Nemesi
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Nemesi

  1. 238 pagine
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Informazioni sul libro

Il vecchio miliardario Jason Rafiel ha lasciato una lettera ai suoi esecutori testamentari da consegnare a Miss Marple dopo la sua morte. Nella lettera si invita l'arzilla zitella di St. Mary Mead ad investigare su un omicidio senza specificare quale. Miss Marple riuscirà nell'intento ma dovrà passare attraverso una gita turistica per l'Inghilterra, la conoscenza di tre vecchie sorelle, un incidente di montagna con morto e la storia di una fanciulla deceduta dieci anni prima.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852041563
1

Premessa

Miss Jane Marple aveva l’abitudine di leggere il suo secondo giornale nel pomeriggio. Ogni mattina gliene portavano due. Il primo lo leggeva mentre sorseggiava il tè, sempre che il quotidiano le venisse consegnato in tempo. Il ragazzo dei giornali aveva una concezione del tutto personale degli orari. Qualche volta, poi, ne arrivava uno nuovo, con abitudini completamente differenti. Ognuno di questi ragazzi percorreva un itinerario diverso, suscettibile ogni giorno di variazioni. Forse per loro era un antidoto contro la noia. Per molti clienti, abituati a dare un’occhiata al giornale prima di correre in ufficio, era una gran seccatura; ma lo era anche per le vecchie signore di St Mary Mead, che preferivano darsi alla lettura durante la prima colazione.
Quel giorno Miss Marple aveva letto la prima pagina e qualche altra notizia sul quotidiano che aveva soprannominato il “Daily Tuttofare”, facendo ironicamente allusione al fatto che il «Daily Cocktail», con disappunto suo e degli amici, in seguito al cambiamento di proprietario ora pubblicava articoli di moda maschile e femminile, consigli per risolvere problemi sentimentali e pedagogici e lettere di reclami, dedicando alle notizie importanti soltanto la prima pagina e qualche angoletto dov’era praticamente impossibile trovarle. Miss Marple, essendo una donna all’antica, preferiva che i quotidiani servissero a diffondere soltanto notizie importanti.
Nel pomeriggio, dopo pranzo, Miss Marple aveva schiacciato un pisolino di venti minuti su una poltrona appositamente comprata per non farle sentire troppo i dolori alla schiena, poi aveva aperto il «Times», che era più lungo da leggere. Non che il «Times» fosse rimasto come un tempo: era irritante che anche lì non si riuscisse mai a scovare ciò che si cercava. Una volta si poteva cominciare dalla prima pagina e si sapeva con esattezza dove trovare determinate notizie, invece ora un articolo interessante era seguito da due pagine che illustravano un viaggio a Capri. Lo sport occupava molto più spazio di quanto non avvenisse anni addietro. Le cronache giudiziarie e i necrologi erano rimasti gli stessi. Gli annunci di nascite, matrimoni e decessi, che un tempo attiravano l’attenzione di Miss Marple, trovandosi bene in rilievo sulle prime pagine, in seguito erano stati spostati, e ora li si poteva trovare quasi sicuramente in fondo al giornale.
Miss Marple lesse prima di tutto le notizie della prima pagina, senza soffermarvisi molto perché in sostanza erano una ripetizione di ciò che aveva letto sul giornale del mattino, anche se sul «Times» l’inglese era più corretto. Poi diede un’occhiata al sommario: articoli, interviste, scienza, sport. Come d’abitudine, diede un’occhiata all’ultima pagina, cioè agli annunci delle nascite, dei matrimoni e dei decessi; poi avrebbe dato un’occhiata alle lettere al direttore, dove generalmente trovava qualcosa di divertente e infine avrebbe letto le cronache reali. Sulla stessa pagina c’era spesso anche un articolo scientifico, ma per lei sarebbe stato come tentare di decifrare l’arabo, quindi era fermamente decisa a lasciarlo perdere.
Dopo avere voltato il giornale, Miss Marple ripeté mentalmente una considerazione che aveva già fatto altre volte: “È molto triste ma, al giorno d’oggi, interessano soltanto le morti”.
C’era l’elenco dei nuovi nati, ma generalmente Miss Marple non ne conosceva i genitori neanche di nome. Se ci fosse stata una colonna dedicata ai nipotini invece che ai figli, forse sarebbe riuscita a riconoscerli e si sarebbe detta, per esempio: “Guarda un po’. Mary Prendergast è diventata nonna per la terza volta!”.
