Le donne sono diverse
eBook - ePub

Le donne sono diverse

  1. 210 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Le donne sono diverse

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

All'età di otto anni l'ingegner De Crescenzo ha scoperto che le femmine sono diverse dai maschi. Un problema interessante, approfondito negli anni, fino alla certezza che le differenze sono tante, ma proprio tante...
Un trattato ironico e divertente che giustifica l'incomprensione fra i due sessi.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Le donne sono diverse di Luciano De Crescenzo in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Filosofia e Storia e teoria della filosofia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852015106

VII
Le parolacce*

Le donne non dicono le parolacce. Le signore per bene non le pensano nemmeno, e dal momento che questo libricino inizia proprio con due parolacce, temo che non andranno mai oltre la prima pagina. Poi, però, mi chiedo: «Ma che cos’è una parolaccia?». Nella maggior parte dei casi si tratta di un sostantivo che indica una parte del corpo umano situata più verso il basso che verso l’alto, oppure di alcune pratiche sessuali molto diffuse anche tra le signore per bene. Allora, dico io, se queste pratiche sono così diffuse, perché le signore si scandalizzano? È giunto, quindi, il momento di scrivere l’elogio della parolaccia!
Verso la fine degli anni Quaranta nelle università italiane ci fu un ritorno di fiamma della goliardia. Un po’ per uscire dal clima lugubre della guerra, un po’ per merito di un’incontenibile voglia di vivere, da più parti spuntarono gruppi e associazioni goliardiche. Più nei piccoli centri, in verità, che non nelle grandi città: Padova, Pavia e Siena furono le prime a farsi sentire. A Padova ci si riuniva una volta l’anno in una specie di festival della canzone goliardica e si cantava. A fare gli onori di casa c’era il «Tribuno del popolo», la massima carica goliardica dell’ateneo locale. A Roma, invece, veniva onorato il «Pontefice massimo», e a Napoli il Princeps del Sacer Ordo Aligeri Piscis, ovvero il «Principe del Sacro Ordine del Pesce Alato». Di quale pesce si trattasse è inutile starlo qui a precisare. Quello di trovare i sinonimi ai nomi degli organi genitali è sempre stato un problema per tutte le persone cosiddette civili. L’Italia, pur diventando una sola nazione, è sempre rimasta divisa in due zone sessualmente distinte: quella del Nord dove il membro maschile viene chiamato «uccello» e quella del Sud dove, invece, si preferisce definirlo «pesce».
Io iniziai a frequentare il Sacer Ordo Aligeri Piscis quando ero una giovane matricola. Una volta fuori corso, divenni «Barone di primo pelo», per poi essere nominato «di secondo pelo» l’anno successivo, e infine Princeps del Sacer Ordo pochi mesi prima della laurea. Ma che faceva di tanto bello il mio Ordine? In verità, niente di eccezionale; noi, però, ci divertivamo moltissimo. Avevamo un coro di corte che si esibiva sullo scalone centrale dell’universit in via Rettifilo allo scopo di raccogliere i fondi necessari per una visita collettiva in una casa chiusa. A parziale giustificazione di questa condotta morale va detto che all’epoca le nostre coetanee, prima del matrimonio, non potevano assolutamente fare l’amore. Erano obbligate alla verginità fino alla prima notte di nozze. Non ci restava, quindi, che andare a casino o tentare un approccio alquanto improbabile con le turiste, e in particolare con le tedesche.
Malgrado ciò, o forse proprio per questo, i giovani dei miei tempi erano sempre allegri. Quelli di oggi, invece, almeno a vederli, non lo sono affatto. In particolare quando si trovano in una discoteca e stanno ascoltando la musica techno. Chissà perché, ma hanno quasi sempre un’espressione triste dipinta sul viso, come se avessero appena ricevuto una brutta notizia da casa. Colpa del benessere? Non lo so: lascio il responso agli esperti. Certo è che i motivi e i testi delle canzoni goliardiche erano un’eccezionale occasione di sfogo: inneggiavano quasi sempre alla donna, o, per meglio dire, a una parte della medesima che a quell’epoca riscuoteva un grande successo. Nessuno la vedeva, nessuno la frequentava, però tutti ne parlavano.
