Portland Souvenir
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Portland Souvenir

Gente, luoghi e stranezze del Pacific Northwest

  1. 154 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Portland Souvenir

Gente, luoghi e stranezze del Pacific Northwest

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Informazioni sul libro

Vorreste sapere dove si trovano attualmente le tonsille di Chuck Palahniuk? Oppure vi incuriosisce la storia del suo debutto in un videoclip su MTV? E ancora, come si arriva all'Apocalypse Café? Le risposte a tutto questo, e molto altro, si trovano su questa originalissima, inedita guida alla città di Portland, ad opera di uno dei suoi cittadini più famosi. Nel libro gli indirizzi di locali e ristoranti si alternano a indicazioni su improbabili eventi, notizie su folli musei, storie di fantasmi passati e presenti, e soprattutto divertentissime "cartoline" che rievocano la vita dell'irriverente scrittore nella città del Pacific Northwest a partire dagli anni Ottanta. Un irresistibile mix tra la guida turistica e l'autobiografia che svela ai lettori di Palahniuk un originale e graffiante vena umoristica.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852040436
Categoria
Travel

Presenze:
per stare gomito a gomito con i morti

Tra avvistamenti inquietanti e punti inspiegabilmente freddi nelle case, a Portland i fantasmi sembrano aggirarsi tra i vivi. Ecco sedici opportunità per ritrovare vecchi amici.

NORTHWEST PARANORMAL INVESTIGATIONS

Bob e Renee Chamberlain si sono beccati morsi, sputi, botte e gestacci. E tutto da parte di fantasmi.
Ma se siete i fondatori della Northwest Paranormal Investigations, e ve ne andate in giro a fare registrazioni video e audio per documentare e proteggere gli spiriti e i cimiteri di Portland, questi sono semplicemente gli incerti del mestiere.
«Dieci anni fa» dice Bob «l’idea di dedicarci al paranormale non ci avrebbe mai sfiorato, mai.» All’epoca i due si erano semplicemente costruiti una casa e si occupavano della madre di Renee, che stava morendo di cancro. Quando lei morì, però, continuarono a sentire i suoi colpi di tosse riecheggiare nella casa. Sentivano la defunta armeggiare con le stoviglie in cucina. L’odore delle sue sigarette. Le luci cominciarono ad accendersi e spegnersi da sole. Il loro pitbull, Titan, si sedeva immobile a fissare la foto della morta appesa al muro.
«Siamo persone sane di mente» dice Renee. «Anche se devo dire che per un po’ ne ho dubitato. Ero convinta che fosse solo il dolore per la perdita di mia madre.»
La carta igienica si srotolava ammonticchiandosi sul pavimento. Il coperchio del water si richiudeva di colpo, e lo sciacquone si azionava da solo. La statuetta di un cavallino a dondolo si spostava per il salotto. I due figli della coppia sentivano tutto quanto, ma in famiglia nessuno ne fece parola fino al giorno in cui Renee non incontrò due scrittori venuti in città a promuovere il loro libro, che affrontava il tema del paranormale.
Ora conoscono la differenza tra un’“apparizione parziale” e un’“apparizione completa”. Hanno assemblato un gruppo di cacciatori di fantasmi che conta sezioni a Portland, Saint Helens e Oregon City. Passano le loro serate in posti come il Klondike, un albergo ristorante infestato dai fantasmi nel centro di Saint Helens, dove Bob ha immortalato in video un flusso di “globi spiritici” volanti, ovvero sfere di luce che fluttuano e schizzano qua e là per i corridoi e davanti alla videocamera come «un banco di pesci luminosi». In una recente spedizione, hanno accompagnato una troupe televisiva della Fox sul sito dove un tempo sorgeva la cittadina di Wellington, nello Stato di Washington, spazzata via da una frana negli anni Venti. Lì i globi spiritici sono visibili a occhio nudo, e capita di sentire una voce di donna che ti chiama persino in pieno giorno.
«Sono venuti via di lì frignando come degli idioti» dice Bob. «Erano atterriti.»
Bob è grande e grosso, un bell’uomo dalla mascella squadrata. Renee è graziosa e porta i capelli biondi raccolti sulla nuca. A livello locale, hanno rilevato segni di presenze spiritiche alla Pittock Mansion, nelle West Hills di Portland. Alla John McLoughlin House di Oregon City. E nella rete di tunnel di downtown. Secondo Bob, alla Little Church di Sellwood, vicino all’ingresso del parco di divertimenti Oakes, «è presente un flusso ininterrotto di globi che ogni sera si introducono nell’edificio». Renee e Bob sostengono che nella regione di Portland esista qualcosa di assolutamente determinante, di organico – forse il suolo stesso –, che permette agli spiriti di manifestarsi con più facilità.
Prima di aggregarsi ai Chamberlain per una delle riunioni o spedizioni della Northwest Paranormal Investigations, è bene che sappiate alcune cose:
«C’è sempre un motivo per cui gli spiriti si trovano in un determinato posto» sostiene Bob. «Magari hanno delle faccende in sospeso. Oppure non si rendono conto di essere morti. Ma possono anche essere semplicemente dei burloni.»
«Gli spiriti» aggiunge «si nutrono delle nostre emozioni. Se sei irascibile, da loro otterrai rabbia. Lo stesso vale se sei una persona allegra.»
Più si è mentalmente aperti ed emotivamente sensibili, più vivere esperienze paranormali risulterà facile. L’attività spiritica tende ad aumentare nei giorni di luna piena o luna nuova, ma anche due o tre giorni prima di un temporale.
La quota di iscrizione all’associazione è di 2 dollari e 50 al mese, e i Chamberlain detestano la parola “acchiappafantasmi”. Per contattarli, andate sul loro sito: www.northwestparanormal.freehomepage.com.
«Tra la gente che incontriamo ci sono molti più credenti che scettici,» dice Bob «ma anche le persone più intelligenti hanno visto cose che non sanno spiegare.»
Il gruppo si occupa anche di individuare e preservare i cimiteri storici, organizzando, tra le altre cose, servizi di pattuglia per impedire gli atti di vandalismo in occasione di Halloween.
Prima che la madre di Renee morisse, Bob aveva sviluppato una tale ossessione per la morte da non riuscire più a dormire. Ora la paura è svanita, e questo vale per tutta la famiglia. «Esiste di sicuro qualcos’altro oltre al morire e finire al cimitero» dice lui. «Potrà sembrare macabro, ma io non vedo l’ora di scoprire cosa troverò nell’aldilà.»
I Chamberlain hanno traslocato diverse volte, ma la madre di Renee è ancora con loro. «La gente pensa che le entità siano confinate in un determinato luogo,» dice Renee «ma si sbaglia.»
Ora, quando la statuetta del cavallino a dondolo si muove, Renee si limita a rimetterla a posto, dicendo: «Mamma, a me il cavallino piace qui. Piantala di spostarlo!».

