Dal Gran consiglio al Gran Sasso
eBook - ePub

Dal Gran consiglio al Gran Sasso

Una storia da rifare

,
  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Dal Gran consiglio al Gran Sasso

Una storia da rifare

,
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo destituisce di fatto Benito Mussolini e il re Vittorio Emanuele III incarica il maresciallo d'Italia Pietro Badoglio di formare un nuovo governo. Il duce viene arrestato e trasferito in varie sedi per essere infine portato a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, un luogo ritenuto inespugnabile. A torto: con una spettacolare incursione denominata «Operazione Quercia», infatti, un commando di paracadutisti tedeschi libera Mussolini il 12 settembre, dopo cinquanta giorni di prigionia. L'incalzante ricostruzione di Petacco e Zavoli dà conto di quelle convulse settimane: una sequela di eventi nei quali si rispecchia il dramma di un uomo, ma soprattutto di un intero paese. Dall'indagine dei due autori, basata sulla diretta testimonianza di chi a quei fatti prese parte, emerge un riesame organico che consente di sfatare alcuni luoghi comuni, come il ruolo del capitano delle SS Otto Skorzeny, e soprattutto di dare, di quella «prigionia», un giudizio storico che va al di là della mera cronaca e delle versioni spesso passivamente accettate dalla storiografia.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Dal Gran consiglio al Gran Sasso di in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852040740
Argomento
Storia

