Aléxandros - 3. Il confine del mondo
eBook - ePub

Aléxandros - 3. Il confine del mondo

  1. 378 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Aléxandros - 3. Il confine del mondo

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

L'armata macedone varca l'Eufrate e il Tigri per raggiungere Babilonia. La reggia di Persepoli, il palazzo più bello del mondo, viene data alle fiamme: si conclude così la vicenda di un antico impero e si apre un'era nuova. Il progetto più ambizioso, quello di un mondo senza greci né barbari e di una sola patria per un solo popolo, è davanti agli occhi di Alessandro. Ma gloria, onore e ricchezza generano anche invidia, timore e rancore. E il re onnipotente è trascinato in un vortice di violenza e di sangue. Soltanto l'amore può essergli di aiuto, combattendo lo sgomento di essere soli, davanti all'impresa sovrumana. Sarà lei, Roxane, la più bella, l'incantatrice, la regina, a dare ad Alessandro il coraggio di spingersi verso l'India misteriosa e la forza di rinunciare al sogno, di cercare, tra stenti e privazioni, la via del ritorno. Con Il confine del mondo Valerio Massimo Manfredi chiude magistralmente la trilogia dedicata alla vita di Alessandro Magno, la vicenda più straordinaria della storia dell'uomo.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Aléxandros - 3. Il confine del mondo di Valerio Massimo Manfredi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura storica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852016158