PORTLAND MEMORIAL

All’apparenza sembrerebbe un condominio affacciato su Southeast Bybee Street, appena prima che la strada curvi e si immetta su Southeast Thirteenth Avenue. L’edificio, un miscuglio di elementi architettonici ora svettanti, ora semplicemente caotici, costruito in stile vittoriano, art déco e spagnoleggiante, ospita più di 58.000 inquilini, e di spazio ce ne sarebbe per altri 120.000. Una città di quattordici ettari dentro la città. Una città dei morti.
Il Portland Memorial, i cui lavori di costruzione cominciarono nel 1901, si è espanso fino a diventare un gelido labirinto moquettato fatto di marmo, cemento, bronzo e ottone. Al suo interno si trovano vetrate colorate Tiffany, statue e fontane in marmo di Carrara. Salottini con divani e poltrone ultraimbottiti. Scale che salgono e scendono serpeggiando. Lunghe volte che si congiungono creando fughe prospettiche a perdita d’occhio.
Nel giro di dieci minuti comincerete a sentirvi confusi e smarriti. Un quarto d’ora, e sarete presi dal panico. Ma mentre cercate disperatamente l’uscita, ricordatevi di dare un’occhiata alla cripta di Mayo Methot, la prima moglie di Humphrey Bogart. Dopo la sua morte, nel 1951, per decenni qualcuno ha continuato a mandarle una dozzina di rose ogni settimana. E cercate anche la Rae Room, la cripta più grossa di tutto il complesso. Tra le vetrate colorate della volta sono appesi verticalmente due sarcofagi. Viene aperta al pubblico soltanto un giorno all’anno. La storia è questa: George Rae sposò la sua domestica Elizabeth, di ventisei anni più giovane, così nessun parente andò più a trovarli se non per il Memorial Day.
E se ve lo state chiedendo, la risposta è sì: è questo il mausoleo al quale mi sono ispirato nel mio secondo romanzo, Survivor. Qui ho persino scritto una parte del libro, ma l’aria è gelida e le dita ti si intirizziscono in un attimo. La Portland Cacophony Society (portland.cacophony.org) di tanto in tanto organizza visite d’esplorazione nel labirinto. Quando fuori piove, è un buon posto per farsi una passeggiata, ricostruendo la storia delle famiglie dei pionieri di Portland. O anche solo per sedersi a leggere un bel libro horror, circondati dai morti, davanti alla grande finestra che si affaccia sulla scura palude di Oakes Bottom e sul tripudio di luci colorate del parco di divertimenti.
Il Portland Memorial si trova all’incrocio tra Southeast Fourteenth Avenue e Bybee Street. Per informazioni sugli orari d’apertura, chiamate il 503-236-4141.

