Insolito e crudele
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Insolito e crudele

  1. 336 pagine
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Insolito e crudele

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Informazioni sul libro

Mentre Ronnie Joe Waddell sta per salire sulla sedia elettrica, la dottoressa Kay Scarpetta, capo dell'ufficio di medicina legale della Virginia, è intenta ai preparativi necessari per eseguirne l'autopsia. Ma la morte dell'uomo non è il solo evento di cui Kay debba occuparsi in quella fredda notte di dicembre. Poche ore prima è stato ritrovato un bambino col corpo orribilmente mutilato: un episodio di violenza sessuale che mostra inquietanti affinità con l'assassinio per cui Waddell è stato condannato. Ma allora, chi è salito sulla sedia elettrica? Cosa lega questi due fatti avvenuti a più di dieci anni di distanza e ai quali faranno seguito numerosi altri delitti? Chi è lo spietato assassino? E, soprattutto, perché Kay Scarpetta è la principale sospettata?
Tutto congiura contro Kay. Questa volta neppure la scienza sembra in grado di fornirle la prova in grado di scagionarla...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852041112

1

Il lunedì in cui infilai la meditazione di Ronnie Joe Waddell in borsetta, non vidi la luce del sole. Quando uscii per recarmi al lavoro faceva ancora buio, ed era buio anche quando tornai a casa. Minuscole gocce di pioggia volteggiavano nella luce dei fari, la sera incombeva fredda e nebbiosa.
Accesi il camino in salotto, immaginando le distese di campi della Virginia e i pomodori che maturavano al sole. Vidi un giovane di colore nell’abitacolo rovente di un camioncino, e mi chiesi se già allora nella sua mente si agitavano pensieri omicidi. La meditazione di Waddell era stata pubblicata dal “Richmond Times-Dispatch” e avevo portato in ufficio il ritaglio di giornale per aggiungerlo al suo dossier. Poi gli impegni della giornata mi avevano distratta, e la meditazione era rimasta in borsa. L’avevo già riletta varie volte, sbalordita dal modo in cui poesia e crudeltà potevano convivere nello stesso cuore.
Per un po’ mi misi a riordinare le bollette da pagare e scrissi i biglietti d’auguri natalizi, mentre il televisore trasmetteva immagini prive di audio. A mano a mano che si avvicinava l’ora di un’esecuzione anch’io, come gli altri cittadini della Virginia, venivo a sapere dai mass media se il governatore aveva rifiutato oppure accolto la richiesta di grazia – e quindi se potevo andarmene a letto o se dovevo tornare in obitorio.
Verso le dieci squillò il telefono. Risposi, convinta che si trattasse del mio vice o di qualche altro membro dello staff, in attesa come me di sapere che piega avrebbe preso la serata.
«Pronto?» disse una voce maschile che invece non riconobbi. «Vorrei parlare con il capo medico legale, Kay Scarpetta.»
«Sono io» risposi.
«Oh, bene. Sono il detective Joe Trent, della contea di Henrico. Ho trovato il suo numero sull’elenco, scusi se la disturbo a casa.» Dal tono sembrava nervoso. «È che ci troviamo in una situazione… avremmo proprio bisogno del suo aiuto.»
«Di cosa si tratta?» chiesi, fissando ansiosamente il televisore. Stavano trasmettendo una pubblicità. Sperai che non mi volessero sulla scena di un nuovo delitto.
«Qualche ora fa un ragazzo bianco di tredici anni è stato adescato all’uscita di un negozio nel Northside. Gli hanno sparato alla testa. Potrebbero esserci dei risvolti a sfondo sessuale.»
Ebbi un tuffo al cuore. Allungai la mano per prendere carta e penna. «Dov’è il cadavere?»
«Lo hanno ritrovato sul retro di una grande drogheria in Patterson Avenue. Voglio dire, che non è deceduto. Non ha ancora ripreso conoscenza, e in effetti non sappiamo nemmeno se se la caverà. Quindi, visto che non c’è di mezzo un morto, so che non è un caso per lei. Però, vede, il fatto è che alcune ferite sono davvero strane. Non ne avevo mai viste di simili. So che lei ha molta esperienza, così speravo che potesse aiutarmi a capire come e perché sono state procurate.»
«Me le descriva» dissi.
«Dunque, innanzitutto parliamo di due zone: una all’interno della coscia destra, in alto, verso l’inguine, l’altra intorno alla spalla destra. Mancano interi brandelli di carne, come se fossero stati asportati, e lungo i margini delle ferite compaiono graffi e strane incisioni. In questo momento si trova all’Henrico Doctor’s.»
