Storia della filosofia moderna - 2. Da Cartesio a Kant
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Storia della filosofia moderna - 2. Da Cartesio a Kant

  1. 192 pagine
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Storia della filosofia moderna - 2. Da Cartesio a Kant

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«Il mondo si divise in due emisferi distinti e separati: da una parte c'erano quelli a cui piaceva di più ragionare, e dall'altra quelli a cui piaceva di più credere.» Così Luciano De Crescenzo presenta il nuovo volume della Storia della filosofia, dedicato al Sei e al Settecento. Due emisferi, certo, ma il primo diventa ogni giorno più frequentato e formicolante, mentre il secondo andava rattrappendosi. Nasceva una nuova filosofia, che aveva un suo modello, fornito dalla matematica e dalla geometria. Cambiava anche il panorama e nel Settecento lo scontro tra chi amava "ragionare" e chi amava "credere" sfociò in una battaglia aperta, senza quartiere. Voltaire, gli enciclopedisti, i "materialisti" diventarono protagonisti della vita sociale e cambiarono durevolmente il volto dell'Europa. Tutta questa vicenda ricca e difficile è ricostruita da Luciano De Crescenzo con la grazia e la leggerezza, ma anche l'accurata precisione che i lettori della sua Storia della filosofia ormai conoscono bene.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852015069