Diede un’occhiata agli annunci matrimoniali senza eccessivo interesse: le figlie o i figli delle sue amiche si erano sposati già da parecchi anni. Arrivata alla colonna dei decessi, Miss Marple cominciò a leggere con una certa attenzione, per essere sicura di non saltare qualche nome. Alloway, Angopastro, Arden, Barton, Bedshaw, Burgoweisser, Carpenter, Camperdown, Clegg. Clegg? Chissà se era uno dei Clegg che conosceva? Janet Clegg, dello Yorkshire. No, non le pareva proprio. McDonald, McKenzie, Nicholson. Nicholson? No, anche quello non lo conosceva. Ogg, Ormerod. Quella doveva essere la zia di una sua amica. Però non l’aveva conosciuta di persona. Quantril. Oh, poveraccia! Quella era Elizabeth Quantril, ottantacinque anni. E lei era convinta che fosse morta da qualche anno. Invece la Quantril era riuscita a tirare avanti parecchio, benché non godesse di buona salute. Chi avrebbe immaginato che sarebbe riuscita a campare fino agli ottantacinque anni? Race, Radley, Rafiel. Rafiel? Quel nome non le era nuovo. Rafiel, Belford Park, Maidstone. Belford Park, Maidstone. No, l’indirizzo non lo conosceva. Niente fiori. Jason Rafiel. Un nome poco comune. Forse l’aveva solo sentito da qualche parte. Ross-Perkins. Quello avrebbe potuto essere… No, si sbagliava. Ryland? Emily Ryland. Non la conosceva. Uniti nel dolore il marito e i figli, che tanto la amavano. Be’, molto triste o molto carino, a seconda dei punti di vista.
Miss Marple si mise il giornale sulle ginocchia. Guardava distrattamente le parole crociate e intanto si chiedeva per quale motivo il nome Rafiel non le giungeva nuovo.
“Mi verrà in mente” si disse, sapendo per esperienza come funziona la memoria dei vecchi.
Guardò fuori dalla finestra, poi spostò lo sguardo sforzandosi di non pensare al giardino. Il suo giardino, che negli anni passati le aveva procurato un’infinità di soddisfazioni, anche se aveva dovuto lavorarci sodo. Adesso i medici, con la loro pignoleria, le avevano proibito di occuparsene. Una volta aveva provato a trasgredire il divieto, ma alla fine era giunta alla conclusione che in fondo era meglio obbedire. Aveva sistemato la sua poltrona in modo tale da non poter vedere il giardino, a meno che non ci fosse qualche valido motivo per guardare. Con un sospiro prese la borsa del lavoro a maglia ed estrasse una maglietta di lana che stava confezionando. Il dietro era finito e così pure il davanti. Le restavano da fare le maniche. Due maniche uguali. Che noia! Comunque la lana era di una bella gradazione di rosa. Lana rosa. Quel particolare le ricordava vagamente qualcosa. Sì, una cosa legata al cognome che aveva appena letto sul giornale. Lana rosa, mare azzurro. Il Mar dei Caraibi. Una magnifica spiaggia. Quel viaggio che aveva fatto fin laggiù. L’isola di St Honoré. Era stato un regalo da parte di suo nipote Raymond. Joan, la moglie di Raymond, in quell’occasione le aveva raccomandato: “Non immischiarti in qualche nuovo delitto, zia Jane. Non ti fa bene alla salute”.
Be’, lei non ne aveva colpa. Il delitto c’era stato, e lei si era vista costretta a ficcarci il naso per colpa di un vecchio maggiore con un occhio di vetro, che le aveva raccontato delle storie lunghe e noiose. Povero maggiore… Come si chiamava? Aveva dimenticato il suo nome. In compenso, ricordava benissimo il signor Rafiel e la sua segretaria, la signora Walters. Sì, Esther Walters, e il massaggiatore tuttofare si chiamava Jackson. Evidentemente la sua memoria non era affatto da buttare via, se era in grado di ricordare tutti quei particolari. Povero signor Rafiel! E così se n’era andato. Lui lo sapeva che non gli restava molto tempo da vivere e glielo aveva fatto capire pur senza dirglielo chiaramente. Sembrava che fosse vissuto più a lungo di quanto avessero pronosticato i medici. Un uomo forte, il signor Rafiel. Un tipo ostinato e molto, molto ricco.
Miss Marple era assorta nei suoi pensieri, pur continuando a sferruzzare. Ripensava al defunto signor Rafiel. Un uomo con una personalità notevole, che non era facile dimenticare. Miss Marple se lo vedeva davanti. Un carattere difficile, irascibile; qualche volta era persino villano. Però, siccome era un miliardario, nessuno si offendeva. Sì, davvero molto ricco. Ai Caraibi si era portato la segretaria e il massaggiatore. Senza assistenza non avrebbe potuto cavarsela.