MOUNT GLEALL CASTLE

Nel 1892 il pioniere Charles H. Piggott decise di costruire un castello «che non avesse una sola stanza uguale all’altra e dove non vi fossero angoli né linee rette». Per battezzarlo, unì le iniziali dei nomi dei figli: Gladys, Earl e Lloyd. Usando i mattoni della sua fabbrica di laterizi in Sandy Boulevard, costruì il suo castello al 2591 di Southwest Buckingham Avenue, sulle colline a sud della Portland State University. Un anno dopo, nel 1893, Piggott finì in rovina, e fu costretto a vendere la casa dei suoi sogni.
Nei cento e passa anni che seguirono, il castello vide più o meno altrettanti inquilini. Negli anni Sessanta cominciò a essere affittato a ricchi eccentrici come dimora da sogno, e si dice che i Grateful Dead ci abbiano pernottato abbastanza a lungo da lasciargli in eredità il nomignolo The Dead Castle, “Il castello dei morti”. C’è anche chi dice che il fantasma di Piggott non abbia mai abbandonato la struttura di mattoni e torrette, ora dipinta di bianco, nella cui torre principale è installata una sauna.
Una possibile spiegazione sta nell’impianto di tubature metalliche che Piggott fece installare in tutta la casa come sistema di comunicazione interno. Pare che il congegno catturi i rumori della città e le voci provenienti dalle stanze più lontane, li amplifichi e li diffonda per l’edificio. L’interfono ante litteram fu smantellato negli anni Venti, ma le segnalazioni di rumori insoliti e voci continuano ancora oggi.

HOODOO ANTIQUES

Nessuno rimase più sorpreso di Mike Eadie, padrone del negozio di antiquariato Hoodoo Antiques, quando la gente cominciò a dirgli che a tarda notte una donna si intrufolava nei suoi locali. Quando il negozio era chiuso a chiave, gli antifurti accesi e Mike se ne stava a casa con la moglie, attraverso le grandi vetrine si poteva vedere una donna in abito lungo e berretto in piedi nei pressi del retrobottega.
Anni fa la suocera di Eadie, l’artista Ellen Wellborn, possedeva uno studio nel vicino edificio dell’Erickson’s Saloon, grande locale che un tempo univa casa da gioco, birreria e bordello, e vantava il banco più lungo del mondo. In quello che una volta era stato un covo di prostituite, Ellen trovò un delizioso ritratto a matita infilato tra le assi di legno che rivestivano le pareti. È un’immagine ovale, di circa 18 centimetri per 12, e raffigura una ragazza con un berretto e un abito scuro di quelli in voga intorno al 1860.
Ellen lo diede a Mike, che lo appese nel suo negozio, accanto all’ingresso principale, ma in una posizione tale da renderlo invisibile dalla strada. Anche dall’interno è difficile notarlo, a meno che non si sappia dove cercare.
Da allora, i gruppi organizzati che tutte le notti passano davanti all’Hoodoo Antiques vedono qualcuno all’interno. Loro sostengono che quella donna in abito lungo e berretto immobile nell’ombra vicino al retrobottega non sia un riflesso. Eppure i rilevatori di movimento non segnalano nulla. E nessun oggetto è mai scomparso.
L’Hoodoo Antiques si trova al 122 di Northwest Couch Street.

