Scritti costieri
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Scritti costieri

1948 - 1952

  1. 714 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le divertenti, delicate e colorite cronache dei Caraibi scritte da Gabriel García Márquez, all'epoca studente di giurisprudenza poco più che ventenne, per il quotidiano "El Universal". L'impeccabile esordio narrativo di un grandissimo romanziere.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852016004

Introduzione

Il 9 aprile 1948, verso l’una del pomeriggio, il leader liberale e populista Jorge Eliécer Gaitán cadde sotto le pallottole di uno sconosciuto mentre usciva dal suo studio di avvocato, sito nella Settima strada, vicino all’incrocio con Avenida Jiménez de Quesada, in pieno centro di Bogotá. Gaitán spirò mezz’ora dopo. La notizia – prima dell’attentato e poi della morte – suscitò il furore vendicativo e disperato delle masse popolari che si scatenarono in un’insurrezione spontanea e disordinata, con un altissimo numero di morti, saccheggi, incendi e devastazioni. Fu il cosiddetto «Bogotazo», che ebbe un’eco sanguinosa in tutte le città e i centri di qualche importanza della Colombia. Il paese entrava così, com’è noto, nella fase conosciuta come «la Violenza», una fase apertasi in realtà due anni prima, con la conquista della poltrona presidenziale da parte della minoranza conservatrice.
In questa cornice storica si colloca l’ingresso di García Márquez nel giornalismo. Era una conseguenza diretta, sebbene allora impercettibile, del Bogotazo. Lo scrittore esordiente (nei mesi precedenti aveva pubblicato tre racconti sul supplemento letterario di «El Espectador» di Bogotá) frequentava il secondo anno di giurisprudenza all’Università nazionale.1 Poiché l’università era stata chiusa in seguito ai disordini del 9 aprile, García Márquez non aveva nulla da fare nella capitale e decise di tornare sulla Costa Atlantica, la regione di cui era originario. Si recò dapprima a Barranquilla, la principale città della Costa, dove aveva vissuto per qualche anno con i genitori2 e dove aveva frequentato i due anni di ginnasio al collegio dei gesuiti di San José.3 Siccome anche a Barranquilla l’università era chiusa, decise di proseguire fino a Cartagena – una città che fino ad allora non conosceva – dove l’università stava riaprendo le aule. Lì García Márquez avrebbe sbrigato le pratiche necessarie per il trasferimento della sua iscrizione.
Come lui stesso ricorda,4 incontrò per caso in una via di Cartagena un noto intellettuale della Costa, il medico e scrittore Manuel Zapata Olivella, e fu questi a condurlo nella sede di «El Universal», il quotidiano locale di recente fondazione5 dove aveva degli amici. Questa fortuita quanto decisiva presa di contatto deve essere datata 18 o 19 maggio 1948. Infatti il giorno 20, nella rubrica “Comentarios” della pagina culturale del giornale (la quarta pagina di «El Universal», dove sarebbero apparsi tutti i pezzi firmati da García Márquez e chissà quanti altri articoli anonimi da lui redatti), fu pubblicato un testo attribuibile al caporedattore, Clemente Manuel Zabala, che dava il benvenuto al giovane scrittore e prossimo giornalista. Come avrebbe fatto in seguito Alfonso Fuenmayor a Barranquilla, l’autore dell’articolo sottolineava il promettente talento letterario del nuovo venuto. Così diceva l’articolo, intitolato Saludo a Gabriel García:
Un bel giorno García Márquez si affacciò sulla sponda del Mojana e si diresse a Bogotá, spinto dall’ambizione di imparare e di aprire alla sua intelligenza più ampie e nuove strade alla sua inquietudine [sic]. Lì entrò all’Università per familiarizzarsi con le discipline della giurisprudenza e, poiché nella sua curiosità intellettuale c’era ancora un posto libero, decise di occuparlo con il nobile esercizio delle lettere. Fu così che, senza trascurare il codice, fece le sue incursioni nel mondo dei libri e, pressato dalle urgenze della creazione, pubblicò i primi racconti su «El Espectador». Queste prime prove del suo genio furono una rivelazione, tant’è che Eduardo Zalamea, gran conoscitore e mecenate delle belle lettere, gli fece giungere parole di incoraggiamento e gli aprì senza riserve le pagine del suo impareggiabile giornale.
