Non c'è più scampo
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Non c'è più scampo

  1. 238 pagine
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Non c'è più scampo

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Isolati in una località sperduta dalla Mesopotamia alcuni archeologi, uomini e donne, stanno lavorando per riportare alla luce le rovine di un'antica città. Sulla piccola comunità di europei aleggia però un'atmosfera di paura e di sospetto. Louise Leidner, la bellissima moglie del capo della missione archeologica, è ossessionata da oscure visioni. Quasi tutti i suoi compagni la considerano malata di nervi ma forse, nel passato della donna, si nasconde veramente qualcosa di terribile, qualcosa o qualcuno che vuole portare a termine una tremenda vendetta.
In un crescendo drammatico, la tensione che grava sui membri della spedizione sfocia in un orrendo delitto. Le autorità coloniali brancolano nel buio e il mistero sembra destinato a rimanere tale finché non arriva Poirot...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852014949
XXVII

INIZIO DI UN VIAGGIO

Bismillahi ar rahman ar rahim sono le parole che gli arabi dicono prima di partire per un viaggio. Eh bien, anche noi stiamo partendo per un viaggio. Un viaggio nel passato. Un viaggio dentro gli strani recessi dell’anima umana.
Non credo che, fino a quel momento, avessi mai provato niente di simile al cosiddetto “fascino dell’Oriente”. Se devo essere sincera, quello che mi aveva colpito lì era il tremendo caos che gravava ovunque! Ma, all’improvviso, quelle parole del signor Poirot evocarono davanti ai miei occhi una strana specie di visione. Nomi come Samarcanda e Insfahan… mercanti dalle lunghe barbe… cammelli inginocchiati… facchini barcollanti sotto il peso di enormi sacchi che portano sulla schiena, legati da corde che girano attorno alla fronte… e donne con i capelli tinti con l’henné e il volto tatuato, inginocchiate in riva al Tigri a lavare i panni… sentii le loro strane, lamentose nenie, e lo stridore lontano del mulino ad acqua.
Erano per lo più cose che avevo visto e sentito, senza prestarvi particolare attenzione. Ma ora, non so perché, mi sembravano diverse… come un vecchio pezzo di stoffa che, guardato alla luce, rivela colori intensi e antichi ricami…
Poi mi guardai attorno e provai la strana sensazione che quello che Poirot aveva appena detto fosse vero: che noi tutti stessimo partendo per un viaggio. Eravamo lì insieme adesso, ma presto ognuno avrebbe preso la propria strada.
E guardai ciascuno come se, in un certo senso, li vedessi per la prima volta… e per l’ultima volta… cosa che può sembrare assurda, ma quella fu la sensazione che provai.
Il signor Mercado si stringeva le mani nervosamente, fissando su Poirot quegli strani occhi chiari dalle pupille dilatate. La signora Mercado osservava il marito con un’espressione strana, vigile, come una tigre pronta a balzare. Il professor Leidner sembrava essersi fatto stranamente piccolo piccolo: quell’ultimo colpo lo aveva fatto crollare del tutto. Sembrava non essere lì, ma in qualche mondo lontano, un mondo solo suo. Il signor Coleman fissava i suoi occhi un po’ sporgenti su Poirot. Teneva la bocca socchiusa e aveva un’aria un po’ idiota. Il signor Emmott si guardava i piedi per cui non riuscivo a vedergli il volto. Il signor Reiter sembrava disorientato e con le labbra serrate, un po’ in fuori, come a formare una specie di broncio; somigliava più che mai a un maialino. La signorina Reilly continuava a guardar fuori dalla finestra. Chissà cosa pensava, cosa provava. Poi guardai il signor Carey, e qualcosa nel suo viso mi colpì, tanto che distolsi subito lo sguardo. Ecco, eravamo tutti lì. Eppure sapevo che, quando il signor Poirot avesse smesso di parlare, tutto sarebbe cambiato.
Che strana sensazione!