BAGHDAD THEATER

Nel Baghdad Theater, al 3702 di Southeast Hawthorne Boulevard, ci sono posti in cui i dipendenti semplicemente evitano di andare.
La sala cinematografica, costruita nel 1927 dagli Universal Studios, offrì spettacoli di vaudeville fino agli anni Quaranta. Oggi è un locale a metà strada tra il pub e il cinema. Dietro il gigantesco schermo c’è un’altra sala, chiusa dagli anni Settanta, che forse un giorno ospiterà appartamenti e un bar-terrazza sul tetto. Ora come ora, pare sia infestata dal fantasma di un proiezionista che decenni fa si impiccò dietro lo schermo la vigilia di Natale.
È una storia vecchissima. Ogni volta che il bizzarro sistema di luci della sala fa i capricci, tutti danno la colpa al suicida.
Secondo il direttore Jason McEllrath, qualcuno ha appeso dietro lo schermo uno di quei manichini che si usano per le esercitazioni di pronto soccorso. È successo anni fa, ma l’inquietante e con tutta probabilità ormai polveroso oggetto è ancora lì a penzoloni, pronto a terrorizzare i profani.
Quella dei sotterranei del cinema è tutta un’altra faccenda. La parte anteriore, che dà verso la Southeast Hawthorne, è abbastanza normale... «Fa paura e basta» dice Jason. «Non ci sono luci, ed è piena di cianfrusaglie dall’aria sinistra. Ci sono porte che non vanno da nessuna parte. Noi lì evitiamo di andarci, punto e basta.»
Oltre alle luci che si spengono e si accendono senza un motivo, i dipendenti parlano anche di punti inspiegabilmente freddi e folate gelide in stanze prive di ventilazione.

NORTH PORTLAND LIBRARY

Alcuni anni fa, questa che un tempo fu la Carnegie Library al 512 di North Killingsworth Street venne ristrutturata, e al suo interno fu installato un capillare sistema di videosorveglianza. Sul monitor dietro il banco della reception si alternano nel giro di pochi secondi le immagini delle varie videocamere. Poco tempo dopo la ristrutturazione, i bibliotecari addetti alla sorveglianza cominciarono a vedere sul monitor un vecchio seduto da solo nella gigantesca sala conferenze al secondo piano. L’immagine appare soltanto per pochi secondi, poi l’inquadratura passa alla telecamera successiva, ma è sufficiente per seminare il panico tra i dipendenti. Eppure, ogni volta che si precipitano al secondo piano per stanare l’intruso, trovano la sala conferenze chiusa a chiave e completamente deserta.
A quanto pare, la videocamera continua a mostrare l’immagine del vecchio al secondo piano, anche se solo occasionalmente, e nonostante lo staff faccia più attenzione a tenere la stanza chiusa a chiave.

CATHEDRAL PARK

Il parco deve il suo nome agli imponenti archi gotici su cui poggia il sovrastante Saint John’s Bridge. Gli archi si addentrano...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Portland Souvenir
  4. Introduzione: sfilacciando i margini
  5. Gente di parola: piccolo vocabolario di Portland
  6. (una cartolina dal 1981)
  7. Ricerche: avventure da stanare
  8. (una cartolina dal 1985)
  9. Pappa: dove andare a mangiare
  10. (una cartolina dal 1986)
  11. Presenze: per stare gomito a gomito con i morti
  12. (una cartolina dal 1988)
  13. Souvenir: dove fare shopping
  14. (una cartolina dal 1989)
  15. Reliquie pagane: musei strani da non perdere
  16. (una cartolina dal 1991)
  17. Dove andare per venire: come farsi una scopata a Portland
  18. (una cartolina dal 1992)
  19. Come la natura, ma meglio:parchi e giardini da non perdere
  20. (una cartolina dal 1995)
  21. Spostarsi: aerei, treni e automobili da non perdere
  22. (una cartolina dal 1996)
  23. Roba da animali: quando non ne potete più di guardare le persone
  24. (una cartolina dal 1999)
  25. Gli Shanghai Tunnels: un salto indietro nel tempo passando sottoterra
  26. (una cartolina dal 2000)
  27. Posti da foto: dove bisogna assolutamente farsi ritrarre
  28. Preservare i margini (una cartolina dal 2002)
  29. Copyright