XV

6 settembre 1943. Da tre giorni il generale Giuseppe Castellano ha firmato l’armistizio con gli Alleati per conto del governo italiano ma le due parti, di comune accordo, si sono impegnate a rendere pubblica la notizia soltanto l’8 settembre.
La proroga dovrebbe servire agli italiani per preparare il rovesciamento delle alleanze, ma, come sappiamo, contribuirà solo ad aumentare la confusione. A Roma sono tutti preoccupati, anche se nessuno sa esattamente che cosa fare.
Badoglio, comunque, trova il tempo per convocare l’ispettore Gueli; vuole decidere la sorte di Mussolini. Nelle trattative per l’armistizio si è impegnato a consegnarlo agli Alleati.
Il capo del governo è convinto che tutti, ormai, conoscano la nuova residenza di Mussolini; ignora che Skorzeny e compagni sono tra i pochi a non saperne nulla.
Chiede a Gueli se non sia il caso di scegliere in fretta una nuova sede; l’ispettore non è d’accordo, dice che un nuovo trasferimento non è opportuno. «Campo Imperatore» afferma «è un fortilizio inespugnabile.»
Badoglio non insiste, ha altro cui pensare; e Gueli, soddisfatto, torna al Gran Sasso.
È forse azzardato sostenere che l’ispettore avesse un suo preciso disegno per consegnare Mussolini ai tedeschi. Ma è certo che già in quei giorni non avrebbe fatto un bel nulla per impedire la liberazione del prigioniero. Egli stesso, nel suo memoriale, confessa:
Poiché mi attendevo da un momento all’altro un colpo di mano tedesco a Campo Imperatore, per farlo riuscire avevo disposto un servizio di sorveglianza molto blando. E precisamente:
1) Uomini senza istruzioni particolari. Tipico il caso degli agenti venuti con me da Trieste, che non capivano più niente e credevano di essere in villeggiatura.
2) Armi automatiche accantonate nella cantina, chiuse nelle guaine e incappucciate.
3) Munizioni riunite, chiuse a chiave in una stanza (erano poche, ma io non curai di domandarne altre).
4) Cani-poliziotto legati alla catena negli angoli morti del fabbricato.
Non consegnarlo, dunque, ma far di tutto perché fosse preso.
Mancava solo un particolare: che qualcuno mostrasse ai tedeschi una mappa e puntasse il dito su Campo Imperatore. Anche a ciò, sia pure involontariamente, provvederà l’ispettore.
Il capitano delle SS, Otto Skorzeny, conobbe la residenza di Mussolini la sera del 7 settembre 1943. Ancora una volta fu il maggiore Kappler a individuarla.
Da alcuni giorni, il capo della polizia tedesca a Roma sapeva che al Gran Sasso stava succedendo qualcosa di strano. Lo sgombero dell’albergo, gli sbarramenti stradali, l’arrivo di un contingente di circa duecentocinquanta uomini non potevano, d’altronde, passare inosservati. Ebbe tuttavia la certezza d’essere sulla pista giusta quando riuscì a intercettare un messaggio cifrato diretto al capo della polizia italiana, Carmine Senise. Kappler, che conosceva la “cifra” usata dal ministero dell’Interno, non ebbe alcuna difficoltà a tradurre in “chiaro” la comunicazione. Essa diceva: «Le misure di sicurezza sul e intorno al Gran Sasso sono state ultimate». La firma era dell’ispettore Giuseppe Gueli.
Kappler, sulle prime, non disse nulla a nessuno; neppure a Skorzeny, che ancora s’affannava a immaginare Mussolini nei luoghi più impensati. Poi, decise di parlare al generale Student il quale, con un pizzico di sufficienza, passò a sua volta la notizia a Skorzeny. Questi, in seguito, si attribuirà il merito della scoperta.
Smanioso di far qualcosa, chiese subito a Student il permesso di compiere un volo di ricognizione sul Gran Sasso: avrebbe scattato fotografie aeree, da utilizzare per un eventuale aviosbarco.
La mattina seguente, mercoledì 8 settembre, Skorzeny decollò con un trimotore dall’aeroporto di Pratica di Mare. Per alcune ore l’aereo sorvolò la montagna, a una quota di cinquemila metri; Skorzeny racconterà che, sporgendosi dalla carlinga, fece una ventina di fotografie. Stavolta, una mezza bugia: le foto, in realtà, furono scattate, ma dal capitano Langguth. Skorzeny era a bordo, dichiarerà Student, «soltanto in qualità di passeggero». Nel tardo pomeriggio rientrò a Frascati per conferire nuovamente con Student, ma vi trovò una situazione a dir poco caotica. In quelle cinque o sei ore si erano verificati alcuni avvenimenti destinati a incidere profondamente sul corso della guerra.
