in una famiglia inserita nella parrocchia e nella casa del vescovo diocesano [...]. Inoltre i frutti di grazia sono presenti in abbondanza, come testimoniano i parroci che si sono susseguiti nella parrocchia di Sant’Agostino. [...] Nella sua provvidenza Dio invia Maria nel mondo come messaggera del vangelo di suo Figlio, non solo – come motiva Hans Urs von Balthasar – perché è la “La serva del Signore” (Lc 1,38), totalmente disponibile ai piani divini, ma pure perché è madre, espressione della tenerezza di Dio. E il terzo millennio ha bisogno della civiltà dell’amore dopo le divisioni e gli olocausti del millennio ormai tramontato.2
Un altro insigne mariologo, il francese René Laurentin, ha avvertito l’intenso richiamo di Gesù e Maria nei prodigi di Civitavecchia: è stato più volte nel santuario, lasciando dei pensieri di suo pugno nel registro dei visitatori. Uno del 2 novembre 2006 in italiano: “Impressionato profondamente dal linguaggio delle lacrime della Madonna”, l’ultimo quasi illeggibile, per la mano malferma a causa dell’età avanzata. Poi ha inserito “La Madonnina”, tra le voci più “estese” del Dizionario delle apparizioni della Vergine Maria, che ha scritto con Patrick Sbalchiero.3
Gli inediti messaggi lasciati sul registro dei pellegrini di Sant’Agostino, che si conserva nel santuario, dicono più di tanti ragionamenti sui frutti degli eventi di Civitavecchia. Basta sfogliarlo per rendersene conto. “Siamo stati privilegiati a essere qui per consolare la Nostra Madre Benedetta che ha lacrimato sangue qualche tempo fa. Possa essere questa chiesa un centro per accogliere le persone verso Nostro Signore e Sua Madre Benedetta per la pace e la conversione del mondo” vergò in inglese il vescovo di Ratchaburi venuto dalla sua diocesi thailandese con un gruppo di fedeli il 14 novembre 1995. E il sacerdote Giuseppe Guglieri, arrivato due giorni dopo con un’altra comitiva: “Ben a ragione la Madre della Chiesa piange lacrime di sangue! Almeno i sacerdoti con i loro pellegrini debbono stringersi a Lei per ‘aiutarla’ con la preghiera e l’onestà di vita. Il Suo Cuore Immacolato trionferà!”. Il 18 novembre di quello stesso anno, un altro prete, don Marcello, scrive: “Siamo venuti in pellegrinaggio dalla Mamma Celeste che piange per i nostri peccati; le sue lacrime ci invitano con il dolore e l’amore a cambiare vita per diventare sempre di più suoi figli. L’invito è rivolto soprattutto ai suoi figli prediletti: i sacerdoti che non sempre rispondono con altrettanto amore alla vocazione. Chiediamo alla Vergine Santa che converta i nostri cuori e ci aiuti ad amare di più Gesù e i fratelli. Così sia”. Nella stessa giornata, don Roberto Adami, parroco a Montoro di Narni, un Comune nel Ternano, racconta di essere tornato “con un gruppo di 55 persone” dopo essere già stato in Sant’Agostino, quando la statuina della Regina della Pace era stata deposta nella nicchia “per compiere un atto di fede, di amore e riconoscenza al Signore per questa ulteriore possibilità di salvezza che ci offre. Quale voce più eloquente del pianto di una Madre, della Madre per eccellenza? Sono lacrime, per di più di sangue, lacrime d’amore e di dolore che giungono a noi come accorati richiami di una madre che soffre per i suoi figli che si allontanano sempre più da Dio, lacrime che vengono a stimolarci perché l’umanità intera ritorni da Dio. Lacrime di Dolore ma anche di speranza di una Madre che aspetta pazientemente il ritorno dei suoi figli...”. Sette anni dopo Adami assisterà in prima persona alla trasudazione di olio balsamico della seconda statuina nel giardino dei Gregori.
