Preferisco i cani (e un gatto)
eBook - ePub

Preferisco i cani (e un gatto)

,
  1. 96 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Preferisco i cani (e un gatto)

,
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"Gli animali sono superiori a noi in tante faccende, come la capacità di esprimere affetto, di dimostrare fedeltà, di essere sinceri e di prevaricare l'altro solo per lo stretto necessario alla sopravvivenza. L'uomo no, l'uomo prevarica per gioco, per noia, per insicurezza, per vuota ambizione. L'osservazione del mondo animale è stata per me una lezione di vita." Preferisco i cani non è il partito preso di un ultrà animalista, ma il risultato di anni di acuta e attenta osservazione del comportamento umano e di quello animale. Maurizio Costanzo ha vissuto fin da ragazzo vicino ai cani, amandoli profondamente, entrando in simbiosi, sentendo a volte di somigliare più a loro (il bassotto in particolare) che ai propri simili umani: "I cani mi considerano uno come loro, un pari grado. E devo dire che a me non dispiace affatto". D'altra parte, nella sua vita e nella sua carriera ha avuto modo di guardare da vicino le dinamiche umane più disparate, tutti i vizi pubblici e privati della sedicente specie superiore. Oggi, dopo tanti anni di dedizione canina, sta sperimentando anche le meraviglie del rapporto coi gatti, tanto da riservare al suo piccolo Filippo una stanza del proprio ufficio.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Preferisco i cani (e un gatto) di in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Mezzi di comunicazione e arti performative e Biografie in ambito musicale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Seconda parte

Io ho fatto tante domande in vita mia, lo sapete. Domande di ogni genere, a ogni genere di persona. Insomma, buona parte della mia vita professionale si può dire sia consistita nella formulazione di una domanda.
Se invece fossero loro, i miei animali, a volermi rivolgere una domanda? Che cosa mi chiederebbero? Immagino che tale curiosità possa sembrare sciocca, ma convivere per tanti anni con una specie di parente muto qual è l’animale domestico, ti porta a interrogativi di questo tipo.
Cassio, di sicuro, mi chiederebbe dove compro i miei gilet. Ne sono certo, lo vedo da come li osserva, con una particolare bramosia nello sguardo. Il bassotto ha la sua eleganza, ma poco spazio corporeo per esprimerla; non è un levriero, né un bracco francese, i quali potrebbero benissimo indossare un mio cappotto, persino meglio di me. Il bassotto, lo so, mi chiederebbe di fare un giro con un mio gilet, quello grigio chiaro, che una volta cadde dalla stampella, e lui tentò di metterci le zampe subito sopra. Solo ora capisco perché: voleva indossarlo.
Filippo, il micio, cosa mi chiederebbe? Lui gode principalmente quando crede di convincermi d’essere un cane da guardia. Ops... un gatto da guardia! Del resto è vero, si comporta come un bodyguard: studia chiunque entri nel mio ufficio, e quelli che gli stanno poco a genio si ritrovano la sua matassa di fitto pelo nei pressi della ventiquattrore, o direttamente sull’agenda aperta sopra il tavolo. Il suo modo di proteggere me è boicottare quelli che non gli piacciono.
Allora, cosa mi chiederebbe Filippo? Di non sorridere, come immancabilmente faccio, quando mi sembra che stia un po’ esagerando nel difendermi. Vorrei dirgli di rilassarsi, perché ho già chi vigila su di me. Ma ormai ha assunto il ruolo di paladino, e nessuno lo può contraddire: tutti gli portano rispetto, gli agenti della scorta lo salutano come fosse un loro superiore, con la mano a taglio portata sulla fronte, insomma, col saluto militare. Si potrebbe scrivere qualcosa tipo “Le avventure del tenente Filippo. Storie d’un gatto che si credeva uno 007”.