Alle 14, una formazione di fortezze volanti aveva pesantemente bombardato la cittadina dei Castelli Romani per distruggere la sede del Comando Supremo tedesco del settore Sud. Moltissime, le vittime. Lo stesso maresciallo Kesselring aveva rischiato di morire sotto le macerie. Alle 15, era giunta notizia che una potente flotta da sbarco alleata stava dirigendosi verso Salerno. Infine, alle 17, Kesselring era stato avvertito dalla Wolfsschanze che un’emittente alleata, da Algeri, aveva annunciato la capitolazione dell’Italia. Il quadro, dunque, era altamente drammatico; e nessuno, quel pomeriggio, né a Roma né a Frascati, ebbe tempo di pensare alla sorte di Mussolini.
Ora, nella capitale, c’è il caos. Il re, Badoglio e i loro più diretti collaboratori, sono già intorno ai bauli. Fuggiranno la notte stessa per Brindisi, lasciando al loro destino le forze armate che si sbanderanno in poche ore. Nella fretta, Badoglio dimenticherà di lasciare istruzioni anche per un altro problema non da poco: Mussolini, malgrado avesse preso l’impegno di «consegnare agli alleati, in ogni caso, l’ex capo del fascismo».
Kesselring, bontà sua, è convinto che lo sbarco di Salerno sia stato deciso sulla base di un piano concertato con gli italiani. Teme un prossimo aviosbarco americano a Roma: e questo era stato effettivamente concordato, ma Badoglio aveva fatto marcia indietro all’ultimo minuto. Di conseguenza, prevedendo di trovarsi presto tra due fuochi, chiede a Rommel, comandante del Nord-Italia di calare subito con le due divisioni corazzate di cui dispone. Ma la “Volpe del deserto”, che non ha alcuna intenzione di aiutare il rivale, si rifiuta, adducendo che le due divisioni gli servono «per difendersi dagli italiani...».
In realtà, Rommel persegue ancora il vecchio disegno di costituire un nuovo fronte lungo la linea Gotica, fra La Spezia e Rimini, di cui sarebbe l’incontrastato stratega. Il dissidio fra i due marescialli tedeschi influirà non poco sul corso della guerra in Italia.
Kesselring, anziché ritirarsi, gioca una carta disperata: scaglia tutte le sue forze sul fronte di Salerno nel tentativo di arginare l’avanzata nemica. A Rommel resterà il compito, assai più facile, di rastrellare i soldati italiani da spedire in Germania nei carri piombati.
Kesselring ha qualche iniziale successo e Hitler lo premia affidandogli tutto lo scacchiere italiano. Rommel, per il momento, è in disgrazia.
Mentre i comandi tedeschi erano impegnati a risolvere i problemi della capitolazione italiana e dello sbarco alleato a Salerno, il generale Student continuava a occuparsi di Mussolini. L’11 settembre giudicherà di poter passare all’azione. Adesso aveva fretta. Con gli italiani, rotta l’alleanza, non c’erano più problemi di ordine diplomatico; restava invece il pericolo che i sorveglianti del duce, ormai privi di ordini, combinassero qualche guaio.
In mattinata, Student fece con Skorzeny il punto della situazione. Poi si alzò, tese la mano all’ufficiale delle SS e gli disse: «Caro capitano, la ringrazio per quanto ha fatto. Il suo contributo alle ricerche è stato molto apprezzabile. Ora, il suo compito è finito. Alla parte esecutiva dell’operazione penseranno i miei paracadutisti».
Skorzeny non aprì bocca. Ignorò la mano tesa del generale, congedandosi con un tagliente saluto nazista.
Subito dopo, Student chiamò nel suo studio il maggiore Harald Mors, comandante del I battaglione del VII reggimento della 2ª divisione paracadutisti, accampato alle pendici dei monti Albani nei pressi del collegio gesuita di Mondragone.
Mors aveva trentatré anni e si diceva fosse l’ufficiale più stimato da Student. Di origine svizzera, si era arruolato nell’aeronautica tedesca nel ’31; nel ’39 aveva chiesto di passare al corpo dei paracadutisti. Dall’inizio della guerra faceva parte dello stato maggiore di Student e aveva avuto una parte importante, al fianco del suo generale, nella conquista di Creta.
Da giugno sostituiva il maggiore Hermann, ammalato, al comando del I battaglione. Harald Mors, che attualmente risiede a Monaco di Baviera, non ha scritto libri né rilasciato dichiarazioni sulla vicenda che portò alla liberazione di Mussolini. Si è limitato a stendere, alla fine della guerra, un rapporto chiestogli dai servizi americani.
Mors raggiunse il comando di Student alle 2 del pomeriggio dell’11 settembre. Il colloquio fu breve. Dopo aver illustrato la situazione, Student gli disse: «Ho pensato di affidare a voi l’incarico di liberare Mussolini. L’operazione deve assolutamente aver luogo domani».
Harald Mors non nascose la propria sorpresa, poi manifestò qualche preoccupazione per il poco tempo che gli si dava.