Analoghi messaggi furono vergati da religiosi arrivati con al seguito folti gruppi di pellegrini, ciascuno di almeno una cinquantina di persone, dalle province di Napoli, Benevento, Bari, Lecce, Brindisi, Salerno, Avellino, Potenza, Catanzaro, Messina, Pescara, Ancona, Ascoli Piceno, Firenze, Urbino, Perugia, Terni, Genova, La Spezia, Viterbo, Cuneo, Novara, Venezia, Milano, dalla Svizzera, dalla Polonia, dal Canada, dalla Croazia, dalla Repubblica Ceca, dal Mozambico, dal Congo, dall’India, dal Brunei, dal Salvador, da tutta l’America Latina, persino dalla Terra del Fuoco, come attesta quanto scrisse di suo pugno il 1° febbraio 1996, in spagnolo, monsignor Eugenio Peyrou, vicario episcopale di Ushuaia, chiedendo alla Vergine “benedizione e protezione per tutte le famiglie, affinché vivano pienamente i valori cristiani”, o quanto aggiunse il giorno dopo padre Enrique, venuto dal Salvador: “Siamo qui per dirti grazie della protezione che ci dai sempre, Madonnina”. Spesso qualcuno arriva solo attratto dal “mistero” e poi coglie, a Sant’Agostino, ben altri significati nel pianto della Madonnina. È il caso di un visitatore di Rieti che lasciò scritto nel marzo 1996: “Sono giunto quasi più con curiosità, ma il clima raccolto di preghiera, la sola presenza della Chiesina e la non presenza di souvenir mi ha fatto trascorrere col gruppo un’ora veramente bella e ricca di raccoglimento”.
Anche l’arcivescovo Luigi Accogli, nunzio apostolico emerito di Siria, andò a pregare davanti alla statuina il 31 maggio di quel medesimo anno e lasciò scritto: “Da devoto della Madonna sono venuto già sin dai primi giorni della ‘lacrimazione’ della Madre di Dio, ripartendo da Civitavecchia col cuore colmo di gioia. Con vera letizia, per la quinta volta, oggi mi è stata data la possibilità di celebrare la S. Messa, chiudendo così in maniera molto bella il mese dedicato a Maria. Faccio voti e prego il Signore perché da questo luogo la Madonna arrivi al cuore di tante persone bisognose”. Mentre l’esorcista Gabriele Amorth il 20 giugno vergò: “Offro a Te, Gesù Misericordioso che hai sparso tutto il Tuo sangue per la nostra salvezza, le lacrime di sangue della Tua e nostra Madre, in pentimento dei miei tanti peccati e per ottenere una sincera conversione”. E padre Giorgio Finotti venuto da Bologna il 14 settembre: “Dinnanzi alla Bianca Signora del Sangue di Cristo desidero esprimere tre impegni di vita: 1° Vita di grazia; 2° Vita di Preghiera; 3° Vita di carità. Spero di asciugare una lacrima, almeno!”. Il Domenicano padre Giovanni Gentiletti, amatissimo organista di Maria Regina Mundi a Roma, scomparso ultranovantenne nel 2013, due settimane dopo offrì “le [mie] lacrime di gioia e di dolore, perché, unite alle tue, possano contribuire a riportare a Dio quelli che lo hanno o dimenticato o abbandonato”.
Significativo anche il saluto lasciato, l’8 ottobre 1996, da don Severino Bortolan, autore di diversi libri di tema sacro, uno dei quali dedicato alla “Regina della Famiglia” e alle tredici apparizioni della Madonna, registratesi tra il 13 e il 31 maggio 1944 nel Bergamasco, a Ghiaie di Sopra:4 “O Madre Carissima, sei tanto piccola nella tua immagine ma sei così grande nell’amore per i tuoi figli”. Tornando a Civitavecchia un anno dopo, aggiunse: “Mi ha fatto una enorme impressione la piccola statua che unisce in sé la finitezza e la potenza nel simbolo che rimanda a Maria umile e grande, ancella e Madre di Dio”. Il 3 febbraio 1997, monsignor Alfredo Sipione, altro sacerdote devotissimo alla Vergine e legato a Comunità Maria, rettore della basilica romana di Santa Balbina, lasciò questo ricordo pieno di trasporto: “Dolcissima mamma Maria, come non dirti grazie per le tante grazie che hai concesso! Grazie per la fede che ci dai alle tue dolcissime apparizioni”.
Una ventina di giorni dopo giunse, a Sant’Agostino, Gennaro Maria Prata Vuolo, arcivescovo della diocesi boliviana di Cochabamba dal 1981 al 1987 e svelò col suo pensiero, vergato in spagnolo sul registro, la strana e impressionante coincidenza cronologica tra le lacrimazioni di Civitavecchia e un altro evento simile verificatosi in Bolivia con un’icona di Gesù: “Fra il 2 febbraio e il 15 di marzo 1995 la Vergine Santissima pianse sangue a Civitavecchia. Contemporaneamente una immagine di Cristo pianse in Cochabamba. Poi altro accadrà. Vorr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le lacrime della Vergine. Civitavecchia
  3. Prefazione. Civitavecchia: dove Dio ha bussato alla porta di una famiglia di Riccardo Caniato
  4. LE LACRIME DELLA VERGINE
  5. Copyright