Eremita a Parigi
eBook - ePub

Eremita a Parigi

Pagine autobiografiche

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Eremita a Parigi

Pagine autobiografiche

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Gli scritti di Calvino durante l'esilio volontario a Parigi, compreso "Il diario americano 1959-60". Un autoritratto spontaneo per rendere più stretto e approfondito il rapporto del lettore con l'Autore.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Eremita a Parigi di Italo Calvino in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Biografie in ambito letterario. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852015908

Diario americano1

1959-1960
Da bordo, 3 nov. 59
Caro Daniele2 cari amici,
La noia ha ormai per me l’immagine di questo transatlantico. Cosa mai ho fatto a non prendere l’aereo? Sarei arrivato in America pervaso dal ritmo del mondo dei grandi affari e della grande politica, invece vi arriverò gravato da una già forte dose di noia americana, di vecchiaia americana, di povertà di risorse vitali americana. Per fortuna mi resta solo una sera da passare sul vapore, dopo quattro sere d’una noia disperante. Il sapore da «belle époque» dei transatlantici non riesce più a risuscitare neanche un’immagine. Quel tanto di ricordo del tempo passato che puoi recuperare da Montecarlo o da San Pellegrino Terme, qui non c’è, perché il transatlantico è nuovo, una cosa antiquata costruita pretenziosamente adesso, e popolata da gente antiquata, vecchia e brutta. L’unica cosa che se ne può trarre è una definizione della noia come uno sfasamento rispetto alla storia, un sentirsi tagliati fuori con la coscienza che tutto il resto si muove: la noia di Recanati come quella delle Tre sorelle non è diversa dalla noia di un viaggio in transatlantico.
Viva il Socialismo.
Viva l’Aviazione.

I miei compagni di viaggio
(Young creative writers)

Sono tre perché il tedesco Günther Grass non ha superato la visita medica e per la barbara legge che per entrare in America bisogna avere i polmoni sani deve rinunciare alla borsa.
Poi c’è un quarto che viaggia in tourist class (la terza) perché porta con sé a sue spese la moglie e il figliolino, e così l’abbiamo visto una volta sola. È ALFRED TOMLINSON, poeta inglese, tradizionale tipo di universitario inglese. Ha 32 anni ma potrebbe averne anche 52.
Gli altri tre sono:
CLAUDE OLLIER, francese, 37 anni, nouveau roman, finora ha scritto un solo libro.3 Voleva approfittare del viaggio per leggere finalmente Proust ma la biblioteca circolante del transatlantico non va più in là di Cronin.
FERNANDO ARRABAL, spagnolo, 27 anni, piccolo, faccia da bambino con barba a collare e frangetta. Vive da anni a Parigi. Ha scritto delle pièces teatrali che nessuno ha mai voluto rappresentare e anche un romanzo pubblicato da Julliard. Fa la fame. Non conosce nessuno scrittore spagnolo e li odia tutti perché dicono che lui è un traditore e vorrebbero che facesse del realismo socialista e scrivesse contro Franco e lui si rifiuta di scrivere contro Franco, lui Franco non sa nemmeno chi sia, ma in Spagna se non si è contro Franco non si può pubblicare niente né vincere premi letterari perché chi comanda tutto è Goytisolo che impone a tutti di fare del realismo socialista, cioè Hemingway-Dos Passos, lui Hemingway-Dos Passos non li ha mai letti, e neppure ha letto Goytisolo perché non riesce a leggere il realismo socialista, e al di fuori di Ionesco e Ezra Pound non ama molte cose. È estremamente aggressivo, scherzoso in maniera ossessiva e lugubre e non si stanca di bombardarmi di domande su come mai io posso interessarmi di politica, e anche su cosa si fa con le donne. I suoi obiettivi polemici sono due: la politica e il sesso. Lui e i blousons noirs di cui si fa interprete non possono nemmeno concepire come ci sia gente che trova interessante la politica e il sesso. Si interessa solo di cinema (soprattutto cinemascope, technicolor e gangsters) e biliardini elettrici. Uscito dal seminario (studiava da gesuita, in Spagna) non ha mai avuto contatti sessuali, pare neanche con sua moglie (è sposato da tre anni) e non ha mai avuto desiderio d’averne, come per la politica. Dice che i blousons noirs che vengono su adesso sono ancora più lontani di lui dalla politica e dal sesso. Non parla una parola d’inglese, scrive in franc.
HUGO CLAUS, belga fiammingo, 32 anni, ha cominciato a pubblicare a 19 e da allora ha scritto una quantità enorme di roba, ed è il più famoso scrittore, drammaturgo e poeta dell’area linguistica fiammingo-olandese per la nuova generazione. Molta di questa roba lui stesso dice che non val niente, compreso il romanzo tradotto in Francia e in America, ma è un tipo tutt’altro che stupido e antipatico, un omaccione biondo con una bellissima moglie attrice di rivista (che ho conosciuto mentre lo salutava alla partenza) ed è l’unico di questi tre che abbia letto moltissimo e i cui giudizi siano attendibili. Quattro ore dopo il lancio del primo sputnik aveva già scritto un poema sul medesimo, che uscì in prima pagina immediatamente su un quotidiano belga.
Il mio indirizzo nuovo e credo definitivo per tutto il tempo in cui starò a New York cioè fino a circa il 5 di gennaio è:
Grosvenor Hotel, 35 Fifth Avenue, New York.