Anche questa pertinacia, vagamente fuori di testa, mi fa preferire gli animali agli uomini. Uomini che non sognano più, uomini a una sola dimensione; l’altra ce l’ha Filippo, o Cassio, o il vostro cane, o il vostro gatto. “Dove osano le quaglie” era il titolo sublime di un programma TV, su Raitre, condotto e ideato da Antonello Dose e Marco Presta. Racchiude il mio pensiero sugli animali: dove osano le quaglie, non osa (più) l’uomo. Ripetete con me: gli animali sono meglio di noi. E io continuo a preferire chi ancora sa sognare.
I cani sognano, i gatti hanno le visioni
Ci sono due domande che in genere ricorrono e assillano un po’ i possessori di cani e gatti. Per i cani la cosa che incuriosisce sapere è se sognano oppure no. Per i gatti la domanda è diversa, la gente si chiede: cosa vedranno mai i gatti quando, all’improvviso, sgranano gli occhi, rimangono bloccati, fanno uno scatto, una corsa, e poi restano fermi immobili?
Ritengo che i cani sicuramente sognino. Chi ne ha uno, più di una volta l’avrà sentito uggiolare mentre dorme, come quando noi umani parliamo nel sonno. Ciò testimonia che anche loro hanno un immaginario onirico, positivo o negativo, popolato da incubi o fantasticherie, chi lo sa, ma hanno una vita interiore, e di questo sono certo. Ma cosa sognano? Darei un braccio per saperlo, è molto complicato, quasi impossibile capirlo, se si considera che è difficile anche solo decifrare i sogni di un uomo.
Tutto è comunque sperimentabile: molto di recente ho letto che Hitler si era messo in testa di insegnare ai cani a parlare. Ma non c’è riuscito, menomale, chissà quali intenzioni aveva, scommetto non positive per i suoi nemici. Forse pensava di arruolare i cani più aggressivi al posto delle SS. Ma già deve essere stato difficile dialogare con le SS, figuriamoci con un rottweiler. Magari, prossimamente, qualcuno sarà in grado di dire con esattezza se e cosa sognano i cani. Ne potranno venire fuori delle belle, magari un mondo popolato d’uomini visti dal basso, un mondo senza guinzaglio.
Personalmente sono convinto che, oltre a sognare, i cani abbiano persino dei ricordi. Cosa che ognuno può aver sperimentato dopo aver portato per due volte di seguito il proprio cane dal veterinario. Spesso, per il cane, la prima reazione è la tentata fuga dalle grinfie di quel mascalzone che gli fa l’iniezione, che lo strapazza, un po’ come accade a un neonato al secondo vaccino: il bambino maledice genitori e medico, il cane maledice te e il veterinario. Non è questione d’istinto, o di odorato. No, è memoria, esperienza e dunque ricordo.
Per i gatti, la faccenda è diversa. Cosa vedano quando sobbalzano, come accennato, è davvero un mistero, più mistero di quello di Fatima. Il felino d’improvviso sgrana gli occhi, rimane immobile qualche secondo, parte di corsa verso un punto, ma un po’ prima si ferma, quasi che la visione che lo ha spinto o costretto a correre sia scomparsa o raggelante.
Generalmente, nell’atto di compiere queste fughe a metà, non hanno il pelo ritto e le orecchie basse come quando attaccano. Direi che è più un atteggiamento di interesse, di curiosità e di stupore. Magari è un’ombra, un’apparizione, o una mosca, ma sempre in grado di generare lo stupore che colma gli occhi sgranati del felino. Se i cani sognano, i gatti hanno le visioni, sono dunque, per così dire, più mistici.
Storie di leccaculismo
Dalle visioni e dai sogni, voglio passare a una cosa molto più materiale: il leccaculismo. Sono convinto che spesso i cani facciano le feste perché da cuccioli gli hanno insegnato che l’uomo è particolarmente sensibile a uno scodinzolio ripetuto e a qualche slinguazzata sulle mani o sul viso. Ma forse anche il cane, così come capita a tutti noi, delle volte può avere un giramento di palle e nessuna voglia di fare festa, allora saltella, accorre, ti salta addosso unicamente per la storia della pappa, come dire, lo fa per la pagnotta. È dunque un tratto di leccaculismo animale, quell’essere accondiscendente con l’uomo, pur senza volerlo, col fine d’ottenere qualcosa.
