Istantanea di un delitto
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Istantanea di un delitto

  1. 238 pagine
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Istantanea di un delitto

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Manca poco a Natale. La signora McGillicuddy, dopo essersi affannata tutto il giorno a cercare regali per i suoi parenti, sta ritornando a casa in treno. Improvvisamente un altro convoglio si affianca al suo e l'anziana signora assiste suo malgrado a uno spettacolo sconvolgente: in una delle carrozze dell'altro treno un uomo sta strangolando una donna. Terrorizzata la signora cerca di avvertire il controllore e la polizia, ma nessuno le crede, nessun cadavere è stato infatti rinvenuto e non è stata nemmeno denunciata nessuna scomparsa. Fortunatamente la signora McGillicuddy è una vecchia amica di Miss Murple, la vecchietta dall'aria innocua e mansueta capace però di risolvere ogni mistero grazie alle sue straordinarie capacità di osservazione. Istantanea di un delitto, del 1957, famoso per il suo esordio intrigante, è una delle più classiche avventure dell'anziana investigatrice di St.Mary Mead.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852014888

1

Trafelata, la signora McGillicuddy seguiva affannosamente il facchino che le portava la valigia. La signora McGillicuddy era bassa e tarchiata, il facchino alto, con il passo scattante. In aggiunta, la signora McGillicuddy era carica di una quantità di pacchi, risultato di una giornata di acquisti natalizi. Di conseguenza, la sua era una gara già perduta in partenza e, infatti, quando il facchino svoltò l’angolo in fondo al marciapiede, la signora McGillicuddy si era appena lasciata indietro i cancelli d’ingresso.
Il marciapiede n. 1 non appariva molto affollato in quel momento perché ne era appena partito un treno; invece in quella specie di terra di nessuno che era la pensilina retrostante, una folla disordinata si precipitava di qua e di là, salendo e scendendo dai sottopassaggi della metropolitana, entrando e uscendo dai depositi bagagli, dal buffet, dagli uffici informazioni, fermandosi davanti ai tabelloni degli orari, varcando in un continuo flusso e riflusso i cancelli degli arrivi e delle partenze.
Dopo essere stata un bel po’ sballottata avanti e indietro con i suoi pacchetti, la signora McGillicuddy raggiunse finalmente il marciapiede n. 3 e depose un pacco accanto ai propri piedi per frugare nella borsetta alla ricerca del biglietto che le avrebbe consentito di passare oltre il severo controllore in divisa, alla barriera.
In quel momento una Voce, rauca ma beneducata, proruppe in un annuncio proprio al di sopra della sua testa.
“Al marciapiede n. 3” così spiegò la Voce “è in partenza il treno delle 16.50 per Brackhampton, Milchester, Waverton, Carvil Junction, Roxeter e successive stazioni fino a Chadmouth. Carrozze per Brackhampton e Milchester in coda. Per Vanequay si cambia a Roxeter.” La Voce tacque, venne seguita da un click e poi riprese a parlare annunciando l’arrivo al marciapiede n. 9 del treno delle 16.35 da Birmingham e Wolverhampton.
La signora McGillicuddy trovò il biglietto e lo presentò per il controllo al ferroviere che, forandolo, mormorò: «A destra… le carrozze di coda».
La signora McGillicuddy riprese la marcia affannosa lungo il marciapiede e trovò il suo facchino, con l’aria annoiata e lo sguardo fisso nel vuoto, fermo davanti allo sportello di una carrozza di terza classe. «Eccoci qua, signora.»
«Io viaggio in prima» osservò la signora McGillicuddy.
«Non me lo avevate detto» brontolò il facchino osservando con aria denigratoria il cappotto di tweed color pepe e sale, dal taglio maschile, che lei indossava.
La signora McGillicuddy, la quale invece glielo aveva detto chiaro, non volle mettersi a discutere, anche perché aveva, disgraziatamente, il fiato corto.
Il facchino afferrò di nuovo la valigia e si avviò a passo lesto verso la carrozza adiacente dove la signora McGillicuddy si poté insediare nel più splendido isolamento. Il treno delle 16.50 non era granché frequentato in quanto i passeggeri di prima classe preferivano il rapido del mattino oppure quello delle 18.40 che aveva la carrozza ristorante. La signora McGillicuddy diede la mancia al facchino che la ricevette con aria delusa perché, evidentemente, la giudicava più appropriata a un viaggiatore non di prima ma di terza classe. La signora McGillicuddy, d’altra parte, pur essendo disposta a spendere per viaggiare comodamente dopo una notte passata in treno, scendendo dal Nord, e una giornata di acquisti frenetici, non era mai prodiga in fatto di mance.
Si sistemò più comodamente appoggiandosi ai cuscini di velluto con un sospiro di sollievo, e apri una rivista. Cinque minuti più tardi si levarono dei fischi e il treno si mosse. La rivista scivolò dalla mano della signora McGillicuddy, la sua testa si piegò di lato e, nel giro di tre minuti, era addormentata. Il suo sonnellino si prolungò per trentacinque minuti e quando lei si svegliò, si sentì ristorata. Riaggiustandosi il cappellino che era scivolato di sghembo, si mise a sedere più dritta e cominciò a guardare dal finestrino il paesaggio che le sfrecciava davanti. Ormai era buio fitto in quella tetra e nebbiosa giornata di dicembre: mancavano solo cinque giorni a Natale. Londra era stata cupa e deprimente; la campagna non lo appariva certo meno anche se di tanto in tanto sembrava rallegrata da uno sciame di luci man mano che il treno passava per cittadine e stazioni.
