Tersa morte
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Tersa morte

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  1. 96 pagine
  2. Italian
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Tersa morte

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Informazioni sul libro

In questo sorprendente libro testimoniale, Mario Benedetti sembra volerci dire, con la sua sensibilissima e concreta parola, che una luce piana e discreta, una luce di umana verità, vive, sempre, anche nel dolore, nel senso acuto della perdita, nell'osservazione diretta o nel presagio stesso della morte. Utilizza elementi di un'esperienza personale radicata in luoghi e figure di una realtà intima e familiare, e li fa vibrare, nella loro semplicità materica e opaca, oltre i confini naturali, come emblemi vissuti di una condizione umana universale. Istituisce l'immagine di un suo doppio, di un sosia coinvolto nella cronaca infelice che si porta via nel tempo, o in un breve tempo, o in un tempo che è comunque sempre troppo breve, gli esseri umani che incarnavano i suoi maggiori legami affettivi, come la madre, il padre e un fratello, e riconduce tutto a un quadro di umile autenticità in cui si «impara a vivere poveramente», in cui il primo attore o sosia riesce, o vi è costretto da necessità, a «vedere nuda la vita». Nei suoi tremori, nei suoi umori cupi o risentiti, nella malinconia che lo pervade, pronuncia parole di saggezza persuasiva, di sofferta accettazione, affermando a malincuore che è comunque «giusto che io non veda questo mai più». Il dissolversi delle umane cose implica, inevitabilmente, anche il loro allontanarsi nel già stato, nel passato, della morte, e dunque, anche, «evapora il morire», mentre intorno l'inerzia dell'esistere prosegue il suo cammino nel «continuo affaccendarsi».
Mario Benedetti sembra aver ascoltato, in Tersa morte, le celebri parole di Mario Luzi, «Quel che verrà verrà da questa pena», e dopo la potente orizzontalità di Umana gloria e i sigilli vertiginosi di Pitture nere su carta, verticalizza qui con energia sinistra e coinvolgente la nostra quotidiana avventura terrena, nel suo strenuo, eroico ripetersi nell'ininterrotta vicenda del coesistere di vita e morte, di incerto presente e di frammentata memoria.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852042560
Argomento
Literature
Categoria
Poetry

PRIMAVERA, INVERNO

Vado nell’aprile del duemila e dieci
quando la casa era nostra, e l’asfalto,
i fili della luce, le montagne, il sole.
Nessuno ci vedeva e noi vedevamo tutto.
Era il segreto di ognuno per vivere.
Cade quella primavera sulle suole di neve
con il peso di tutti i miei anni:
un bianco pestato in un amaro sale grigio
la sola immagine, il mio corpo di adesso.

Non potevi saperlo. C’era solo l’erba,
il dorso delle tante mani nella terra,
le dita lunghe arrampicate nell’aria.
Altre si sono annodate alle tue,
la metà che allora ti mancava
hai trovato seguendo la vita.
Non dire niente. Il silenzio ripasserà
e morirai per qualcuno. Cosa puoi fare?
Ora non tutti sono come te. Cantano,
hanno faccende di cui occuparsi,
quasi quotidianamente si sentono eterni.
Anche se è stupido diluire la morte
con la vita, non farti questa domanda:
era all’inizio del gioco, felice
e macabro che non puoi non giocare.

La guancia sporcata di segale
corre nel prato con la fantasia.
Il respiro della casa è lo sgretolarsi dei muri
nella gola dove preme il sangue che non esce.
Confusi i gambi sdraiati sotto le braccia fredde,
invisibile la fossa del funerale.

ricordo di Andrea Zanzotto
I fiori tutte le notti aperti, mi guardi scrutando in giro
o dalla finestra il campo come il campo di una volta.
Venuti per i prati, per non poterli dire che erbe e alberi.
Potevamo essere fatti di un ferro, di un muso.
L’orto è solo una cosa che facevamo, una domanda.

I visi senza le ossa, le nostre cartilagini
tra la sterpaglia sollevano letti di foglie
come farina e acqua impastate senza mani.
Un altro novembre sta seduto nel vuoto,
le parole fanno buche di campo,
alzano berretti di zolle dalla terra arata.

Dentro i discorsi si perde
la prima cosa che il bambino ha guardato.
Lui gioca silenzioso e gli occhi non muove.
Hanno tagliato l’albero, il tronco è caduto,
lui non muove gli occhi, ascolta il da farsi.
Impara a vivere poveramente.

Vedere nuda la vita
mentre si parla una lingua per dire qualcosa.
Uscire di sera rende la sera più bella
ma è il poco sole obliquo la sera senza parole.
Vedere nuda la vita quando c’eri con le tue cose.
Adesso le cose sono sole,
non c’è la promessa del tuo svegliarti
e continuare con le ciabatte, le ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Tersa morte
  3. TRANSIZIONE
  4. ROBERTO NON CERCA I FUNGHI
  5. MADRE
  6. IL SOSIA GUARDA
  7. VE NE SIETE ANDATI CON IL VISO INERTE
  8. PRIMAVERA, INVERNO
  9. ALTRE DATE
  10. IDIOT BOY
  11. NON DISTRARTI
  12. NELL’ORA DELL’AZZURRO CUPO
  13. ORE ASSENTI
  14. Dello stesso autore
  15. Copyright