Oggi Gabriel García Márquez, seguendo un impulso sentimentale, è tornato alla sua terra e si è inserito nel nostro ambiente universitario iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza, dove proseguirà gli studi iniziati con così lusinghieri successi nella capitale.
Lo studioso, lo scrittore, l’intellettuale, in questa nuova tappa della sua carriera, non rimarrà muto e darà voce su queste colonne a tutto quel mondo di suggestioni con cui ogni giorno le persone, gli uomini e le cose si imprimono nella sua inquieta immaginazione.6
Il giorno dopo, ossia il 21 maggio 1948, apparve su «El Universal» di Cartagena il testo inaugurale della lunga, ricca e brillante carriera giornalistica di Gabriel García Márquez, prima puntata della sua poco duratura rubrica “Punto y aparte”.
García Márquez collaborò a «El Universal» sino alla fine del 1948 e nel 1949, almeno fino al suo viaggio a Barranquilla, nel dicembre di quell’anno. Al contempo frequentò il secondo e il terzo anno di giurisprudenza, senza essere uno studente esemplare dal punto di vista dell’assiduità.7 La sua produzione firmata su «El Universal» è piuttosto scarsa nel complesso: in oltre un anno e mezzo, solo trentotto articoli siglati con le iniziali G.G.M. o con la firma completa. La parte più cospicua della sua collaborazione al quotidiano di Cartagena è costituita dal lavoro redazionale anonimo, difficile o impossibile da individuare e attribuire, nella misura in cui lo stile di García Márquez non era ancora definito, anche perché – come lui stesso ricorda – il suo caporedattore, ogni volta che la qualità stilistica gli sembrava insufficiente, cancellava spietatamente e riscriveva interi brani degli articoli che sarebbero apparsi anonimi.
In merito all’attività di García Márquez presso «El Universal», ci fornisce dati preziosi – oltre ai trentotto articoli identificati – un articolo anonimo (attribuibile, più che al caporedattore, al giornalista, poeta, pittore e futuro romanziere Héctor Rojas Herazo) apparso, sempre nella rubrica “Comentarios” alla quarta pagina, il 30 marzo 1949.
Per motivi di salute, García Márquez deve assentarsi momentaneamente dal giornale e recarsi a Sucre, dove risiede la sua famiglia. Questo pezzo, intitolato Gabriel García Márquez, parla della sua attività giornalistica in questi termini:
La temporanea assenza di García Márquez dalla sua incombenza quotidiana apre un vuoto fraterno in questa casa. Ogni giorno, la sua prosa trasparente, esatta, nervosa, si affacciava sul quotidiano trascorrere degli eventi. Sapeva, dall’eterogeneo cumulo di notizie, selezionare con l’innata eleganza del giornalista di razza quelle che – in base alle loro possibili suggestioni – potevano offrire il miglior nutrimento ai lettori mattutini. Il suo stile si è imposto con rapidità nel nostro ambiente. A tal fine, possiede cultura e buon gusto, capacità veramente esemplari, grazie alla sua attività di scrittore di racconti e romanzi.