«Ultimo servizio del tè» disse un inserviente, spalancando la porta che dava sul corridoio e presentandosi all’improvviso, come un genietto. Ma la signora McGillicuddy lo aveva già preso in un grande magazzino e per il momento si sentiva più che sazia. L’incaricato procedette oltre, lungo il corridoio, accompagnato dal suo monotono richiamo. La signora McGillicuddy alzò gli occhi verso la reticella portabagagli, dove erano radunati i suoi vari pacchetti, e li contemplò con evidente soddisfazione. Le salviette erano state ultraconvenienti e proprio come Margaret le voleva; la pistola spaziale per Robby e il coniglietto per Jean andavano magnificamente; e il bolerino da sera, poi, le pareva un’ottima scelta. Era proprio quello che le occorreva, caldo ma elegante. Come, del resto, il pullover per Hector… Indugiò mentalmente, con approvazione, sugli acquisti fatti con tanta saggezza.
Il suo sguardo soddisfatto tornò al finestrino e un treno, che viaggiava in direzione opposta, le sfrecciò davanti con un acuto stridio; i vetri tintinnarono facendola trasalire. Poi il suo treno passò sferragliando sugli scambi e si lasciò indietro una stazione.
E, a quel punto, cominciò a rallentare, presumibilmente in obbedienza a un segnale. Continuò a procedere a passo di lumaca per qualche minuto, si arrestò, poi riprese la corsa. Un altro convoglio, che doveva essere diretto al Nord, lo oltrepassò anche se con minor veemenza del primo. Il treno riacquistò velocità. Contemporaneamente un altro treno ancora, che viaggiava nello stesso senso, con una sbandata improvvisa (o almeno così sembrò), diede l’impressione di investire quello della signora McGillicuddy e, per un attimo, l’effetto fu allarmante.
Poi i due treni continuarono a correre paralleli, guadagnando terreno alternativamente l’uno sull’altro. La signora McGillicuddy allungò gli occhi oltre il proprio finestrino verso quelli delle carrozze parallele. Gran parte delle tendine erano abbassate, ma occasionalmente si potevano vedere i passeggeri che occupavano qualche scompartimento. Non era un treno molto affollato, anzi parecchie carrozze apparivano vuote.
In un momento in cui i due treni davano l’illusione di essere fermi, una tendina si alzò di scatto e la signora McGillicuddy poté curiosare nello scompartimento di prima classe, illuminato, che si trovava a pochissima distanza da lei.
Fu a questo punto che rimase con il fiato mozzo e quasi si alzò dal posto.
Con le spalle rivolte al finestrino, e a lei, c’era un uomo. Teneva le mani strette intorno al collo di una donna che gli si trovava di fronte e la stava strangolando lentamente… spietatamente. La donna aveva gli occhi fuori dalle orbite, la faccia cianotica e congestionata. E la fine venne mentre la signora McGillicuddy fissava, strabiliata, la scena. Il corpo della vittima si accasciò inerte fra le mani dell’uomo.
In quello stesso istante il treno della signora McGillicuddy riprese a rallentare. L’altro acquistò velocità, lo sorpassò e dopo qualche attimo era scomparso.
Quasi meccanicamente la signora McGillicuddy alzò una mano verso il segnale d’allarme ma si arrestò, indecisa. A ben pensarci, che utilità poteva avere far suonare il segnale d’allarme del treno sul quale lei stava viaggiando? L’orrore di quel che aveva veduto tanto da vicino, e in circostanze tanto insolite, la faceva sentire come paralizzata. Qualcosa bisognava pur fare… ma che cosa?
La porta dello scompartimento venne spalancata e un controllore disse: «Biglietto, prego».
La signora McGillicuddy si voltò impetuosamente verso di lui.
«Una donna è stata strangolata» esclamò. «Su un treno che è passato poco fa. L’ho visto io… di qui.»
Il controllore la scrutò dubbioso.
«Come avete detto, signora?»
«Un uomo ha strangolato una donna. Su un treno. E io ho visto tutto… di qui.» E gli indicò il finestrino.
Il controllore parve ancora più dubbioso di prima. «Strangolata?» domandò incredulo.
«Sì, strangolata! Se vi dico che ho visto tutto. Dovete fare qualcosa immediatamente!»
Il controllore tossicchiò. «Non credete, signora,» disse in tono di scusa «di aver chiuso gli occhi per un minuto e… ehm…» S’interruppe, pieno di tatto.
«Certo che ho fatto un pisolino, ma se pensate che io abbia sognato, vi sbagliate di grosso. L’ho visto con questi occhi, vi ripeto!»