La voce di Poirot fluiva tranquilla, come un fiume tra le due rive, verso il mare…
«Sin dall’inizio ho avuto la sensazione che, per risolvere questo caso, non dovevo cercare indizi, prove, fuori, bensì dentro i meandri dell’animo umano, dentro i segreti del cuore.
«E aggiungo che, nonostante adesso io sia arrivato a quella che ritengo la vera soluzione di questo caso, io non posseggo prove materiali. So con certezza che è così perché “deve” essere così, perché “in nessun altro modo” ogni singolo fatto troverebbe il suo posto e la sua logica spiegazione. E questa, secondo me, è la soluzione più soddisfacente che possa esistere.»
Dopo una breve pausa continuò: «Comincerò il viaggio dal momento in cui sono stato interpellato… quando il caso mi è stato presentato come un fatto compiuto. Ora, ogni caso, secondo me, ha una struttura, una forma ben definita. La struttura di questo caso, a parer mio, ruotava attorno alla personalità della signora Leidner. Finché non avessi saputo esattamente che tipo di donna fosse la signora Leidner, non sarei stato in grado di scoprire perché era stata assassinata, e chi l’aveva assassinata.
«Questo, dunque, è stato il mio punto di partenza: la personalità della signora Leidner.
«Ma c’era un altro fatto interessante dal punto di vista psicologico: lo strano stato di tensione che si era creato tra i membri della spedizione. Tale tensione era testimoniata da diverse persone, tra cui alcuni estranei all’ambiente, per cui io mi sono proposto, quantunque non si trattasse di un punto di partenza, di tenerlo presente nel corso dell’indagine.
«La spiegazione un po’ accettata da tutti sembrava essere questa: la tensione era dovuta all’influenza che la signora Leidner esercitava sui membri della spedizione. Ma, per ragioni che vi spiegherò in seguito, questa spiegazione non mi sembrava del tutto accettabile.
«Per cominciare, come ho già detto, mi sono concentrato unicamente e interamente sulla personalità della signora Leidner. Avevo vari mezzi per studiarla: le reazioni che aveva provocato in un certo numero di persone di diverso carattere e temperamento, e quello che potevo scoprire attraverso le mie personali osservazioni. Il campo di queste ultime era, naturalmente, limitato. Ma, ciò nonostante, sono riuscito a scoprire alcuni fatti.
«I gusti della signora erano semplici e, direi, quasi austeri. Non era assolutamente amante del lusso. D’altro canto, alcuni ricami da lei eseguiti erano di estrema raffinatezza e bellezza. Il che indicava in lei una vena artistica. Dai libri che teneva in camera ho potuto formulare un ulteriore giudizio: era una donna intelligente, e, a mio avviso, essenzialmente egoista.
«Mi è stato fatto capire che la signora Leidner era una di quelle donne la cui principale preoccupazione era di far colpo sull’altro sesso… che fosse, cioè, una donna sensibile. Ma io non l’ho ritenuto vero…
«Nella sua camera ho notato questi volumi: Chi erano i Greci?, Introduzione al Relativismo, Vita di Lady Hester Stanhope, Torniamo a Matusalemme, Linda Condon, Il convoglio.
«Aveva dunque un particolare interesse per la cultura e per la scienza moderna… aveva quindi un atteggiamento spiccatamente intellettuale. Tra i romanzi, Linda Condon e, in minor misura, Il convoglio sembravano indicare che la signora avesse interesse e simpatia per le donne indipendenti, libere o raggirate da un uomo. Era anche ovviamente attratta dalla personalità di Lady Hester Stanhope. Linda Condon è un’analisi squisita di una donna che adora la propria bellezza; Il convoglio è uno studio di un’appassionata individualista; Torniamo a Matusalemme invita il lettore a un atteggiamento intellettuale piuttosto che emotivo nei confronti della vita. Così ho cominciato a sapere qualcosa della personalità della vittima.