Dal diario dei primi giorni a NY

9 novembre 1959

L’arrivo

La noia del viaggio è largamente ripagata dall’emozione dell’arrivo a New York, la più spettacolare visione che sia data di vedere su questa terra. I grattacieli affiorano grigi nel cielo appena chiaro e sembrano enormi rovine d’una mostruosa New York abbandonata di qui a tremila anni. Poi poco a poco si distinguono i colori diversi da qualunque idea che uno se ne faceva, e un complicatissimo disegno di forme. Tutto è silenzioso e deserto, poi si cominciano a veder scorrere le auto. L’aspetto grigio e massiccio e finesecolo delle case dà a NY, come nota subito Ollier, l’aria da città tedesca.

Lettunich

Ossessionato dal risparmio, Mateo Lettunich, Head Arts Division dell’IIE (di famiglia oriunda da Dubrovnik-Ragusa), non vuole che prenda un facchino. Il Van Rensselaer dove ci ha fissato le camere è sporco, delabré, puzzolente, a dump. Se indica un ristorante è certo il peggiore della zona. Ha l’aria preoccupata e sbigottita di certi interpreti sovietici che accompagnano le delegazioni, ma rimpiango molto il savoir faire spregiudicato con cui a Mosca il funzionario figlio di aristocratici Victor V. accompagnava la nostra delegaz. di giovani operai e braccianti. Per chi è stato viziato dall’ospitalità dei paesi del socialismo, la timidezza impacciata con cui il paese del capitalismo maneggia i miliardi della Ford Foundation mette a disagio. Ma il fatto è che qui non si viaggia in delegazione, e, sbrigate poche formalità, ognuno va per conto suo e fa quel che vuole e Mateo non lo rivedrò più. È un commediografo d’avanguardia, non rappresentato.

Gli alberghi

Il giorno dopo mi metto in giro per il Greenwich Village a cercare un albergo e sono tutti così: vecchi, sudici, puzzolenti, con logori tappeti, anche se nessuno ha la vista da suicidio della mia camera al Van R. con una scaletta di ferro rugginosa e lurida davanti alla finestra su un budello di cortile dove non entra mai il sole. Ma vado al Grosvenor che è l’albergo elegante del Village, vecchio ma pulito; ho una bellissima stanza in perfetto stile Henry James (siamo a un passo da Washington Square, in gran parte rimasta come allora) e pago 7 dollari al giorno, garantendo che ci sto due mesi e pagando un mese anticipato.

New York non è ancora l’America

Questa frase che avevo letta in tutti i libri su New York te la ripetono dieci volte al giorno, ed è vera, ma cosa importa? È New York, qualcosa che non è né del tutto America né del tutto Europa, che ti comunica una carica d’energia straordinaria, che ti senti subito in mano come se ci fossi sempre vissuto, e in certi momenti, specie a uptown dove più si sente la vita di massa dei grandi uffici e fabbriche di abiti fatti, ti piomba addosso che pare ti schiacci. Naturalmente, uno appena è sbarcato qui, pensa a tutto fuor che a tornare indietro.

Il Village

Forse faccio male a restare al Village. È così poco New York, pur essendo nel centro di New York. È così somigliante a Parigi, ma in fondo si capisce che è una somiglianza involontaria che fa di tutto per credersi volontaria. Tre strati sociali diversi al Village: la borghesia benpensante soprattutto dei palazzi nuovi che sorgono anche qui; i natives italiani che di fronte all’invasione degli artisti (cominciata negli anni Dieci perché qui si spende meno) fanno resistenza e spesso si azzuffano (a primavera risse e arresti in massa da parte della polizia hanno diradato il flusso di turismo domenicale da parte dei newyorkesi degli altri quartieri) ma intanto è sui bohemians e sull’atmosfera bohemian che campano e mandano avanti le loro botteghe; e i bohemians che ora sono chiamati dal volgo tutti beatniks, più sporchi e scostanti, uomini e donne, di tutti i confratelli parigini. Intanto la fisionomia del quartiere è minacciata dalle speculazioni edilizie che impiantano anche qui grattacieli. Ho firmato una petizione per la salvezza del Village a una ragazzetta attivista che raccoglieva firme a un angolo della Sixth. Siamo molto attaccati al nostro quartiere noi del Village. Abbiamo anche due giornali tutti per noi: The Villager e The Village’s Voice.