Queste righe contengono, di nuovo, una calorosa allusione al talento letterario di García Márquez (nel capoverso successivo si dice pure che «attualmente è il primo scrittore di racconti nazionale e […], negli intervalli del suo lavoro giornalistico, ha preparato con esemplare tenacia un romanzo di grande e inquietante respiro») e sottolineano innanzitutto le sue doti di redattore, o meglio – dobbiamo ricordarlo – di redattore anonimo. L’accenno alla sua capacità di «selezionare […] quelle [notizie] che […] potevano offrire il miglior nutrimento ai lettori mattutini» induce inoltre a sospettare che García Márquez, come in seguito avrebbe fatto presso «El Heraldo» di Barranquilla, dovesse anche controllare i dispacci trasmessi dalla telescrivente di «El Universal» e scegliere quelli da pubblicare.8
Del periodo trascorso a Cartagena, nella sua produzione giornalistica identificata sono pochissimi gli elementi che ci permettono di conoscere qualcosa della vita di García Márquez. Un interessantissimo articolo del 28 luglio 1949 ci informa sulla sua amicizia con Ramiro de la Espriella e sulle loro discussioni letterarie.9 Una «giraffa» che sarebbe apparsa qualche anno dopo su «El Heraldo» di Barranquilla parla di Jorge Álvaro Espinosa. È evidente che la convivenza professionale con Héctor Rojas Herazo costituì un aspetto importante di quel periodo. L’influenza maggiore – evocata molto fugacemente tempo dopo nella rubrica “La Jirafa” – dovette esercitarla Clemente Manuel Zabala, allora caporedattore di «El Universal». Zabala, originario della Costa Atlantica, aveva fatto parte negli anni Venti del gruppo «Los Nuevos», prima di orientarsi verso attività culturali e giornalistiche che svolse a Barranquilla, Bogotá e, infine, a Cartagena. È una personalità piuttosto misteriosa sulla quale non mancano notizie concrete fornite da coloro che lo conobbero – e tutti concordi nel sottolineare l’aspetto enigmatico della sua personalità –,10 ma che sembra aver lasciato pochissime tracce scritte identificabili del suo lavoro intellettuale. García Márquez si spinge ad affermare che, per lui, Zabala deve essere stato più importante dello stesso «dotto catalano», Ramón Vinyes, che conobbe di sfuggita a Barranquilla; è certo che, almeno dal punto di vista giornalistico, il magistero di Zabala deve aver avuto su di lui un’influenza più che ragguardevole. Un altro incontro decisivo, ma non documentato e di cui si può avere notizia soltanto attraverso la testimonianza di García Márquez, sembra essere stato quello con Gustavo Merlano Ibarra, un giovane intellettuale di Cartagena che contribuì ad ampliare la cultura del futuro romanziere facendogli conoscere in particolare i grandi scrittori statunitensi dell’Ottocento.11
Nei quasi venti mesi trascorsi da García Márquez a Cartagena collaborando a «El Universal», la vicenda più facile da conoscere coincide con il periodo in cui si allontanò dalla città per motivi di salute e che trascorse presso la famiglia a Sucre. L’articolo già citato, in cui uno dei colleghi parlava del viaggio ed esprimeva l’augurio di una pronta guarigione, uscì il 30 marzo 1949. García Márquez tornò a Cartagena solo un mese e mezzo dopo; il 15 maggio, infatti, un altro articolo anonimo (sempre attribuibile a Héctor Rojas Herazo, e con più sicurezza del precedente) salutò El regreso de un compañero (Il ritorno di un compagno), aggiungendo di sfuggita che «nella Mojana – terra aspra e maschia – García Márquez ha dato gli ultimi ritocchi al suo romanzo – di prossima uscita – intitolato Ya cortamos el heno [Abbiamo già tagliato il fieno]».12