«Avete rinvenuto i tessuti recisi?» Stavo scartabellando mentalmente i miei archivi alla ricerca di qualche analogia con casi del genere.
«Non ancora. Comunque i nostri uomini stanno continuando le ricerche, anche se l’aggressione potrebbe essere avvenuta all’interno di un veicolo.»
«Quale veicolo?»
«La macchina dell’aggressore. Il parcheggio dove è stato rinvenuto il corpo si trova a circa sei chilometri dal negozio in cui il ragazzo era stato visto l’ultima volta. Probabilmente è salito sulla macchina di qualcuno, magari con la forza.»
«Avete scattato delle foto alle ferite, prima di portarlo in ospedale?»
«Sì, anche se i medici non possono fare molto. Visto il quantitativo di pelle mancante, sarà necessario effettuare un trapianto – un trapianto a tutto spessore – hanno detto.»
Significava che gli avevano ripulito le ferite, somministrato degli antibiotici per via endovenosa e che adesso aspettavano di praticargli un prelievo cutaneo dal gluteo. Se, invece, avevano cambiato idea e gli avevano scalzato i tessuti circostanti per poi suturare, allora non mi sarebbe rimasto granché da vedere.
«Non hanno suturato le ferite» dissi.
«Così mi è stato riferito.»
«Vuole che venga a dare un’occhiata?»
«Sarebbe magnifico» disse lui, sollevato. «Così potrà esaminare le ferite di persona.»
«Quando?»
«Oh, domani andrebbe benissimo.»
«D’accordo. A che ora? Se non le dispiace preferirei sul presto.»
«Va bene alle otto? La aspetterò davanti al pronto soccorso.»
«Ci sarò» dissi, mentre lo speaker televisivo mi fissava con aria cupa. Riappesi, afferrai il telecomando e alzai il volume.
«… Eugenia? Nessuna novità da parte del governatore?»
La telecamera inquadrò il penitenziario di stato: un tratto roccioso del James River, appena fuori dal centro della città, dove per duecento anni erano stati stipati i peggiori criminali della Virginia. Nell’oscurità si agitavano manifestanti armati di cartelli e sostenitori della pena capitale dai volti improvvisamente spigolosi sotto la luce cruda dei riflettori. La vista di alcune facce che ridevano mi gelò il sangue nelle vene. Poi, una giovane e graziosa corrispondente con un cappotto rosso balzò in primo piano.
«Eccomi, Bill» esordì. «Come sai, nella giornata di ieri è stata istituita una linea telefonica diretta fra il penitenziario e l’ufficio del governatore Norring. Non si hanno ancora notizie, ma questo la dice lunga: se il governatore non intende intervenire, mantiene il silenzio.»
«E che atmosfera si respira? Ci sono fermenti?»
«No, per ora la situazione è tranquilla. Qui fuori sono ormai radunate alcune centinaia di persone, e il penitenziario è praticamente deserto. La maggior parte dei detenuti è stata trasferita nel nuovo istituto di pena di Greensville, qui ne sono rimasti pochissimi.»
Spensi la tv. Qualche minuto dopo ero già in macchina, diretta verso est, la sicura delle portiere abbassata e la radio accesa. La stanchezza si stava insinuando in me come una specie di anestesia. Mi sentivo appannata e malinconica. Odiavo le esecuzioni capitali. Odiavo aspettare la morte di qualcuno, per poi inciderne con il bisturi le carni ancora calde. Ero un medico con una specializzazione in legge. Mi avevano insegnato cosa dava la vita e cosa la toglieva, cosa era giusto e cosa sbagliato. Poi, l’esperienza era diventata la mia maestra. Una maestra che con la mia parte più pristina, idealista e analitica, ci si era pulita le scarpe. È straziante ritrovarsi costretti ad ammettere che molti cliché sono veri. Non esiste giustizia a questo mondo. E nulla avrebbe mai potuto cancellare quello che Ronnie Joe Waddell aveva fatto.
Da nove anni era rinchiuso nel braccio della morte. Non ero stata io a occuparmi della sua vittima, uccisa prima che mi venisse assegnato l’incarico di capo medico legale della Virginia e che mi trasferissi a Richmond. Ma avevo studiato il suo dossier, e conoscevo anche il più piccolo e raccapricciante dettaglio della vicenda. La mattina del quattro settembre di dieci anni prima, Robyn Naismith aveva telefonato a Channel 8, dove lavorava come annunciatrice, dicendo di essere indisposta. Era uscita per comprare qualche medicina, poi era rincasata. Il giorno seguente avevano ritrovato il suo corpo nudo e straziato nel salotto, appoggiato contro il televisore. Un’impronta di sangue rilevata sull’armadietto dei medicinali era poi stata identificata come appartenente a Ronnie Joe Waddell.