Il mondo è piccolo

Sto proprio in faccia a Orion Press, Mischa4 sta un block più in là, la Grove Press è appena girato l’angolo, dalla finestra vedo il grande palazzo di MacMillan.

Le auto

È la cosa che ti diverte di più, arrivando, vedere come in America le auto sono tutte enormi, non è che ci siano le piccole e le grandi, sono enormi talvolta in maniera da far ridere, quelle che noi consideriamo le macchine da gran turismo sono le macchine normali, anche i tassì hanno code lunghissime. L’unico newyorkese che ha una macchina piccola tra gli amici è Barney Rosset, sempre maniaco dell’anticonformismo, che ha una di quelle macchinette microscopiche, una Isetta rossa.
Sono molto tentato d’affittare subito una macchina grossissima, anche senza usarla ma solo per il senso psicologico di dominio della città. Ma se si parcheggia in strada bisogna scendere alle sette a cambiarla di marciapiede perché cambia il marciapiede vietato. E i garage costano un occhio.

L’immagine più bella della New York notturna

Ai piedi del Rockfeller Center c’è una pista di ghiaccio e giovani e ragazze che pattinano, nel cuore della New York notturna, tra Broadway e la Fifth.

Il quartiere cinese

Le nazionalità povere nei loro quartieri sono piuttosto deprimenti; gli italiani in particolare sono sinistri. Non così i cinesi; il loro quartiere pur con tutti gli sfruttamenti turistici spira un’aria di civile benessere operoso e di gaiezza vera sconosciuta agli altri quartieri «caratteristici» di NY. Da Bo-bo la cucina cinese è straordinaria.

Il mio primo NY Times della domenica

Per quanto ne avessi letto e sentito parlare, andare dal giornalaio e vedersi consegnare un fascio di carta che a stento riesci a sostenere tra le braccia, il tutto per 25 cents, ti lascia tramortito. Tra le varie sections e supplementi ritrovo il Book Review che eravamo abituati a considerare come una rivista a parte, mentre è uno dei tanti inserti del numero domenicale.

I colleghi del grant

A New York ritroviamo il poeta inglese che viaggiava in tourist class e che subito vuol ripartire perché non si ritrova e preferisce stare in campagna; e l’israeliano Meged, studioso e saggista di politica e religione e anche autore d’un romanzo non tradotto in nessuna lingua europea. È un tipo serio, diverso da tutti, non simpatico; non lo capisco bene, e credo che non lo rivedrò, perché anche lui vuol andare a stare in una piccola città universitaria. Al posto di Günther Grass (il quale poveretto non sapeva d’essere tisico; l’ha scoperto passando la visita per il visto, e adesso è in sanatorio) verrà non un tedesco ma un altro francese, Robert Pinget, quello del Fiston (ha finito ora un altro romanzo).

La conferenza stampa

L’IIE organizza una conferenza stampa di noi sei. Nelle note biografiche distribuite agli intervenuti, la notizia su di me che ha più rilievo è che sono presentato dalla principessa Caetani, la quale ha tanta stima di me. La conferenza stampa ha quella stessa aria dilettantesca e forzata delle democrazie popolari, con lo stesso tipo di gente, di ragazzette, di domande sceme. Arrabal che non parla inglese e risponde con un filo di voce, non riesce a fare scandali. Quali scrittori americani volete incontrare? Lui dice: Eisenhower, ma lo dice piano, e Lettunich che fa da interprete, spaventatissimo, non vuol ripetere. Ollier afferma secco (alla domanda se siamo pessimisti o ottimisti) che lui è per una concezione del mondo materialista. Io dico che credo nella storia e sono contro alle ideologie e religioni che vogliono la passività dell’uomo. A queste parole il presidente dell’IIE si alza dal tavolo della presidenza, abbandona la sala e non si fa più vedere.

Alcolizzato

diventerò in breve tempo, se comincio con i drink alle undici del mattino e continuo fino alle due di notte. Dopo i primi giorni di New York, s’impone una stretta politica di risparmio delle proprie energie.
C’è il mio libro esposto nelle librerie, in vetrina o sui banchi?
No, mai, neanche in una.

