Una grande sala nuda, dalle vertebre di pietra palesi e robuste. Una tavola greve occupa il mezzo, ingombra di carte come quella d’uno stratego, quasi animata dal lavoro recente, dalla meditazione che pur dianzi vi s’inclinò, dal consenso unanime degli uomini che intorno vi s’accolsero: sostegno immobile donde un pensiero centrale, una energia regolatrice s’irraggiano e si propagano.
Sugli architravi delle quattro porte è scolpita l’impresa della fiamma che vigoreggia al soffio del vento avverso, col motto «Vim ex vi». Tra l’una e l’altra porta, su ciascuna delle due pareti opposte è una nicchia ove rimangono tracce di dorature, non occupata se non da un piedestallo senza statua. Nel fondo s’apre un balcone sopra la Città smisurata che si scolora nel crepuscolo mentre i lumi cominciano ad apparirvi come le faville d’un incendio che sia per ravvivarsi di sotto alle ceneri.
SCENA PRIMA4
La sala è invasa dagli uomini di parte che attendono il ritorno di Ruggero Flamma, irrequieti, ansanti, esultanti. Taluni guardano pel balcone, altri sono adunati intorno alla tavola, altri presso la porta. Vittore Corenzio, Ercole Fieschi, Decio Nerva, Fulvio Bandini sono del numero. S’ode di tratto in tratto giungere per l’aria un clamore confuso. Si spande nella sera di maggio l’ebrezza popolare, eccitando gli odii, gli amori, gli orgogli, le cupidigie, le speranze, tutti i fermenti umani. Sentendo l’imminenza delle mutazioni, ciascuno col suo desiderio foggia il suo mondo. La febbre civile si manifesta nelle parole, nei gesti, nell’aspetto di ciascuno.
UN GRUPPO DI PARTIGIANI
sul balcone.
Viene! Viene!
UNO DEL GRUPPO
In trionfo!
UN ALTRO
La folla lo porta.
UN ALTRO
La folla! La folla! Tutta la piazza è nera. Guardate! Guardate!
UN ALTRO
Saranno quattromila, cinquemila…
ALCUNI
Più, più, assai più.
UNO
Tutte le strade intorno sono gremite. Guardate!
UN ALTRO
Saranno diecimila.
UN ALTRO
Più, più.
UN ALTRO
La città è nostra.
UN ALTRO
Ah, dica egli una parola…
UN ALTRO
Tutti morremo per lui!
UN ALTRO
Udite! Udite!
Giunge il clamore.
UN ALTRO
La città è nostra. S’egli volesse…
DECIO NERVA
Che bella sera di battaglia!
VITTORE CORENZIO
Cesare Bronte è ancóra forte. La sua carcassa è di ferro.
ERCOLE FIESCHI
Forte di che?
VITTORE CORENZIO
Il potere è ancóra nelle sue mani. Il Parlamento ancóra lo sostiene. L’esercito è con lui…
DECIO NERVA
Domani tutto l’esercito sarà con Ruggero Flamma.
VITTORE CORENZIO
Parole!
ALCUNI
È vero! È vero!
ERCOLE FIESCHI
Chiedetelo a Claudio Messala.
UNO
Chi è Claudio Messala?
VITTORE CORENZIO
Un taciturno.
ALCUNI
Vedete? Vedete?
UNO
La sua carrozza non ha più i cavalli. Vedete? La vedi tu?
UN ALTRO
La strada è già oscura.
UN ALTRO
Sì, sì, è vero. Io la vedo. La trascinano a braccia.
UN ALTRO
La folla lo porta.
UN ALTRO
Ora corre… È come un turbine.
UN ALTRO
Sembra furiosa.
ALCUNI
Udite! Udite!
Giunge il clamore; poi si fa un silenzio improvviso.
UNO
E ora?
UN ALTRO
Silenzio.
UN ALTRO
Il pànico?