III

Blaise Pascal

Il piccolo Pascal, ogni volta che apriva bocca, diceva sempre «perché». A confidarcelo è sua sorella Gilberte: «Mio fratello, fin dalla più tenera età, ha dato sempre segni di straordinaria intelligenza, e non tanto per le risposte quanto per le domande».
Insomma, era un bambino curioso. A volte il padre, Étienne Pascal, presidente della Commissione delle imposte, malgrado gli volesse un bene dell’anima, si stufava di starlo a sentire. «Blaise, adesso basta!» diceva. «Pensa a mangiare che la minestra si fredda.»
La vita
Blaise Pascal nacque a Clermont-Ferrand nel 1623. A tre anni rimase orfano di madre. Alla sua educazione provvide essenzialmente il padre. Il ragazzino si appassionava a qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e in particolare alla geometria. Il matematico La Pailleur, amico di famiglia, un giorno rimase stupito da tanta precocità e lo introdusse nell’Accademia di padre Mersenne, la stessa che aveva già ospitato Cartesio. I membri di questa Accademia si riunivano una volta alla settimana, e, a turno, intrattenevano i presenti su un argomento di comune interesse.
«Mio fratello» racconta Gilberte «non è stato mai in un collegio e, a parte mio padre, non ha mai avuto altri maestri. La sua curiosità, però, era inarrestabile. Una volta, ricordo, a tavola, qualcuno toccò il proprio piatto con un coltello. Ne venne fuori un rumore e lui volle subito conoscerne il motivo. Il giorno dopo ci scrisse sopra un trattato. Aveva dodici anni.»
In quello stesso periodo ricostruì le proposizioni di Euclide e buttò giù un Saggio sulle coniche. A diciannove anni inventò il primo computer della storia, ovvero una macchina calcolatrice che, senza l’aiuto di una penna, riusciva a fare le somme e le sottrazioni.
«Quest’invenzione» scrive Gilberte «fa diventare meccanismo quello che per gli altri è solo un ragionamento.»
Pascal la inventò per aiutare il padre nel suo lavoro di funzionario delle imposte. Riuscì anche a farsela brevettare. Oggi la macchina è nota come Pascaline ed è visibile a Parigi nel Conservatorio delle Arti e dei Mestieri. L’avesse inventata tre secoli e mezzo dopo sarebbe diventato miliardario come Bill Gates.
Nel 1646 Pascal scoprì che l’aria pesava più del vuoto. Studiando le teorie di Evangelista Torricelli si accorse che in montagna, man mano che si saliva, la pressione diventava sempre più bassa. Fino a quel momento un po’ tutti erano convinti che il vuoto non fosse realizzabile, quasi che «la natura ne provasse orrore». Poi, grazie a Dio, e grazie anche ad alcuni geni, come per l’appunto Torricelli, si riuscì a scoprire che si trattava solo di un problema di pesi. Blaise ci scrisse sopra un saggio intitolato Trattato del vuoto, di cui oggi, purtroppo, sono rimasti solo pochi frammenti.
Che ci si creda o no, anche Pascal ebbe il suo periodo mondano. Intorno al 1650 cominciò a frequentare una compagnia di perditempo tutta dedita a pranzi, feste e ubriacature, finché un brutto giorno cadde in una crisi mistica e non ne volle più sapere. A fargliela venire fu il vescovo di Ypres, un certo Giansenio. Costui era convinto che il peccato originale fosse alla base di tutti i guai e, quindi, anche di quelli che affliggevano Pascal. Certo è che Blaise da quel giorno divenne un misantropo, non accettò più la compagnia dei suoi simili e si rese inavvicinabile, o, come si diceva a quei tempi, «un solitario del convento di Port-Royal». L’unica persona con la quale riusciva a parlare era Jacqueline, la sorella minore, una santa donna che si era fatta suora in quella stessa abbazia.
Negli ultimi anni di vita Pascal scrisse un Memoriale, alcune frasi del quale furono trovate da un domestico il giorno in cui morì, cucite nel vestito che aveva indosso:
certezza certezza,
sentimento, gioia e pace,
oblio del mondo e di tutto
fuorché di Dio.
Rinuncia totale e dolce.
Morì nel 1662 e non aveva ancora quarant’anni.
Le opere
In quanto a scrivere, scrisse moltissimo, ma quasi sempre nel più totale disordine. Lasciava pensieri e riflessioni un po’ dovunque, su fogli di carta, su tavolette di legno e perfino sulle pareti di casa. Dopo la sua morte, furono gli amici a raccogliere le frasi più belle e a metterle in un libro intitolato Pensieri.
I Pensieri
Gli argomenti sono i più vari. In tutti, però, c’è l’ammirazione per l’uomo. In uno, il 377, dice: «L’uomo è una canna: è la creatura più fragile che esiste in natura, è una canna, però, che pensa. L’universo, per schiacciarlo, non dovrebbe poi fare tanta fatica. Gli basterebbe una goccia d’acqua. Comunque, anche uccidendolo, resterebbe il migliore, se non altro perché è una canna che sa che deve morire mentre le altre canne non lo sanno».
I Pensieri sono 948. Io ne ho scelti trentacinque, un po’ a caso in verità e un po’ perché sono quelli che più mi hanno colpito. Altri, infine, perché erano famosi, tipo quello della scommessa o quello del naso di Cleopatra. Sono stati tratti, sintetizzati e rielaborati dall’edizione Einaudi.
3. Coloro che giudicano col sentimento non sono avvezzi a ragionare. Coloro, invece, che ragionano non sanno cosa sia il sentimento.