In questo stesso periodo di collaborazione a «El Universal» avvenne un fatto importante nella vita personale e letteraria di García Márquez, e di grande importanza per la storia della letteratura costiera, colombiana e latinoamericana: il suo incontro con gli intellettuali di quello che sarebbe stato conosciuto in seguito come il «gruppo di Barranquilla».13 Finora sembra non esistano documenti che consentano di fissare con precisione assoluta la data dell’incontro. Infatti, se ci atteniamo ai documenti disponibili, i rapporti di García Márquez con quello che d’ora in poi chiamerò semplicemente il «gruppo» iniziano nel dicembre del 1949; il 17 dicembre 1949 il noto giornalista Alfonso Fuenmayor, nella sua rubrica “Aire del día” alla pagina 3 di «El Heraldo» di Barranquilla, che firmava con lo pseudonimo Puck, dava il benvenuto a Gabriel García Márquez, il quale «si trova in questa città per godersi privatamente un periodo di vacanza». Ma, sebbene si tratti del primo incontro documentato, è impossibile che sia stato il primo incontro effettivo, non fosse altro perché un giornalista rigoroso come Alfonso Fuenmayor non avrebbe segnalato con enfasi il passaggio per Barranquilla di uno sconosciuto, malgrado il talento letterario già dimostrato da García Márquez. Dei racconti di quest’ultimo Fuenmayor parla in modo elogiativo,14 ma non avrebbe attribuito tanta importanza alla persona del loro autore se non l’avesse conosciuto prima.15
Riunendo frammenti sparsi, a partire da documenti molto diversi tra loro, è possibile sospettare e situare altri contatti precedenti fra García Márquez e il gruppo. Di estrema utilità è l’allusione che, il 28 luglio 1949, García Márquez fa a Faulkner e a Virginia Woolf. Sono autori da lui mai menzionati in precedenza, che appartenevano da tempo alla cultura dei membri del gruppo.16 Questa rapida allusione è con ogni probabilità indizio di una lettura recente, e questo può essere confermato da un superficiale confronto fra i due racconti che García Márquez pubblicò sul supplemento letterario di «El Espectador» di Bogotá in quello stesso anno: Diálogo del espejo (Dialogo dello specchio) e Amargura para tres sonámbulos (Amarezza per tre sonnambuli). Il primo si colloca sulla linea fantastica e leggera, chiaramente influenzata da Kafka, che García Márquez seguiva a partire da La tercera resignación (La terza rassegnazione), il suo racconto inaugurale, mentre il secondo tradisce già una discreta ma inconfondibile ispirazione al modello faulkneriano di L’urlo e il furore. Fra i due racconti è avvenuto qualcosa: l’incontro con l’opera di Faulkner, probabilmente propiziato da alcuni membri del gruppo di Barranquilla. Sebbene contenga qualche imprecisione, vale la pena citare la testimonianza di Germán Vargas, componente del gruppo che – al pari di Ramón Vinyes, Álvaro Cepeda Samudio e Alfonso Fuenmayor – sarebbe in seguito diventato un personaggio di Nessuno scrive al colonnello e Cent’anni di solitudine, in merito a questo fondamentale incontro letterario:
Una volta, verso il 1950, García Márquez si trovava a Sucre, un villaggio del distretto che oggi reca lo stesso nome, ma che allora si chiamava Bolívar. Gabriel era malato e ovviamente non aveva nulla da leggere. Don Ramón, Álvaro Cepeda, Alfonso Fuenmayor e io preparammo diversi pacchi di libri e glieli spedimmo per posta. Così l’autore di Foglie morte conobbe Faulkner, Virginia Woolf, John Dos Passos, Ernest Hemingway, John Steinbeck, l’attualmente dimenticato Erskine Caldwell, Aldous Huxley, altro dimenticato.17
La data fornita da Germán Vargas, «verso il 1950», deve essere corretta in 1949. Non si può accettare l’allusione ad Alfonso Fuenmayor che, in quel periodo, risiedeva a Bogotá.18 Non fu allora che García Márquez «conobbe» l’opera d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Cronologia
  5. Scritti costieri
  6. Maggio 1948
  7. Giugno 1948
  8. Luglio 1948
  9. Settembre 1948
  10. Ottobre 1948
  11. Dicembre 1948
  12. Luglio 1949
  13. Ottobre 1949
  14. Gennaio 1950
  15. Febbraio 1950
  16. Marzo 1950
  17. Aprile 1950
  18. Maggio 1950
  19. Giugno 1950
  20. Luglio 1950
  21. Agosto 1950
  22. Settembre 1950
  23. Ottobre 1950
  24. Novembre 1950
  25. Dicembre 1950
  26. Gennaio 1951
  27. Febbraio 1951
  28. Marzo 1951
  29. Aprile 1951
  30. Maggio 1951
  31. Giugno 1951
  32. Luglio 1951
  33. Febbraio 1952
  34. Marzo 1952
  35. Aprile 1952
  36. Maggio 1952
  37. Giugno 1952
  38. Luglio 1952
  39. Agosto 1952
  40. Settembre 1952
  41. Ottobre 1952
  42. Novembre 1952
  43. Dicembre 1952
  44. 1950 o 1952 (data ipotetica)
  45. Appendice
  46. Indice dei nomi
  47. Copyright