Il gatto, che non ha fatto la scuola dell’obbligo del leccaculismo, se ne frega accuratamente di assecondarti e si struscia alle tue gambe se ha voglia, altrimenti nemmeno si gira a guardarti. Altra differenza sostanziale tra cane e gatto, che non ho potuto far a meno di notare, oltre alla mancanza nel gatto di atteggiamenti paraculistici sta nel fatto che quando il felino trova una collocazione che gli dà qualche refolo di fresco, se ha caldo, o calore se sente freddo, tu puoi anche fare il salto mortale davanti a lui, cercare di attirare l’attenzione in qualunque modo, che nemmeno ti guarda. Mentre qualsiasi cane è pronto al sacrificio capitale per favorire il padrone.
Rientra nell’indolenza del gatto la strategia dell’indifferenza. Del resto, si dice: ferisce di più l’indifferenza. Il gatto ha preso alla lettera questo modo di dire, infatti, a fronte di un cane che in casi di ostilità ringhia e mostra i denti, il gatto ti guarda con disprezzo e va via. Come dire “non mi spreco nemmeno”. È un comportamento tipicamente femminile: sarà quella stessa indifferenza crudele delle unghie.
L’amicizia dei gatti
Se sono capaci di tanta indifferenza, i gatti sorprendono tuttavia per un aspetto: prove di amicizia tra loro, di seria socializzazione, io le ho potute vedere coi miei occhi. Durante una pausa estiva ero a tavola a casa di alcuni amici, quando ci siamo tutti accorti che i loro due siamesi si erano allontanati, per poi fare ritorno qualche minuto più tardi, sempre in giardino, in compagnia di altri gatti del vicinato; li avevano invitati, come se avessero dato un party. Hanno mangiato insieme nelle stesse ciotole lo stesso cibo destinato ai siamesi. La cosa rispecchiava ciò che stavamo facendo anche noi: dividevamo allegramente il pasto. Non si celebra così l’amicizia?
Il mio gatto certosino Filippo ha instaurato un rapporto particolare con una tartaruga di pezza. I pupazzi hanno per definizione uno sguardo fisso, inchiodato verso il nulla. Un pomeriggio ho visto che aveva portato la tartaruga con sé alla finestra, a guardare fuori, come se Filippo non sopportasse che la sua amica tartaruga, non dotata di movimento, dovesse vedere sempre e solo un unico panorama, e di conseguenza l’ha portata a dare un’occhiata. Non è anche questo un gesto d’amicizia?
Da quel giorno se la porta ovunque, e io la incontro e c’inciampo in ogni angolo dell’ufficio. È diventata la compagna prediletta dei suoi giochi. Andrebbe notato che nella stanza del gatto Filippo (avete letto bene, lo riconfermo: Filippo ha una sua stanza nei miei uffici), c’erano altre tartarughe di pezza che ha sempre ignorato. Dunque, non solo Filippo e i gatti in genere sono in grado di dare amicizia, ma sanno anche discriminare a modo loro chi la merita e chi no.
Modi di dire, luoghi comuni
Ogni tanto sento dire che i gatti sono gironzoloni di natura. Ma è una frase senza senso. Sono vagabondi per necessità quando, randagi, devono girare per trovare cibo, esattamente come fanno, poveri cristi, i senza tetto. Se invece i gatti trovano un padrone che li ospita, tornano sempre a casa. Magari con delle divagazioni, se è il momento dell’amore e vengono sollecitati da qualche miagolio attraente come una felina sirena.