UN ALTRO
No; egli parla…
UN ALTRO
Sì, egli parla, ora. È diritto in piedi. Vedete? Sembra che parli.
Giunge di lontano un clamore più forte.
UN ALTRO
Come urlano!
UN ALTRO
Non è quella la casa di Cesare Bronte?
UN ALTRO
Sì, sì, passano ora sotto la casa di Cesare.
UN ALTRO
La strada è nell’ombra.
UN ALTRO
Ah!
DECIO NERVA
accorrendo al grido.
Che accade?
UNO
Come un baleno…
UN ALTRO
Le armi…
UN ALTRO
Vedete, vedete luccicare…
UN ALTRO
Sì, sì: i soldati hanno sguainato le sciabole…
UN ALTRO
La casa è circondata dalla cavalleria.
UN ALTRO
Hanno sguainato le sciabole!
UN ALTRO
Ancóra sangue?
UN ALTRO
Udite! Udite!
UN ALTRO
Ancóra sangue?
UN ALTRO
Il pànico?
FULVIO BANDINI
accorrendo, facendosi largo.
Che accade?
Tutti fanno ressa al balcone, ansiosi.
ERCOLE FIESCHI
Che accade? Si battono?
Giunge un nuovo clamore.
IL GRUPPO
sollevato da un fremito.
Viva Flamma! Scendiamo, scendiamo.
DECIO NERVA
Io vi conduco.
Egli si volge, corre alla porta; alcuni lo seguono, scompaiono con lui.
FULVIO BANDINI
Si battono?
ALCUNI
Sì, sì. Non vedete?
ALTRI
No, no. I soldati non si muovono.
UNO
Non osano.
UN ALTRO
Egli ha parlato. La folla passa davanti alla casa.
UN ALTRO
Non si vede più nulla. La strada è oscura.
UN ALTRO
La folla lo porta.
UN ALTRO
Accendono le fiaccole!
UN ALTRO
Udite? Cantano.
UN ALTRO
La canzone di Prospero Galba!
UN ALTRO
La serenata all’Imperatrice!
UN ALTRO
A Elena Comnèna Imperatrice di Trebisonda!
Il dileggio suscita qualche riso. L’ilarità si comunica. Subitamente il contagio della strada prende i più volgari.
UN ALTRO
Incettatrice di grano fracido,
UN ALTRO
di cavalli bolsi,
UN ALTRO
di buoi stracchi,
ERCOLE FIESCHI
di senatori èbeti,
FULVIO BANDINI
di generali slombati,
ERCOLE FIESCHI
di principi bastardi!
UNO
cantando.
«È marcio il grano
«Ma l’oro abbonda,
GLI ALTRI
in coro.
«A Trebisonda!»
Le risa scrosciano.
ERCOLE FIESCHI
L’Imperatrice madre alla finestra sviene tra le braccia del Gran Domestico.
UNO
cantando.
«Anna Comnèna,
«La gran baldracca,
GLI ALTRI
in coro.
«Conta le sacca!
Le risa scrosciano.
FULVIO BANDINI
Dov’è Prospero Galba?
UNO
Forse è laggiù. Batte la solfa.
UN ALTRO
Diecimila voci!
FULVIO BANDINI
Il saluto di maggio alla moglie di Cesare!
UNO
cantando.
«La moglie ha un trono
«Che non si sfonda,
GLI ALTRI
in coro.
«A Trebisonda!
Le risa scrosciano. S’ode lontano il coro formidabile della folla. La figura della donna affascinante e odiosa domina le imaginazioni turbate, irrita la sensualità degli schernitori.
FULVIO BANDINI
Di’: con quanti re, con quanti imperatori, con quanti principi defunti s’è imparentato il vecchio Bronte sposando la Comnèna? Tu lo sai, Fieschi.
ERCOLE FIESCHI
Con diciannove re, con diciotto imperatori, con settantasette principi sovrani, con novanta protosebasti, con centoquindici curopalati, con tutta la putred...