Per una ghirlandetta!
CANTO DI PANFILO
CONTRO IL MALE DEL TEMPO
Un loggiato vasto, in un’antica villa toscana, detta l’Armiranda, aperto su colonne di pietra, chiaro e tranquillo, simile all’ala d’un chiostro. Su ciascuna delle due pareti laterali è una porta dall’architrave scolpito, tra due statue alzate su piedestalli. Per entro agli archi svelti, che solo orna il nido della rondine, appare un giardino intercluso da siepi di cipresso e di bossolo donde si levano, a distanze eguali, densi alaterni tagliati a foggia di urne rotonde. Nel mezzo è un pozzo di pietra sul cui margine si torce una vite di ferro, co’ suoi pampini e i suoi grappoli rugginosi, congegnata a reggere le secchie. A destra e a manca, poggiate ai muri di cinta, si prolungano le tettoie ove prosperano al riparo gli agrumi nei grandi vasi d’argilla rossastra disposti in più ordini su i banchi. A traverso un cancello, in fondo, si scorge il bosco selvaggio ove gioca il sole mattutino: visione di forze e di gioie senza limiti. Nel portico, intorno ai plinti delle colonne, sono adunati innumerevoli vasi di mughetti in fiore, infinitamente dolci nella loro delicatezza infantile di contro alle tenaci siepi secolari. E tutte le grazie della primavera novella si diffondono su l’aspetto austero e triste che creano le forme simmetriche della cupa verdura perenne; cosicché il giardino suscita l’imagine umana d’un volto pensieroso di sotto a una fresca ghirlanda.2
SCENA PRIMA3
Il giardiniere, Panfilo, sotto il loggiato, attende a mondare un arbusto d’arancio, di recente uscito dalla serra, prossimo a fiorire in un vaso poggiato su un capitello riverso. La custode giovane, Simonetta, è presso di lui e segue con occhi vaghi, quasi attoniti l’opera delle mani esperte.
PANFILO
cantando.
Per una ghirlandetta
Ch’io vidi, mi farà
Sospirar ogni fiore.
Al mio giardin soletta
La mia donna verrà
Coronata da Amore…
Domani tutti i fiori sbocceranno… Milioni di fiori… Non ho mai veduto una fioritura più bella. Le api avranno da suggere, quest’anno, all’Armiranda! Sotto le tettoie è un ronzìo che stordisce. Api e rondini ovunque, in gran faccende: arnie e nidi… A che pensate, Simonetta? Alla ghirlanda?
SIMONETTA
scotendosi dal suo languore.
A quale ghirlanda?
PANFILO
Alla ghirlanda di sposa.
SIMONETTA
Beato voi, Panfilo, che avete sempre il riso in bocca! Io stavo quasi per addormentarmi, in piedi. Ho gli occhi pieni di sonno. Stanotte è stata notte di veglia all’Armiranda… E tutte queste api che fanno questo ronzìo d’oro… Aprile, dolce dormire. Ah, come dormirei volentieri nell’erba, laggiù, dov’è alta, fino a mezzogiorno. Beato voi!
PANFILO
Avete vegliato, stanotte? Per Donna Isabella? Era inquieta?
SIMONETTA
Non ha mai riposato un minuto. Sono rimasta ore ed ore con lei, su la terrazza, sotto la luna, a farle e a disfarle le trecce. Ogni tanto mi domandava s’io le vedessi diventar bianche… La notte era fresca; ed ella, nella sua veste leggera, agghiacciava, batteva i denti. Che pena! Che pena! Quando la persuadevo a rientrare, si alzava, faceva qualche passo verso la soglia; ma la paura la prendeva all’improvviso. E gridava: «No, no… È là, è là, dietro la porta…». Ah, se voi sentiste la sua voce in quei momenti! Pare che qualcuno veramente sia dietro la porta… Siamo rimaste così fino all’alba… Un chiaro di luna come non ne avevo mai veduti… Cantavano gli assioli… Mi si stringeva il cuore… Anche Donna Beatrice era discesa; e piangeva, su la ringhiera…
PANFILO
Povera creatura! Ho più pietà di lei che della pazza, a vederla così sacrificata… senz’amore…
SIMONETTA
Sempre all’amore pensate voi?
PANFILO
E voi?
Una pausa.
SIMONETTA
Vedete dove trascina l’amore!
PANFILO
Quando non è benedetto.
SIMONETTA
Benedetto sia! Dico per Donna Beatrice…
PANFILO
Per Donna Beatrice? Quel giovine signore, dunque, che viene a cavallo…
SIMONETTA
Non so, non so.
PANFILO
Chi è? Non sapete?
SIMONETTA
È il fratello…
PANFILO
Il fratello? di chi?
SIMONETTA
Dell’ucciso.
PANFILO
Dell’ucciso?
SIMONETTA
Il fratello del signore che fu ucciso, a Poggio Gherardi, nella stanza di Donna Isabella, dal duca…
PANFILO
Ah, comprendo… E ora viene…
SIMONETTA
Non so.
PANFILO
Lo vidi, l’altra mattina, girare pel bosco. Sembra molto giovine; ha appena una lanugine su le gote. Aveva legato il cavallo a un albero; e pareva che aspettasse qualcuno, che cercasse qualcuno. Viene per Donna Beatrice?
SIMONETTA
Non so.
PANFILO
Ma non c’è il sangue fra di loro? Si amavano da prima, i due fratelli con le due sorelle?
SIMONETTA
Forse… Non so…
PANFILO
Ma è vero – dite – che l’altro fu ucciso nelle braccia di Donna Isabella, proprio fra le braccia, sul petto di Donna Isabella, mentre dormiva, e che il sangue la bagnò, e ch’ella rimase tutta la notte abbracciata al cadavere, e che all’alba era demente?
SIMONETTA
Chiedetene alla vecchia che tutto sa.
PANFILO
E ora il fratello… Ma Donna Beatrice lo ama? Aspettava che le tornasse? Piangeva, stanotte, con gli assioli… Povera creatura! Non si confida a voi qualche volta?
SIMONETTA
in ascolto.
Sentite una voce? È il dottore. Parla con la vecchia, per le scale… Io vado.
PANFILO
Dove andate? Siate buona! Siate buona! Venite nella serra. Datemi ascolto una volta! Vorrei dirvi… Simonetta! Simonetta!
Egli segue la donna che s’allontana pel giardino fra le siepi di cipresso.
SCENA SECONDA4
Sopraggiu...