Osservo il mio gatto da mesi, e posso dire che è irregolare nei percorsi giornalieri, non fa mai lo stesso giro: esce, ma torna. Non è prevedibile, ecco. Se vogliamo dirla tutta, chi gironzola è l’uomo. Pensate a quanti perdigiorno abbiamo conosciuto nella vita, e considerate pure che la movida se l’è inventata qualcuno di noi, non certo i gatti. È più forte di me: quando si tratta di animali non sopporto le generalizzazioni e le sentenze superficiali.
Pecora nera, mosca bianca
Certe caratteristiche animali finiscono per assumere valore di proverbio per l’uomo. Si dice: “Quello è una pecora nera”. E così la povera bestiola si trova investita di un’accezione negativa, senza che abbia altra colpa dell’essere di colore scuro in un mondo di conformiste pecore bianche.
Poteva costituire un merito essersi distinti, e invece noi ne abbiamo tratto l’aspetto negativo. Che dire, non mi sorprende, l’uomo è un gran pecorone, e non fa che darmi elementi per preferire gli animali a lui. Gli animali, loro sì che sono mosche bianche. (Questa opposizione di significato tra pecora nera e mosca bianca qualcuno dovrà spiegarmela prima o poi: distinguersi tra le pecore è male, distinguersi tra le mosche è bene? È proprio vero che tutto è relativo.)
Non faccio il coniglio, né mangio pane e volpe. La codardia del coniglio è abbastanza semplice capire da dove provenga. A parte quelli da allevamento, che se potessero schizzerebbero via dalle celle come proiettili, i conigli sono gli animali più rapidi a darsi alla fuga, scappano prima che il proiettile esploda. E noi uomini la chiamiamo codardia? Io la considero intelligenza preventiva, salvaguardia della specie, profonda saggezza. Invece, per antonomasia, dando del vile a qualcuno, lo si chiama coniglio. Dissento. Anche se non mangio pane e volpe. La volpe, come fin da bambini sappiamo leggendo o vedendo Pinocchio, è la furbizia incarnata. Regna una spanna più in alto degli altri in quanto ad acume, prontezza d’azione e intuito. Però, ricordate, non sempre a fin di bene, anzi...
Nel romanzo di Collodπi poi disneyzzato (pensate, la versione cinematografica risale al 1940: sono settant’anni che intere generazioni vivono nel mito del Gatto e la Volpe, nella credenza che il ventre delle balene sia abitabile, che il legno possa mutare in carne, e che i grilli parlino...), la Volpe istiga alla cattiva strada, la indica al piccolo burattino.
Dire a una persona che è una volpe è, sì dargli un attestato di scaltrezza, ma con una sfumatura di perfidia. Tuttavia, io quando sento dire: “Quei due sono il Gatto e la Volpe”, correggo l’affermazione: «Guarda, quei due sono il gatto e il gatto, di volpe non c’è traccia». Si è estinta la proiezione “paracula” della volpe sull’uomo, in altre parole io, questa furbizia dell’uomo, non la vedo più. Sarò miope, ma non la vedo.
Di “gatte morte” vogliamo parlare? Ne ho conosciute tante e in alcuni momenti di stanchezza vedo i loro visi comparire sul corpo di Filippo, per un attimo, come un fotogramma. Ne ho viste a centinaia, sedute tutte insieme, sulle poltrone del mio show più longevo, che riempiono puntate e puntate. La gatta morta è un genere femminile ben determinato, simula totale indolenza alla vita circostante, così da stimolare la tua attenzione, al fine di farti avvicinare e conseguentemente scoprire che morta non era affatto.
Tu volevi consolare lei, e ora che lei ti ha colpito, servirebbe qualcuno che rincuorasse te: questa è la gatta morta. Fate attenzione – lo dico ai pochi maschi residui in circolazione – chiamatemi se vi imbattete in una di loro, saprò consigliarvi.
Io posso entrare
IO NON POSSO ENTRARE. È la storia di quei simpatici avvisi che ancora si leggono all’ingresso di q...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Preferisco i cani (e un gatto)
  3. Prefazione
  4. Prima parte
  5. Seconda parte
  6. Un sogno a forma di tartaruga
  7. Dello stesso autore
  8. Copyright