«Ho quindi studiato le reazioni di coloro che avevano costituito il circolo familiare della signora; ed ecco il mio quadro della defunta signora farsi sempre più completo.
«Risultava evidente, dalle descrizioni fattemi dal dottor Reilly e da altri, che la signora Leidner era una di quelle donne che la natura ha dotato non solo di una straordinaria bellezza, ma anche di quel fascino pericoloso che accompagna talvolta la bellezza, ma che può, naturalmente, esistere anche senza di essa. Tali donne lasciano sempre dietro di sé una serie di catastrofi. Provocano disastri, a volte agli altri, a volte a se stesse.
«Mi sono convinto che la signora Leidner adorasse essenzialmente se stessa e che aspirasse, più che a ogni altra cosa, ad avere potere. Dovunque si trovasse, doveva essere lei il centro dell’universo. E chiunque intorno a lei, uomo o donna, doveva riconoscerle questa sua superiorità. Per alcuni questo era facile. La signorina Leatheran, per esempio, donna generosa e un po’ romantica, rimase affascinata fin dal primo istante e provò per lei un’incondizionata ammirazione. Ma c’era un altro modo con cui la signora Leidner esercitava il suo potere: la paura. Quando una conquista era troppo facile, lei indulgeva all’aspetto più crudele del proprio carattere… ma desidero sottolineare con enfasi che non si trattava di una crudeltà di cui era “cosciente”. No, la sua era una reazione naturale e istintiva come quella del gatto con il topo. Quando interveniva la sua coscienza la signora era profondamente gentile e faceva di tutto per aiutare gli altri.
«Ora, naturalmente, il primo è più importante problema era quello delle lettere anonime. Chi le aveva scritte, e perché? Mi sono chiesto: potrebbe averle scritte la stessa signora Leidner?
«Per rispondere a questa domanda, era necessario tornare indietro nel tempo, all’epoca del primo matrimonio della signora. Ed è proprio da lì che partiremo per il nostro viaggio. Il viaggio nella vita della signora Leidner.
«Prima di tutto dobbiamo tenere presente che la Louise Leidner di quegli anni è essenzialmente la stessa Louise Leidner degli ultimi tempi.
«Era giovane, allora, e di straordinaria bellezza, di quella tremenda bellezza che colpisce lo spirito e i sensi di un uomo più di qualsiasi altra forma di bellezza materiale. Ed era, già allora, essenzialmente, egoista.
«Questo tipo di donna rifugge per natura dall’idea del matrimonio. Può anche sentirsi attratta dagli uomini, ma preferisce appartenere solo a se stessa. È proprio come la Belle Dame sans merci della leggenda. Eppure, la signora Leidner si sposò… e noi possiamo dedurre che suo marito fosse un uomo dotato di una certa forza di carattere.
«Poi ci fu la scoperta che suo marito era un traditore e la signora Leidner si comportò come ha raccontato all’infermiera Leatheran. Informando il governo.
«Ora, io ritengo che ci fosse un significato psicologico preciso in questo suo comportamento. La signora ha spiegato all’infermiera di essere stata una ragazza piena di ideali patriottici e che tali ideali la spinsero a comportarsi in quel modo. Ma è un fatto risaputo che noi tutti tendiamo a ingannare noi stessi sui veri moventi delle nostre azioni. Istintivamente, cioè scegliamo il movente che ci sembra migliore! La signora Leidner può essere stata convinta dentro di sé che era stato il patriottismo a ispirare la sua azione, ma io invece credo, in realtà, che fu il suo desiderio inconscio di liberarsi del marito! Lei non poteva soffrire di essere dominata… detestava la sensazione di appartenere a qualcun altro, di avere insomma un ruolo secondario. Fece dunque del patriottismo un pretesto per riacquistare la propria libertà.
«Ma, in fondo alla sua coscienza, la tormentava un senso di colpa che avrebbe avuto un ruolo importante nella sua vita futura.