Quando arrivai, sul retro dell’obitorio trovai alcune macchine parcheggiate. Fielding, il mio vice, Ben Stevens, l’amministratore, e Susan Story, la mia assistente di sala, erano già lì. Il portone della zona di carico era aperto e le luci illuminavano la pavimentazione catramata dell’interno. Mentre parcheggiavo a mia volta, un agente della polizia di stato scese dall’auto di pattuglia dov’era rimasto seduto a fumare.
«Non è rischioso tenere la porta aperta?» chiesi. Era un tizio alto e magro, con folti capelli bianchi. Sebbene in passato avessimo già avuto modo di parlarci, non riuscivo a ricordare il suo nome.
«Per adesso non sembrano esserci problemi, dottoressa Scarpetta» rispose, allacciandosi la giacca di nylon pesante. «Non ho visto in giro facce sospette. Comunque, non appena arriveranno quelli del Dipartimento carcerario, la chiudo e farò in modo che così resti.»
«Bene. L’importante è che lei non si allontani.»
«Può contare su di me. In caso di difficoltà possiamo chiedere dei rinforzi. Pare ci siano molti manifestanti. Immagino che abbia letto sul giornale di quella petizione. Hanno raccolto non so quante firme e l’hanno presentata al governatore. In California c’è persino chi ha indetto lo sciopero della fame.»
Lanciai un’occhiata in direzione del parcheggio semideserto e verso Main Street. Una macchina sfrecciò con un sibilo di gomme sull’asfalto bagnato. I lampioni non erano che macchie indistinte nella nebbia.
«Figurarsi! Io non salterei nemmeno una pausa per il caffè, per quel Waddell.» L’agente riparò con una mano la fiamma dell’accendino e si accese un’altra sigaretta. «Dopo tutto quel che ha fatto! Me la ricordo bene, la Naismith, quando trasmetteva in tv. Detto fra noi, a me le donne piacciono come il caffè: dolci e chiare. Ma devo ammettere che quella era la nera più carina che avessi mai visto.»
Avevo smesso di fumare poco meno di due mesi prima, e la vista di una sigaretta mi faceva ancora impazzire.
«Eh, santo cielo, saranno già passati ormai quasi dieci anni» proseguì. «Non dimenticherò mai il putiferio che sollevò. Uno dei casi peggiori che ci siano capitati da queste parti. Sembrava che un grizzly imperversasse per la…»
«Allora ci terrà al corrente delle novità, okay?» lo interruppi.
«Certo, dottoressa. Non appena mi chiameranno via radio glielo farò sapere.» Detto questo, tornò in direzione della sua tana: la macchina.
All’interno dell’obitorio le luci al neon sbiancavano impietosamente le pareti del corridoio, saturo di deodorante fino alla nausea. Superai il piccolo ufficio in cui le imprese funebri registravano la consegna delle salme, quindi la sala radiologica e la cella frigorifera: uno stanzone pieno di barelle a due piani, sigillato da enormi doppie porte d’acciaio. Nella sala autopsie le luci erano accese e i tavoli inox brillavano puliti e asettici. Susan stava affilando un lungo coltello e Fielding etichettava alcune provette di sangue. Entrambi apparivano stanchi e depressi, come me.
«Ben è di sopra, in biblioteca, a guardare la tv» annunciò Fielding. «Così se succede qualcosa, ci avverte.»
«Che probabilità ci sono che quel tizio avesse l’Aids?» chiese Susan, riferendosi a Waddell come se fosse già morto.
«Non so» risposi. «Useremo due paia di guanti. Le solite precauzioni, insomma.»
«Spero che ce lo comunichino, se lo sanno» insisté Susan. «Non mi fido degli ex detenuti: e alla gestione carceraria non interessa granché sapere se sono positivi. Tanto, non sono mica affari loro: siamo noi che dobbiamo fare le necroscopie e maneggiare gli aghi.»
Susan aveva sviluppato una sorta di crescente fobia nei confronti dei ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Insolito e crudele
  4. Prologo
  5. Capitolo 1
  6. Capitolo 2
  7. Capitolo 3
  8. Capitolo 4
  9. Capitolo 5
  10. Capitolo 6
  11. Capitolo 7
  12. Capitolo 8
  13. Capitolo 9
  14. Capitolo 10
  15. Capitolo 11
  16. Capitolo 12
  17. Capitolo 13
  18. Capitolo 14
  19. Epilogo
  20. Copyright