La Random House

La fregatura è stata che il managing editor Hiram Haydn dopo aver sponsored il Barone ha lasciato la Random per fondare la Atheneum, e Mr Klopfer, fondatore e proprietario, non crede alle possibilità commerciali del mio libro e mi fa gli stessi discorsi che Cerati5 fa a Ottiero Ottieri. Ogni libraio ha avuto quattro o cinque copie del mio libro, le ha vendute o no, comunque non le rimpiazza, cosa ci può fare l’editore? Gli americani non amano la fantasia, le recensioni buone van benissimo (ne è uscita una formidabile sabato sul Saturday Review) anche il libraio le legge e sa lui cosa deve fare. Riesco a strappargli la promessa di mandare Cerati a parlare con i librai, ma non ci credo. Comunque, sono a lunch con lui giovedì. Apprendo poi dalle ragazze (sono sempre molto contento di loro; come editorial department la Random è una delle case più serie) che sono successi dei pasticci nella distribuzione con le macchine IBM che la Random ha giusto ora inaugurato nel sell department: due macchine si sono guastate e piccole librerie di villaggi del Nebraska hanno ricevuto dozzine di copie del Barone mentre importanti librerie della Fifth non ne hanno avuta neanche una. Ma la cosa fondamentale è che il budget pubblicitario del mio libro era solo di 500 dollari, cioè niente: per lanciare un libro se non spendi mezzo milione di dollari non fai niente. Il fatto è che le grandi case commerciali vanno bene quando un libro è un best-seller naturalmente, ma di imporre il libro che deve prima avere una fortuna letteraria di élite se ne fregano, gli basta il prestigio d’averlo pubblicato. Ora hanno tre best-sellers: il nuovo Faulkner, il nuovo Penn Warren, e Hawai di uno scrittore commerciale che si chiama6, e vendono quelli lì.

La Orion

Sono due stanzette. Questo Greenfeld è un bravo ragazzo ricco, ma non si capisce bene cosa vogliono fare. Comunque, avendo pochissimi libri, commercialmente li curano, anche come public relations, e le Italian Fables ci sono dappertutto anche perché entrano nei children’s anche se loro non hanno fatto nulla per spingerle nel senso children’s. Domenica c’è stata la recensione sul NYTBR,7 molto lusinghiera per il libro italiano ma giustamente dura sulla loro traduzione.

La Horsch

Mi pare una donna in gamba, una vecchia terribile, molto calorosa e gentile. Non vuol dare il Visconte a Random che adesso lo vuole, e sono d’accordo per la casa più piccola e di massimo prestigio letterario. Allora lo darà a Atheneum che comincerà a pubblicare tra poco e sarà certo un avvenimento editoriale di grande importanza perché sono tre editors di gran prestigio che si mettono assieme e uno è Haydn che dirigeva Random, l’altro è Michael Bessie di Harper’s e il terzo è il figlio di Knopf. Io ho già mezzo combinato un pasticcio perché ho promesso a Grove che mi stanno molto dietro, e di fatto il libro Grove lo trovi dappertutto e sono i più alla moda nell’ambiente più d’avanguardia. Di fatto loro avevano una promessa orale dalla Horsch, ma lei ora vuol darlo a Haydn, e credo anch’io che Atheneum sarà importante.
10 nov.

Rosset

Il cocktail party a casa di Barney Rosset della Grove è stato finora il più interessante e ricco di gente diversa di quanti parties abbiano infiorato le mie giornate. Ne esce confermato il giudizio che su Rosset abbiamo dato a Francoforte, di un avanguardismo molto spinto e di gran classe ma privo di una spina dorsale storica e morale. Rosset (e il suo socio Dick Seaver, che era anche lui a Frankfurt, e sta con una moglie francese in una catapecchia in punta a Manhattan adattata dentro da casa elegante intellettuale) va capito molto v...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Presentazione
  4. Cronologia
  5. Bibliografia essenziale
  6. Nota introduttiva di Esther Calvino
  7. Eremita a Parigi
  8. Forestiero a Torino
  9. Lo scrittore e la città
  10. Questionario 1956
  11. Ritratto su misura
  12. Diario americano 1959-1960
  13. Il comunista dimezzato
  14. Autobiografia politica giovanile
  15. Una lettera in due versioni
  16. Nota biografica obiettiva
  17. Eremita a Parigi
  18. Il mio 25 aprile 1945
  19. Il dialetto
  20. Situazione 1978
  21. Sono stato stalinista anch’io?
  22. L’estate del ’56
  23. I ritratti del Duce
  24. Dietro il successo
  25. Vorrei essere Mercuzio
  26. La mia città è New York
  27. Intervista di Maria Corti
  28. Copyright