«Un lancio di paracadutisti sul Gran Sasso» disse infine «richiede un certo numero di alianti. Dove li troveremo?»
«A questo abbiamo già pensato» lo rassicurò Student. «Gli alianti saranno pronti domani alle 12. Verranno appositamente dalla Francia meridionale. Di conseguenza, per le 13, dovrete essere pronto a partire.»
«Il generale» racconta Mors nel suo rapporto «mi rivelò in quell’occasione che la parte investigativa dell’impresa era stata svolta dal capitano delle SS Otto Skorzeny. Era la prima volta che venivo informato dell’effettiva identità di questo personaggio. Noto per la sua scarsa comunicativa, da qualche tempo si aggirava nel nostro ambiente in uniforme di ufficiale della Luftwaffe, evidentemente non sua. Seppi così che si trattava di un agente di Himmler, esperto in affari di spionaggio, che lo stesso Student aveva avuto come collaboratore per lo svolgimento delle indagini.
«Non c’è dubbio» continua Harald Mors «che, malgrado gli iniziali insuccessi, da lui sopportati senza scoraggiarsi, quest’uomo compì un buon lavoro preparatorio. A ciò, comunque, si riduce tutta la sua parte poiché, dal momento in cui venni convocato da Student, l’esecuzione del piano era affidata a me. Il servizio segreto delle SS aveva esaurito il suo compito. Ora toccava ai paracadutisti.»
Tornato al suo battaglione, il maggiore Mors convocò il tenente von Berlepsch col quale analizzò la missione in ogni suo aspetto.
«La sera stessa,» racconta ancora Mors «tornai dal generale Student per comunicargli le mie decisioni.»
Eccole:
1) La miglior compagnia di cui dispongo, quella agli ordini del tenente von Berlepsch, sarà trasportata con alianti che atterreranno direttamente davanti all’albergo di Campo Imperatore. L’ordine è di liberare subito Mussolini e di proteggerlo fino all’arrivo dei rinforzi. Al tempo stesso, sarà opportuno occupare la stazione della funicolare (non esistendo strada di sorta per raggiungere l’albergo) onde utilizzarla per l’invio dei rinforzi.
2) Il grosso del battaglione (due compagnie di paracadutisti motorizzati, una compagnia anticarro e una parte della compagnia pesante) raggiungerà, sotto il mio comando, la valle di Asserigi occupando la stazione inferiore della funicolare. Se la situazione lo richiederà, questa forza potrà appoggiare l’azione di Berlepsch.
3) Terminata la missione, il battaglione riunito si aprirà un varco per ritornare a Roma. Mussolini viaggerà a bordo di una delle nostre autoblinde che resterà sempre al centro del battaglione per essere opportunamente difesa in caso di attacco nemico.
Il piano di Mors ebbe l’approvazione di Student, salvo una modifica.
«Mussolini» disse il generale «raggiungerà Pratica di Mare in aereo. Invierò sul Gran Sasso il mio pilota personale, capitano Heinrich Gerlach. È un asso della Luftwaffe, sarebbe capace di atterrare su un fazzoletto. Non intendo mettere in pericolo la vita del Duce in un viaggio di duecento chilometri attraverso un territorio che dobbiamo considerare almeno ostile.»
Mentre i due ufficiali esaminavano gli ultimi dettagli dell’operazione, un soldato entrò nella stanza per annunciare Skorzeny.
Il capitano non si era affatto rassegnato all’idea d’esser messo da parte. Accoratamente, chiese a Student di poter partecipare all’impresa con alcuni suoi uomini.
«La liberazione del Duce» disse «è ormai diventata lo scopo della mia vita. Vi sarò molto grato se mi concederete di prendervi parte al fianco dei vostri paracadutisti.»
Student non aveva alcun motivo di respingere la richiesta e tuttavia guardò Mors con aria interrogativa. Questi, che invece doveva avere qualche buona ragione per non desiderare la compagnia di Skorzeny, cercò di prendere tempo.
«Intendete partecipare all’impresa con gli uomini che raggiungeranno il Gran Sasso via terra, oppure col reparto che si servirà degli alianti?» chiese a Skorzeny.
«Con gli alianti, maggiore!» disse Skorzeny.
La risposta sembrò tornare gradita a Mors. E tuttavia volle precisare: «In questo caso,» disse a Student «devo far presente che la compagnia aviotrasportata è affidata al comando del tenente von Berlepsch. La presenza a bordo di un capitano, quindi di un suo superiore, potrebbe creare spiacevoli mal...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Di Arrigo Petacco
  3. Dal Gran consiglio al Gran Sasso
  4. I
  5. II
  6. III
  7. IV
  8. V
  9. VI
  10. VII
  11. VIII
  12. IX
  13. X
  14. XI
  15. XII
  16. XIII
  17. XIV
  18. XV
  19. XVI
  20. INSERTO FOTOGRAFICO
  21. Copyright