Quel massaggiatore era un tipo che non finiva di piacerle. Il signor Rafiel a volte lo trattava da cani, ma lui pareva non farci caso. Naturalmente, dipendeva sempre dal fatto che il signor Rafiel era tanto ricco.
“Un altro non gli darebbe neanche la metà di quel che gli do io,” aveva detto il signor Rafiel “e lui lo sa benissimo. Però il suo lavoro lo sa fare.”
Miss Marple si chiedeva se questo Jackson – o forse si chiamava Johnson – fosse rimasto con il signor Rafiel fino all’ultimo. Erano già trascorsi quindici o sedici mesi da quelle vacanze ai Caraibi. No, non doveva essere rimasto al suo servizio. Al signor Rafiel piaceva cambiare. Si stancava presto della gente; gli veniva a noia il loro modo di fare, la loro voce, la loro faccia.
Miss Marple lo capiva. Qualche volta era capitato anche a lei, per esempio con quella ragazza carina, premurosa ed esasperante, dalla voce troppo dolce.
“Ah,” rifletteva Miss Marple “come sono stata più felice da quando la signorina Torre…” No, non si chiamava Torre. Perché mai le era venuto in mente quel nome? Le era difficile ricordare con esattezza i cognomi della gente.
Riprese a pensare al signor Rafiel e… No, il massaggiatore non si chiamava Johnson ma Jackson, Arthur Jackson.
“Oh, povera me!” disse tra sé Miss Marple. “I nomi li sbaglio sempre. La cameriera si chiamava Alfiere e non Torre. Ma allora perché ho pensato a Torre?” La spiegazione la trovò subito. Già, gli scacchi: la torre e l’alfiere. Ecco perché si era confusa.
“La prossima volta che penserò a lei magari la chiamerò signorina Cavallo, oppure signorina Scaccomatto. E la segretaria del signor Rafiel si chiamava davvero Walters? Sì, Esther Walters. Probabilmente aveva ereditato dei soldi.”
Il signor Rafiel gliene aveva parlato, o almeno aveva l’impressione di averglielo sentito dire. Esther Walters. Quella faccenda dei Caraibi l’aveva sconvolta, ma ormai la crisi doveva essere stata superata da un pezzo. Quando l’aveva conosciuta lei, Esther Walters era vedova. Miss Marple sperava che si fosse risposata con un brav’uomo, ma era poco probabile: Esther Walters era una di quelle donne che si innamorano sempre dell’uomo sbagliato.
Miss Marple tornò a pensare al signor Rafiel. Niente fiori, aveva letto sul giornale. Non che a lei sarebbe saltato in mente di mandargliene. Con i suoi soldi, si sarebbe potuto comprare tutte le cliniche d’Inghilterra messe insieme, se lo avesse voluto. E comunque non sarebbe stato il caso di mandargli i fiori. Loro due non erano stati amici, ma soltanto alleati per un breve periodo di tempo. Un periodo piuttosto stimolante, e il signor Rafiel si era rivelato un alleato prezioso. Lei lo aveva intuito quando era corsa da lui nella buia notte tropicale. In quell’occasione, lei aveva in testa una sciarpa di lana rosa. Lui l’aveva guardata ed era scoppiato in una risata e aveva riso anche dopo, quando lei aveva pronunciato una parola che ora, a distanza di tempo, faceva sorridere anche lei. Ma alla fine no, alla fine il signor Rafiel non aveva affatto riso. Anzi, aveva fatto esattamente ciò che lei aveva suggerito. Era stata proprio un’avventura eccitante. Non l’aveva mai raccontata né al nipote né alla cara Joan. Dopo tutto, loro due le avevano raccomandato di non immischiarsi in certe faccende, no? Miss Marple fece cenno di sì con la testa.
Poi mormorò con dolcezza: “Povero signor Rafiel! Speriamo che non abbia sofferto”.
Probabilmente no. Probabilmente i medici lo avevano imbottito di sedativi per alleviargli il dolore. Ai Caraibi, però, aveva sofferto. I dolori non gli avevano mai dato tregua. Un uomo veramente coraggioso.
Le dispiaceva che fosse morto. Era vecchio e invalido, ma Miss Marple aveva la sensazione che con la sua morte l’umanità avesse perduto qualcosa di prezioso. Lei non aveva la minima idea di come potesse essere il signor Rafiel nel lavoro. Spietato, forse, e aggressivo e prepotente. Ma in fondo era un amico, ed era buono, anche se faceva di tutto per non darlo a vedere. Un uomo che lei ammirava e rispettava. Sì, le dispiaceva proprio che se ne fosse andato. Che almeno non avesse sofferto troppo nel lasciare questo mondo! Ora lo avrebbero cremato e avrebbero rinchiuso le sue ceneri in una grossa urna di marmo. Non sapeva se fosse sposato; non le aveva mai parlato né di una moglie, né di figli. Forse si era sentito solo, a meno che la sua vita non fosse stata talmente intensa da non fargli pesare la solitudine. Chissà!