1

Il re si rimise in viaggio attraverso il deserto sul finire della primavera, per un’altra via che dall’oasi di Amon raggiungeva direttamente le sponde del Nilo nei pressi di Memfi. Cavalcava da solo per ore e ore in groppa al suo baio sarmatico, mentre Bucefalo gli galoppava a fianco senza finimenti e senza briglie. Da quando Alessandro si era reso conto di quanto lunga fosse ancora la strada che avrebbe dovuto percorrere, cercava di risparmiare al suo cavallo tutte le fatiche inutili, come se volesse prolungargli il vigore dell’età giovanile il più possibile.
Ci vollero tre settimane di marcia sotto il sole cocente e fu necessario affrontare ancora durissime privazioni prima di vedere la sottile linea verde che annunciava le fertili sponde del Nilo, ma il re sembrava non sentire né la stanchezza né la fame né la sete, assorto nei suoi pensieri o nei suoi ricordi.
I compagni non disturbavano il suo raccoglimento perché si rendevano conto che voleva restare solo in quelle sterminate distese desertiche con il suo sentimento d’infinito, con la sua ansia d’immortalità, con le passioni del suo animo. Soltanto la sera era possibile parlargli, e a volte qualcuno degli amici entrava nella sua tenda e gli teneva compagnia mentre Leptine gli faceva il bagno.
Un giorno Tolomeo lo sorprese con una domanda che aveva tenuta dentro per troppo tempo: «Che cosa ti ha detto il dio Amon?».
«Mi ha chiamato “figlio”» rispose Alessandro.
Tolomeo raccolse la spugna che era caduta a terra dalle mani di Leptine e gliela porse. «E tu, che cosa gli hai chiesto?»
«Gli ho chiesto se tutti gli assassini di mio padre erano morti o se qualcuno era sopravvissuto.»
Tolomeo non disse nulla. Aspettò che il re uscisse dalla vasca, gli mise sulle spalle un telo di lino fresco, poi cominciò a frizionarlo. Quando Alessandro si volse verso di lui, lo scrutò fino in fondo all’anima e gli domandò: «Dunque vuoi ancora bene a tuo padre Filippo, ora che sei diventato un dio?».
Alessandro sospirò: «Se non fossi tu a farmi questa domanda, direi che sono parole di Callistene o di Clito il Nero… Dammi la tua spada». Tolomeo lo guardò sorpreso, ma non osò controbattere. Sguainò l’arma e gliela porse. Lui la prese e si incise con la punta la pelle del braccio, facendone colare un rivolo vermiglio.
«Che cos’è questo, non è forse sangue?»
«Lo è infatti.»
«È sangue, non è vero? Non è “icor, che dicono scorra nelle vene degli dei beati”» continuò citando un verso di Omero. «E dunque, amico mio, cerca di comprendermi e non ferirmi inutilmente, se mi vuoi bene.»
Tolomeo capì e si scusò per avergli rivolto la parola in quel modo, mentre Leptine lavava il braccio del re con del vino e lo bendava.
Alessandro lo vide dispiaciuto e lo invitò a rimanere per la cena, anche se non c’era molto da mangiare: pane secco, datteri e vino di palma dal sapore acidulo.
«Che cosa faremo ora?» gli chiese Tolomeo.
«Torneremo a Tiro.»
«E poi?»
«Non lo so. Credo che là Antipatro mi farà sapere quello che sta succedendo in Grecia e che avremo dai nostri informatori notizie sufficienti su ciò che Dario sta progettando. A quel punto prenderemo una decisione.»
«So che Eumene ti ha riferito della sorte di tuo cognato Alessandro d’Epiro.»
«Sì, purtroppo. Mia sorella Cleopatra sarà affranta, e anche mia madre che lo amava moltissimo.»
«Ma io penso che sia tu a provare il dolore più grande. Non ho forse ragione?»
«Credo che tu abbia ragione.»
«Che cosa vi univa così intimamente, oltre alla doppia parentela?»
«Un grande sogno. Ora tutto il peso di quel sogno grava sulle mie spalle. Un giorno passeremo in Italia, Tolomeo, e annienteremo i barbari che lo hanno ucciso.»
Versò un po’ di vino di palma all’amico, poi disse: «Ti piacerebbe ascoltare dei versi? Ho invitato Tessalo a tenermi compagnia».
«Con grande piacere. Che versi hai scelto?»
«Versi che parlano di mare, da diversi poeti. Questo paesaggio di sabbie sterminate mi ricorda la distesa del mare, e al tempo stesso l’arsura di questi luoghi me lo fa desiderare.»
Non appena Leptine ebbe tolto le due piccole mense, l’attore entrò. Indossava un abito di scena e aveva il volto truccato: gli occhi segnati di bistro, la bocca ritoccata con il minio a creare una piega amara, come quella delle maschere tragiche. Toccò la cetra traendone alcuni accordi sommessi e cominciò:
Aura marina, aura
che spingi veloci le navi
sul dorso dei flutti,
dove mi porterai?1
Alessandro lo ascoltava incantato nel silenzio profondo della notte, ascoltava quella voce capace di qualsiasi intonazione, capace di vibrare per tutti i sentimenti e per tutte le passioni umane, di imitare il sospiro del vento e il fragore del tuono.
Restarono fino a tarda ora ad ascoltare la voce del grande attore che mutava a ogni sfumatura, che gemeva nel pianto delle donne o si ergeva superba nel grido degli eroi. Quando Tessalo ebbe terminato la sua recita, Alessandro lo abbracciò. «Grazie» gli disse con gli occhi lucidi. «Tu hai evocato i sogni che visiteranno la mia notte. Ora vai a dormire: domani ci attende una lunga marcia.»
Tolomeo restò ancora un poco a bere del vino con lui.
«Pensi mai a Pella?» gli chiese a un tratto. «Pensi mai a tua madre e a tuo padre, a quando eravamo ragazzi e correvamo a cavallo sulle colline di Macedonia? Alle acque dei nostri fiumi e dei nostri laghi?»
Alessandro sembrò riflettere per qualche istante, poi rispose: «Sì, spesso, ma mi sembrano immagini lontane, come di cose accadute tanti anni fa. La nostra vita è talmente intensa che ogni ora conta come un anno».
«Questo significa che invecchieremo anzitempo, non è così?»
«Forse… O forse no. La lucerna che brilla più splendente nella sala è quella destinata a spegnersi per prima, ma tutti i convitati ricorderanno quanto bella e amabile fosse la sua luce durante la festa.»
Scostò il lembo della tenda e accompagnò fuori Tolomeo. Il cielo sul deserto brillava di un numero infinito di stelle e i due giovani levarono gli occhi a contemplare la volta splendente.
«E forse questo è anche il destino delle stelle che brillano più fulgide nella volta celeste. Che la tua notte sia serena, amico mio.»
«E anche la tua, Aléxandre» rispose Tolomeo, e si allontanò verso la sua tenda ai margini del campo.