art
Autoritratto di Luciano De Crescenzo giovane, nelle vesti di principe del Sacer Ordo Aligeri Piscis.
Le canzoni del nostro repertorio andavano dalle famose Osterie a Natascia, hai fatto tu la piscia. Il pezzo, però, di maggior successo era il Fanfulla da Lodi. Ora, allo scopo d’informare le nuove generazioni su questo «sacro testo» della mia giovinezza, proverò qui di seguito a citarne i passi principali.
Il barone Fanfulla da Lodi,
condottiero di gran rinomanza,
fu condotto una sera in stanza
da una donna di facili amor.
Bel condottier, bel condottier,
cessa di far flanella, flanella, flanella.
Bel condottier, bel condottier,
cessa di far flanella e vieni a goder.
«Fare flanella» era un’espressione in uso nelle case di tolleranza e indicava il comportamento di alcuni clienti che, invece, di scegliersi subito una ragazza e di salire in camera, indugiavano seduti sui divani di stoffa del salone centrale. Molti, infatti, approfittando del fatto che l’ingresso in quell’ambiente era gratuito, entravano solo per guardare pur senza toccare. Ora, però, vediamo che cosa accadde al nostro povero Fanfulla:
Era nuova ai certami d’amore
di Fanfulla la casta alabarda,
ma alla vista di tanta «bernarda»,
prese il brando e si mise a pugnar.
E cavalca, cavalca, cavalca,
alla fine spossato si accascia,
lo risveglia la turpe bagascia,
«Cento talleri devi sborsar».
«Vaffancul, vaffancul, vaffanculo»
le risponde Fanfulla incazzato,
«venti talleri già ti ho donato,
gli altri ottanta li prendi nel cul!»
A questo punto sorge un problema: il gran condottiero alcuni giorni dopo la sua prestazione scopre di aver contratto una malattia sessuale.
Sette giorni appresso a quello
un prurito si sente all’uccello,
«Cosa è mai questo male novello
che la madre Natura mi dié?»
Fu chiamato un famoso dottore,
quello venne e poi disse: «Fanfulla,
qui bisogna tagliare una palla
o lo scolo morir ti farà!».
In materia di scoli e banani
non c’è proprio mai nulla che tenga,
vige solo la legge del Menga
che a un dipresso si enuncia così...
E da qui in poi la ballata parla di questa legge del Menga che io, per rispetto dell’editore, evito di raccontare. Noi napoletani, infine, eravamo soliti chiudere il Fanfulla con un’altra legge, quella del Volga.
Di rimando alla legge del Menga
contrapposta è la legge del Volga:
«Chi l’ha preso nel cul se lo tolga
e lo metta nel cul del vicin».
Sì, lo ammetto: erano canzoni molto volgari e piene di parolacce. Sempre meglio, però, le parolacce della droga: costavano meno e non facevano male.
La goliardia un brutto giorno morì uccisa dalla politica. Data la presa che esercitava sui giovani, i partiti se ne impossessarono togliendo alle manifestazioni goliardiche quella fresca ingenuità che le aveva sempre contraddistinte. All’epoca la politica era dominata da tre schieramenti: la Democrazia cristiana, che diede luogo alla Fuci (Federazione universitari cattolici italiani), la sinistra, che fondò il Cudi (Centro universitario democratici italiani), e la destra, che con il Fuan (Fronte universitario di alleanza nazionale) resuscitò il vecchio Guf (Gioventù universitaria fascista). Chi non si schierava con uno dei tre gruppi veniva subito bollato come qualunquista (o teddy boy) e retrocesso in una serie inferiore. Noi, per evitare questa emarginazione, smettemmo di cantare. E pensare che la goliardia aveva nobili tradizioni. Pare, infatti, che il primo canto goliardico, il Gaudeamus igitur, risalga...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Indice
  5. I Le donne sono diverse
  6. II Le donne sono più belle degli uomini
  7. III Il sesso
  8. IV L’amore
  9. V Le lesbiche
  10. VI Le prostitute
  11. VII Le parolacce
  12. VIII Le filosofe
  13. IX Le donne e la Storia
  14. Intermezzo - Sedotte e abbandonate
  15. Arianna e Teseo
  16. Ero e Leandro
  17. Fedra e Ippolito
  18. Laodamia e Protesilao
  19. Didone ed Enea
  20. Deianira ed Eracle
  21. Briseide e Achille
  22. Medea e Giasone
  23. Fillide e Demofoonte
  24. Saffo e Faone
  25. Elena e Paride
  26. Ipsipile e Giasone
  27. Penelope e Ulisse
  28. Enone e Paride
  29. Ermione e Oreste
  30. Ipermestra e Linceo
  31. Canace e Macareo
  32. Cidippe e Aconzio
  33. Conclusione