Quel pomeriggio Miss Marple trascorse parecchio tempo a riflettere sul signor Rafiel. Non aveva mai preso in considerazione l’idea di rivederlo, tornando in Inghilterra, e infatti non l’aveva più incontrato. Eppure non aveva mai pensato a lui come a un estraneo. Non ci avrebbe trovato niente di strano se il signor Rafiel le avesse chiesto di rivederla, sentendosi legato a lei per via di quella vita che insieme erano riusciti a salvare. O forse il loro legame era di natura diversa? Era possibile definire entrambi spietati?
“Eppure saprei esserlo” pensò. “Strano che non ci abbia mai pensato prima.”
La porta si aprì e apparve una testa nera, riccioluta. Era Cherry, la donna che aveva preso il posto della signorina Alfiere.
«Avete detto qualcosa?» le domandò Cherry.
«Pensavo ad alta voce» le rispose Miss Marple. «Mi chiedevo se sarei capace di essere spietata.»
«Che cosa, voi?» mormorò Cherry. «No, non è possibile; voi siete la bontà in carne e ossa.»
«Eppure credo che saprei essere spietata, se fosse necessario» insistette Miss Marple.
«Che cosa intendete per necessario?»
«Per il trionfo della giustizia, voglio dire.»
«Veramente non gliela avete fatta passare tanto liscia al piccolo Gary Hopkins, la volta in cui lo avete sorpreso a torturare il suo gatto. Non avrei mai creduto di vedervi tanto arrabbiata con qualcuno. Gli avete fatto prendere un bello spavento. Non credo che se lo dimenticherà tanto facilmente.»
«Speriamo di avergli fatto perdere il vizio di torturare i gatti.»
«Perlomeno avrà controllato che non ci foste voi in giro, prima di riprovarci» disse Cherry. «Non ho mai visto un ragazzino tanto spaventato. A vedervi con le vostre lane e i vostri lavori a maglia si direbbe che siete dolce come un agnellino, ma in certi momenti sareste capace di comportarvi come una leonessa, se vi stuzzicassero.»
Miss Marple aveva l’aria perplessa. Ora le pareva che Cherry stesse esagerando. A volte la signorina Alfiere l’aveva irritata, ma lei aveva risposto con l’ironia e le leonesse non conoscono di certo questo tipo di arma. Le leonesse scattano, ruggiscono, usano gli artigli e le zanne.
«No, non mi sembra proprio che mi si possa paragonare a una leonessa» disse Miss Marple.
Quella sera, durante la solita passeggiatina in giardino, Miss Marple, irritata come sempre per la propria forzata inattività, tornò a riflettere sul divieto dei medici. Probabilmente fu la vista di una pianta di bocche di leone a ricordarglielo. Aveva ripetuto mille volte al vecchio George che lei voleva il colore bruciato e non quel rosso vermiglio che i giardinieri sembravano prediligere.
«Colore bruciato» disse a voce alta.
Oltre l’inferriata che separava il suo giardino dal sentiero qualcuno parlò.
«Come avete detto?» chiese una voce femminile.
«Veramente parlavo da sola» rispose Miss Marple, voltandosi a guardare da quella parte.
Era una delle poche persone che non aveva mai visto. A St Mary Mead conosceva quasi tutti, almen...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nemesi
  4. 1. Premessa
  5. 2. Parola d’ordine: Nemesi
  6. 3. Miss Marple entra in azione
  7. 4. Esther Walters
  8. 5. Istruzioni dall’oltretomba
  9. 6. Amore
  10. 7. Un invito
  11. 8. Le tre sorelle
  12. 9. La passiflora
  13. 10 . Nostalgia del passato
  14. 11. Una disgrazia
  15. 12. Chiarimenti
  16. 13. Scacchi rossi e neri
  17. 14. Le riflessioni dell’avvocato Broadribb
  18. 15. Verity
  19. 16 . L’inchiesta
  20. 17. Miss Marple indaga
  21. 18. L’arcidiacono Brabazon
  22. 19. L’ora degli addii
  23. 20. Miss Marple comincia a vederci chiaro
  24. 21. L’orologio batte le tre
  25. 22. Miss Marple racconta tutta la storia
  26. 23. Epilogo
  27. Copyright