Cinque giorni dopo raggiunsero le sponde del Nilo a Memfi, dove lo attendevano Parmenione e Nearco, e quella stessa notte Alessandro rivide Barsine. Era stata alloggiata in un palazzo sontuoso appartenuto a un faraone e il suo quartiere era stato preparato nella parte alta del palazzo, esposta al vento etesio che portava di sera una piacevole frescura e faceva volare le cortine di bisso azzurro, leggere come ali di farfalla.
Lei lo aspettava, coperta da una sottoveste leggera alla maniera ionia, seduta su una poltrona a braccioli adorna di fregi d’oro e di smalto. Aveva i capelli neri dai riflessi di viola sciolti sulle spalle e sul petto, ed era appena truccata alla maniera egiziana.
La luce della luna e quella delle lampade nascoste dietro schermi d’alabastro si mescolavano in un’atmosfera profumata di nardo e d’aloe, palpitante di riflessi d’elettro nelle vasche d’onice piene d’acqua, su cui galleggiavano fiori di loto e petali di rose. Da una quinta traforata in forma di rami d’edera e di uccelli librati in volo, veniva una musica sommessa e soave di flauti e arpe. Le pareti erano completamente affrescate da antiche pitture egizie con scene di danza in cui fanciulle nude volteggiano al suono di liuti e tamburelli davanti alla coppia reale assisa in trono, e in un angolo c’era un grande letto con un baldacchino azzurro sorretto da quattro colonne di legno dorato con i capitelli a forma di fiori di loto.
Alessandro entrò e volse a Barsine un lungo sguardo ardente. Aveva ancora negli occhi la luce abbagliante del deserto, negli orecchi i suoni segreti degli oracoli amonici, tutto il suo corpo irradiava un’aura di magico incanto: dai capelli dorati che gli accarezzavano le spalle, dal petto muscoloso segnato da cicatrici, dal colore cangiante degli occhi, dalle mani sottili e nervose percorse da turgide vene azzurrine. Indossava sul corpo nudo soltanto una clamide leggera fermata sulla spalla sinistra da una fibbia d’argento di antica fattura, eredità secolare della sua dinastia, e un nastro d’oro gli cingeva la fronte.
Barsine si alzò e si sentì subito persa nella luce del suo sguardo. Mormorò: «Aléxandre…» mentre lui la stringeva fra le braccia, baciava le sue labbra umide e carnose come datteri maturi e la piegava sul letto accarezzandole i fianchi e il seno tiepido e profumato.
Ma in un batter di ciglia il re sentì la pelle di lei raggelarsi e le membra irrigidirsi sotto le sue mani, avvertì una vibrazione minacciosa nell’aria, che svegliava i suoi sensi assopiti di guerriero. Si volse di scatto con un guizzo delle reni a fronteggiare il pericolo imminente e si trovò investito in pieno da un corpo lanciato in corsa verso di lui, vide una mano alzata che brandiva un pugnale, udì un grido stridulo e selvaggio rimbombare fra le pareti del talamo assieme a quello di Barsine, rotto dal pianto e dal dolore.
Alessandro ebbe facilmente ragione dell’aggressore e lo inchiodò al suolo torcendogli il polso e obbligandolo a lasciar cadere l’arma. E l’avrebbe subito massacrato con il pesante candelabro che aveva afferrato in un lampo, se non avesse riconosciuto un ragazzo di quindici anni: Eteocle, il figlio maggiore di Memnone e Barsine! Il ragazzo si dibatteva come un giovane leone preso in trappola, gridava ogni sorta d’insulti, mordeva e graffiava non potendo più brandire il pugnale.
Entrarono le guardie, attirate dal trambusto, e immobilizzarono l’intruso. L’ufficiale che le comandava, essendosi reso conto di quanto era accaduto, esclamò: «Attentato alla vita del re! Portatelo di sotto perché sia torturato e giustiziato». Ma Barsine si gettò ai piedi di Alessandro piangendo: «Salvalo, mio signore, salva la vita di mio figlio, ti scongiuro!».
Eteocle la guardò sprezzante, poi, rivolto ad Alessandro, disse: «Ti conviene uccidermi perché io ritenterò mille volte ciò che ho fatto poco fa, finché non riuscirò a vendicare la vita e l’onore di mio padre». Tremava ancora per l’eccitazione dello scontro e per l’odio che gli bruciava il cuore. Il re fece cenno alle guardie di ritirarsi.
«Ma, sire…» protestò l’ufficiale.
«Uscite!» intimò Alessandro. «Non vedete che è solo un ragazzo?» E l’uomo obbedì. Poi si volse nuovamente a Eteocle: «L’onore di tuo padre è salvo e la vita gli fu tolta da una malattia fatale».
«Non è vero!» gridò il ragazzo. «Lo hai fatto avvelenare e ora… ora ti prendi la sua donna. Sei un uomo senza onore!»
Alessandro gli si avvicinò e ripeté con voce ferma: «Ammiravo tuo padre, lo consideravo l’unico avversario degno di me e sognavo soltanto di potermi battere un giorno in duello contro di lui. Mai lo avrei fatto avvelenare: io affronto i miei nemici a viso aperto con la spada e la lancia. Quanto a tua madre, sono io la vittima, io che penso a lei ogni momento, io che ho perso il sonno e la serenità. L’amore è la forza di un dio, forza ineluttabile. L’uomo non può sfuggire né evitarlo, come non può evitare il sole e la pioggia, il nascere e il morire».
Barsine singhiozzava in un angolo con il volto nascosto fra le mani.
«Non dici nulla a tua madre?» chiese il re.
«Dal primo istante in cui le tue mani l’hanno toccata, lei non è più mia madre, non è più niente. Uccidetemi, vi conviene. Altrimenti sarò io a uccidervi: dedicherò il vostro sangue all’ombra di mio padre, perché abbia pace nell’Ade.»
Alessandro si volse a Barsine: «Che devo fare?».
Barsine si asciugò...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Aléxandros. Il confine del mondo
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Capitolo 31
  35. Capitolo 32
  36. Capitolo 33
  37. Capitolo 34
  38. Capitolo 35
  39. Capitolo 36
  40. Capitolo 37
  41. Capitolo 38
  42. Capitolo 39
  43. Capitolo 40
  44. Capitolo 41
  45. Capitolo 42
  46. Capitolo 43
  47. Capitolo 44
  48. Capitolo 45
  49. Capitolo 46
  50. Capitolo 47
  51. Capitolo 48
  52. Capitolo 49
  53. Capitolo 50
  54. Capitolo 51
  55. Capitolo 52
  56. Capitolo 53
  57. Capitolo 54
  58. Capitolo 55
  59. Capitolo 56
  60. Capitolo 57
  61. Capitolo 58
  62. Capitolo 59
  63. Capitolo 60
  64. Capitolo 61
  65. Capitolo 62
  66. Capitolo 63
  67. Capitolo 64
  68. Epilogo
  69. Nota dell’autore
  70. Copyright