Lo sguardo del controllore si soffermò sul rotocalco spalancato sul sedile. Alla pagina in cui era aperto si vedeva una ragazza che veniva strangolata mentre sulla porta si profilava la figura minacciosa di un uomo armato di pistola.
«Ecco, stavate magari leggendo una storia emozionante, signora,» riprese il controllore in tono persuasivo «e vi siete addormentata. Al momento in cui vi siete svegliata eravate un po’ confusa…»
La signora McGillicuddy lo interruppe. «L’ho visto con questi occhi» disse. «Ero perfettamente sveglia, come voi. Stavo guardando dal mio finestrino in quello del treno che correva parallelo al nostro, e c’era un uomo che stava strangolando una donna. Adesso vorrei semplicemente sapere quello che avete intenzione di fare…»
«Ecco… signora…»
«Perché suppongo che farete pure qualcosa, no?»
Il controllore sospirò, visibilmente riluttante, e guardò l’orologio. «Fra sette minuti arriveremo a Brackhampton. Farò rapporto su quanto mi avete detto. In quale direzione andava il treno di cui parlavate?»
«Nella nostra, naturalmente. Non penserete che abbia potuto vedere quello che ho visto se il treno fosse passato a tutta velocità in senso opposto, vero?»
A giudicare dall’espressione del controllore, si sarebbe detto che ritenesse la signora McGillicuddy capacissima di vedere tutto quanto la fantasia le suggeriva, ma rimase ugualmente cortese.
«Potete fidarvi di me, signora» disse. «Farò senz’altro rapporto di tutto quanto mi avete riferito. Anzi, se potessi avere il vostro nome e indirizzo… casomai…»
La signora McGillicuddy gli fornì il recapito al quale avrebbe potuto essere rintracciata nei giorni immediatamente successivi, oltre al suo indirizzo permanente in Scozia, e lui ne prese nota. Poi se ne andò con l’aria di chi ha fatto il proprio dovere e ha saputo risolvere con successo un problema provocato da un fastidioso esemplare del pubblico viaggiante.
La signora McGillicuddy rimase accigliata e piuttosto insoddisfatta. Avrebbe davvero fatto rapporto di quanto gli aveva raccontato, il controllore? Oppure glielo aveva promesso più che altro per tranquillizzarla? Lo sapeva anche lei che dovevano esserci, in viaggio sui treni, una quantità di donne anziane pienamente convinte di aver smascherato complotti comunisti, di essere in pericolo di farsi assassinare, di aver visto dischi volanti e navi spaziali oppure pronte a rilasciare deposizioni su delitti mai commessi. Se il controllore l’avesse giudicata un tipo del genere…
Il treno stava rallentando, passava sugli scambi e attraversava una grossa cittadina illuminata.
La signora McGillicuddy aprì la borsetta, tirò fuori una fattura quietanzata perché era l’unica cosa che fosse riuscita a trovare, vi prese rapidamente un appunto sul retro con la penna a sfera, la infilò in una busta che, per fortuna, aveva con sé, sigillò la busta e vi scarabocchiò sopra qualcosa.
Il treno si arrestò lentamente lungo un marciapiede gremito. La solita Voce onnipresente stava declamando: «È in arrivo al marciapiede n. 1 il treno delle 17.38 per Milchester, Waverton, Roxeter e successive stazioni fino a Chadmouth. Al marciapiede n. 3 è in partenza il treno per Market Basing. Al marciapiede del binario morto n. 1 è pronto l’accelerato per Cadbury».
La signora McGillicuddy scrutò con ansia il marciapiede. Quanti passeggeri e che pochi facchini! Ah, eccone uno! Lo chiamò con un gesto autoritario. «Facchino! Per favore, consegnate subito questo nell’ufficio del capostazione.»
E gli mise in mano la busta accompagnata da uno scellino.
Poi, si lasciò cadere sul sedile con un sospiro. Bene, aveva fatto tutto quanto era possibile. Per un attimo indugiò con il pensiero, rammaricandosi, su quello scellino… Forse potevano bastare anche sei pence…
Poi le tornò in mente la scena a cui aveva assistito. Orribile, assolutamente orribile… Sapeva di essere una donna forte, con i nervi saldi, eppure rabbrividì. Che cosa strana… Fantastico che dovesse succedere proprio a lei, Elspeth McGillicuddy! Se quella tendina non si fosse alzata così all’improvviso… Già, ma era stata la Provvidenza, naturalmente.
La Provvidenza aveva voluto che lei, Elspeth McGillicuddy, fosse testimone di un assassinio. Strinse le labbra con aria risoluta.
Si levò qualche voce, si sentì un fischio e il tonfo degli sportelli che venivano chiusi. Il treno delle 17.38 lasciò lentamente la stazione di Brackhampton. Un’ora e cinque minuti più tardi si fermava a Milchester.
La signora McGillicuddy raccolse i suoi pacchi, la valigia, e scese. Guardò su e giù lungo il marciapiede. Ed ebbe la conferma di quello che già si era detta: troppo pochi facchini. E qu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Istantanea di un delitto
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. 18
  22. 19
  23. 20
  24. 21
  25. 22
  26. 23
  27. 24
  28. 25
  29. 26
  30. 27
  31. Copyright