6. Quando si vuole correggere qualcuno bisogna prima capire da quale lato ha considerato la cosa, perché, magari, è proprio da quel lato che la cosa funziona, ma allo stesso tempo fargli notare per quale lato è falsa.
17. Ci sono persone che scrivono bene ma che non sanno parlare, e persone che sanno parlare ma che non sanno scrivere. È raro trovare qualcuno che sappia fare tutte e due le cose.
28. Chissà perché la simmetria viene colta sempre nella larghezza e mai nella profondità o nell’altezza.
31. Ci sono casi in cui Parigi viene chiamata Parigi e altri in cui viene chiamata «la capitale del regno».
39. È molto più bello sapere qualcosa di tutto che non tutto di qualcosa.
51. Cartesio avrebbe volentieri fatto a meno di Dio, ma non ha potuto negare che almeno all’inizio una mano per muovere il mondo l’ha data.
67. Se si è troppo giovani non si giudica bene. Se si è troppo vecchi, nemmeno. Lo stesso accade per i quadri, a seconda che uno li veda troppo da vicino o troppo da lontano.
76. Due visi somiglianti, nessuno dei quali da solo ci fa ridere; visti insieme, l’uno accanto all’altro, possono suscitare il riso.
118. Gli uomini odiano la religione e temono che sia vera. Bisognerebbe convincerli che essa non è contraria alla ragione e che è degna d’amore, per far sì che i buoni desiderino che sia vera e poi dimostrare loro che è vera.
127. Tre sono i supporti della fede: l’abitudine, la ragione e l’ispirazione.
128. Due errori da non fare: mai escludere la ragione e mai fidarsi solo della ragione.
134. Molti credono per superstizione, molti non credono per libertinaggio, pochi, infine, stanno tra questi due estremi e aspettano.
142. La fede è un dono di Dio.
147. Quale differenza c’è tra conoscere Dio e amarlo?
161. È incomprensibile che Dio esista, ma è anche incomprensibile che non esista. E così dicasi per l’anima e per la creazione del mondo.
163. Basta un’unità per far diventare dispari quello che prima era pari e viceversa. Solo l’infinito non cambia nome aumentandolo di un solo numero.
164. Conviene scommettere sull’esistenza di Dio: se c’è si vince e se non c’è non si perde nulla.
177. Gli uomini sono nati per pensare, ma in genere pensano a ballare, a suonare, a cantare, a giocare, a battersi, a diventare capi di Stato, e mai a cosa vuol dire essere uomo.
178. Ci sono tre specie di persone: quelle che servono Dio perché lo hanno trovato, quelle che lo cercano perché non lo hanno trovato, e quelle che vivono senza cercarlo. Le prime sono felici e intelligenti, le seconde infelici e intelligenti, le ultime infelici e stupide.
188. Affinché la passione non ci nuoccia, facciamo come se ci restassero solo otto giorni di vita.
195. L’ultimo atto è davvero terribile: ci gettano un po’ di terra addosso e tutto finisce lì.
211. Una volta molte stelle non esistevano solo perché non erano stati inventati i cannocchiali. Le Scritture sostenevano che gli astri erano mille e ventidue.
220. Come è breve la vita se messa al confronto con l’eternità.
224. Quando si legge troppo in fretta si rischia di non capire nulla. Lo stesso capita quando si legge troppo lentamente.
226. Senza vino o con troppo vino la verità sfugge.
229. L’intelletto è predisposto a credere, il cuore ad amare. In mancanza di amori veri, a volte ci si volge agli amori falsi.
261. Siamo così presuntuosi che vorremmo essere riconosciuti da tutti e ci offendiamo se qualcuno non ci riconosce.
275. Il tempo lenisce i dolori e placa i dissensi, se non altro perché non siamo più gli stessi.
287. Se Cleopatra avesse avuto un naso più corto, tutta la storia sarebbe cambiata.
291. Non è vergognoso per un uomo soccombere sotto il dolore. È vergognoso, invece, soccombere sotto il piacere.
303. Voi mi uccidete perché abito sull’altra riva, e per questo siete considerati degli eroi. Se, invece, io abitassi sulla vostra riva sareste considerati tutti degli assassini.
315. Regina del mondo è la forza e non l’opinione. Alla fine, però, è sempre l’opinione a fare la forza.
348. Gli uomini, non potendo evitare la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno deciso di non pensarci.
350. Il movimento è vita, il riposo è morte.
352. Nulla è così noioso come vivere senza avere niente...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. di Luciano De Crescenzo
  3. Storia della filosofia moderna - 2. Da Cartesio a Kant
  4. Premessa
  5. I. Renato Cartesio
  6. II. Thomas Hobbes
  7. III. Blaise Pascal
  8. IV. Baruch Spinoza
  9. V. John Locke
  10. VI. Isaac Newton
  11. VII. Nicolas de Malebranche
  12. VIII. Gottfried Wilhelm Leibniz
  13. IX. Giambattista Vico
  14. X. Christian Wolff
  15. XI. George Berkeley
  16. XII. Alexander Gottlieb Baumgarten
  17. XIII. Carlo Linneo
  18. XIV. Montesquieu
  19. XV. I materialisti
  20. XVI. Gli enciclopedisti
  21. XVII. Denis Diderot
  22. XVIII. D’Alembert
  23. XIX. Voltaire
  24. XX. Étienne Bonnot de Condillac
  25. XXI. Gotthold Ephraim Lessing
  26. XXII. L’illuminismo napoletano
  27. XXIII. L’illuminismo milanese
  28. XXIV. David Hume
  29. XXV. Jean-Jacques Rousseau
  30. XXVI. Marchese di Sade
  31. XXVII. Adam Smith
  32. XXVIII. Immanuel Kant
  33. Indice dei nomi
  34. Copyright