«E adesso veniamo alla questione delle lettere. La signora Leidner attraeva fortemente gli uomini. In numerose occasioni lei stessa ne fu attratta, ma, ogni volta che questo accadeva, una lettera minatoria interveniva a farle interrompere il rapporto.
«Chi scriveva quelle lettere? Frederick Bosner o suo fratello William, o “lei stessa”?
«Ciascuna di queste ipotesi può sembrare corretta. Mi sembra chiaro che la signora Leidner era una di quelle donne che può ispirare passioni tormentose in un uomo, passioni che possono trasformarsi in vere e proprie ossessioni. Non mi è perciò difficile credere che a questo Frederick Bosner, Louise, la moglie, importasse più di qualsiasi altra cosa al mondo! Essendo stato tradito già una volta, lui non osava tornare da lei, ma era ben deciso a far sì che quella donna appartenesse o a lui, o a nessun altro. Avrebbe preferito vederla morta, piuttosto che di un altro uomo.
«D’altro canto, se anche la signora Leidner era profondamente restia ad accettare il vincolo matrimoniale, è possibile che abbia scelto questo modo per districarsi da situazioni difficili. Era una cacciatrice che, una volta raggiunta la preda, non sapeva più che farsene! Desiderosa di drammaticità, si è inventata una situazione drammatica che potesse soddisfarla: un marito risorto, che le vieta nuovi legami matrimoniali! Questo riusciva a soddisfare i suoi istinti più profondi, faceva di lei una figura romantica, l’eroina di una tragedia, e le permetteva di restare libera.
«Questo stato di cose continuò per molti anni. Ogni volta che si profilava l’idea del matrimonio, arrivava una lettera minatoria.
«Ma ora arriviamo a un punto di notevole interesse. Entra in scena il professor Leidner… ma non arriva nessuna lettera minatoria! Niente le impedisce di diventare la signora Leidner. Solo dopo il matrimonio arriva una lettera!
«Subito ci chiediamo: perché?
«Analizziamo separatamente ogni ipotesi.
«Se la signora Leidner avesse scritto lei stessa le lettere, il problema è facilmente risolto. E cioè la signora desiderava veramente sposare il professor Leidner, e, dunque, lo sposò. Ma, in questo caso, perché in seguito scrisse una lettera? Non riusciva a fare a meno delle situazioni drammatiche? E perché scrisse solo quelle due lettere? Infatti, dopo queste, per un anno e mezzo, non ricevette più nessun’altra lettera.
«Prendiamo adesso in considerazione la...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Non c’è più scampo
  5. Premessa del dottor Giles Reilly
  6. I. Frontespizio
  7. II. Presentazione di Amy Leatheran
  8. III. Pettegolezzi
  9. IV. Arrivo a Hassanieh
  10. V. Tell Yarimjah
  11. VI. La prima sera
  12. VII. L’uomo alla finestra
  13. VIII. Allarme notturno
  14. IX. Storia della signora Leidner
  15. X. Il sabato pomeriggio
  16. XI. Una faccenda strana
  17. XII. Non credevo…
  18. XIII. Arriva Hercule Poirot
  19. XIV. Chi di noi?
  20. XV. Un’ipotesi di Poirot
  21. XVI. I sospetti
  22. XVII. La macchia accanto al lavabo
  23. XVIII. Tè in casa Reilly
  24. XIX. Un nuovo sospetto
  25. XX. La signorina Johnson, la signora Mercado e il signor Reiter
  26. XXI. Il signor Mercado e Richard Carey
  27. XXII. David Emmott, Padre Lavigny e una scoperta
  28. XXIII. Vado in trance
  29. XXIV. Il delitto è un’abitudine
  30. XXV. Suicidio o omicidio?
  31. XXVI. La prossima volta tocca a me!
  32. XXVII. Inizio di un viaggio
  33. XXVIII. Fine del viaggio
  34. XXIX. Commiato
  35. Postfazione
  36. Copyright